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STUDIO SULLA DOMANDA La domanda di turismo accessibile, intesa nella sua più vasta accezione come quella componente turistica che esprime esigenze speciali di comodità ed agevolazioni nei confronti della pratica del viaggiare, è, a tutt’oggi, un campo ancora insufficientemente inesplorato all’interno delle cosiddette discipline turistiche, almeno in ambito europeo. Scarne se non assenti sono le informazioni ed i dati sull’argomento all’interno delle principali fonti statistiche sul turismo, che prevalentemente riescono ad effettuare solo valutazioni qualitative o al più stime sulle effettive dimensioni del fenomeno.
Ente per le Nuove Tecnologie
STUDIO SULLA DOMANDA DI TURISMO ACCESSIBILE report conclusivo Napoli: dicembre 1999
La ricerca è stata realizzata dall’ITER srl, su incarico dell’ENEA nell’ambito del progetto STARe e rappresenta il report definitivo dello Studio sulla Domanda di Turismo Accessibile. Responsabili della ricerca: dott.ssa Francesca De Felice dott.ssa Laura Limoncelli Staff di lavoro:
dott.ssa Paola Di Martino
(piano di elaborazione dati) Consulenza statistica ed econometrica: dott. Gennaro Zezza ITER srl, Centro Ricerche e Servizi, è una società con sede a Napoli che opera a livello nazionale ed europeo dal 1980. ITER realizza indagini, studi e progettazioni nei diversi settori della ricerca sociologica, statistica, economica e fornisce i propri servizi ad Enti pubblici e privati, aziende, gruppi industriali e commerciali, centri di ricerca. I progetti realizzati da ITER hanno riguardato soprattutto: piani e programmi di sviluppo; osservatori e analisi sui settori produttivi; ricerche e indagini sul sistema culturale, formativo e scolastico; studi sull’imprenditorialità; studi e monitoraggi su traffico e trasporti; corsi di formazione.
STUDIO SULLA DOMANDA DI TURISMO ACCESSIBILE 0. Premessa pag. 1 1. L’analisi dei comportamenti della domanda: lo scenario di riferimento pag. 5 1.1 L’Analisi delle fonti e dei dati relativi alla popolazione disabile pag. 9 1.2 L’Analisi delle fonti e dei dati relativi sul turismo pag. 16 2. L’indagine nazionale sul turismo: metodologie e tecniche pag.22 2.1 La metodologia di campionamento pag. 23 2.1.1 Le unità primarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione dei comuni campione pag. 25 2.1.2 Le unità secondarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione degli individui da intervistare pag. 27 2.2 La metodologia dell’indagine sul campo pag. 33 2.2.1 L'elaborazione dello strumento di rilevazione: il questionario pag. 33 2.2.2 Il pretest e l'indagine CATI pag. 34 2.2.3 La somministrazione delle interviste pag. 35 2.3 L'elaborazione dei dati pag. 36 2.3.1 La verifica di congruità dei dati pag. 36 2.3.2 Il riproporzionamento dei dati campionari pag. 36 2.3.3 La verifica dell'affidabilità statistica del campione pag. 39 3. I segmenti di domanda turistica degli italiani: comportamenti, preferenze ed esigenze pag. 45 3.1 Tre tipologie di domanda turistica pag. 46 3.2 La quantificazione della domanda di turismo accessibile degli italiani pag. 51 3.3 La qualificazione della domanda di turismo accessibile: quali "turisti" e con quali esigenze pag. 55 3.3.1 Le caratteristiche generali della domanda di turismo degli italiani pag. 55 3.3.2 Le caratteristiche della domanda di turismo accessibile e della domanda di turismo degli anziani pag. 58 3.4 La domanda inespressa o potenziale di turismo accessibile: chi viaggerebbe e a quali condizioni pag. 70 3.5 Un ulteriore spunto di riflessione: la quantificazione delle invalidità degli italiani pag. 73 4. Il modello della domanda di turismo accessibile: scenari a confronto pag. 114 4.1 L'evoluzione dei flussi turistici in Italia pag.114 4.1.1 Gli arrivi pag.114 4.1.2 Presenze, durata del viaggio, permanenza media pag.121 4.1.3 La stagionalità pag.124 4.1.4 Domanda e offerta di turismo nelle regioni italiane pag.126 4.2 La stima dell'impatto economici del turismo pag.130 4.3 I turisti con esigenze speciali pag.134 4.4 L'impatto sul turismo di interventi dal lato dell'offerta pag.138 4.4.1 Scenario base (prudente) di evoluzione del turismo in Italia pag.138 4.4.2 Scenario ottimista di evoluzione del turismo in Italia pag.141
Allegato al Capitolo 1: 1. tavole statistiche sulla popolazione disabile e sul fenomeno turistico relative ai principali paesi europei Allegato al Capitolo 2: 1. L'analisi fattoriale per la scelta delle unità primarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione dei comuni campione 2. Elenco dei comuni d'Italia per cluster 3. Il questionario
0. PREMESSA La domanda di turismo accessibile, intesa nella sua più vasta accezione come quella componente turistica che esprime esigenze speciali di comodità ed agevolazioni nei confronti della pratica del viaggiare, è, a tutt’oggi, un campo ancora insufficientemente inesplorato all’interno delle cosiddette discipline turistiche, almeno in ambito europeo. Scarne se non assenti sono le informazioni ed i dati sull’argomento all’interno delle principali fonti statistiche sul turismo, che prevalentemente riescono ad effettuare solo valutazioni qualitative o al più stime sulle effettive dimensioni del fenomeno. D’altra parte, come in seguito sarà più dettagliatamente analizzato, i paesi europei non soltanto non hanno ancora provveduto a definire univocamente e quindi a censire in modo sistematico la propria quota di popolazione portatrice di “esigenze speciali”, ma molto spesso rilevano parzialmente ed in modo inadeguato anche i flussi turistici di incoming ed outgoing di cui sono oggetto o generatori. E’ inevitabile, pertanto, che il segmento dei turisti con condizioni particolari da soddisfare – che incrocia quindi le tematiche del turismo con quelle della popolazione disabile - sia ampiamente “sconosciuto” e nel migliore dei casi soltanto ipotizzato. Vale la pena sottolineare, già in questa premessa, come proprio per l’Italia siano disponibili dati maggiormente accurati – sia per quel che riguarda le stime sulla popolazione “disabile” sia per quel che attiene le informazioni puntuali sul turismo – forniti dall’ISTAT, sebbene anche nel nostro paese non sia stata finora intentata un’analisi volta a coniugare turismo ed esigenze speciali, ovvero ad approfondire la domanda di turismo accessibile. Lo studio ITER intende rappresentare il primo tentativo di colmare tali lacune e, contemporaneamente, costruire un prototipo metodologico utile a realizzare – anche in differenti contesti – indagini ed analisi sulla domanda effettiva e potenziale di turismo accessibile. La definizione adottata per tale componente turistica è stata segnatamente la più ampia possibile, poiché la finalità, peraltro ben espressa dal Committente, era quella di riuscire a comprendere all’interno di essa tutte quelle fasce di popolazione che manifestano esigenze anche non immediatamente rilevabili, ma che emergono in maniera particolare proprio nel momento in cui si intraprende o si potrebbe intraprendere un viaggio a scopi turistici. Di conseguenza è scaturita la necessità di non confinare l’analisi ai disabili propriamente detti, ma di estenderla anche alla popolazione anziana, nonché a quanti soggettivamente affermano di avere condizioni particolari ed esigenze speciali da soddisfare in relazione alle attività di turismo. E’ importante sottolineare che per alcuni soggetti queste difficoltà vengono incontrate e variamente superate anche nell’effettuare altre attività o azioni della propria esistenza, al tempo stesso c’è una quota di persone che percepisce queste difficoltà esclusivamente o principalmente quando intraprende la pratica del viaggiare (con annesso pernottamento fuori casa). Il campo di indagine principale su cui si è focalizzato lo studio è stato circoscritto al territorio italiano, seppure nell’analisi di scenario si è preferito allargare lo sguardo sull’Europa, con particolare attenzione alla Francia ed alla Gran Bretagna. Tale scelta – concordata con il Committente – è stata motivata sia da valutazioni di natura statistica – il peso largamente prevalente sulle presenze turistiche in Italia dei flussi turistici generati all’interno del paese – sia da valutazioni di opportunità operativa legate alla poderosa indagine diretta prevista nel corso dello studio. Nei capitoli seguenti pertanto si descriveranno le attività svolte e i risultati ottenuti in ciascuna fase di lavoro: in particolare nel capitolo 1 viene illustrato lo scenario di riferimento a livello nazionale ed europeo (Francia e Gran Bretagna), in cui si analizzano separatamente le fonti e i dati disponibili sia sui disabili, secondo le varie definizioni adottate, sia sul turismo. Nel capitolo 2 viene riportata la metodologia adottata per la realizzazione di una ricerca nazionale sul turismo degli italiani in cui sono state indagate sia le componenti classiche del viaggiare (durata, periodo, destinazione, motivazione, spesa pro-capite) sia una dimensione poco o nulla rilevata precedentemente e cioè quella inerente a particolari esigenze e difficoltà, e relative azioni per superarle, che possono sorgere nell’intraprendere un viaggio. Scopo dell’indagine è stato proprio quello di quantificare questa quota di popolazione con esigenze speciali – ancora sconosciuta – sul totale della popolazione italiana viaggiante e non viaggiante. Inoltre si è indagato anche sulla domanda potenziale e segnatamente quella legata al turismo accessibile, se cioè esistono e quali sono le condizioni per cui le persone che non viaggiano per motivi legati a difficoltà di spostamento o a gravi motivi di salute potrebbero incominciare a farlo. I risultati ottenuti sono descritti nel capitolo 3 in cui si descrivono sia gli aspetti quantitativi, sia quelli qualitativi del fenomeno. Nel capitolo 4, dopo un interessante confronto tra i risultati ottenuti con la ricerca ITER/ENEA ed altre ricerche, relativamente alla quantificazione di alcune variabili, compreso il reddito generato dal settore attraverso la spesa degli italiani (ma si è effettuata anche una stima indiretta sulla spesa degli stranieri), si illustreranno due scenari previsionali: uno decisamente "prudente" e l'altro più ottimista, in cui in base ad alcune circostanziate ipotesi di qualificazione dell'offerta ricettiva verranno fatti intervenire i possibili incrementi generati dalla potenziale domanda di turismo accessibile.
