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IL PARLAMENTO CI RIPENSI: I SORDI NON POSSONO ESSERE UNA
MINORANZA LINGUISTICA COSTITUZIONALMENTE GARANTITA Di SALVATORE NOCERA Vicepresidente nazionale della F I S
H (Fed. It. Per il Superamento dell’Handicap) Il Senato ha approvato il 16 Marzo 2011 ed ha
trasmesso alla Camera il 23 stesso mese la
proposta di legge che
ha preso alla Camera il N. c4207 con la quale si dettano”
Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone
sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni
italiana”. Trattasi di una PdL interessante poiché ribadisce a
favore delle persone sorde il diritto all’integrazione scolastica,
lavorativa e sociale, già
assicurato per tutte le persone con disabilità dalla Legge-quadro n.
104/92 e lo inserisce nella logica
di alcune Convenzioni europee e dei diritti umani sanciti dalla
Convenzione ONU ratificata con L.n. 18/2009 In particolare la PdL dà molto risalto al
riconoscimento della LIS, lingua italiana dei segni che è un importante
mezzo comunicativo per i sordi “ segnanti “, che ha avuta una grande
enfasi in Italia negli ultimi anni facendo ridurre l’attenzione in
precedenza data all’oralismo,sostenuto con successo specie
nell’Ottocento e Novecento da grandi studiosi italiani
che hanno giovato all’istruzione delle persone sorde.
L’attenzione alla LIS è frutto dell’influenza giocata all’interno della
Convenzione ONU da altri Paesi dove
la LIS è mezzo di comunicazione quasi esclusivo
ed i minori sordi vengono ancora istituzionalizzati. In
Italia questa importanza è meno sentita dalle famiglie e specie dai
giovani , sia per la
tradizione culturale di cui si è detto, sia per la crescente
protesizzazione precoce e per la crescente diffusione degli impianti
cocleari, che consentono alle persone sorde di migliorare enormemente
la capacità percettiva uditiva e, grazie a precoce riabilitazione
logopedica , anche di parlare correntemente. Quello però che colpisce nella PdL è nell’art 1
comma 2 il riferimento, come fonte costituzionale
all’art 6 Cost, secondo cui l’Italia tutela le “ minoranze
linguistiche “. Il riferimento a tale norma costituzionale è, a mio
avviso, improprio per diversi motivi: 1-Il concetto di “ minoranza linguistica “ è stato
elaborato in diritto internazionale con riferimento alle categorie
politico-giuridiche di nazione, popolo, stato e stati composti da
popolazioni di diverse lingue-madri, delle quali la maggioritaria è
quella della nazione e le minoritarie vanno rispettate e tutelate grazie
al principio del pluralismo linguistico . Anzi le “ minoranze linguistiche” costituendo delle
comunità coese al loro interno vanno tutelate concretamente col diritto
ad usare ufficialmente la propria lingua
in tutti gli uffici pubblici, i cui dipendenti sono tenuti alla
conoscenza ed all’uso del bilinguismo, quello nazionale e quello delle
minoranze , laddove esse sono presenti; così è in Valle d’Aosta
per il Francese e per il Patuan, in Alto Adige per il Tedesco ed
il Ladino, in Friuli
Venezia Giulia per lo Slavo.e solo in queste regioni
a statuto speciale. Nelle altre Regioni gli abitanti delle tre
Regioni citate non possono pretendere che nei pubblici uffici i
dipendenti conoscano ed usino le lingue minoritarie. Invece il riferimento all’art 6 della Costituzione
relativo alla LIS col combinato disposto dell’art 1 comma 3 della PdL,
creerebbe dei paradossi del tutto nuovi nel campo della tutela delle “
minoranze linguistiche. 2.- – tutte le persone sorde, “segnanti “ ed”
oraliste “ vengono
accomunate in un’unica comunità, mentre gli
“oralisti “ pretendono di non essere accomunati ai “ segnanti”. 3.- la
sedicente “ comunità sorda
“ non è concentrata su un certo territorio, ma è diffusa su tutto il
Paese. Se pertanto si dovesse applicare alla sedicente “
comunità minoritaria sorda” l’art 6 della Costituzione, si dovrebbe
pretendere che in tutto il Paese venga garantito in tutti gli uffici
pubblici l’uso della LIS , con la conseguente necessità
che Stato e Regioni ed Enti locali assicurino , a spese
pubbliche, alle persone sorde la presenza di interpreti gestuali, di
vocabolari della LIS, di telefoni col display per la lettura delle
persone sorde, etc. 4. -
