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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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CARCERE
II Rapporto Antigone sulle condizioni della detenzione in Italia

 

Raddoppiati gli stranieri: per loro custodia cautelare più facile e percorsi penali di fatto ''differenziati''.

Anche quest’anno l'associazione Antigone, tramite il suo Osservatorio sulle condizioni di detenzione, ha effettuato un vero e proprio viaggio all’interno del pianeta carcere, osservandone i numeri, la sua crescita, la sua composizione sociale, le difficoltà. Ne scaturiscono delle “foto” che riportiamo per ciascun lancio successivo, a partire dal sempre più rilevante rapporto tra istituti penitenziari e stranieri.


Negli ultimi anni si è registrato un grande incremento della popolazione detenuta in Italia. E a farne le spese sono sempre più spesso i soggetti deboli, cioè quelle categorie di persone che incontrano maggiori difficoltà nell’accesso ai diritti e alle garanzie. E tra questi si inseriscono a pieno titolo gli stranieri.


La ricerca di Antigone evidenzia questo aspetto, sottolineando come l’aumento della presenza straniera per l’Italia rappresenti un cambiamento radicale nella situazione penale e carceraria e rispecchia, in realtà, una tendenza diffusa in tutto l’Occidente. Oggi gli stranieri detenuti in Italia sono quasi un terzo della popolazione detenuta (16.330 su un totale di 55.338 detenuti presenti nelle carceri italiane), pari al 29,5% delle presenze in carcere. Dono, dunque, il doppio rispetto al 1995.


E il trend è ancora più vistoso. Alla fine degli anni ’80, quando il fenomeno dell’immigrazione straniera cominciava a farsi strada, era straniero uno su otto persone che entravano in carcere, Nel 1991 la percentuale di straneri tra i nuovi ingressi in carcere era esattamente del 17,3% e nel giro di 5 anni (1996) la percentuale arrivò al 28,1%, cioè più di una persona su quattro. Nel 1999 è stata poi superata la soglia di uno su tre (esattamente il 33,4%) e nel 2000 la quota di stranieri sui nuovi giunti è salita ancora fino al 36,2%.


Ma quali sono le ragioni dell’aumento della presenza di detenuti stranieri? Ci sono alcuni aspetti da evidenziare. Innanzitutto il dato è relativo perché va messo in relazione anche con il parallelo calo del numero di cittadini italiani in carcere. E se è vero che la criminalità straniera in Italia è in aumento ma tale aumento va di pari passo con lo stabilizzarsi degli immigrati in Italia: il trend di aumento della criminalità straniera è infatti del tutto simile a quello del numero di permessi di soggiorno concessi a cittadini stranieri. La considerazione di fondo è però un’altra: nei confronti degli stranieri vengono spesso intrapresi percorsi penali differenziati rispetto a quelli riservati agli italiani. Per gli stranieri, secondo Antigone, si fa un notevole ricorso alla custodia cautelare e questo fa sì che quasi il 60% degli stranieri nelle carceri italiane siano detenuti in attesa di giudizio mentre tra gli italiani il dato scende al di sotto del 40%.


In realtà la discriminazione sarebbe più a monte, come testimonierebbero le discrepanze nei dati relativi a denunce e condanne. Ulteriore conferma dell’esistenza di fatto di percorsi penali differenziati per gli stranieri viene dai dati relativi ai crimini che sono all’origine della carcerazione. A partire dalla quantità di reati. I dati mostrano che gli italiani in carcere hanno sulle loro spalle un numero medio di imputazioni decisamente superiore a quello degli stranieri: al maggio 2001 erano 171.458 i reati complessivamente ascritti alle 55.338 persone detenute in Italia (media di poco più di 3 reati a testa) ma non equamente distribuiti. Quelli che riguardano gli stranieri sono ‘solo’ 31.935, vale a dire meno di 2 reati in media per ogni straniero e i restanti 139.521 reati sono ascritti ai detenuti italiani con una media a persona più elevata (3,57).


Riguardo infine alla tipologia dei reati, i dati mostrano la maggior frequenza con cui i detenuti sono accusati di violazioni della normativa sugli stupefacenti. Costituiscono infatti il 38,4% dei reati ascritti agli stranieri, contro il 16,5% per gli italiani. Grossa anche la prevalenza di stranieri accusati di reati connessi alla prostituzione e, ovviamente, di violazione della legge sull’immigrazione. Per tutti gli altri reati, la percentuale di casi attribuiti agli stranieri è sempre inferiore alla quota di stranieri sul totale della popolazione detenuta.


Nella sua ricerca, Antigone conclude che alla base di queste differenze tra italiani e stranieri nel rapporto col sistema penale vi siano certamente scelte di politica di repressione del crimine e di gestione del fenomeno immigrazione, ma anche problematiche specifiche del sistema giudiziario e penale italiano (garanzie di difesa meno tutelate, difficoltà linguistiche, di comunicazione e di scarsa conoscenza del sistema giuridico). Infine, a parità di imputazione o di condanna la permanenza in carcere degli stranieri è mediamente più lunga di quella degli italiani, sia in fase di custodia cautelare che dopo la sentenza.


Ed ancora: i detenuti stranieri si concentrano soprattutto negli istituti penitenziari del centro-nord e, tra questi, soprattutto nelle carceri delle grandi aree metropolitane. Tale distribuzione di detenuti rispecchia in parte le caratteristiche della presenza immigrata in Italia, mentre influiscono sulla presenza anche le caratteristiche della popolazione detenuta di nazionalità italiana. Altro fattore da citare: gli stranieri, spesso sprovvisti di permesso di soggiorno, non possono certificare il luogo in cui risiedono e in cui risiede la famiglia, per cui sono i primi ad essere coinvolti in periodici sfollamenti che interessano molti degli istituti penitenziari italiani.
Riguardo alla provenienza geografica, gli stranieri detenuti provengono soprattutto dal Nord Africa (netta prevalenza), in particolare maghrebini (Marocco, Tunisia e Algeria in testa) e dai paesi europei non appartenenti alle Ue, in particolare Albania, ex Jugoslavia e Romania. Discreta anche la presenza di detenuti sudamericani, soprattutto colombiani, cileni e venezuelani. Va anche detto che negli ultimi anni la popolazione straniera detenuta, oltre che aumentare, è cambiata molto quanto a composizione per provenienza geografica. E il dato più rilevante è quello relativo alla presenza di albanesi, che sono passati da 2104 agli attuali 2717, con un incremento di quasi il 30% in meno di un anno e mezzo. Aumentano anche i romeni (+27%) e croati (+39,3%), di marocchini (il gruppo di gran lunga più presente nelle carceri italiane) e di algerini (+22,1%).