1. L’ANALISI DEI COMPORTAMENTI DELLA DOMANDA: LO SCENARIO DI RIFERIMENTO In questo capitolo verranno descritte le attività svolte durante la prima fase dello studio, che hanno riguardato innanzitutto la ricognizione e l’analisi della popolazione di riferimento, vale a dire i disabili e le persone portatrici di esigenze speciali, residenti in Italia ed in alcuni paesi europei – tra i maggiori generatori di flussi turistici – quali appunto Francia e Gran Bretagna. L’analisi desk si è fondata sulle principali fonti di dati ed informazioni, costituite quasi esclusivamente da enti ed istituzioni pubbliche. Come già accennato, il principale risultato ottenuto dallo screening delle fonti ufficiali è stato quello di confermare l’assenza di informazioni puntuali sui cosiddetti turisti con particolari esigenze, che non vengono pertanto rilevati con metodologie univoche e sistematiche in nessuno dei paesi europei considerati, i quali dovrebbero implementare allo scopo un sistema di rilevazione ad hoc per cui attualmente non sembrano attrezzati. Con l’insorgere in tempi più recenti di una maggiore attenzione a tali tematiche, la Comunità Europea – dopo aver sollecitato la centralizzazione dei dati su domanda ed offerta di turismo accessibile provenienti dai paesi membri - ha sentito, di conseguenza, l’esigenza di promuovere direttamente, al termine degli anni ’80, un filone di ricerche sull’argomento del turismo accessibile, che al momento però si limitano necessariamente a costruire indici ed elaborare stime sulla portata quantitativa e qualitativa del fenomeno. Valga come esempio di questa tipologia di survey, la ricerca prodotta dalla Touch Ross “Profiting From Opportunities”, che partendo dall’elaborazione di una stima della popolazione disabile in Europa arriva a valutare il mercato potenziale per il turismo accessibile utilizzando per tale quantificazione alcune ipotesi di abbattimento relative a fattori quali la gravità della disabilità ed il livello di disponibilità economica: valutati in circa 50 milioni i disabili europei, vale a dire il 14% della popolazione totale, quasi 36 milioni di essi sono o potrebbero divenire turisti, e per quanto riguarda l’Italia a fronte di circa 8 milioni di disabili esisterebbe secondo la Touch Ross un mercato turistico potenziale di quasi 6 milioni di persone. La metodologia di analisi adottata si basa evidentemente su procedimenti di stima effettuati sui dati ufficiali disponibili e su di un’indagine qualitativa in profondità rivolta ad un gruppo di testimoni privilegiati, identificati soprattutto tra operatori economici di medio-grande dimensione del mercato turistico: in altre parole, i ricercatori sono arrivati a formulare un’ipotesi sulla consistenza del mercato di turismo accessibile attraverso un’indagine mirata sull’offerta di strutture e servizi turistici. Lo studio succitato ha fornito in ogni caso – insieme ad iniziative similari – alcune necessarie coordinate di riferimento alla Comunità Europea, che negli ultimi anni ha intensificato interventi e misure mirate allo sviluppo del turismo ed, in quest’ambito, previsto azioni specifiche rivolte a facilitare ed incentivare il turismo accessibile. L’insieme però di gran parte di questi interventi – sia comunitari che nazionali – unitamente alle attività realizzate dalle principali associazioni operative nel settore, hanno sollecitato e rivolto l’attenzione sul versante dell’offerta turistica, puntando dunque ad incentivare facilità di accesso, di fruizione, di trasporto, etc., in altre parole di pari opportunità di viaggio per quanti, tra la popolazione disabile, in qualche modo hanno già espresso una domanda turistica. Alla luce, dunque, di siffatta situazione, in cui ancora non si dispone di dati puntuali sull’effettiva consistenza di questa componente turistica, nonché di indagini dirette rivolte ai portatori di esigenze speciali per sondarne la disponibilità e l’interesse a divenire turisti – seppure in particolari condizioni - è stato necessario affrontare la ricognizione dei dati ufficiali, tenendo obbligatoriamente separate le tematiche del turismo da quelle della disabilità. Si è proceduto quindi reperendo il maggior numero possibile di fonti ufficiali nazionali nei diversi paesi della UE ed acquisendo i dati distintamente per le diverse tematiche indagate. Di seguito analizzeremo sinteticamente sia le fonti che le informazioni – con maggiore puntualità quelle italiane – al fine di pervenire ad uno scenario complessivo dello stato dell’arte sugli argomenti oggetto della ricerca. Il reperimento delle fonti ufficiali per i paesi indagati è avvenuto: · contattando i principali enti ed istituti nazionali che si occupano di rilevazioni statistiche; · effettuando ricerche mirate attraverso Internet per completare l’elenco di fonti. Obiettivo di questa ricognizione è stato quello di effettuare un confronto puntuale tra: · tipologia di fonti; · definizioni del fenomeno; · metodologie di rilevazione; · anni di riferimento.
1.1 l’analisi delle fonti e dei dati relativi alla popolazione disabile Le fonti e, di conseguenza i dati reperiti, sono apparsi estremamente eterogenei, sotto il profilo delle definizioni, delle classificazioni di disabilità, di metodologie adottate e degli anni di rilevazione, al punto che diviene impraticabile la standardizzazione delle informazioni reperite[1]. Va fatta innanzitutto una prima considerazione generale: le rilevazioni sulla popolazione cosiddetta disabile vengono generalmente effettuate nell’ambito di indagini più vaste, aventi scopi più generali, come ad esempio quelle sulla salute e sull’assistenza sanitaria, oppure sulla popolazione non attiva economicamente. Ulteriore tipologia di informazioni sono poi quelle prodotte da Istituzioni che – per area di propria competenza – “censiscono” anche persone disabili con caratteristiche determinate: è questo per esempio il caso dei Ministeri dell’Istruzione – che censisce la popolazione in età scolare con problemi di apprendimento, - e del Lavoro – che si occupa di persone non attive economicamente o di categorie lavorative “protette”– oppure infine Enti Previdenziali che rilevano i dati relativi alle pensioni di invalidità. Evidentemente la diversità degli scopi e degli obiettivi delle fonti ha come primo effetto quello di “definire” con caratteristiche estremamente diversificate la popolazione disabile indagata, rendendo impossibile sia il confronto tra i dati, sia qualsiasi elaborazione puntuale su di essi. Inoltre, come già detto, la metodologia delle indagini utilizzata dalle fonti ufficiali è quella dell’elaborazione di stime e previsioni, oppure quella dell’indagine campionaria. Anche tale disparità di metodi statistici impedisce l’univocità dei risultati per singolo paese esaminato. Infine, non va sottovalutato che la sporadicità delle rilevazioni – indagini molto spesso uniche ovvero non periodiche e ripetute nel tempo -, impedisce l’analisi di serie storiche e la formulazione di trend con relativi aggiustamenti quali-quantitativi dei risultati stessi. Per una migliore comprensione di tali affermazioni, abbiamo utilizzato una griglia sinottica, relativa ai tre paesi europei indagati, vale a dire Francia, Italia e Gran Bretagna. Nella griglia, di seguito riportata, vengono comparate fonti, definizioni, anni di rilevazione e metodologie, con il risultato che lo scenario complessivo della conoscenza sui temi della disabilità appare decisamente scarno ed insoddisfacente: la ricerca sistematica – di cui inevitabilmente i censimenti sono un elemento imprescindibile e propedeutico – non ha ancora affrontato la quantificazione puntuale, e tanto meno i temi dei comportamenti sociali delle persone con difficoltà o disabilità.
In ogni caso, va sottolineato che la validità e la correttezza metodologica di ogni singola indagine non possono essere assolutamente messe in discussione. Valga come esempio il caso italiano, in cui l’Istat produce all’interno di una più complessa indagine multiscopo anche una rilevazione campionaria sui disabili: i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica sono un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia affrontare l’argomento. Il problema, invece, non riguarda le singole indagini o stime effettuate: si rende evidente l’esigenza, da una parte, di un’uniformità di classificazione e di metodologia internazionale per affrontare in profondità i temi qualitativi più specifici legati alla disabilità e, dall’altra, della rilevazione censuaria all’interno dei censimenti della popolazione delle informazioni relative alle persone portatrici di esigenze speciali per quantificare le effettive dimensioni del fenomeno. Tali sintetiche considerazioni derivano anche dalla rilettura di alcune griglie interpretative: sono stati messi a confronto i dati esistenti nei paesi europei secondo le definizioni adottate negli anni 1971-1992, come è visibile nelle Tabelle da 1 a 12 riportate nell’Allegato al Capitolo 1. L’osservazione di tali tavole di informazioni mette in evidenza quanto attualmente la popolazione disabile, o meglio con esigenze speciali, rappresentino ancora un universo soltanto ipotizzato, poiché persino all’interno del singolo paese e nello stesso anno di rilevazione i segmenti di popolazione rilevati sono molto spesso incompleti e definiti in modo non univoco, nonostante siano state recepite dal Consiglio d’Europa fin dal 1984 le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relative all’International Classification of Deasease, Disability and Handicap (ICDH). Per quanto riguarda l’Italia in particolare, la più recente rilevazione multiscopo dell’ISTAT (1994), realizzata su di un campione di 70.000 individui, adotta le definizioni dell’ICDH e offre il seguente quadro sintetico di stime relative alla disabilità:
* Si avverte che alcuni soggetti rientranti in questa categoria manifestano più di una forma di disabilità, per cui il totale delle tipologie di disabilità è superiore a quello delle persone disabili. Le statistiche elaborate dall’ISTAT sul campione di famiglie ed individui indagati, si soffermano con grande attenzione sugli aspetti prevalentemente legati alla salute ed all’assistenza incrociati per variabili socio-demografiche (sesso, età, titolo di studio, fonte di reddito), ponendo in evidenza soprattutto le difficoltà croniche o gravi ed indagando in primo luogo gli impedimenti e le condizioni di svantaggio nella vita familiare e quotidiana. D’altra parte erano proprio i comportamenti connessi al fenomeno salute oggetto specifico dell’indagine, di conseguenza sono stati tralasciati comportamenti, stili di vita, usi ed opinioni inerenti altri aspetti socio-culturali e/o di consumo, quale è ad esempio il turismo e la pratica del viaggiare.