Ciò contrasterebbe con l’art 3 della Pdl che vieta per
l’attuazione della legge nuove o maggiori spese che, invece, dovranno
necessariamente aversi proprio per garantire il rispetto di questa
ipotetica minoranza linguistica. Anzi, in caso di
inadempienza a tale diritto, le persone sorde “ segnanti”
potrebbero denunciare l’Italia sia alla Corte di Giustizia
europea, sia alla Segreteria generale dell’ONU in forza delle
Convenzioni europee e della
Convenzione ONU, con conseguente condanna dell’Italia sia al pagamento
di multe, sia all’esposizione del ludibrio internazionale per mancato
rispetto delle minoranze linguistiche. 5.- Se la LIS divenisse lingua di una minoranza
linguistica ai sensi dell’art 6 Cost., è da tener presente che malgrado
il divieto di maggiori spese sancito nell’art 3 della PdL, tutti i sordi
segnanti avrebbero facile gioco ad ottenere dalla Corte costituzionale
la declaratoria di incostituzionalità di tale art 3, dal momento che è
costante Giurisprudenza della Corte , da ultima la Sentenza n. 80/10,
che il nucleo essenziale di un diritto costituzionalmente garantito non
può essere insoddisfatto neppure per motivi di vincoli di bilancio. 6.- Cosa diversa è invece l’interpretazione
dell’art 2 della PdL laddove sono indicate le materie che dovranno
sviluppare i regolamenti attuativi della stessa con riguardo ai diritti
ivi contenuti. Infatti tutte le materie indicate sono già previste dalla
nostra normativa e garantiscono alle persone sorde “ segnanti” , a spese
delle Province, interpreti gestuali a scuola ( lettera B ),
a spese delle università l’interprete gestuale durante le lezioni
( lettera C), a spese della RAI-TV l’interprete gestuale in alcune
trasmissioni di telegiornali ( lettera D ), a spese dello Stato,
interpreti nei giudizi( lettera
E ), a spese pubbliche l’attuazione degli art da 12 a 18 della
L.n. 104/92 per l’inserimento scolastico e lavorativo ( lettera F),
a spese degli interessati
l’accompagnamento di interpreti gestuali in tutti gli uffici
pubblici, ragione per la quale la normativa assegna alle persone sorde
l’indennità di comunicazione, indipendentemente dalle condizioni
economiche. Piuttosto interessante è la lettera A
del comma 1 dell’art 2 della PdL dove si prevede la normazione
puntuale di interventi precoci in campo
diagnostico, logopedico, protesico ed educativo, attualmente
previsti da numerose norme in modo generico e non vincolante, che
dovranno invece prevedere
sanzioni in caso di inadempienze. E tali sanzioni saranno conseguenti alla
qualificazione, prevista nella stessa lettera A di tali interventi come
“ livelli essenziali di prestazioni sanitarie
ai sensi dell’art 117 lettera “m” della Costituzione, cioè da
realizzare in modo generalizzato ed uniforme su tutto il territorio
nazionale. Ancora interessante è il riferimento costante in
tutto il testo non solo alla LIS, come mezzo comunicativo, ma anche a
mezzi informatici ed alla sottotitolazione, che amplia ed ammoderna i
mezzi comunicativi per le
persone sorde. Ancora interessante è , sempre nella stessa norma,
il riferimento alla procedura secondo cui i contenuti degli emanandi
Regolamenti verranno
formulati “sentite le associazioni di
rilevanza nazionale per la tutela e la promozione dei diritti delle
persone sorde in ossequio dell’art 18 della Costituzione sul pluralismo
associativo. In conclusione, se la
Camera sopprimerà , nell’art 1 commi
2 e 3 , il riferimento all’art 6 della Costituzione, non solo si
eviterà un sicuro vizio di incostituzionalità di questa interessante
PdL, ma si avrà un articolato normativo snello
e con alcuni spunti innovativi
significativi che spinge a chiederne l’immediata approvazione e
l’immediata attuazione tramite la rapida emanazione dei regolamenti
applicativi. Bisogna dare atto alle
due principali associazioni di tutela delle persone sorde italiane,
l’ENS, l’Ente Nazionale Sordi per i sordi segnanti, e la FIADDA, la
Famiglie Italiane Associate per
la Difesa dei Diritti degli
Audiolesi, per essere riuscite a contribuire
a far formulare dal Parlamento questa interessante PdL che, se
emendata dalla Camera come sopra auspicato, sarà un punto importante nel
faticoso cammino di inclusione sociale delle persone sorde in Italia.