Carcere: capienze regolamentari tollerabili 
         e presenze effettive negli istituti di pena
Dati al 20/6/2002

Regione

N. 
Istituti

Capienza Regolamentare

Capienza
Tollerabile

Presenza Effettiva

Abruzzo (1)

9

1.384

2.118

1.501

Basilicata (2)

12

415

585

544

Calabria (2)

23

1.963

2.850

2.059

Campania (1)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

23

5.040

6.680

6.931

Emilia  Romagna (2)

14

2.370

3.924

3.532

Friuli (2)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

5

495

751

752

Lazio (1)

14

4.732

6.267

5.340

Liguria (1)

7

1.454

1.555

1.550

Lombardia (1)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

20

7.116

7.738

8.168

Marche (1)

7

983

1.032

761

Molise (2)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

4

305

315

351

Piemonte (2)

15

5.065

5.301

4.451

Puglia (1)

21

3.334

3.627

3.625

Sardegna (2)

20

1.835

1.910

1.770

Sicilia (2)

24

6.257

6.451

6.160

Toscana (2)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

22

3.655

3.880

4.039

Trentino (2)

5

322

343

414

Umbria (1)

5

1.123

1.219

1.079

Valle d'Aosta (3)

1

314

314

231

Veneto (1)
presenze oltre il limite massimo tollerabile

10

1.972

2.187

2.448

Totale  Italia

261

50.134

59.047

55.706

Note: 
(1) Dati al 20/6/2002
(2) Dati al 19/6/2002
(3) Dati al 17/6/2002
Fonte: DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), elaborazione dati Co.N.O.S.C.I. 

Carcere Italia: popolazione detenuta ripartita per grado di istruzione - Dati all'1/7/2001

Grado di istruzione

N. detenuti

V. %

Analfabeti

876

1,54

Privo di titolo di studio

4.682

8,25

Licenza elementare

16.793

29,60

Licenza di media inferiore

21.115

37,22

Diploma professionale

1.942

3,42

Diploma media superiore

2.145

3,78

Laurea

476

0,84

Non rilevato

8.706

15,35

Fonte: Rapporto Antigone, 2001  

Carcere Italia: nuovi ingressi di detenuti italiani e stranieri
Anni 1987/2000

ANNI

TOT. INGRESSI

ITALIANI

STRANIERI

variazioni %

totale

italiani

stranieri

1987

82.718

72.577
(87,7%)

10.141
(12,3%)

-

-

-

1988

80.652

68.392
(84,8%)

12.260
(15,2%)

-2,5

-5,8

+20,9

1989

73.799

61.097
(82,8%)

12.702
(17,2%)

-8,5

-10,7

+3,6

1990

56.076

46.568
(83,0%)

9.508
(17,0%)

-24,0

-23,8

-25,1

1991

75.786

62.644
(82,7%)

13.142
(17,3%)

+35,1

+34,5

+38,2

1992

93.328

77.609
(83,2%)

15.719
(16,8%)

+23,1

+23,9

+19,6

1993

98.119

77.396
(
78,9%)

20.723
(21,1%)

+5,1

-0,3

+31,8

1994

98.245

73.530
(74,8%)

24.715
(25,2%)

+0,1

-5,0

+19,3

1995

88.415

64.692
(
73,2%)

23.723
(
26,8%)

-10,0

-12,0

-4,0

1996

87.649

62.997
(
71,9%)

24.652
(28,1%)

-0,9

-2,6

+3,9

1997

88.305

61.329
(
69,5%)

26.976
(30,5%)

+0,7

-2,6

+9,4

1998

87.134

58.403
(67,0%)

28.731
33,0%)

-1,3

-4,8

+6,5

1999

87.868

58.506
(66,6%)

29.362
(33,4%)

+0,8

+0,2

+2,2

2000

81.399

52.776
(64,8%)

28.623
(36,2%)

-7,4

-9,8

-2,5

2001

78.569

50.471
(64,2%)

28.098
(35,8%)

-3,5

-4,4

-1,9

Fonte: Rapporto Antigone, 2001  

Carcere Italia: principali nazionalità di provenienza dei detenuti stranieri. Confronto tra i dati al 31/12/'99 e al 31/5/'01

Nazionalità

Dati al 31/5/'01

Dati al 31/12/'99

Variazione %

Marocco

3.597

3.095

16,22

Albania

2.717

2.104

29,13

Tunisia

2.083

2.146

-2,94

Algeria

1.440

1.179

22,14

Jugoslavia

971

1.000

-2,90

Romania

672

529

27,03

Colombia

634

489

29,65

Nigeria

476

362

31,49

Senegal

190

174

9,20

Cina Popolare

158

124

27,42

Croazia

156

112

39,29

Egitto

153

152

0,66

Israele

147

111

32,43

Turchia

134

117

14,53

Polonia

133

113

17,70

Perù

133

95

40,00

Francia

131

104

25,96

Cile

127

123

3,25

Brasile

126

91

38,46

Ghana

120

83

44,58

Venezuela

116

110

5,45

Ecuador

115

52

121,15

Fonte: Rapporto Antigone, 2001  

Carcere UE: tassi di detenzione* nei paesi dell'Unione Europea
Anni 1991/2000

 

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

Austria

87

88

91

85

76

84

86

86

85

83

Belgio

60

71

72

65

76

76

82

81

82

85

Danimarca

66

66

71

72

66

61

62

64

67

61

Finlandia

63

65

62

59

59

58

56

54

50

52

Francia

84

84

86

90

89

90

90

88

88

80

Germania

79

-

81

83

81

83

90

96

98

-

Eng. - Wal.

91

91

89

96

99

107

120

-

122

124

Nor. Irel

106

114

118

117

106

-

95

91

-

-

Scozia

95

105

115

109

110

101

119

119

-

-

Grecia

49

59

68

71

-

51

54

75

71

76

Irlanda

60

62

60

59

59

62

68

71

-

76

Italia

56

80

89

90

87

85

86

85

89

93

Lussembur.