1.2 l’analisi delle fonti e dei dati relativi al turismo Anche nelle informazioni relative al mercato turistico si assiste ad un fenomeno di insufficiente omogeneità ed incongruità nella raccolta e nell’analisi dei dati statistici: alcuni paesi sembrano sovrastimare le rilevazioni della domanda turistica, ed in altri casi invece vengono sottostimati i dati relativi a strutture/esercizi ricettivi non strutturati o “sommersi”[2] secondo le rilevazioni ufficiali. I molti tentativi di coordinamento ed omogeneizzazione, sollecitati dalle organizzazioni internazionali e comunitarie competenti in materia, non hanno fino ad oggi prodotto alcun risultato rilevante e, in generale, i confronti tra fonti di paesi diversi possono essere effettuati solo con estrema cautela. Valga come esempio di tale situazione, perdurante nelle statistiche europee, i sintetici dati messi a disposizione dall’EUROSTAT – l’istituto di statistica comunitario - per la domanda turistica nei paesi europei, riportati nelle Tabelle da 13 a 19 in Allegato al Capitolo 1, in cui appare evidente la disparità delle informazioni esistente tra gli stati membri della Comunità, oltre ad un certo disinteresse a far circolare le statistiche in proprio possesso (visto che l’EUROSTAT non rileva in questo caso i dati direttamente, ma collaziona quelli prodotti e “obbligatoriamente” inviati dai diversi paesi). Rimandando alle tabelle sullo screening – che rappresentano però solo le principali informazioni generali disponibili – soffermiamoci invece nell’analisi del caso italiano. Vale qui la pena di accennare almeno ad alcune considerazioni, diffuse tra gli esperti del settore, sullo stato delle informazioni inerenti il mercato turistico del nostro paese. Infatti i dati sono sicuramente molteplici, spesso però frammentari, rilevati diversamente e soprattutto disseminati tra numerosissime fonti nazionali e locali: quindi uno dei problemi principali messi in luce da studiosi ed operatori del turismo è quello di “definire le fonti incaricate del reperimento dei dati e di sviluppare una matrice metodologica che permetta la confrontabilità tra le fonti”[3]. Vanno inoltre citate almeno due questioni, più volte sollevate in sedi autorevoli: la prima riguarda le difficoltà derivanti dai ritardi nella raccolta e nella pubblicizzazione delle informazioni statistiche sul turismo; la seconda invece concerne la necessità di adottare metodologie ed indicatori indiretti per misurare alcune tipologie di domanda turistica che altrimenti sfuggono nelle rilevazioni ufficiali, quali quelle delle seconde case, dell’extra-alberghiero, etc. Infine, oltre le indagini campionarie dell’ISTAT sulle vacanze degli italiani che approfondiscono abitudini e comportamenti, è relativamente limitato il patrimonio di ricerche ed analisi su specifici segmenti della domanda turistica, sulle diverse tipologie di turismi, nonché sulle esigenze e sui giudizi dei turisti in merito al viaggiare in Italia. Resta quindi come un terreno ancora tutto da esplorare la domanda espressa e prevedibile di turismo accessibile, su cui finora non è stato prodotto un patrimonio di informazioni significativo. Ciò detto, nello svolgimento della prima fase del nostro progetto, sono stati raccolti i dati disponibili su visitatori e presenze nel nostro paese dal 1983 al 1996, suddivisi tra nazionali e stranieri, articolati anche per regione e tipo di località prescelta (riportati nelle Tabelle da 20 a 39, in Allegato al Capitolo 1). Vogliamo qui mettere in evidenza solo alcuni dei principali fenomeni emersi dall’analisi di tali informazioni. Sinteticamente si assiste a: 4. perdurare di un trend positivo nell’andamento della domanda turistica, sia generata dal paese stesso sia – soprattutto - proveniente dall’estero; 5. progressivo incremento della domanda rivolta alle strutture extra-alberghiere, soprattutto ad opera delle presenze turistiche italiane; 6. netta prevalenza dei movimenti turistici nazionali su quelli internazionali; 7. consolidamento delle preferenze per tipologia di località: destinazioni marine per i turisti italiani e città d’arte e cultura per gli stranieri. Se queste sono in estrema sintesi le principali tendenze nazionali, osserviamo ora invece le dinamiche rilevate nelle regioni meridionali, oggetto precipuo del nostro studio che, nonostante si vedano ancora raggiungere da 1 turista straniero su 8, registrano: ü oltre 12 milioni di arrivi complessivi nel 1996; ü andamento positivo del flusso di arrivi e presenze in tutta l’area meridionale e soprattutto una maggiore crescita complessiva dei movimenti turistici; ü prevalenza dei flussi di arrivi nazionali su quelli esteri; ü predominante attrattività della Campania sia per i turisti italiani che per quelli esteri; ü rafforzamento delle mete artistico-culturali in Campania, Puglia e Sicilia; ü prevalenza del movimento turistico rivolto alle località marine in quasi tutte regioni, ad opera soprattutto dei visitatori italiani. A completare i dati sul movimento turistico, infine, abbiamo tenuto conto anche dell’indagine campionaria dell’Istat – la più recente è del 1993 – sulla domanda turistica degli italiani. Alcuni risultati appaiono particolarmente interessanti: il 45,8% degli italiani si è concesso almeno una vacanza dalla durata di 4 giorni nel corso dell’anno precedente all’intervista, dimostrando una diffusione della pratica del viaggiare che sta prendendo sempre più piede, seppure continui a coinvolgere più largamente le aree centro-settentrionali del paese. Inoltre, quasi l’88% degli intervistati ha dichiarato di aver trascorso le vacanze in località italiane e circa 5 su 10 nelle regioni meridionali. Il patrimonio di dati ed informazioni acquisiti ed elaborati nel corso di questa fase del lavoro, da una parte, sono serviti per predisporre la metodologia dell’analisi diretta e, dell’altra, saranno utilizzati per la costruzione degli scenari sulla domanda attuale e potenziale di turismo accessibile. Gli obiettivi di lavoro formulati a seguito della ricognizione sullo scenario complessivo di riferimento sono principalmente: ü definire la quota della popolazione portatrice di esigenze speciali sul totale della popolazione italiana; ü quantificare quanta parte di essa già contribuisca alla domanda turistica; ü quantificare quanta parte invece rappresenta un mercato turistico potenziale; ü qualificare le tipologie di esigenze speciali e le relative difficoltà incontrate dalla popolazione che già esprime una domanda turistica; ü qualificare le condizioni necessarie perché si esprima la domanda potenziale di turismo accessibile.
2. L’INDAGINE NAZIONALE SUL TURISMO: METODOLOGIE E TECNICHE Nel capitolo precedente è stato ampiamente descritto lo stato delle ricerche - a livello europeo – che sono state condotte a vario titolo sui disabili, sulla popolazione anziana e sul turismo. Questa rassegna ci ha confermato, tra l’altro, che poco o nulla è stato fatto, in termini di acquisizione di dati, su questi tre fenomeni congiuntamente. Ciò significa che sono ancora molto carenti le informazioni sul comportamento di chi viaggia o vorrebbe viaggiare ed è, al tempo stesso, un soggetto portatore di esigenze speciali. La finalità, raggiunta con l’indagine campionaria sulla popolazione italiana, è stata proprio quella di quantificare la domanda di turismo accessibile in Italia, quella espressa, cioè, dalle persone che, allo stato attuale, manifestano esigenze speciali nell’effettuazione del viaggio finalizzato a scopi turistici. In altre parole con la ricerca è stato possibile calcolare la percentuale di turisti con esigenze speciali sia sul totale della popolazione italiana che viaggia, sia sulla popolazione italiana nel complesso. Accanto a questo fenomeno, sono state rilevate moltissime altre informazioni sia sul comportamento turistico in generale –cioè su coloro che non esprimono esigenze speciali – sia su quanti non effettuano attualmente viaggi di alcun genere anche per motivi riconducibili al proprio stato di salute psico-fisica e che costituiscono la domanda inespressa. Questo patrimonio di informazioni ha condotto in definitiva alla definizione di un modello di determinazione della domanda di turismo in Italia. Per tutte queste caratteristiche la ricerca ENEA/ITER si pone, dal punto di vista metodologico, come un prototipo per la realizzazione di indagini successive che potrebbero essere condotte anche in altri paesi.
2.1 la metodologia di campionamento L’indagine campionaria sulla popolazione italiana, di cui in questo paragrafo si presenta la progettazione dell’impianto metodologico, ha avuto quindi due principali obiettivi: in primo luogo una quantificazione dei segmenti di domanda turistica con particolare riferimento ai portatori di esigenze speciali ed in secondo luogo un’analisi di informazioni qualitative sui comportamenti e sulle preferenze dei turisti. In relazione all’obiettivo di tipo quantitativo, che necessita di un campione probabilistico e di elevata numerosità, è stata effettuata un’indagine telefonica con uno strumento (questionario) agile, ma efficace a rispondere alla finalità, senza dubbio ambiziosa, di dimensionare la percentuale di portatori di esigenze speciali di tipo turistico ed è stato progettato un campionamento a due stadi con stratificazione delle unità sia di primo, sia di secondo stadio. Questa particolare tecnica di campionamento è proprio indicata nei casi in cui la popolazione di partenza è ampia e diffusa sul territorio: in questi casi è consigliabile, allo scopo di ridurre la complessità ed i costi dell’indagine, concentrare la rilevazione in contesti più ristretti, senza nulla togliere alla bontà delle stime sull’universo che è possibile effettuare a partire dalle interviste. Più in particolare il vantaggio fondamentale di questo tipo di campionamento è quello che, ad ogni passaggio allo stadio successivo, si riduce il numero delle liste che occorrono per estrarre il campione. Così, selezionando nel corso del primo stadio i Comuni, le liste da cui estrarre la popolazione finale saranno relative soltanto ai Comuni campionati e quindi molto più facili e meno costose da reperire e da gestire. La numerosità del campione finale, a cui è stato sottoposto il questionario, è stata fissata in 9.041 unità di secondo stadio, numerosità questa che garantisce una rappresentatività e una precisione delle stime più che soddisfacenti con un intervallo di fiducia del 99,7% e un errore standard pari a circa +/-1,8%. Le fasi in cui è possibile suddividere il campionamento effettuato sono le seguenti: 8. Identificazione degli strati delle unità di primo stadio – i Comuni d’Italia – attraverso l’analisi multivariata (12 strati); 9. Identificazione ed estrazione dai singoli strati dei Comuni campione (n=48); 10. Identificazione in ciascun cluster del numero di interviste da eseguire in base alla popolazione residente e proporzionale ad essa; 11. Identificazione degli strati delle unità di secondo stadio secondo due variabili demografiche e cioè sesso ed età (8 strati); 12. Distribuzione percentuale della popolazione italiana negli strati individuati; 13. Identificazione in ciascun comune campionato del numero di interviste da eseguire (uguale in ciascun comune del cluster) e distribuzione di tale numero nelle classi di stratificazione secondo le percentuali della popolazione italiana. Di seguito verranno descritte le fasi di lavoro che hanno condotto al campionamento ed in particolare l’identificazione degli strati e delle unità di primo stadio e l’identificazione degli strati e delle unità di secondo stadio. 2.1.1 Le unità primarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione dei comuni campione Le unità primarie di campionamento sono i comuni italiani: per identificare gli strati da cui campionare i comuni, come si è detto, ci si è avvalsi di una metodologia sofisticata quale l’analisi multivariata, ed in particolare dell’analisi fattoriale e della cluster analysis, che ha permesso di ottenere raggruppamenti di aree fortemente omogenei al loro interno e marcatamente eterogenei rispetto agli altri, sotto il profilo di significative variabili socio-economiche. In tal modo è stato possibile scegliere, all’interno dei raggruppamenti così elaborati, un numero molto più ristretto di comuni da far ricadere nel campione territoriale, con la garanzia che ogni unità estratta con tale procedura sia rappresentativa dell’intero raggruppamento di appartenenza. Inoltre, utilizzando tale metodo, la scelta del numero degli strati in cui suddividere l’universo dal quale estrarre il campione è basata, oltre che sulla sensibilità del ricercatore anche su una serie di statistiche ed indicatori di prestazione. Sinteticamente il lavoro relativo all’analisi multivariata[4] ed all’individuazione degli strati si è articolato nelle seguenti attività: ü reperimento di dati ufficiali disaggregati a livello comunale per l’intera Italia; ü scelta dei parametri maggiormente significativi e dei relativi indicatori; ü elaborazione degli indicatori statistici per ciascun comune; ü caricamento dei dati ed elaborazioni dell’analisi fattoriale e della cluster analysis; ü interpretazione dei risultati delle analisi multifattoriali, lettura ed analisi dei fenomeni osservati, identificazione e definizione delle tipologie di comuni e quindi degli strati su cui campionare; ü identificazione dei comuni in cui svolgere l’indagine diretta. Dai 12 gruppi di comuni individuati sono stati estratte 48 unità di campionamento all’interno delle quali sono state campionate le persone da intervistare. Va specificato che in taluni casi e segnatamente nei comuni con una popolazione residente molto contenuta, caratteristica tipica di alcuni cluster con comuni non urbani, si è reso necessario integrare i nominativi su cui campionare con quelli di un altro comune, scelto sempre nello stesso strato. 2.1.2 Le unità secondarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione degli individui da intervistare Le unità secondarie di campionamento sono le persone residenti nei comuni campionati che costituiscono la sub-popolazione contenuta nelle unità selezionate al livello superiore. Anche per estrarre le persone da intervistare si è deciso di effettuare una stratificazione preventiva della popolazione utilizzando in questo caso solo due variabili demografiche e cioè il sesso e l’età. Sono stati costruiti in tal modo otto strati derivanti dall’incrocio tra le due modalità della variabile sesso e le quattro classi della variabile età, queste scelte in base agli obiettivi del lavoro. La prima classe di età comprende la fascia da 0 a 14 anni, cioè la popolazione che è legata per i propri spostamenti turistici e non alla famiglia e sono stati proprio i genitori, o chi ne fa le veci, a rispondere al questionario. La seconda fascia di età che va dai 15 ai 29 anni è costituita dalla fascia “giovanile”, che organizza i suoi spostamenti turistici in modo spesso autonomo rispetto alla famiglia ed esprime quindi comportamenti significativamente diversi. Abbiamo poi la fascia di età matura dai 30 ai 64 anni ed infine la popolazione anziana a partire dai 65 anni in su. Dopo aver definito gli strati è stata effettuata una distribuzione percentuale della popolazione italiana negli strati stessi (tabella 2.1): le percentuali così ottenute sono state applicate al numero di interviste da effettuare in ciascun comune campionato in modo da rispettare la distribuzione per sesso e per età della popolazione italiana. Nella tabella 2.2 si riporta: l’elenco dei comuni campionati per cluster, l’indicazione del numero di interviste per comune e la distribuzione del numero di interviste negli strati. Così ad esempio nel comune di Narni rappresentativo del cluster 1 (i comuni urbani maggiori) sono state effettuate 316 interviste e precisamente 26 maschi e 24 femmine di età 0 – 14 anni, 38 maschi e 37 femmine di età 15 – 29 anni e così via. All’interno degli strati è stato effettuato un campionamento casuale: in ciascun comune sono stati generati casualmente dal computer i numeri telefonici a cui chiamare ed è stato chiesto di intervistare le persone in base alle caratteristiche di sesso ed età, come da prospetto di campionamento, fino ad esaurimento di tutti gli strati.