Interpreti Lis: "Standardizzare la formazione e riconoscere la
professione"
Circa 200 gli interpreti in tutt'Italia, concentrati attorno ai centri
di formazione di Roma, Campania e Lombardia. A Roma, presso l'Istituto
dei sordi, un incontro organizzato dall'Anios per mettere a fuoco le
sfide del futuro per l'interpretariato, mentre si aspetta che la Camera
approvi la legge già passata all'unanimità al Senato
ROMA - "Riuscire a dare una standardizzazione della formazione degli
interpreti, capire le esigenze dei territori e fornire servizi
adeguati". Sono queste le sfide nell'immediato per gli interpreti della
Lingua dei segni secondo, Marcello Cardarelli presidente di Anios,
associazione interpreti di lingua dei segni italiana che ieri si è
riunita a Roma, presso l'Istituto statale dei sordi, per un incontro
sull'interpretariato Lis ripercorrendo il passato attraverso varie
testimonianze, per parlare delle sfide del futuro. E in quello prossimo
c'è senza dubbio la legge sul riconoscimento della Lingua dei segni. "In
questi giorni si sta discutendo alla Camera - ha spiegato Cardarelli -.
La legge, dopo essere stata approvata all'unanimità dal Senato è stata
esaminata per la prima volta dalla XII Commissione affari sociali della
Camera. Ci sono alcune resistenze da una parte di alcuni deputati ed è
una cosa che ci sorprende visto i due anni di lavoro del Senato e
l'approvazione all'unanimità della legge stessa. Tuttavia siamo
fiduciosi che queste prime schermaglie si supereranno e speriamo che la
legge possa giungere al suo compimento senza modifiche. È una legge
bilanciata e lascia libera scelta per qualsiasi percorso che la persona
sorda scelga di avere nella sua vita".
Una legge, spiega Cardarelli, che risponde a molte delle esigenze messe
in evidenza in questi anni anche dagli interpreti. "Le difficoltà oggi
derivano, infatti, proprio dal fatto che è una lingua non riconosciuta -
ha aggiunto -. Quindi anche la nostra professione oggi di fatto non
esiste. Non sono regolamentati i corsi, quindi oggi chiunque può
organizzare un corso. C'è una totale deregolamentazione da questo punto
di vista. Abbiamo anche grosse difficoltà nel fornire servizi che invece
andrebbero incrementati". Nel testo della legge, infatti, ci sono alcune
indicazioni in merito. "La legge interviene sulla formazione rimandando
ai regolamenti successivi che dovranno disciplinare i profili
professionali e i percorsi formativi. Questo non è mai successo e in
questo modo si andrebbero a standardizzare i corsi di formazione. Come
avviene nel resto d'Europa in alcuni casi anche a livello
universitario". In Olanda, per esempio è "un lavoro vero e proprio",
aggiunge Cardarelli. "C'è un centro di formazione universitario dove si
formano gli interpreti. Gli interpreti lavorano in aziende dove erogano
servizi". Stessa cosa in Finlandia, dove il riconoscimento della lingua
dei segni ha prodotto la nascita di servizi che vengono offerti alla
persona sorda gratuitamente. "Gli interpreti sono dei dipendenti,
incardinati in un sistema che offre dei servizi. E in Italia oggi non è
così, nonostante la linea dell'Unione europea è da sempre verso il
riconoscimento della lingua dei segni".
In Italia, oggi, gli interpreti sono circa 200, spiega Cardarelli. Un
centinaio soltanto quelli iscritti all'Anios, ma la distribuzione
territoriale è spesso fin troppo collegata ai centri di formazione.
Basti pensare che la maggior parte degli interpreti oggi è presente
proprio sul territorio di Roma, o in Campania o anche in Lombardia, dove
si realizzano i corsi di formazione. "La numerosa presenza ti interpreti
su di un territorio è legato al fatto che su quella città o Regione ci
sono dei corsi. Dove ci sono corsi, nascono gli interpreti". E proprio
in Campania a settembre ci sarà anche un evento europeo: per la prima
volta in Italia verrà organizzata la Conferenza europea degli interpreti
della lingua dei segni a Vietri sul Mare, vicino Salerno.
(16 aprile 2011)
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