90

91

107

109

115

104

-

-

90

90

Olanda

44

48

51

55

-

75

87

85

84

90

Portogallo

82

93

111

101

-

140

145

147

-

-

Spagna

92

90

115

106

102

118

113

112

114

114

Svezia

55

63

66

66

66

65

59

60

62

64

Note:
(*) detenuti x 100mila abitanti


Fonte: Rapporto Antigone, 2001  

Antigone

Indirizzo:Via G. Modena - 00153  - Roma (RM) Tel: 06/5810299, Fax: 06/5810299

E-mail:associazione.antigone@tin.it  responsabile:Stefano Anastasia

addetto alla comunicazione: Susanna Marietti ( marietti@freemail.it )

http://www.associazioneantigone.it

Antigone, associazione "per i diritti e le garanzie nel sistema penale", è nata alla fine degli anni ottanta sulle ceneri della omonima rivista contro l’emergenza. E’ un’associazione politico-culturale a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari che a diverso titolo si occupano o hanno a che fare con la giustizia penale. Antigone ha come finalità lo studio e la ricerca sui temi del diritto, della giustizia, delle pene. Promuove iniziative volte all’estensione del dibattito su tali tematiche e sugli aspetti che da esse derivano nel confronto politico; iniziative volte altresì alla crescita dell’attenzione sociale sia ai problemi della legalità e della prevenzione del crimine, sia ai problemi connessi con il rispetto della finalità costituzionale della pena e, quindi, con l’effettivo reinserimento nella società. L’associazione sviluppa la propria elaborazione in un continuo confronto con la realtà degli altri Paesi europei. L'Associazione fa parte della Conferenza nazionale volontariato giustizia.

Raddoppiata la presenza di tossicodipendenti. Calano sieropositivi e malati di Aids

Anche per i tossicodipendenti, il numero dei detenuti negli ultimi 10 anni fa registrare un andamento simile al dato generale sulla popolazione detenuta. A rilevarlo è l’associazione Antigone con il suo Osservatorio sulle situazioni di detenzione.

Tale tipo di ‘popolazione’ è più che raddoppiata in questi 10 anni e la parte più consistente di aumento si è avuta tra il dicembre del 1990 e il giugno del 1993. Successivamente aumenti e diminuzioni si sono succeduti con una certa regolarità, fino ai dati rilevati nel 1999 e nel 2000, che sembrano far intravedere un nuovo periodo di aumento continuo della popolazione detenuta.
Il valore percentuale, invece, rispetto al totale dei detenuti cala costantemente nel medio-lungo periodo: il valore massimo si è registrato nel giugno del 1992 (31,67%) ma da quel momento è cominciato un calo che, con oscillazioni, ha portato il valore percentuale sempre al di sotto del 30%. I valori minimi si registrano invece nelle ultime due rilevazioni, secondo le quali è tossicodipendente poco più del 27% della popolazione detenuta.

I detenuti sieropositivi aumentano in termini assoluti fino alla rilevazione del 30 giungo del 1992, quando superarono le 3800 unità. Da allora il calo è continuo e a partire dal 1997 non sono state più superate le 2000 unità. Tra i detenuti affetti da Hiv i tossicodipendenti rappresentano sempre la maggioranza assoluta, ma anche sotto questo aspetto si registra un cambiamento significativo: alla fine del 1990 era tossicodipendente il 95,54% dei detenuti sieropositivi, mentre secondo l’ultimo dato disponibile tale percentuale è scesa all’86,77%.
L’incidenza dei detenuti sieropositivi sul totale dei presenti è in netto calo: si va da un valore che sfiora il 10% (fine 1990) all’attuale 2,57% (ma si tratta di dati accertati in seguito a screening volontario, quindi il calo può dipendere anche dalla semplice diminuzione dei test effettuati). In generale, comunque, si può giungere alla conclusione che anche in carcere, così come fuori, la diffusione dell’Hiv è effettivamente diminuita.

Oltretutto, se è vero che nel lungo periodo sono aumentate le misure alternative nei confronti di persone affette da Hiv, dal 1998 tali provvedimenti alternativi sono calati in maniera costante passando da 581 ai 213 del 2000. Non si può dunque invocare l’utilizzo delle misure alternative per spiegare il calo dei detenuti sieropositivi.

Quanto ai provvedimenti alternativi in sé, si evidenzia una grossa discontinuità negli anni per la loro concessione. E su questa discontinuità, per Antigone, pesano probabilmente l’evolversi e il modificarsi del quadro legislativo e l’atteggiamento della magistratura, influenzato dalle stesse norme e dall’impatto emotivo dei fatti di cronaca. Un terzo fattore concerne l’evolversi delle terapie che, migliorando la situazione sanitaria dei sieropositivi e delle persone con Aids, hanno reso possibile la loro compatibilità con il carcere.

Quanto ai detenuti con Aids conclamata, il loro aumento è consistente, passando dai 39 del 1990 ai 128 del 2000. Rispetto a dieci anni fa ci sono più persone in carcere affette da Aids conclamato e a determinare questa situazione concorrono, probabilmente, sia l’aumento generale della popolazione detenuta e, in essa, il numero dei sieropositivi.

 Lasciando il fenomeno Aids, va detto che secondo i dati ufficiali del Ministero al 21/12/2000 erano presenti nelle carceri italiane 14.440 tossicodipendenti, pari al 27,23% della popolazione detenuta. Di questi, solo 1293 (8,9%) erano in trattamento metadonico. Le persone con problemi di alcol-dipendenza erano invece 647, pari a poco più dell’1% del totale. La Regione con la percentuale più alta di detenuti tossicodipendenti è la Liguria (49,05%), seguita da Sardegna e Veneto (rispettivamente con il 37,99% e il 36,40%). Sui valori vicini al dato nazionale si collocano poi Lombardia, Umbria e Friuli Venezia Giulia, dove circa un quarto dei detenuti è tossicodipendente. La regione con la percentuale più bassa sul totale dei detenuti è la Calabria (10,34%).

Ed ancora: la regione dove il trattamento metadonico è più diffuso è la Sardegna (211 casi, il 39,59% dei tossicodipendenti), seguita da Friuli Venezia Giulia (23,66%), Trentino (22,40%), Lombardia (16,18%) e Toscana (16,13%). La regione più distante è la Basilicata, dove non è stato segnalato alcun detenuto in trattamento.

