Sarai un uomo
o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno
ciò che provo io: non sono affatto d’accordo con la mia mamma la quale
pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto
infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo
fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che
si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice
bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia,
si dice omicidio per indicare l’assassinio di un uomo e di una donna. Nelle
leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura
non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e
combinare guai. Nei dipinti che adornano le loro chiese, Dio è un vecchio con
la barba: mai una vecchia coi capelli bianchi. E tutti i loro eroi sono
maschi: da quel Prometeo che scoprì il fuoco a quell’Icaro che tentò di
volare, su fino a quel Gesù che dichiarano figlio del Padre e dello Spirito
Santo: quasi che donna da cui fu partorito fosse un’incubatrice o una balia.
Eppure, o proprio per questo, essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai.
Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai
da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una
vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per
spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel
giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da
batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è
un’intelligenza che urla d’essere ascoltata. Essere mamma non è un
mestiere. Non è nemmeno un dovere. E’ solo un diritto fra tanti diritti.
Faticherai tanto ad urlarlo. E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai
scoraggiarti. Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più
divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran
vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti
nuovi scopi. Sì, spero che tu sia una donna: non badare se ti chiamo bambino.
E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai
detto… Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se
sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò
certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell’altro
in quanto maschio o femmina. Ti chiederò di sfruttare bene il miracolo
d’essere nato…”
O. Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli, Milano 1975