SCUOLA: EDUCARE O ISTRUIRE?

Umberto Tenuta

 

Occorre aspettare - e purtroppo l’attesa si fa sempre più breve - che, di ritorno dalle discoteche, nelle ore del primo mattino i giovani finiscano fuori strada; occorre aspettare che il timido adolescente ferisca a morte la propria compagna; occorre aspettare che il ragazzino si butti dalla finestra dell’aula; occorre aspettare la tragedia di Novi Ligure: occorre aspettare simili eventi per affollare i TG di interviste sul ruolo educativo della scuola, della famiglia e della scuola parallela dei mass media.

Tutti d’accordo!

Ma, poi, il giorno dopo, sistematicamente, tutto è già dimenticato e la scuola continua ad occuparsi di istruzione, anche se nella versione aggiornata delle competenze.

Si lamenta - giustamente! - che i giovani siano abbandonati a se stessi e che nessuno si preoccupi e si occupi della loro educazione.

Ma da trent’anni l’educazione è bandita dalla scuola italiana, nel nome di un laicismo illuministico di vecchio stampo.

Seppure i neoilluministi - ma occorrerebbe rivisitare anche i veteroilluministi - oggi affermino che esistono valori irrinunciabili, ai quali occorre educare i giovani, nella scuola a malapena entrano gli studi sociali: non l’educazione sociale.

Ma soprattutto nella scuola non c’è posto per l’educazione emotivo-affettiva, per l’educazione sociale e morale e, perché no, per l’educazione religiosa, seppure secondo le libere scelte dei genitori e degli studenti.

L’educazione è bandita dalla scuola!

L’educazione è parola esecrata.

I nuovi curricoli scolastici ne sono un esempio lampante.

L’attenzione è rivolta tutta alle <<competenze>> (capacità ed abilità), ma non agli atteggiamenti, non ai valori, non alle motivazioni.

L’attenzione è rivolta al cittadino e soprattutto al lavoratore.

La persona umana è assente.

Eppure la Costituzione repubblicana ne afferma il primato, anche in educazione, nel momento in cui fa obbligo alla Repubblica di promuovere il <<pieno sviluppo della persona umana>>.

La <<persona umana>> dovrebbe essere il primum: non può essere sostituita dal cittadino e dal lavoratore.

Occorre che la scuola, anche per precetto costituzionale, offra il suo qualificato contributo, prima che alla formazione del cittadino e del lavoratore, alla formazione della persona umana e che questa formazione sia integrale (<<pieno sviluppo>>).

La scuola, almeno la scuola di base - che più correttamente dovrebbe essere indicata come scuola per la formazione di base, e come tale dovrebbe comprendere istituzionalmente anche la scuola dell’infanzia - deve qualificarsi come sistema educativo di istruzione e di formazione, anche nei curricoli, e non solo nei sottotitoli della legge di riforma dei cicli (Legge 30/2000).

Occorre che la scuola recuperi la sua dimensione educativa, da esercitare attraverso la <<cooperazione>> con la famiglia e con la società civile, ma da esercitare attraverso il suo curricolo che, a norma di legge, è curricolo formativo (Piano dell’offerta formativa), su tutti i piani, non solo sul piano cognitivo.

Occorre recuperare la prospettiva della formazione integrale della persona umana (<<pieno sviluppo della persona umana>>), a cominciare dall’educazione motoria, dall’educazione musicale, dall’educazione all’immagine, ma ponendo sullo stesso piano la formazione emotivo-affettivo-sociale e la formazione cognitiva.

La scuola è chiamata ad offrire il suo qualificato contributo alla piena formazione dei giovani, alla loro umanizzazione, alla loro autorealizzazione umana: non può essere isterilita nella formazione cognitiva, perché non bastano le conoscenze, neppure nella versione delle competenze, ad assicurare ai giovani la gioia di vivere, che si conquista quando, attraverso il concorso della famiglia, della società e della scuola, i giovani sono aiutati a crescere (alunno, da alere = alimentare, crescere) nella loro pienezza, nel loro equilibrio che non è solo motorio e cognitivo, ma è anche e soprattutto socio-emotivo-affettivo.

Da luogo in cui si vive la quotidiana pena dell’apprendimento di un inutile fardello nozionistico, la scuola deve farsi ambiente di apprendimento educativo, ambiente in cui si attua il <<pieno sviluppo della persona umana>>: pieno perché assicura il massimo livello di sviluppo delle possibilità formative dei singoli alunni, ma pieno anche e soprattutto perché attiene a tutte le dimensioni della persona umana, nella prospettiva della formazione dell’uomo intero, nelle sue ineludibili, costitutive, essenziali dimensioni emotive, affettive, sociali, morali, religiose, oltre che cognitive, linguistiche, matematiche ecc.

Solo questo equilibrio può assicurare la gioia di apprendere, la gioia di comprendere, la gioia di vivere come persona umana, che è, anche cittadino e lavoratore.

Se veramente si vogliono salvare le vite dei giovani, occorre occuparsi, non solo della loro istruzione, ma anche e soprattutto della loro educazione: occorre occuparsi della loro autorealizzazione, della loro formazione come persone, e non solo come cittadini, anche quando si scrivono i curricoli della scuola per la formazione di base.