Infine le caratteristiche. Per avere un’idea più precisa sono stati utilizzati i dati di una indagine a copertura parziale del Dap (dati che riguardano 6410 detenuti, pari al 44,4% dei tossicodipendenti presenti in carcere alla data del 31.12.2000). La metà del campione si colloca nella classe di età che va dai 30 ai 39 anni, mentre la classe meno numerosa è quella che comprende le persone tra i 18 e i 20 anni. L’età media del campione è di circa 33 anni (32,8%). In tutte le classi di età i titoli di studio più diffusi sono la licenza media (44,04%) e la licenza elementare (28,74%). L’ultimo dato riguarda le sostanze assunte dai detenuti: circa il 10% del campione non ha dato indicazioni mentre per il resto le sostanze prevalenti sono eroina (assunta dal 63,57% dei detenuti raggiunti dall’indagine), cocaina (16,22%) e cannabinoidi (5,57%). Il metadone è al quarto posto tra le sostanze dichiarate.
Per l’alcol, invece, il consumo aumenta con l’aumento dell’età dei detenuti, al contrario dell’eroina il cui consumo aumenta tra i 18 e i 39 anni.

Dati sui test sierologici effettuati in carcere 
Anni 1990/2000

Anno

Nuovi giunti

Detenuti 
testati

% rispetto ai nuovi giunti

detenuti 
risultati positivi

% rispetto ai testati

1990

65.831

29..552

44,89

4.344

14,70

1991

78.749

38.930

49,44

5.244

13,47

1992

94.363

40.848

43,29

5.054

12,37

1993

99.448

42.489

42,72

3.504

8,25

1994

100.179

40.276

40,20

3.066

7,61

1995

91.783

34.628

37,73

3.042

8,78

1996

92.411

33.531

36,28

2.000

5,96

1997

92.438

34.886

37,74

2.319

6,65

1998

94.216

33.047

35,08

1.873

5,67

1999

90.486

31.198

34,48

1.653

5,30

2000

87.576

32.024

36,57

1.306

4,08

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Detenuti presenti, detenuti tossicodipendenti,
detenuti sieropositivi - Anni 1990/2000

Data di rilevazione

Presenti

Tossicodip.

%tdp sui presenti

Sierop.

% hiv+ sui presenti 

31/12/90 

25.573

7.299

28,54

2.489

9,73

30/06/91

30.774

9.623

31,27

2.838

9,22

31/12/91

35.168

11.540

32,81

3.169

9,01

30/06/92

44.108

13.970

31,67

3.884

8,81

31/12/92

46.968

14.818

31,55

3.530

7,52

30/06/93

51.513

15.531

30,15

3.638

7,06

31/12/93

49.983

15.135

30,28

3.407

6,82

30/06/94

54.098

15.957

29,50

2.987

5,52

31/12/94

50.723

14.742

29,06

2.772

5,46

30/06/95

51.530

15.336

29,76

2.469

4,79

31/12/95

43.525

13.488

28,99

2.232

4,80

30/06/96

48.348

14.216

29,40

2.184

4,52

31/12/96

47.386

13.859

29,25

2.104

4,44

30/06/97

49.216

14.728

29,93

1.943

3,95

31/12/97

48.209

14.074

29,19

1.838

3,81

30/06/98

50.278

14.081

28,01

1.740

3,46

31/12/98

47.560

13.567

28,53

1.546

3,26

30/06/99

50.579

14.264

28,20

1.648

3,26

31/12/99

51.604

15.097

29,26

1.638

3,17

30/06/00

53.340

14.602

27,38

1.548

2,90

31/12/00

53.030

14.440

27,23

1.459

2,75

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Detenuti tossicodipendenti 
per classi di età e sostanza prevalentemente assunta 
Indagine a copertura parziale - Situazione al 31/12/2000

 

18-20

21-29

30-39

40-49

oltre 49

non rilevata

totale

Alcool

1

26

43

28

21

0

119

Allucinogeni

1

2

1

0

0

0

4

Anfetaminici

0

1

6

1

0

0

8

Barbiturici

0

1

2

1

0

0

4

Cannabinoidi

31

182

98

28

2

13

357

Cocaina

30

320

398

203

38

21

1.040

Eroina

110

1.360

2.027

505

45

28

4.075

Inalanti

0

1

1

1

1

0

4

Metadone

4

53

94

24

0

2

177

Morfina

0

6

12

5

1

1

25

Neurolettici

1

3

5

1

1

0

11

Non rilevato

13

178

243

118

28

6

586

Totale

191

2.133

2.930

915

170

71

6.410

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Detenuti tossicodipendenti, 
alcool-dipendenti e in trattamento metadonico al 31/12/2000 -
Dato disaggregato a livello regionale

Regione

Presenti

Detenuti Tossicod.

Detenuti in tratt. metadonico

Detenuti
alcold.

 

 

n.

% sui presenti

n.

% sui tossicod.

n.

% sui presenti

Abruzzo

1.650

507

3073

21

414

44

267

Basilicata

597

118

1977

0

000

0

000

Calabria

2.167

224

1034

6

268

17

078

Campania

6.513

1.625

2495

39

240

46

071

Emilia R.

3.327

1.016

3054

78

768

83

249

Friuli V.G.

743

186

2503

44

2366

14

188

Lazio

5.185

1.688

3256

119

705

39

075

Liguria

1.584

777

4905

65

837

37

234

Lombardia

7.199

1.866

2592

302

1618

57

079

Marche

816

189

2316

12

635

4

049

Molise

361

67

1856

6

896

6

166

Piemonte

4.249

1.428

3361

87

609

64

151

Puglia

3.362

1.016

3022

29

285

29

086

Sardegna

1.403

533

3799

211

3959

30

214

Sicilia

5.899

1.108

1878

48

433

33

056

Toscana

3.940

744

1888

120

1613

62

157

Trentino

361

125

3463

28

2240

20

554

Umbria

990

249

2515

17

683

8

081

Valle D'A.

242

85

3512

1

118

3

124

Veneto

2.442

889

3640

60

675

51

209

Totale

53.030

14.440

2723

1.293

895

647

122

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Detenuti affetti da AIDS conclamata 
Valori assoluti e % rispetto ai sieropositivi 
Anni 1990/2000

Data di rilevazione

Sieropositivi

Affetti da HIV conclamata

% HIV+ sui sieropositivi

31/12/90 

2.489

39

1,57

30/06/91

2.838

48

1,69

31/12/91

3.169

84

2,65

30/06/92

3.884

84

2,16

31/12/92

3.530

50

1,42

30/06/93

3.638

58

1,59

31/12/93

3.407

86

2,52

30/06/94

2.987

50

1,67

31/12/94

2.772

30

1,08

30/06/95

2.469

35

1,42

31/12/95

2.232

62

2,78

30/06/96

2.184

110

5,04

31/12/96

2.104

74

3,52

30/06/97

1.943

118

6,07

31/12/97

1.838

106

5,77

30/06/98

1.740

128

7,36

31/12/98

1.546

118

7,63

30/06/99

1.648

134

8,13

31/12/99

1.638

163

9,95

30/06/00

1.548

151

9,75

31/12/00

1.459

128

8,77

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Dati sui detenuti tossicodipendenti stranieri  
Situazione al 31/12/2000 

Regione

Detenuti

Valori assoluti

 

 

Tossicod..

