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COOPERATIVE LEARNING L'APPRENDIMENTO COOPERATIVO COME METODOLOGIA COMPLESSIVA DI GESTIONE DELLA CLASSE
Il Cooperative Learning costituisce una specifica metodologia di insegnamento attraverso la quale gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente e sentendosi corresponsabili del reciproco percorso. L’insegnante assume un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività, strutturando “ambienti di apprendimento” in cui gli studenti, favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni attività di apprendimento in un processo di “problem solving di gruppo”, conseguendo obiettivi la cui realizzazione richiede il contributo personale di tutti. Tali obiettivi possono essere conseguiti se all’interno dei piccoli gruppi di apprendimento gli studenti sviluppano determinate abilità e competenze sociali, intese come un insieme di “abilità interpersonali e di piccolo gruppo indispensabili per sviluppare e mantenere un livello di cooperazione qualitativamente alto” Il Cooperative
Learning è un metodo didattico
in cui gli studenti lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiungere
obiettivi comuni, cercando di migliorare reciprocamente il loro
apprendimento. Tale metodo si distingue sia
dall’apprendimento
competitivo che dall’apprendimento individualistico e, a differenza di
questi, si presta
ad essere
applicato ad ogni compito, ad ogni materia, ad ogni curricolo.
Quali vantaggi
presenta?
Che
cosa rende efficace la cooperazione ?
L'efficacia della metodologia cooperativa è data inoltre dal supporto di alcuni comportamenti e valori specifici. All'interno di questo quadro generale, le diverse interpretazioni del principio di interdipendenza e delle variabili più significative nell'apprendimento (interazione, motivazione all'apprendimento, compito e ruolo dell'insegnante) hanno originato lo sviluppo di diverse correnti o modalità di Cooperative Learning. Attualmente i maggiori gruppi di ricerca sul Cooperative Learning sono quelli di D. Johnson e R. Johnson alla University of Minnesota di Minneapolis, quello di R. Slavin alla Johnns Hopkins University di Baltimora e quello di S. Sharan alla Tel Aviv University di Tel Aviv. Alcuni aspetti del Cooperative Learning sono ancora oggetto di discussione e di approfondimento: la situazione dei più dotati, l'inserimento di alunni con handicap grave, le modalità in relazione a specifici obiettivi trasversali, la possibilità di sviluppare questo metodo combinandolo con altri e con l'uso delle nuove tecnologie. E' importante che anche in Italia questa metodologia continui ad essere approfondita, studiata e sviluppata e che non diventi una nuova moda che prima crea entusiasmo e poi viene presto accantonata per una presunta inefficacia dovuta più a un'inadeguata applicazione che non al metodo in sé.
Insegnare a studenti con problemi attraverso metodologie differenziate di gestione della classe I PROBLEMI SU CUI INCIDERE"Questi ragazzi non hanno voglia di studiare"; "I ragazzi non sanno comunicare, spiegare bene le cose, esprimere in modo chiaro le loro idee ..."; "Sono molto egocentrici ed immaturi..."; "Sono poco scolarizzati, non stanno attenti, sono indisciplinati e, oggi più di ieri, si muovono in continuazione..."; "E' difficile individualizzare l'apprendimento quando ti trovi a lavorare con alunni portatori di problemi così diversi tra loro: c'é chi é isolato, chi vuole prevalere sugli altri, chi é in costante ritardo nei ritmi di apprendimento e chi si confronta con un ideale talmente perfetto che non porta mai a termine il lavoro ....."; "Vorrei trovare delle soluzioni didattiche più efficaci ma è difficile farlo da soli, così come é arduo riuscire a concordare qualche intervento con i colleghi...". Se raccogliamo le impressioni dei ragazzi invece sentiamo dire: "Questa materia é proprio noiosa ..."; "... l'insegnante dice tante cose, ma dimentica di insegnarci a studiare ..."; "Questa scuola è troppo difficile!"; "Meglio cercarsi un lavoro ben pagato che continuare a perdere tempo solamente per avere il pezzo di carta". Queste possono essere un campione di affermazioni e percezioni che insegnanti e studenti nutrono nei confronti della scuola e dell'apprendimento. Esse fanno riferimento a problemi di comportamento, di mantenimento della disciplina, di motivazione, di impegno responsabile verso i compiti scolastici, insoddisfazione professionale, di disagio verso la scuola. Questi sono solo alcuni dei problemi che, ogni giorno, insegnanti ed alunni si trovano a vivere sulla loro pelle e che, se non affrontati, portano al “burn out” dei docenti e al disagio e alla dispersione scolastica degli studenti. Fin dove possono intervenire gli insegnanti curricolari, oltre a quello che abitualmente fanno per gestire la classe, per agire con efficacia anche nei confronti di quegli alunni non "certificati" ma considerati "problematici"? Come é possibile intervenire dando risposte individualizzate lavorando con classi composte da più di 20 studenti? Qual é il ruolo dell'insegnante di classe in relazione a quello di insegnanti di sostegno, di consulenti esterni dell'A.S.L., di eventuali figure di psicopedagogisti o psicologi scolastici presenti nell'istituzione, di assistenti sociali o altro personale della scuola? Fino a che punto il rapporto con le famiglie diventa un tassello essenziale della gestione di situazioni problema e chi lo deve gestire? Quali metodologie / strategie di insegnamento possono essere utili attuare per gestire situazioni problema sempre più variegate?
IL RUOLO DELL'INSEGNANTE Ci sembra che agli insegnanti possano essere affidate alcune funzioni fondamentali: 1. quella di istruire, cioè di aiutare gli allievi ad acquisire padronanza di abilità e di conoscenze disciplinari; 2. quella di condurre la classe, cioè di definire regole e procedure, tenendo costante l'attenzione e la partecipazione durante la lezione; 3. quella di socializzare gli studenti e mantenere un buon clima di classe. Spesso succede che non tutti gli studenti reagiscano in maniera positiva agli interventi di istruzione, gestione della classe o socializzazione e che sia necessario un lavoro suppletivo, che richiede ulteriori abilità. Per rispondere agli interrogativi sovraesposti, infatti, sono necessarie la capacità di analizzare la situazione, di decodificare le diagnosi dei diversi specialisti, di condurre interviste finalizzate a raccogliere le informazioni utili alla costruzione di un piano di intervento. Ma prima ancora é indispensabile l'apertura ad accorgersi che c'é un problema e che su questo problema é possibile intervenire efficacemente anche se risulta difficile; é vitale pensare che sia effettivamente possibile risolvere il problema e che il primo passo per fare ciò consista nell'affrontarlo, superando l'ansia, l'impotenza, l'inadeguatezza o la rabbia, che coglie chiunque di fronte ad una situazione nuova, complessa e stressante. Daniela Pavan, Piergiuseppe Ellerani |
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