2.2 la metodologia dell’indagine sul campo L’indagine campionaria sulla popolazione italiana è stata condotta, come si è detto telefonicamente, con metodo CATI, utilizzando un questionario costruito ad hoc sulla base delle ipotesi e degli obiettivi generali di lavoro, tenendo cioè anche presente la parallela indagine sull’offerta. La preparazione e l’organizzazione della campagna di rilevazione telefonica è stata realizzata attraverso: Ø elaborazione di un programma edp per la somministrazione delle interviste e l’immissione diretta delle risposte tramite computer (metodo CATI); Ø estrazione casuale dei numeri telefonici per comune campionato; Ø selezione degli intervistatori; Ø briefing di addestramento degli intervistatori; Ø coordinamento, controllo e verifica del lavoro di rilevazione, attraverso quotidiano aggiornamento sulle procedure adottate, sull’esito delle interviste, su problemi e difficoltà incontrati. 2.2.1 L’elaborazione dello strumento di rilevazione: il questionario Lo strumento di rilevazione elaborato è un questionario ad alternative prefissate, da sottoporre agli individui campionati secondo il metodo descritto. La scheda si compone di 17 domande base, più una serie di sottodomande da compilare a seconda del percorso tracciato dalle domande base ed infine di una scheda famiglia finale. Il questionario tende innanzitutto ad individuare se la persona intervistata, durante l’anno, effettua o meno viaggi con almeno un pernottamento: se ne effettua, vengono richieste le informazioni relative all’ultimo viaggio realizzato (tipologia di viaggio, durata, costo, destinazione, principale mezzo di trasporto utilizzato), comprese le esigenze speciali e le relative difficoltà incontrate. Se il soggetto non effettua viaggi, viene richiesta la motivazione di questo comportamento, e, se tale motivazione corrisponde a motivi di salute o, più genericamente, a difficoltà negli spostamenti, propri o di familiari conviventi, vengono somministrate domande sulle condizioni necessarie e possibili per una modifica del comportamento. Il questionario definitivo, risultante anche dall’esito del pre-test, è contenuto in Allegato al Capitolo 2. 2.2.2 Il pretest e l’indagine CATI Il pre-test è stato condotto su 300 soggetti ed è risultato molto utile per l'affinamento del questionario e per definire le regole di comportamento degli intervistatori nei confronti degli intervistati. Per esempio, sono stati inseriti alcuni items di risposta laddove si rendeva necessaria una maggiore articolazione (domanda 13 del questionario); oppure sono state inserite nuove domande come nel caso di quella relativa alla condizione professionale dell'intervistato; inoltre sono stati creati collegamenti tra la "presenza di esigenze speciali" e le "difficoltà che tali esigenze comportano" in modo da semplificare - evitando errori - le attività di rilevazione degli intervistatori. Durante il pre-test si è realizzata anche una verifica del grado di omogeneizzazione del team di intervistatori, che ha prodotto un gruppo di 16 rilevatori. 2.2.3 La somministrazione delle interviste La campagna di interviste si è svolta dal 31 maggio al 2 luglio 1999; l'orario in cui si effettuavano i contatti era dalle 12 alle 19 dei giorni feriali. Il team di intervistatori è stato costantemente supervisionato e seguito durante lo svolgimento del lavoro. A ciascun intervistatore è stato assegnato un comune, tra quelli campionati, e quindi si è proceduto al completamento di tutte le quote (per sesso e per età) in esso ricadenti. I numeri telefonici sono stati estratti casualmente dal computer sulla base di una procedura automatica. Il tasso di rifiuto delle interviste - vale a dire la percentuale di coloro che non hanno voluto rispondere al questionario - è pari in media a circa il 20%.
2.3 l’elaborazione dei dati Prima di procedere all’elaborazione vera e propria dei dati, sono stati effettuati una serie di controlli per ridurre al minimo gli errori e per verificare la bontà statistica del campione estratto e sottoposto ad intervista. 2.3.1 La verifica di congruità dei dati Come già esplicitato, la campagna è stata condotta con il metodo CATI, e pertanto i dati sono stati memorizzati ed archiviati in tempo reale (durante lo svolgimento dell'intervista) avvalendosi di un programma edp elaborato ad hoc. In tal modo è stato possibile, al termine di ogni giorno di rilevazione, procedere alla ricerca di eventuali errori attraverso la disamina dei codici numerici e dei relativi fuori range. Inoltre, ogni dieci giorni, si è provveduto ad una verifica generale dei dati via via raccolti e memorizzati al fine di verificare anche incongruità di contenuto nelle interviste già realizzate. 2.3.2 Il riproporzionamento dei dati campionari Completata la fase di archiviazione dei dati, e prima di avviare le successive attività di elaborazione, si è proceduto al calcolo della matrice dei pesi per il riproporzionamento e l’espansione dei dati campionari al loro universo di riferimento. Se da un lato, infatti, la ricerca sul campo doveva servire ad aggiungere elementi alla conoscenza di comportamenti, attitudini e opinioni dei turisti italiani con esigenze speciali, dall'altro sussisteva l'obiettivo di quantificare la domanda di turismo accessibile calcolando la reale dimensione di questo fenomeno. I dati relativi al campione dei 9.041 soggetti intervistati dovevano quindi essere espansi alla popolazione italiana, e più precisamente alla parte di questa che vive nelle famiglie, escludendo i residenti nelle convivenze (per esempio case di cura, ospedali, caserme, etc.) che - data la metodologia prescelta per l'indagine - non potevano essere facilmente rintracciati ed intervistati al telefono. Per la costruzione della matrice dei pesi con cui riproporzionare ed espandere i dati campionari si è partiti dalla stratificazione adottata in fase di campionamento, che aveva utilizzato la composizione della popolazione per cluster del comune di residenza, sesso, età. Una verifica della disponibilità di dati sulla popolazione residente nei comuni ha indicato la possibilità di aggiornare al 31 dicembre 1997, sulla base delle risultanze anagrafiche, la ripartizione dei residenti tra i cluster, ottenendo una migliore rappresentazione della realtà attuale. A questo punto è stata verificata la possibilità di aggiornare anche la stratificazione della popolazione per età e per sesso. L’ISTAT fornisce tali dati per il 1997 in forma diversamente aggregata, rispetto al 1991, per quel che riguarda l’età. Si è scelto comunque di riproporzionare il campione sulle nuove classi di età (5), ritenendo che fosse prioritario ottenere un’immagine più fedele alla realtà socio-demografica del Paese. Oltretutto le 5 classi di età utilizzate per il riproporzionamento, mantengono sostanzialmente inalterate le categorie costruite in fase di campionamento: restano infatti uguali le due classi estreme e cioè quella dei minori dipendenti negli spostamenti dalla famiglia (0 – 14 anni) e gli over 64 anni; le due fasce intermedie sono ora ripartite in tre classi, corrispondenti comunque a persone che viaggiano autonomamente, anche se probabilmente con diverse modalità che verranno esaminate nel prosieguo. Sulla base poi dell’ipotesi che la percentuale di popolazione residente in convivenze non sia variata rispetto all'anno 1991 - anche con riferimento alla sua struttura per sesso ed età – dalla popolazione residente complessiva, è stata sottratta la quota di coloro che non risiedono in famiglia; l'universo di riferimento per le analisi dei risultati dell’indagine è dunque costituito dai 57.075.327 componenti delle famiglie italiane al 31 dicembre 1997. La struttura di tale universo con riguardo alle tre variabili utilizzate per la stratificazione in sede di campionamento – cluster, sesso ed età - si è rivelata leggermente modificata, grazie fondamentalmente al processo di invecchiamento della popolazione che ha provocato l'ispessimento delle classi meno giovani; alle interviste relative a queste classi è stato attribuito un maggior peso nelle successive elaborazioni. In sintesi il riproporzionamento del campione è consistito nell’attribuzione, alle interviste di ciascuno strato, di un peso che tenga conto delle modificazioni nella stratificazione dell’universo tra il 1991 – anno cui è riferito il campione – ed il 1997. 2.3.3 La verifica dell’affidabilità statistica del campione Il piano di campionamento seguito per l'indagine ed il metodo di somministrazione delle interviste, sono stati effettuati in modo da rendere minima la distorsione delle stime campionarie, e contenere la variabilità delle stime stesse entro limiti accettabili rispetto alla qualità dei risultati finali, e compatibili con le risorse a disposizione per l'indagine stessa. Una volta effettuata l'indagine, è utile conoscere i margini di errore e di variabilità delle stime ottenute. A tale scopo, nella molteplicità di indicatori rilevati, abbiamo concentrato l'attenzione su tre variabili, particolarmente rilevanti in quanto influenzano i principali fenomeni che l'indagine nel suo complesso intende rilevare. Esamineremo quindi il grado di variabilità delle stime relative a: A) la quota dei "turisti" sul totale della popolazione italiana; B) la spesa pro-capite giornaliera relativa ai viaggi turistici; C) la quota di persone affette da invalidità sul totale della popolazione. La stima della percentuale di turisti nel campione, per ogni strato, è riportata nella tabella 2.3. Ricordiamo che per "turista" si intende chi ha effettuato un viaggio con almeno un pernottamento fuori casa. Il 55,5% di tutti gli intervistati ha affermato di aver effettuato almeno un viaggio. Come si nota la distribuzione della percentuale di turisti è significativamente diversa tra i sessi, ed in base alla classe di età. Ciò conferma la validità del piano di campionamento prescelto: la stratificazione del campione, infatti, si dimostra efficace se riesce ad individuare sottogruppi della popolazione che abbiano una bassa variabilità delle stime al loro interno, con un’ampia variabilità delle stime tra i gruppi. Meno evidente è la variabilità delle stime tra comuni appartenenti a clusters differenti. Abbiamo sottoposto a verifica l'ipotesi di eguaglianza tra le stime della percentuale di turisti tra i clusters, per ogni strato, e le stime non rifiutano l'ipotesi di aggregazione di alcuni gruppi. L'analisi dei dati in tabella, in ogni caso, conferma l'importanza della distinzione tra categorie di comuni, con una percentuale dei turisti sul campione che aumenta in modo statisticamente significativo nel passare a strutture urbane più evolute e complesse. Riproporzionando opportunamente i dati campionari ai dati sulla popolazione, la stima della percentuale di turisti sulla popolazione risulta pari al 54,6%, con uno scarto quadratico medio pari allo 0,48%[5]. In definitiva, con una probabilità pari al 99%, il "vero" valore della percentuale di turisti nella popolazione varia tra il 53,4% e il 55,8%.