Stranieri

Tosicod. stranieri

Abruzzo

1.650

507

538

133

Basilicata

597

118

218

50

Calabria

2.167

224

399

82

Campania

6.513

1.625

700

156

Emilia R.

3.327

1.016

1.331

395

Friuli V.G.

743

186

412

46

Lazio

5.185

1.688

1.790

505

Liguria

1.584

777

777

328

Lombardia

7.199

1.866

2.299

430

Marche

816

189

274

75

Molise

361

67

65

3

Piemonte

4.249

1.428

1.448

454

Puglia

3.362

1.016

478

32

Sardegna

1.403

533

264

76

Sicilia

5.899

1.108

801

199

Toscana

3.940

744

1.521

250

Trentino

361

125

181

69

Umbria

990

249

350

114

Valle D'A.

242

85

1.143

401

Veneto

2.442

889

133

39

Totale

53.030

14.440

15.122

3.837

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Nel 2001 negli istituti di pena 6129 donne. 50 i bambini ''reclusi'' con la mamma; in 40mila con un genitore dietro le sbarre

I numeri della detenzione femminile, secondo il lavoro di Antigone e relativi al 31.12.2001, parlano di una percentuale del 4,29%, per un complessivo 2369 unità: 1068 imputate, 1229 condannate e 72 internate. Il totale delle donne entrate in carcere nel 2001 dallo stato di libertà è di 6129, un numero stabile rispetto al decennio precedente tranne le più di 7mila detenute del triennio 1992-1994. In questo lasso di tempo gli ingressi totali in carcere hanno sfiorato le 100mila unità.

Le detenute sono suddivise in 8 istituti (Trani, Pozzuoli, Arienzo-Caserta, Rebibbia-Roma, Perugia, Empoli, Pontedecimo-Genova e Giudecca-Venezia) e in 52 sezioni femminili all’interno di carceri maschili.

Le donne straniere sono 1002, il 42,29% rispetto al totale. Secondo i dati Dap, il 21,82% giunge dal Marocco, il 12, 60% dalla Tunisia, il 10,02% da altri Paesi mediterranei; il 7,45% dalla ex Jugoslavia e il 23,89% da altri Paesi dell’Est.

Il 36,18% delle detenute possiede il diploma di scuola media inferiore, il 21,45% ha quello di scuola media superiore o titoli di formazione professionale, l’1,79% è laureata mentre il 17,62% ha la licenza elementare, L’11,44%, infine, è priva di titolo di studio mentre il 5,13% è analfabeta.
Quanto ai reati commessi dalle donne, la tipologia viene considerata “espressione del percorso di marginalità che spesso segna le loro vite, riportandole in carcere per brevi e ripetute permanenze”. La violazione della legge sulla droga e i reati contro il patrimonio costituiscono infatti il motivo della condanna per la stragrande maggioranza delle detenute. Fra le varie tipologie compare anche la voce prostituzione, pur non essendo incriminabile lo stato di prostituta. Si tratta tuttavia di reati legati a tale condizione, come oltraggio, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, violazione del foglio di via, atti osceni, rissa ed altri ancora. Solitamente ne sono incriminate le immigrate africane o dell’Europa dell’Est. Per i reati connessi al vagabondaggio sono invece incarcerate le donne rom. Un fatto nuovo degli ultimi anni, segno del mutare dei tempi: il sopraggiungere del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (0,78%). Quasi sempre, tuttavia, manca l’elemento “violenza”, della pericolosità sociale nei reati delle donne.

Aspetto importante e delicato è quello relativo alla condizione di madre della detenuta. Tra gli ultimi atti della tredicesima legislatura è stata approvata (febbraio 2001) la legge per le “Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”. Il testo prevede, per le madri con figli di età inferiore a 10 anni, l’applicazione di 2 tipi di provvedimenti: detenzione speciale domiciliare e assistenza esterna dai figli minori. I primi mesi di applicazione della nuova legge, tuttavia, non hanno portato grossi risultati: pochissime le detenute che ne hanno potuto usufruire. Su un totale nazionale di 959 detenute madri, ad Avellino hanno beneficiato della nuova legge 6 detenute, a Rovigo 1, a Mantova 2, a Rebibbia 5 e a Livorno 3. Nessuna donna è stata riavvicinata ai figli, invece, a Pisa, Trapani, Forlì, Camerino, Torino, Udine, Belluno, Nuoro, Taranto, Ragusa, Empoli, Vercelli, Modena, Monza, Alessandria e Pesaro. Ciò è dovuto al fatto che la legge in questione riguarda solo le donne che scontano una condanna definitiva, quindi appena la metà delle recluse. Poi c’è il problema della casa: sia le straniere che le nomadi, che sono la maggioranze delle detenute madri, difficilmente hanno un posto dove andare. Ulteriori limiti sono posti dall’eventuale pericolo di commettere nuovi reati, lasciando così al di fuori dalla possibilità di godere dei benefici proprio le tossicodipendenti, che presentano un alto tasso di recidiva.

Nel 2000, l’Assemblea parlamentare del Comitato per gli Affari Sociali ha emanato una “Raccomandazione” ricorda che, nonostante un precedente parere del ’95 per un ricorso più limitato all’incarcerazione, il numero di donne detenute sta aumentando in molti Paesi (100mila le donne in carcere nei Paesi europei). Un’associazione britannica ha stimato che circa 10mila bambini sotto i 2 anni vivono in questa condizione. L’assemblea ha poi riportato un dato interessante: circa il 70% delle donne in carcere in attesa di giudizio non vengono successivamente condannate alla pena detentiva. E gran parte delle donne sconta una detenzione inferiore ai 6 mesi. Ciò significa che gran parte delle donne potrebbe usufruire da subito delle misure alternative invece di andare in carcere.

Per quanto riguarda l’Italia, da alcuni anni sono in media 50 i bambini rinchiusi in carcere con la propria madre. Pur senza dati ufficiali, la ricerca evidenzia che sono 16 a Rebibbia, 6 ad Avellino e Torino, 3 a Vercelli. E in quest’ultimo carcere, nonostante la presenza di bimbi, manca l’asilo nido. La stessa Assemblea fa anche notare che sono molti gli effetti patologici che l’ambiente del carcere provoca sui bambini. Questi sono infatti soggetti a irrequietezza, pianto frequente e immotivato, problemi di sonno e inappetenza, ecc...

Più in generale, sono oltre 40mila (grandi e piccoli) i figli che hanno un genitore dietro le sbarre. Dati che, comparati a quelli riguardanti i bambini entro, evidenziano il grande numero di figli con la madre in carcere.

Delicato anche il rapporto donne-salute. Gli operatori sono concordi nell’affermare che i nemici peggiori delle detenute sono ansia e depressione. Il ricorso al medico è infatti costante e si riscontra una particolare insofferenza alla detenzione da parte della detenuta, insofferenza accentuata dal distacco dalla famiglia e dai figli. E nell’universo ‘chiuso’ la donna riempie il vuoto e la mancanza di affetto attraverso piccoli gesti. Oltretutto l’omosessualità è molto diffusa tra le detenute e vissuta in maniera molto aperta, a differenza degli uomini.

Carcere Italia: aree di provenienza 
delle donne straniere dati al 1° luglio 2001

Area geografica

% Donne

EUROPA

 

Ue

2,65

Ex Jugoslavia

7,45

Altri Paesi dell'Est

23,89

Altri Paesi Europei

1,00

AFRICA

 

Tunisia

12,60

Marocco

21,82

Altri Paesi mediterranei

10,02

Altri Paesi

7,13

ASIA

 

Medio Oriente

1,83

Altri Paesi

1,88

OCEANIA

0,04

AMERICA

 

Nord

0,20

Centro

0,72

Sud

8,45

Non rilevato

0,32

Le donne straniere sono 1.002 il 42,29% rispetto al totale.

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Carcere Italia: situazione degli asili nido 
e detenute madri con figli - Anni 1993/2001

Anno

Asili nido funzionanti

Asili nido non funzionanti

Asili nido in allestimento

Detenute madri

Figli

Detenute in stato 
di gravidanza

30/06/93

18

7

3

59

61

N.R.

31/12/93

18

6

4

55

57

N.R.

30/06/94

13

9

4

62

62

N.R.

31/12/94

18

5

3

32

35

N.R.

30/06/95

16

7

2

46

47

N.R.

31/12/95

16

5

1

31

31

N.R.

30/06/96

16

6

1

42

45

N.R.

31/12/96

16

6

0

44

46

N.R.

30/06/97

17

6

2

47

49

N.R.

31/12/97

17

3

2

51

52

8

30/06/98

15

3

1

44

49

7

31/12/98

14

4

0

41

42

4

30/06/99

17

4

0

66

70

21

31/12/99

14

1

0

58

60

13

30/06/00

13

0

0

56

58

15

31/12/00

15

0

2

70

78

33

30/06/01

17

2

2

79

83

21

31/12/01

18

3

1

61

63

15

Fonte:  Ministero di Grazia e Giustizia

Donne entrate in carcere dal 1987 al 2001

Anni

Donne

Uomini

Totale

1987

6.864

75.854

82.718

1988

6.824

73.828

80.652

1989

6.051

67.748

73.799

1990

4.111

51.965

56.076

1991

5.809

69.977

75.786

1992

7.681

85.647

93.328

1993

7.462

90.657

98.119

1994

7.652

90.593

98.245

1995

6.775

81.640

88.415

1996

6.843

80.806

87.649

1997

6.518

81.787

88.305

1998

6.243

80.891

87.134

1999

6.852

81.016

87.868

2000

6.519

74.880

81.399

2001

6.129

72.440

78.569

Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Carcere Italia: tipologia dei reati 
commessi dalle donne - dati al 31/12/2001

Tipologia dei reati

Donne

Uomini

Totale

Associazione 
di stampo mafioso

0,78

2,41

2,36

Legge droga

34,47

20,47

20,91

Legge armi

2,78

7,22

7,08

Ordine pubblico

7,20

15,25

14,99

Contro il patrimonio

22,18

25,23

25,13

Prostituzione

4,39

1,13

1,23

Contro pubblica amministrazione

2,24

3,04

3,02

Incolumità pubblica

0,46

0,71

0,71

Fede pubblica

3,59

2,65

2,68

Moralità pubblica

0,13

0,11

0,11

Contro la famiglia

0,50

0,45

0,45

Contro la persona

13,18

14,00

13,97

Contro la personalità
dello Stato

1,72

0,19

0,24

Contro amm.ne giustizia

2,44

2,19

2,19

Altri reati

3,93

4,96

4,93

Durata della pena

 

Donne %

Fino a 3 anni

32,24

Da 3 a 5 anni

25,35

Da 5 a 10 anni

27,00

Da 10 a 20 anni

9,55

Oltre 20 anni

3,05

Ergastolo

2,82


Fonte:  Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Carcere Italia: figli fuori dal carcere 
con madri detenute
Dati al 1° luglio 2001

Regione di detenzione

Figli fuori dal carcere

Abruzzo

31

Basilicata

11

Calabria

22

Campania

155

Emilia Romagna

36

Friuli Venezia G.

8

Lazio

249

Liguria

56

Lombardia

336

Marche 

8

Molise

4

Piemonte

72

Puglia

92

Sardegna

26

Sicilia

83

Toscana

79

Trentino Aòto A.

6

Umbria

31

Valle D'Aosta

94

Veneto

98

Totale nazionale

1.479

Fonte: Rapporto Antigone 2001, su dati DAP

Il trend della delinquenza minorile è in calo. Sono 43.897 i denunciati alle Procure

Dibattito sull’imputabilità a parte, i numeri dello studio di Antigone dicono che in Italia, negli ultimi 10 anni, la delinquenza non è aumentata. Anzi, è addirittura diminuita.
Secondo il 35° rapporto Censis 2001, i minori denunciati alle forze dell’ordine sono diminuiti del 17,4%. Passando dai 26.783 del 1991 ai 22.132 del 2000. Se, inoltre, si guarda ai dati relativi ai ragazzi denunciati alle procure (che comprendono sia i ragazzi denunciati direttamente dai cittadini e sia quelli per cui si procede d’ufficio) si nota anche qui un trend decrescente: si passa dai 44.977 del 1991 ai 43.897 del 2000, con una variazione percentuale del –2,4%.