Passiamo ora all'esame della stima della distribuzione della spesa pro-capite giornaliera del campione. In questo caso prenderemo in esame il sotto-campione, di 3.917 unità, costituito dai coloro che effettuano viaggi ed hanno fornito risposte utili al quesito posto sul costo del viaggio stesso, sulla durata del soggiorno[6], sul numero di persone che effettuavano il viaggio. I risultati dell'indagine portano ad una stima della spesa pro-capite, giornaliera, pari a circa 109 mila lire. Dato un coefficiente di confidenza del 99%, l'intervallo di confidenza di tale stima varia tra 103 mila lire e 114 mila lire, con un'ampiezza che è quindi pari a +/- il 5% della stima ottenuta. In tabella 2.4 riportiamo la distribuzione delle stime della spesa media pro-capite giornaliera per sesso e strato nel campione.
Infine, la stima della percentuale di invalidi sulla popolazione è stata effettuata su di un campione a grappoli di 28.114 unità, costituito da tutti gli elementi del nucleo familiare degli intervistati. La stima campionaria fornisce una percentuale di invalidi pari al 4,02% della popolazione. In questo caso, con un coefficiente di confidenza del 99%, l'intervallo fiduciario varia tra il 3,69% e il 4,35%.
3. I SEGMENTI DI DOMANDA TURISTICA DEGLI ITALIANI: COMPORTAMENTI, PREFERENZE ED ESIGENZE Prima di passare all'analisi dei metodi e dei risultati del nostro studio, vale la pena ricordare che la ricerca è stata focalizzata a dimensionare e ad approfondire le tematiche e i bisogni connessi al turismo accessibile, interpellando un campione significativo della popolazione italiana ed individuando, al suo interno, la percentuale di portatori di esigenze speciali. Per individuare tale segmento di popolazione, lo staff di lavoro - di comune accordo con il Committente - ha scelto di non confinare la definizione adottata soltanto ai disabili propriamente detti ed agli anziani, ma di rilevare anche fasce di popolazione che hanno esigenze non immediatamente riconoscibili, che emergono in maniera particolare proprio nel momento in cui si intraprende o si potrebbe intraprendere un viaggio a scopi turistici. Da un punto di vista metodologico, questa scelta ha una conseguenza rilevante che occorre specificare: conduce cioè ad una classificazione, prima, e ad una rilevazione, poi, dei portatori di esigenze speciali, che vede la prevalenza del criterio soggettivo - cioè l'affermazione del soggetto di avere esigenze speciali in relazione al turismo - sul mero criterio oggettivo. Nei paragrafi che seguono, dunque, illustreremo i risultati prodotti dall'indagine sia in termini più generali di domanda turistica, sia in particolare in termini di domanda di turismo accessibile, così come appunto l'abbiamo appena definita. 3.1 tre tipologie di domanda turistica La ricerca, effettuata su un campione rappresentativo della popolazione italiana, ci ha consentito di espandere all'intero universo - attraverso le opportune elaborazioni già citate - i risultati in termini di caratteristiche e comportamenti relativi al turismo. La metodologia utilizzata per approcciare le tematiche indagate si è innanzitutto fondata su una rilettura complessiva dei dati e delle informazioni raccolte rispetto ad alcune variabili-chiave[7], tali cioè da discriminare significativamente comportamenti/attitudini della popolazione. In tal modo pertanto è stato possibile identificare alcuni gruppi di individui contraddistinti al proprio interno da caratteristiche comuni e comportamenti omogenei rispetto al turismo. Com'è ovvio, la prima fondamentale distinzione operata ha diversificato la popolazione italiana in due macro-segmenti[8]: A. i viaggiatori, quanti cioè hanno effettato almeno un viaggio nell'ultimo anno con un pernottamento fuori casa; B. i non viaggiatori. All'interno di questi due raggruppamenti, poi, sono state operate ulteriori sottoclassificazioni, rese necessarie dagli obiettivi stessi previsti dal progetto, che miravano ad indagare specificamente sulla domanda espressa di turismo accessibile e su quella inespressa o potenziale. La macro-categoria A, pertanto, è stata suddivisa in tre ulteriori segmenti, definiti anche in questo caso dalle risposte degli individui ad alcune variabili discriminanti[9]. I viaggiatori, quindi, sono stati classificati in: A1. viaggiatori portatori di esigenze turistiche speciali, vale a dire quanti esprimono esplicitamente una domanda di turismo accessibile; A2. viaggiatori con età superiore ai 64 anni, ma che non palesano esigenze speciali; A3. viaggiatori con età inferiore ai 65 anni, senza speciali esigenze. Seguendo lo stesso procedimento metodologico, sono stati individuati segmenti diversi anche all'interno della macro-categoria B, relativa ai non viaggiatori, con lo scopo prioritario di rintracciare attraverso le variabili-chiave un gruppo che potesse essere definito di "turisti potenziali con esigenze speciali[10]". I sottogruppi identificati tra quelli attualmente non dediti in alcun modo al turismo sono stati: B1. non viaggiatori per mancanza di interesse, tempo o danaro; B2. non viaggiatori per propri problemi temporanei di salute/anzianità, che una volta risolto il problema andranno in parte a confluire nella più generale domanda turistica potenziale; B3. non viaggiatori per propri problemi permanenti di salute/anzianità, disponibili a viaggiare a determinate condizioni più favorevoli, che rappresentano la "domanda potenziale di turismo accessibile"; B4. non viaggiatori per propri problemi permanenti di salute/anzianità, che non immaginano condizioni tali da permettere loro di viaggiare; B5. non viaggiatori perché accudiscono temporaneamente un familiare (bambino/disabile), e che quindi in futuro eventualmente confluiranno in parte nella domanda turistica potenziale; B6. non viaggiatori perché accudiscono permanentemente un familiare (bambino/disabile), che intravedono condizioni per poter viaggiare in futuro, e quindi in parte andranno ad ingrossare le fila della generale domanda turistica; B7. non viaggiatori perché accudiscono permanentemente un familiare (bambino/disabile), che invece rinunciano a viaggiare. Come si è visto, dunque, all'interno del segmento sono presenti quote diversificate di domanda turistica potenziale, ma solo il gruppo B3. - quello degli individui con problemi permanenti di salute/anzianità che viaggerebbero a determinate condizioni - si rivela palesemente come domanda potenziale di turismo accessibile. E' d'altro canto ipotizzabile che opportuni interventi, maggiori informazioni, e quindi l'affermarsi di condizioni di accessibilità diffuse - oggi altrimenti inimmaginabili - possano determinare anche nei soggetti ricaduti nel gruppo B4. - cioè quelli con problemi personali permanenti che affermano di non poter viaggiare in alcun modo - l'insorgere di una domanda turistica che attualmente non riescono neppure a scorgere. In sintesi, alla luce dunque di tale metodologia - procedura di raggruppamento degli individui in base a caratteristiche discriminanti - sono state focalizzate le tre tipologie di domanda turistica che il nostro studio aveva il compito di analizzare, ovvero: ü la domanda turistica accessibile (A1) ü la domanda turistica degli anziani (A2) ü la domanda potenziale di turismo accessibile (B3). L'analisi dell'indagine sugli italiani, ed in particolare l'analisi di queste tre tipologie di domanda, ha prodotto risultati che possono essere utilmente distinti tra: ü risultati di tipo "quantitativo", ovvero che quantificano la domanda di turismo accessibile espressa e la domanda di turismo accessibile potenziale degli italiani, ü risultati di tipo "qualitativo", vale a dire che identificano e caratterizzano tipologie di turisti diversi con le relative modalità ed esigenze rispetto alla pratica del viaggiare.
3.2 la quantificazione della domanda di turismo accessibile degli italiani Le elaborazioni e le successive analisi delle informazioni reperite con la campagna di interviste hanno consentito di misurare la consistenza dei principali fenomeni turistici, oggetto dello studio realizzato da ITER. Qui sottolineiamo soprattutto i risultati relativi alla quantificazione dei principali aspetti del turismo accessibile, mentre per i dati più generali rispetto al turismo rimandiamo alla Figura 3.1 che illustra più dettagliatamente la numerosità di tutti i sottogruppi in precedenza descritti. Tra gli italiani che viaggiano (circa il 55% della popolazione, ovvero quasi 31 milioni e 200 mila persone[11]), la domanda esplicita di turismo accessibile è costituita da: ü le 889.330 persone che esprimono esigenze speciali e rappresentano circa il 3% dei turisti italiani; ü i 2.140.785 individui che sono anziani (con più di 64 anni) e rappresentano quasi il 7% degli italiani che viaggiano.
Costoro potrebbero essere affiancati in futuro, nel caso in cui vengano migliorate o soddisfatte ulteriori condizioni di accessibilità, dalla cosiddetta domanda potenziale di turismo accessibile quantificabile in: · 488.599 italiani, che dichiarano di non viaggiare a causa di problemi di salute permanenti ma che sarebbero disposti a muoversi a particolari condizioni. A questo punto vale la pena richiamare almeno lo studio già citato della Touch Ross “Profiting From Opportunities”, le cui stime divergono sostanzialmente dai risultati della presente ricerca sul campo (i loro 6 milioni di disabili potenziali turisti contro i nostri circa 490 mila). Come avevamo accennato, il metodo indiretto della Touch Ross si fonda su stime ed ipotesi desunte esclusivamente dalla disamina di fonti ufficiali - i cui limiti abbiamo ampiamente dibattuto in precedenza - e non tengono conto di alcuni fattori spesso sottesi ad alcune rilevazioni degli enti preposti: un primo fattore che enfatizza i dati Touch Ross è il fenomeno, tipicamente italiano, delle cosiddette "false invalidità" che gonfia in modo rilevante i numeri ad esempio dell'INPS. Un secondo fattore è invece quello della definizione stessa di invalidità, il cui possesso "ufficiale" da una parte non è sempre ed immediatamente indicatore di una disabilità e di un'esigenza speciale riscontrabile nella pratica del viaggiare (ad esempio una piccola menomazione ad una mano non comporta l'insorgere di disabilità o ostacoli al viaggiare); dall'altra invece nella rilevazione diretta gli intervistati manifestano la loro invalidità solo se è veramente grave e limitante anche nelle funzioni della vita quotidiana. A causa di tali considerazioni, dunque, le ipotesi della Touch Ross non possono essere confrontate con i dati ITER e quindi non saranno utilizzate come scenario di riferimento per ulteriori valutazioni, come quelle relative al turismo accessibile proveniente dall'estero verso l'Italia.