Quanto alla composizione penale della devianza minorile, viene notato che “i crimini che più dovrebbero allarmare l’opinione pubblica rappresentano una quantità insignificante rispetto al totale”. Gli omicidi sono diminuiti del 60%, e se nel 1991 sono state 35 le denunce per questo tipo di reato, nel 1999 si sono ridotte a 14. Diminuzione anche per i furti mentre sono in ascesa scippi, borseggi, rapine e reati connessi alla produzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Aumentano infatti del 46% le estorsioni, del 61% le rapine e del 65,4% lo spaccio di stupefacenti. In quest’ultimo caso è facile cogliere il segnale del coinvolgimento non in ruoli di leadership di giovanissimi nelle attività di cosche mafiose.

Solo il 10% dei minori coinvolti in fatti penalmente rilevanti ha commesso delitti contro la persona (e si tratta in predominanza di ragazzi italiani). Sono stati 36 in tutto il 2000 i casi di omicidio, di cui 7 commessi da stranieri (A Roma 7 omicidi volontari e 38 violenze sessuali, a Milano 7 omicidi e 63 violenze sessuali, a Bari 9 omicidi e 11 tentati omicidi, a Reggio Calabria 3 omicidi e 8 violenze sessuali). E se i ragazzi italiani compiono meno reati, aumentano invece le denunce a carico dei minori stranieri. Fenomeno legato alla crescita dell’immigrazione.
Altri numeri confermano gli eccessi di preoccupazione: ancora secondo il Censis la situazione dell’Italia in materia di criminalità minorile è migliore rispetto a quella di altri Paesi. Infatti in Italia i minori entrati in contatto con il sistema giudiziario sono il 2,8% del totale dei soggetti denunciati dalle forze dell’ordine, contro il 13,1% della Germania, il 21,3% della Francia e il 23,9% del Regno Unito.

Quanto alla detenzione, nel primo semestre 2001 il totale degli ingressi è stato pari a 833 unità, di cui 718 maschi e 115 ragazze (104 sono straniere). In generale sono stati 476 gli stranieri entrati negli istituti penali minorili. In tutto il 2000 i minori entrati nei Centri di prima accoglienza sono stati 3994.

Gli stranieri hanno raggiunto quasi il 50% della popolazione detenuta minorile ristretta negli Ipm e superato tale percentuale nei Centri di prima accoglienza.

Minori e carcere: reati commessi per tipologia e partecipazione dei minori alle attività criminali in alcuni stati membri dell'UE - Anno 1999

Stati

Tot. sogg. denunciati

Minori denunciati sul tot.

Per omicidi

Per rapine

Per furti

Per detenzione e spaccio di stupefacenti

Francia

798.973

21,3

6,9

39,9

33,3

19,9

Germania

2.263.140

13,1

6,7

31,2

20,6

16,7

Italia

797.488

2,8

2,2

6,6

8,9

3,9

Regno Unito

531.992

23,9

5,0

43,8

32,9

12,8

Spagna

307.201

3,9

0,8

11,7

9,3

1,3

Fonte: Rapporto Antigone, 2001  

Sempre meno i detenuti che lavorano. Pochi posti e poca la convenienza delle aziende.

Dalla ricerca di Antigone sul carcere emerge che la percentuale dei detenuti occupati in attività lavorativa è in costante diminuzione. E questo per due motivi: in primis perché il numero dei posti di lavoro disponibili negli istituti in lavori domestici (quelli cioè necessari per far funzionare la macchina carcere) è stabile e invariato, malgrado l’aumento esponenziale del numero dei carcerati; inoltre vi è sia il sostanziale fallimento delle lavorazioni (cioè del lavoro di produzione interno agli istituti, privo di convenienza economica per le imprese esterne) e sia la realtà del mondo del lavoro attuale, caratterizzato da flessibilità in entrata che non si concilia con i tempi elefantiaci e la rigidità dell’amministrazione penitenziaria.
La quasi totalità del lavoro negli istituti si svolge per cooperative sociali e per l’amministrazione penitenziaria. Per le aziende, allo stato attuale, è poco conveniente e spesso troppo macchinoso realizzare posti di lavoro all’interno degli istituti. Rimangono le cooperative sociali di Tipo B. I lavori svolti per l’amministrazione penitenziaria hanno la caratteristica di essere lavori di basso profilo professionale e in costante ritardo nei pagamenti dei compensi dovuti. Inoltre sono impieghi per poche ore al giorno, senza un meccanismo trasparente di assegnazione o per lo meno sconosciuto alla gran parte dei detenuti. Esistono invece (per legge) delle commissioni, formate anche da rappresentanti delle organizzazioni sindacali, che indicano e valutano le liste e i criteri di assegnazione. Ma spesso nelle carceri queste commissioni non sono rinnovate o non sono nemmeno istituite.

La ricerca di Antigone riporta i casi e le esperienze degli sportelli di Genova, Torino, Firenze e Milano, per giungere poi a delle conclusioni circa la complessità del problema dei diritti e del diritto al lavoro dei detenuti. Dalla pratica delle esperienze si evidenziano alcune particolarità. Ogni territorio attiva un servizio di orientamento e inserimento lavorativo per detenuti e i servizi sono diversi, non solo per tipologia e caratteristiche del territorio ma anche per le risorse che riescono ad attivare. Le reti solitamente funzionano e sono l’unico strumento in grado di fornire risposte integrate. I servizi sono spesso un connubio tra pubblico e privato ed è questa la formula che sembra riuscire a centrare meglio gli obiettivi, non solo in termini di erogazioni di risorse. Solo in rari casi c’è il coinvolgimento diretto dell’Amministrazione penitenziaria nelle sue articolazioni e questo diventa spesso un problema. Ci dovrebbe essere invece un coinvolgimento istituzionale in questi servizi, proprio per non lasciare al caso o alla buona volontà degli operatori la loro riuscita. In nessun caso, inoltre, si registra il coinvolgimento della Magistratura di sorveglianza.

E per incentivare tali percorsi, l’esperienza di Antigone suggerisce alcune indicazioni: per sensibilizzare le imprese con circoli emulativi, gli enti locali potrebbero fare da esempio assumendo detenuti o ex detenuti nella aziende municipalizzate; allargare le reti di sostegno esistenti tra pubblico privato, siglando protocolli di collaborazione; ampliare l’utilizzo delle leggi esistenti, in primis la legge Gozzini, oppure rendere operativa la legge Smuraglia; sveltire l’iter burocratico delle procedure e aumentare gli organici del personale competente nel pubblico; attualizzare i parametri valutativi di una proposta di lavoro, pur senza mancare alle norme di sicurezza. “La Magistratura di Sorveglianza e le agenzie di controllo – affermano da Antigone – si attengono ancora oggi ad una visione di un mercato del lavoro da anni ’70, mentre le aziende da tempo utilizzano per gli inserimenti lavorativi tutti gli strumenti di flessibilità a disposizione. Quindi quando si presenta una richiesta di lavoro difficilmente è per l’ingresso a tempi pieno e indeterminato e di conseguenza ci si trova spesso con dei rigetti”.

Detenuti lavoranti, anni 1991 - 2001

Data

Detenuti presenti

Detenuti lavoranti

% sui presenti

Lavoranti alle dipendenze dell'Amm.ne

Lav. non alle dipendenze dell'Amm.ne

% sui lavor.

% sui presenti

30/06/1991

30.774

10.700

34,77

9.594

1.106

10,34

3,59

30/06/1992

44.108

11.729

26,59

10.698

1.031

10,31

2,34

30/06/1993

51.513

11.162

21,67

9.861

1.301

13,01

2,53

30/06/1994

54.098

11.491

21,24

9.995

1.496

14,96

2,77

30/06/1995

51.530

11.904

23,1

9.979

1.925

19,25

3,74

30/06/1996

48.348

11.736

24,27

9.989

1.747

17,47

3,61

30/06/1997

49.216

12.026

24,44

10.156

1.870

18,70

3,8

30/06/1998

50.278

12.352

24,57

10.691

1.661

16,61

3,3

30/06/1999

50.579

11.970

23,67

10.253

1.717

17,17

3,39

30/06/2000

53.340

12.591

23,61

10.978

1.613

16,13

3,02

30/06/2001

55.261

13.838

25,04

11.807

2.031

20,31

3,68

Fonte:  Rapporto Antigone, 2001

Rapporto Antigone. ''Dopo Genova e l'11 settembre nel campo dei diritti umani molto è cambiato''

Afferma Antonio Marchesi nell'inchiesta di Antigone: "Il clima attuale non è dei migliori per chi abbia a cuore i diritti umani. Dall’11 settembre 2001 siamo stati bersaglio di un martellante, assordante e niente è più come prima. Nel campo dei diritti fondamentali il ‘niente è più come prima’ contribuisce a giustificare l’idea che questi non siano più così fondamentali, che possono essere derogati per una buona causa (...). Il diritto a non subire torture o altri maltrattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti (ma anche il diritto ad essere giudicati nel rispetto di certi standard minimi di giustizia e, a nostro avviso, il diritto a non essere condannati a morte) costituisce uno di quei diritti la cui violazione non può essere mai, in nessun caso, giustificata. Una barriera invalicabile, uno scudo impenetrabile deve proteggere l’integrità fisica e psichica di ognuno di noi. Purtroppo l’invalicabilità di quella barriera, l’impenetrabilità di quello scudo non sono affatto garantiti...”.

Venendo all’Italia, afferma Marchesi: “I fatti accaduti a margine del G8 di Genova avrebbero dovuto, già prima dell’11 settembre, mostrare pure a chi è normalmente poco attento a questi problemi come il rispetto assoluto dell’integrità della persona umana(...) non sia parte del patrimonio genetico delle nostre forze dell’ordine. E avrebbe dovuto rendere evidente, credo, anche l’arretratezza culturale di parte significativa delle nostre forze politiche, le quali non hanno compreso l’importanza di una reazione forte (e al tempo stesso equa) di fronte a quelle che se solo avvengono altrove, magari nei ‘Paesi meno sviluppati del nostro’, vengono chiamate con il loro nome: gravi violazioni dei diritti umani”.

Di fronte a questa valutazioni, Antigone evidenzia alcuni elementi di una possibile strategia. “In primo luogo, occorre lavorare perché nel nostro Paese, in particolare nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione, vi sia una migliore conoscenza dei sistemi di protezione internazionale dei diritti umani e un maggiore rispetto per il ruolo che questi, autorevolmente, svolgono (...). Affermare, come abbiamo sentito fare, che uno Stato come il nostro potrebbe fare anche a meno di un controllo internazionale, di questa specie di ‘grado ulteriore di giudizio’ in quanto già rispettoso dei diritti fondamentali significa non avere capito il significato più vero di quei controlli. Quella verifica è l’espressione concreta di un principio: dal principio per cui i diritti umani di tutti riguardano tutti”. E per ciò che concerne l’ordinamento giuridico italiano, viene ricordata l’insufficienza della legislazione in materia. “Nonostante ripetute raccomandazioni del Comitato dei diritti umani e del Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite, non esiste ancora nel nostri sistema penale un reato specifico di tortura. Ciò non comporta che gli atti di tortura non siano in linea di massima punibili nel nostro Paese. Ma non lo sono certo in maniera adeguata alla loro gravità, come dimostrano le pene lievi inflitte ai colpevoli nei casi in cui si è arrivati a celebrare un processo. E’ auspicabile che le proposte di legge in materia presentate anche in questa legislatura ricevano finalmente dal Parlamento quel po’ di attenzione che il problema sicuramente merita”.

Nasce una Commissione per la difesa dei diritti

Intervista a Lorenzo Trucco, avvocato presidente dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), da anni impegnato per la difesa dei diritti umani e membro di un gruppo di lavoro internazionale denominato"Commissione internazionale di inchiesta per la difesa dei diritti fondamentali nella globalizzazione" con sede a Ginevra. Per capire meglio cos'è questa Commissione e come lavorerà.

Testo completo dell'intervista

Diritti umani: annegati un un mare di petrolio

La Commissione dell'Onu dei diritti dell'uomo neutralizzata" Così l'autorevole quotidiano parigino Le Monde ha intitolato un articolo di commento sul consesso del più importante organo delle Nazioni Unite sui diritti umani. Anche secondo autorevoli organizzazioni non governative hanno prevalso le logiche di chi vuole violare impunentemente i diritti umani.

Testo completo


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