3.3 la qualificazione della domanda di turismo accessibile: quali "turisti "e con quali esigenze 3.3.1 Le caratteristiche generali sulla domanda di turismo degli italiani Come già accennato, il 54,6% della popolazione italiana dichiara di aver effettuato almeno un viaggio, con un pernottamento fuori casa, nell'ultimo anno. Descriviamo ora sinteticamente le principali caratteristiche socio-anagrafiche dell'insieme dei "turisti" italiani: ü sono uomini nel 53% dei casi e donne nel 47% (grafico 3.1); ü il 37% ha un'età compresa tra i 25 ed i 44 anni, il 20% è tra i 45 ed i 64 anni, il 18% ha tra i 15 e i 24 anni, mentre i più giovani (meno di 14 anni) sono il 17% ed i più anziani (oltre i 64) rappresentano poco meno dell'8% (grafico 3. 2): ü sono nel 28% dei casi impiegati, insegnanti, tecnici o quadri e nel 19% lavoratori dipendenti e nel 16% studenti (grafico 3.3); ü la provenienza geografica è per il 44,2% di loro il Nord, per il 25% il Centro e per il 30,8 il Sud della penisola (grafico 3. 4). Tali caratteristiche socio-economiche prevalenti connotano il profilo medio di un viaggiatore per lo più appartenente a ceti ed età medi, residente nelle regioni settentrionali. Passando, poi, ad osservare le peculiarità dell’ultimo viaggio intrapreso, possiamo notare che: ü si sono mossi verso mete nazionali oltre il 71% dei turisti italiani contro circa un 28% che ha prescelto invece l’estero (grafico 3.5); ü nel nostro Paese, le destinazioni sono state nell’ordine prevalentemente: l’Emilia Romagna (9,8%), la Toscana (9%), il Lazio (8,3%), la Lombardia (7,5%) e la Sicilia (7,1%) (grafico 3.6); ü la concentrazione stagionale dei viaggi – escludendo agosto che da solo raccoglie il 24% dei viaggi degli italiani – va soprattutto dal mese di aprile a quello di luglio, che insieme assorbono il 50% degli ultimi spostamenti per turismo registrati (grafico 3.7); ü la scelta del periodo, in cui effettuare l’ultimo viaggio, è stata prevalentemente determinata da una libera scelta (41,7% dei casi) oppure subordinata alle ferie (33,8%) (grafico 3.9); ü lo scopo predominante del viaggio è stato per quasi il 52% dei casi legato a svago e divertimento[12], oppure – anche se a larga distanza - quello di far visita a parenti o amici (13,1%) o di intraprendere un tour in città d’arte (12,2%) (grafico 3.8); ü i mezzi di trasporto maggiormente utilizzati sono stati da una parte - e soprattutto - l’automobile (oltre il 50%) e dall’altra l’aereo (20,7%) (grafico 3.10); ü l’organizzazione del viaggio è largamente effettuata in modo completamente autonomo (oltre il 70% dei casi) (grafico 3.11); ü viene preferito come alloggio l’albergo di 2/3a categoria (31,2%) oppure un’abitazione propria o di parenti/amici (27%) o in fitto (grafico 3.12); 14. infine, va sottolineato che – sebbene quasi la metà dei turisti italiani non fa più di un viaggio all’anno – c’è anche un buon 24% che si è spostato per turismo un paio di volte nel corso dell’ultimo anno ed un 10% che l’ha fatto tre volte (grafico 3.13). L’insieme degli elementi che caratterizzano, dunque, più specificamente la tipologia di turismo prevalente tra gli italiani, ci restituiscono il profilo medio di un turismo innanzitutto rivolto all’interno del Paese, legato alle cosiddette “vacanze” e per di più concentrato nei periodi “canonici” delle ferie, e proprio per questo l’automobile è il mezzo maggiormente utilizzato così come molto spesso si pernotta in una casa di famiglia o in fitto o, al più, in un albergo o pensione confortevole e familiare. 3.3.2 Le caratteristiche della domanda di turismo accessibile e della domanda di turismo degli anziani Una volta descritta nel complesso la domanda turistica degli italiani, passiamo ad analizzare le due tipologie di domanda che rappresentano l’oggetto principale del nostro studio, ovverosia la domanda di turismo accessibile e quella espressa dagli anziani. Si tratta, come è stato già accennato, di due distinti segmenti di domanda, che si caratterizzano per aspetti, motivazioni, modalità e comportamenti ben differenziati. Per mettere meglio in luce la diversità di queste due tipologie di domanda turistica, non solo le confronteremo tra loro ma le raffronteremo anche con altri segmenti di domanda: in tal modo, pertanto, è possibile mettere in evidenza le significative specificità dei diversi turismi [13] ed il profilo delle caratteristiche e delle esigenze che li accompagnano. 3.2.2.1 La domanda di turismo con esigenze speciali La tipologia di questo segmento di domanda turistica è stata individuata prendendo in considerazione tutte quelle fasce della popolazione che dichiaravano esplicitamente di avere esigenze speciali da soddisfare nel momento di intraprendere un viaggio: di conseguenza si è scelto di privilegiare la percezione soggettiva di un bisogno e di una qualche difficoltà connessi al turismo. E' evidente dunque che, mentre per alcuni soggetti queste esigenze e difficoltà - incontrate, superate o comunque non vissute come impedimenti nel quotidiano - vengono percepite come tali soltanto o principalmente nella pratica del viaggiare[14], per altri la "disabilità" non necessariamente comporta l'insorgere diretto di difficoltà riscontrate durante i viaggi o addirittura può non essere sentita come un'esigenza speciale[15]. Delineiamo, dunque, i tratti distintivi del viaggiatore con esigenze speciali – circa 890mila italiani - partendo dalle sue caratteristiche socio-economiche. 15. Va detto innanzitutto che la proporzione tra i sessi in questo caso risulta decisamente invertita rispetto a quella più generale del profilo tipico del turista italiano: in questa tipologia le donne sono quasi il 54% e gli uomini il 46% (tabella 3.1). 16. Allo stesso modo, in confronto alla domanda turistica complessiva, gli anziani sono decisamente più numerosi (22,8% contro il 7,5%; cfr. tabella 3.2). 17. Si osserva poi che, tra i turisti con esigenze speciali, si rafforzano maggiormente i ceti medi della stratificazione sociale delle professioni (impiegati, insegnanti o quadri, e lavoratori autonomi, cfr. tabella 3.3). 18. Inoltre aumenta decisamente sia il Nord sia il Sud come area di residenza (rispettivamente il 49 ed il 35% contro il 44 ed 31% della domanda turistica generale; cfr. tabella 3.4) a scapito, evidentemente, delle regioni del Centro Italia. Anche relativamente al modo di fare turismo questa tipologia di viaggiatori italiani si distingue significativamente sia per modelli di preferenza sia per comportamenti di consumo. In primo luogo, a conferma della loro minore mobilità nei confronti di percorsi più impegnativi, i turisti italiani con esigenze speciali viaggiano soprattutto all'interno del nostro Paese (quasi l'82%, tabella 3.5), ed in particolare mostrano una preferenza più marcata per il Trentino, la Liguria e la Lombardia (tabella 3.6). Va notato che le regioni meridionali non risultano essere particolarmente attrattive: il Sud nel complesso non arriva a sommare il 30% degli ultimi viaggi realizzati dalla cosiddetta domanda accessibile. D'altro canto, la predilezione dimostrata per alcune aree settentrionali va, senza dubbio, correlata ad una migliore visibilità del loro patrimonio di offerta in termini di servizi e strutture adeguate a favorire l'accessibilità. Altro tratto distintivo di questo segmento di domanda è quello relativo alla loro maggiore disponibilità a muoversi più volte a fini turistici nell'arco dell'anno (4 viaggi annuali contro i 3 dell’intera domanda turistica) e a fare soggiorni di maggiore durata (13 giorni contro 11; tabella 3.7), dimostrando così una discreta propensione ed un significativo interesse al consumo turistico. Al contempo, però, rispetto alla domanda turistica complessiva, appaiono più accorti nello spendere (114mila lire al giorno per persona in media, cfr. tabella 3.7; e ben il 68% non supera la spesa pro-capite al giorno di £.100.000; cfr. tabella 3.8). Inoltre, forse proprio per una maggiore attenzione ai costi, probabilmente per evitare i disagi dei momenti di maggiore concentrazione vacanziera, i turisti portatori di esigenze speciali "spalmano" maggiormente lungo tutto il corso dell'anno i propri viaggi, facendo registrare quindi una "destagionalizzazione" dei mesi estivi a beneficio soprattutto di quelli autunnali o primaverili (tabelle 3.9). In qualche modo connessi alla scelta del periodo migliore per viaggiare, appaiono le motivazioni dell'ultima vacanza: come è ovvio è sempre consistente la percentuale di quanti si sono mossi per svago e divertimento (37%), ma prende maggiore peso anche la domanda accessibile generata da motivi di cura, benessere e termalismo (16%), a cui va aggiunta anche una quota relativa a viaggi di studio o di affari più marcata di quella generata da altri tipi di domanda (10,3%; cfr. tabella 3.10). Il mezzo di trasporto utilizzato per viaggiare è per quasi il 55% dei turisti con esigenze speciali l'automobile, per il 14% il treno e per il 18,7% l'aereo: per questi ultimi due mezzi si nota che in rapporto al profilo turistico generale i turisti "disabili" sono meno propensi a spostarsi in aereo e più disposti a servirsi delle ferrovie (tabella 3.11). L'organizzazione del viaggio è fatta largamente in modo autonomo - quasi nel 79% dei casi, vale a dire molto più di quanto si verifichi nelle altre tipologie di turismi -, e qualora viene demandata ad altri, accanto alle agenzie ed ai tour operators si fanno più presenti sia enti ed associazioni di Cral aziendali come organizzatori di supporto (tabelle 3.12 e 3.13). Per quel che riguarda le preferenze accordate alle diverse tipologie di alloggio, queste non sembrano discostarsi di molto da quelle espresse dalla più generale domanda turistica, anche se si fa più consistente in particolar modo il pernottamento presso case proprie o di parenti e amici (31%). Sempre dal confronto con gli altri profili di domanda, risulta poi evidente che i viaggiatori con esigenze speciali frequentano, più degli altri, strutture ricettive extra-alberghiere più economiche e defilate dai flussi turistici, quali i residence, le case per ferie o gli istituti religiosi (rispettivamente nel 6,3% e nel 3,7% dei casi; cfr. tabella 3.14). Dopo la descrizione dei comportamenti turistici espressi dal segmento della domanda accessibile, soffermiamoci ora sulle esigenze e le difficoltà incontrate da questa tipologia di viaggiatori italiani al momento di intraprendere un'attività turistica. Va detto innanzitutto che all'interno della componente del turismo accessibile, sono presenti diversi gradi di disagio ovvero di esigenze da soddisfare per affrontare un viaggio: sebbene in larga maggioranza (84,4%) i turisti di tale gruppo manifestano una sola esigenza speciale, il 10% di loro ne ha invece due, ed oltre il 5% almeno tre (grafico 3.14). Osservando in dettaglio le esigenze dichiarate, emergono in ordine di importanza quelle relative ad una dieta particolare (42,7%, cioè circa 380mila persone), ad ambienti ipo/anallergici (37,4, circa 332mila individui) ed alla necessità di visite e cure mediche (29,1%, quasi 260mila italiani), che sembrano rappresentare le maggiori urgenze da prendere in considerazione per organizzare un viaggio da parte di questo segmento di domanda (grafico 3.15). Seguono poi a distanza le esigenze motorie, quelle relative ai disturbi sensoriali ed infine quelle legate a problemi dell'orientamento e comunicazione. Legate a questo scenario di bisogni di accessibilità, si prospettano dunque diverse difficoltà incontrate nel corso di un viaggio. Va però sottolineato che l'emergere di un'esigenza non sempre si scontra con un ostacolo: in taluni casi, infatti, il turista organizza il proprio viaggio in funzione delle proprie necessità surrogando le carenze dell'offerta ricettiva in senso lato con la ricerca di strutture e servizi più adeguati alle proprie esigenze; in altri casi le esigenze speciali non si traducono neanche in vere e proprie difficoltà, forse anche grazie alle precauzioni prese. Nella tabella 3.15, infatti, sono messe in evidenza le diverse difficoltà dichiarate dai turisti della domanda accessibile: primeggiano senza dubbio la reperibilità di strutture e personale sanitario e la reperibilità di vitto dietetico, indicati rispettivamente da circa 97mila e 74mila persone; seguono poi l'accessibilità ai mezzi di trasporto per 54 mila individui e quella ai servizi per altri 44mila. In considerazione del fatto che comunque ogni turista in possesso di un'esigenza speciale poteva dichiarare di incontrare anche più di una difficoltà, vale la pena verificare per ciascuno dei bisogni di accessibilità dichiarati quali e quanti siano di fatto gli ostacoli incontrati. Dalle tabelle 3.16 e 3.17, si può notare innanzitutto che in termini assoluti: 19. le difficoltà di reperibilità di vitto dietetico è prevalente appunto tra i turisti con esigenze di diete speciali (quasi 74.000 persone); 20. le difficoltà di reperibilità di personale e strutture sanitarie è particolarmente diffusa tra turisti con esigenza di ambienti ipo/anallergici (circa 44mila persone), con necessità di visite e controlli medici (52mila individui), con esigenze di dieta speciale (poco meno di 33mila), ma anche con esigenze motorie (quasi 20mila turisti); 21. le difficoltà incontrate nell'accessibilità ai mezzi di trasporto è ovviamente più marcata per i turisti con esigenze motorie, ma anche per quelli con bisogno di visite e cure periodiche (rispettivamente circa 42mila e quasi 19mila persone); 22. le difficoltà incontrate nell'accessibilità ai servizi coinvolgono soprattutto 39mila turisti con esigenze motorie, 11mila con esigenze di controlli medici ed altri 11mila con esigenze di ambienti anallergici; 23. le difficoltà incontrate nell'accessibilità alle strutture ricettive sono particolarmente sentite tra i viaggiatori con esigenze motorie (21mila) e con esigenze di cure e visite mediche (quasi 11mila). Infine, l'ultimo aspetto da trattare a proposito della domanda accessibile - secondo gli obiettivi del nostro studio - è quello relativo alla capacità attrattiva delle regioni meridionali nei confronti di tale segmento turistico italiano. Come abbiamo già visto, nell'ultimo viaggio effettuato dai turisti con esigenze speciali il Sud non raggiungeva complessivamente il 30% dei casi. In ogni caso, però, quasi il 70% di questi turisti ha visitato in qualche altra occasione l'area meridionale (grafico 3.16), e di questi circa il 27% è stato in Puglia, quasi il 25% si è recato in Campania e il 23% in Sicilia (grafico 3.17). Appare significativo il giudizio espresso sull'accessibilità complessiva riscontrata da questi turisti nelle regioni meridionali: oltre il 78% dichiara di non aver incontrato alcun problema riguardo l'accessibilità contro solo un 11% che invece afferma di avuto nel Sud maggiori difficoltà che in altre aree del Paese (grafico 3.18). 3.2.2.2 La domanda di turismo degli anziani Questo segmento, composto da 2 milioni 140mila persone, è stato individuato in quei viaggiatori che, pur avendo più di 64 anni, hanno dichiarato di non avere esigenze speciali e dunque di non incontrare difficoltà nello svolgere attività turistiche, mentre quanti fra gli anziani manifestavano esigenze speciali sono entrati a far parte della domanda accessibile[16]. Il profilo del turista italiano anziano è caratterizzato dai seguenti aspetti socio-economici: ü un'equa distribuzione tra uomini e donne (il 50% ciascuno; tabella 3.1); ü una marcata presenza di casalinghe[17] (28,6%), rispetto ad altre tipologie di domanda (tabella 3.3); ü seppure con una prevalenza di residenti nelle regioni settentrionali, rispetto alla domanda accessibile questo segmento vanta un maggior numero di abitanti nelle aree del Centro del Paese (26,4% contro il 15,8%; cfr. tabella 3.4). Per quanto riguarda, poi, più specificamente le peculiarità della domanda turistica espressa dai viaggiatori anziani risulta evidente che - per quanto sussistano alcune similitudini nelle preferenze e nei comportamenti con la domanda accessibile - si differenzia in ogni caso soprattutto dalla domanda turistica complessiva ma anche per taluni aspetti da quella manifestata dai viaggiatori con esigenze speciali. Il primo dato da osservare è quello relativo alla destinazione Italia/Estero prescelta: gli anziani - anche se non restii come i disabili ad oltrepassare i confini nazionali - dimostrano una minore propensione verso destinazioni internazionali (25,5% contro il 29% della domanda complessiva; cfr. tabella 3.5). All'interno dell'Italia gli "over 64" preferiscono come destinazioni la Toscana (10,6%), il Lazio (9,3%) e la Sicilia (9,6%), e complessivamente le otto regioni del Sud risultano meta per il 33,5% di loro (tabella 3.6). In secondo luogo, come si nota nella tabella 3.7, gli anziani viaggiano meno frequentemente dei turisti accessibili, ma per periodi in media decisamente più lunghi (16 giorni contro i 13 della domanda accessibile e gli 11 della domanda complessiva). Si dimostrano, inoltre, come la domanda di consumo turistico con la minore capacità di spesa media sia complessiva per viaggio che per persona/giorno (rispettivamente 1.350mila lire di spesa complessiva e 112mila lire cadauno al giorno). Come ed ancor di più dei turisti con esigenze speciali, gli anziani distribuiscono i propri viaggi durante tutto l'arco dell'anno, concentrandosi soprattutto nei mesi di Aprile (11,5), Maggio (ben 22,2%), Giugno (quasi il 15%) e Luglio (13%), evitando quasi - al contrario di tutti gli altri turisti italiani - il momento di punta di Agosto (tabella 3.9). Causa di tale scelta è certamente la maggiore disponibilità di tempo che hanno i viaggiatori con oltre 65 anni, confermata anche dai dati della tabella 3.18: per ben il 74,4 degli anziani la scelta del periodo in cui effettuare l'ultimo viaggio è stata dipendente esclusivamente dalla propria volontà. Ulteriore dimostrazione di un comportamento meno vincolato da impegni lavorativi o organizzativi viene data anche dai risultati relativi alle motivazioni che li hanno spinti ad intraprendere l'ultimo viaggio, il cui obiettivo si dicotomizza prevalentemente tra svago, divertimento e visita a parenti o amici (38 e 28%; cfr. tabella 3.10). Vogliamo poi segnalare che tra i motivi, cominciano a prendere consistenza per questi anziani anche quelli legati al turismo religioso. Per quanto, poi, questo segmento non si percepisca come portatore di esigenze particolari rispetto al turismo, è invece evidente che l'età è direttamente collegata alla scelta del mezzo di trasporto utilizzato per spostarsi: gli "over 64" usano l'automobile molto meno degli altri turisti, ed al contrario preferiscono maggiormente il treno e soprattutto gli autobus ed i pullman (23%; cfr. tabella 3.11). Ciò anche perché ricorrono molto più spesso degli altri segmenti di domanda ad un'organizzazione esterna del proprio viaggio, che risulta totalmente organizzato da altri nel 31% dei casi (tabella 3.12). Si avvalgono in queste occasioni soprattutto di agenzie e tour operators, ma si affidano più di frequente anche ad associazioni ed enti religiosi (tabella 3.13). Tale modalità di organizzazione del viaggio va senza dubbio interrelata con l'interesse per i pellegrinaggi ed i luoghi religiosi dimostrato dagli anziani, che - opinione largamente condivisa tra gli operatori dell'offerta - coltivano, più di altri segmenti della domanda, il turismo religioso. L'ultima delle modalità turistiche presa in considerazione per la domanda formulata dagli anziani riguarda la tipologia di alloggi generalmente preferita: di gran lunga i viaggiatori "over 64" trovano accoglienza in casa di proprietà o di amici e parenti (quasi il 40%) e, solo in seconda posizione, in alberghi o pensioni più economiche (tabella 3.14). Anche questo elemento si prospetta come una conferma indiretta della minore capacità di spesa della domanda turistica degli anziani che, pur godendo di maggiore libertà nella scelta del periodo in cui effettuare un viaggio, sono invece maggiormente vincolati nel contenimento dei costi e meno autonomi nell'organizzazione stessa dello spostamento turistico.
3.4 la domanda inespressa o potenziale di turismo accessibile: chi viaggerebbe e a quali condizioni L'ultimo segmento di domanda analizzato riguarda quella parte della popolazione italiana, che almeno da un anno non ha fatto spostamenti a fini turistici a causa di problemi di salute permanenti, ma che sarebbe interessata a viaggiare se fossero soddisfatte alcune particolari esigenze. Si tratta di circa 490mila italiani, individuati tra gli oltre 25 milioni che non viaggiano, attraverso l'esplicita dichiarazione di essere motivati a fare turismo ma di essere impossibilitati a farlo per le proprie condizioni psico-fisiche irreversibili. A ragione, dunque, tale segmento rappresenta la domanda accessibile inespressa potenziale. Il profilo medio degli italiani che rientrano in questa categoria ha una caratterizzazione sociale ben definita: · prevalgono nettamente le donne sugli uomini (60%; cfr. tabella 3.19); · nel 72% dei casi hanno più di 64 anni (tabella 3.20); · risaltano soprattutto le casalinghe (29%) e i lavoratori dipendenti[18] (28%; cfr. tabella 3.21); · sono residenti equamente in tutte le tre circoscrizioni, con solo una leggera prevalenza delle regioni settentrionali (tabella 3.22). I dati poi danno ragione del motivo per il quale tale segmento attualmente non faccia turismo: il 61% è affetto da gravi condizioni di salute mentre il rimanente 39% accusa generiche difficoltà a spostarsi o viaggiare (grafico 3.19). Gli ulteriori elementi indagati, relativi alla loro disponibilità a trasformarsi da domanda potenziale in domanda accessibile effettiva, consentono alcune riflessioni. Innanzitutto è particolarmente interessante l'analisi delle condizioni ritenute necessarie da tali persone per rendere possibile una loro eventuale attività turistica. Difatti, una predominante maggioranza (oltre il 62%) indica nella propria necessità di avere un accompagnamento il requisito minimo per fare turismo; un altro 25% richiederebbe in primo luogo la disponibilità di assistenza medica; mentre un 6,5% avrebbe bisogno di vedere superate le barriere architettoniche nelle strutture e nei servizi (grafico 3.20). Le preferenze sugli itinerari, che la domanda potenziale esprime attualmente, si rivolgono in particolar modo alle località marine (34%) e a quelle montane o collinari (28%). L'Italia (nel 47,7% dei casi), ed in particolare quella del Nord, si configura come la meta più ambita, anche se - data la difficoltà ad immaginare come realizzabile al momento quella che attualmente è solo un'ipotesi remota - questi "candidati" al turismo accessibile molto spesso non riescono ad esprimere una preferenza sulla destinazione (43%; cfr. grafico 3.22). Approfondendo, infine, le preferenze nelle diverse circoscrizioni, tra quanti indicano come destinazione le regioni settentrionali primeggia senza dubbio il Trentino seguito a larga distanza dall'Emilia Romagna (rispettivamente 32mila e 700 e circa 20mila potenziali viaggiatori; cfr. grafico 3.23); tra quelli che invece preferirebbero visitare le aree del Centro Italia è decisamente la Toscana la meta più ambita (circa 30mila persone; cfr. grafico 3.24); tra quelli infine che vorrebbero recarsi nel Sud sono quasi a pari merito preferite Calabria, Sicilia e Campania (circa 20mila turisti potenziali ciascuna; cfr. grafico 3.25). 3.5 un ulteriore spunto di riflessione: la quantificazione delle invalidità degli italiani Accanto allo studio della domanda di turismo accessibile, l'indagine condotta sul campo ha rilevato per ogni individuo del campione e per tutti i componenti della sua famiglia la presenza di una forma di invalidità tale da richiedere assistenza o accompagnamento. Mentre per la sezione del questionario rivolta ai singoli intervistati la presenza di esigenze speciali è stata rilevata sottoponendo una serie di domande sui comportamenti, esigenze e difficoltà in occasione dei viaggi; nella parte conclusiva dell'intervista si è teso a rilevare eventuali invalidità presenti in tutta la famiglia. Va sottolineata ancora una volta l’importanza della percezione soggettiva in questo tipo di indagine. Il punto di vista soggettivo, infatti, riguarda senz’altro la percezione di difficoltà e/o esigenze particolari che emergono nella pratica del viaggiare, ma riguarda anche la valutazione del proprio o altrui stato di invalidità. A tale riguardo va citata quale esempio l’"Indagine multiscopo sulle famiglie" effettuata dall’ISTAT – e più volte richiamata nel presente rapporto - ed in particolare l’avvertenza eplicitata dai ricercatori che affermano: Tutte le risposte ai quesiti (per stabilire la presenza di una disabilità) si basano su una valutazione soggettiva dell’intervistato (o di un suo diretto familiare) del grado di autonomia funzionale posseduto e pertanto risentono dell’influenza di fattori cognitivi, culturali o emozionali dell’intervistato stesso.[19] Il numero totale dei componenti sondati in tal modo è stato pari a 28.614. Anche in questo caso si è proceduto ad un riproporzionamento e ad un'espansione rispetto all'universo della popolazione italiana. Presentano una o più forme d'invalidità grave 2.295.900 italiani pari al 4% dell'intera popolazione. Ad essi, possono essere affiancati - pur non dichiarando gravi invalidità - 8.056.443 anziani di oltre 64 anni, che rappresentano il 14,7% della popolazione (Figura 2). La tipologia o le tipologie[20] di invalidità presentate sono in primo luogo la necessità di assistenza nelle funzioni quotidiane (il 61,4% del totale) e in secondo luogo – e con tutta probabilità associata a questa – la necessità di accompagnamento (56,3%). Questo dato può essere confrontato con quello dell'ISTAT[21], del 1994, in cui sono state individuate sia le disabilità, sia le invalidità permanenti rispetto alla popolazione con età superiore ai 5 anni. Giova ricordare che con il termine disabilità l’ISTAT, in linea con la definizione ICDH[22] fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha
inteso rilevare la incapacità funzionale conseguente alla menomazione dovuta alla malattia. Secondo questa impostazione venivano stimati 2.677.000 disabili e 2.350.000 persone affette da invalidità permanenti. Tenendo quindi nel debito conto analogie e differenze (anche temporali) tra le due indagini, si può affermare che l’ordine di grandezza del fenomeno appare sostanzialmente confermato.[23] A conclusione di questo paragrafo sull’invalidità si riporta un dato che può essere interessante in quanto conferma quanto detto più volte nel corso di questa esposizione dei risultati della ricerca e cioè dell’importanza della percezione soggettiva ed in particolare della possibilità che per talune persone prendere opportune precauzioni rispetto alla propria condizione fisica e mentale possano essere vissute come “normali”. Il dato riguarda solo gli intervistati (e non più anche i familiari) che si sono definiti invalidi ed in particolare del sottogruppo di intervistati invalidi che effettuano viaggi pari a 339.057. Di questi la maggior parte afferma che nel viaggiare ha esigenze speciali (68,7%), ma il rimanente 31,3%, invece, viaggia e non esprime esigenze speciali né difficoltà connesse al viaggio. Speculare a questo dato è quello che indica che il 73,8% dei turisti con esigenze speciali non hanno dichiarato forme di invalidità, così come sono state rilevate e cioè tali da richiedere necessità di assistenza o di accompagnamento.
GRAFICI E TABELLE
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(excel) [1] Si palesa infatti con evidenza il motivo per cui - sic stantibus rebus - per le principali valutazioni quali-quantitative dei fenomeni connessi alla disabilità si adottano comunemente procedimenti di stima e di previsione. [2] E’ quest’ultimo il caso dell’Italia dove, per effetto di modifiche legislative e di vacatio normative regionali e nazionali, le presenze turistiche nelle strutture extra-alberghiere sono solo quelle relative ad esercizi ricettivi ufficialmente rilevati, tra i quali non rientrano per esempio le case in affitto per vacanza, gli affittacamere, le aziende agrituristiche, le case per ferie, i bed&breakfast, etc.. Uno degli effetti di tale situazione – oltre alla sottostima dei fenomeni – è quello di “improvvise” cadute dei flussi turistici, nonché dell’inattendibilità dei confronti a livello regionale. [3] Cfr. “Settimo Rapporto sul Turismo Italiano 1997” realizzato con il patrocinio del Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio. [4] Per una descrizione dettagliata del procedimento metodologico che ha condotto all’individuazione dei gruppi di comuni si rimanda all’Allegato: “L’analisi fattoriale per la scelta delle unita’ primarie di campionamento: identificazione degli strati e selezione dei comuni campione”. [5] Un campione semplice di eguale dimensione avrebbe fornito uno scarto quadratico medio pari allo 0,52%. [6] Si ricorda che la definizione di "viaggio" adottata per l'intervista prevedeva almeno un pernottamento fuori dalla propria abitazione. [7] Sono state utilizzate come variabili-chiave le risposte ad alcune domande del questionario. [8] La variabile-chiave in questo caso è rappresentata dalla prima domanda del questionario, che intendeva sondare se l'intervistato aveva svolto o meno almeno un viaggio nel corso dell'ultimo anno. [9] Le domande "filtro" adoperate per segmentare la macro-categoria A erano volte a verificare da una parte la presenza/assenza di esigenze turistiche speciali, e dall'altra l'età inferiore/superiore ai 65 anni dell'intervistato. [10] Variabili discriminanti per il segmento dei "non viaggiatori" sono state quelle relative innanzitutto ai motivi per i quali costoro non viaggiano; e poi successivamente - per quanti adducono problemi di salute propri o di un familiare - se sono motivi permanenti o temporanei, ed in quest'ultimo caso se viaggerebbero a qualche condizione. [11] Il confronto tra il dato dell'indagine ITER 1999 e quello di "L'offerta e la domanda turistica in Italia", - indagine campionaria dell'ISTAT del 1993 - dimostra una notevole "conformità" dei risultati. Infatti l'ISTAT stimava che circa il 46% degli italiani avesse effettuato una vacanza con almeno quattro pernottamenti nell'ultimo anno. Il dato ITER, che raggiunge il 54,6%, è stato invece raggiunto tenendo conto di almeno un pernottamento fuori casa. L'incremento pertanto rispetto all'ISTAT è frutto di due fattori: il primo è l'estensione dei limiti del viaggio (anche una sola notte invece che almeno quattro); il secondo è poi un fisiologico incremento dei viaggi della popolazione registrato nei sei anni intercorsi fra le due indagini. Ancora una conferma, inoltre, dei risultati ITER arriva da altre indagini sul turismo degli italiani che stimano nel 55% i residenti in Italia che godono almeno di una vacanza l'anno (Doxa, Trademark, etc.). [12] Rispetto ad altre valutazioni - ad esempio quelle elaborate su dati puntuali ISTAT nell'8° Rapporto sul Turismo - sembrerebbe sottodimensionata la quota del cosiddetto "turismo business" e, al converso, sovrastimata quella del "turismo vacanziero". In realtà, va ricordato che nell'indagine si chiedeva agli intervistati quale fosse l'ultimo pernottamento turistico effettuato ed il suo scopo: poiché la campagna di rilevazione si è svolta nel mese di luglio 1999, è evidente che quindi fossero più frequenti e numerosi gli spostamenti per svago e divertimento a ridosso dei mesi estivi piuttosto che quelli di lavoro, visto che - anche secondo i dati ISTAT - è in questi mesi che aumentano corposamente gli spostamenti per vacanza e si riducono quelli business. [13] Ci rifacciamo qui alla "logica dei turismi plurimi", ampiamente discussa nei Rapporti sul Turismo Italiano coordinati da E. Becheri, per indicare la frammentazione della domanda turistica attorno soprattutto alle esigenze "speciali" dichiarate dai turisti. [14] Per esempio, nella routine del quotidiano l'esigenza di una dieta speciale può essere inquadrata nella "normale" organizzazione dei pasti senza comportare alcuna limitazione allo svolgersi delle attività di ogni giorno; al contrario nel programmare un viaggio o un pernottamento fuori casa tale esigenza può rappresentare una difficoltà nella scelta del tour operator o del gruppo con cui spostarsi, degli alberghi e degli esercizi di ristorazione. [15] E' questo invece il caso di molti cardiopatici, che non si percepiscono come portatori di esigenze speciali nei confronti della pratica del viaggiare, oppure - come è stato rilevato dall'indagine sul campo - di una persona affetta da distrofia muscolare che non riteneva di incontrare difficoltà particolari quando faceva turismo. [16] Si ricorda che il criterio adottato in questo caso - come per tutta l'indagine - quello della percezione soggettiva dell'intervistato rispetto alla propria condizione ed alle proprie esigenze speciali da soddisfare nel corso di un viaggio. [17] Si fa notare che allo scopo di ottenere un indicatore indiretto dello status socio-economico, per i pensionati è stata rilevata l'ultima posizione raggiunta nella professione, piuttosto che il loro stato di ritirati dal lavoro [18] Si ricorda che per i pensionati è stata rilevata l'ultima posizione raggiunta nella professione, piuttosto che il loro stato di ritirati dal lavoro. [19] ISTAT “Indagine multiscopo sulle famiglie", Anni 1987-1991, Volume 11, I disabili, Roma, 1995, pag. 12. [20] Va ricordato che i 2.295.900 soggetti individuati possono essere portatori di più di un tipo di invalidità. [21] ISTAT, "Indagine multiscopo sulle famiglie" Informazioni n°54, 1997, Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari nel 1994. [22] International Classification of Deaseases, Disability and Handicap. [23] Si ricorda, come è stato più volte ripreso nel corso dell’esposizione dei risultati della ricerca, che lo studio Touch e Ross, realizzato con una metodologia completamente diversa, senza l’interpello della popolazione, aveva effettuato invece una stima di 8.000.000 disabili in Italia, dato questo che appare decisamente sovrastimato. |
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