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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

 

MINORI - In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, 5 ong chiedono cittadinanza attiva per i Nats

ROMA - In occasione della giornata mondiale contro il lavoro minorile indetta dall’Oil, il Movimento Laici America Latina di Verona, l’Associazione Solidarietà Paesi Emergenti di Cantù (CO), l’Associazione Studi America Latina di Roma, l’Organismo Sardo di Volontariato Internazionale Cristiano di Oristano ed il Movimento per la Cooperazione Internazionale di Reggio Calabria hanno sollecitato l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, le istituzioni che si occupano di lavoro minorile, la società civile, le Ong e i movimenti noglobal a riconoscere e tenere in considerazione la voce dei Movimenti NATs, assenti nel convegno che Oilorganizza oggi a Roma.


“Come Ong appoggiamo il protagonismo e la cittadinanza dei NATs (Ninos y adolescentes trabajadores - bambini e adolescenti lavoratori nell'acronimo spagnolo), - si legge in una nota - che in Africa, in Asia e nell’America Latina hanno costituito veri e propri movimenti, per tutelare il loro diritto ad un lavoro dignitoso, remunerato e regolato con cui sostenere le difficoltà economiche delle proprie famiglie, che dia il giusto spazio all’educazione e al gioco”. “Troppo spesso la pressione delle campagne mondiali per l’abolizione del lavoro minorile, assieme agli indubbi effetti positivi in fatto di presa di coscienza collettiva del problema, ha portato con sé il difetto di avvallare l’erronea convinzione che nel Sud del mondo non esistano organizzazioni capaci di strategie e soluzioni coerenti ai loro problemi. Il Movimento Mondiale dei NATs è appunto una di queste voci”, spiegano le organizzazioni.


Le 5 Ong hanno realizzato "Il Mestiere di Crescere", un progetto di educazione allo sviluppo sul tema del lavoro minorile nel mondo che si sta attivando a livello nazionale grazie al finanziamento del Ministero degli Esteri.”Parlare di lavoro minorile e non avere come partner i Movimenti organizzati dei bambini lavoratori significa tralasciare uno spaccato di vita, un patrimonio pedagogico-educativo riconosciuto a livello internazionale con studi e analisi provenienti anche da diversi ambiti universitari (il Master di cultura dell'infanzia dell'Università San Marcos di Lima, l'Istituto Politecnico dell'Università di Berlino, la facoltà di Scienza dell'Educazione dell'Università di Bologna, per esempio)” sottolineano. Ricordano inoltre che nel gennaio scorso la Camera dei Deputati ha votato la risoluzione firmata dall'On. Maria Burani Procaccini (Forza Italia) e da vari componenti della Commissione Bicamerale per l'infanzia, tra cui On. Marida Bolognesi (DS), che impegna il Governo italiano ad "adottare iniziative efficaci per contribuire all'adozione, nei Paesi dove il problema è maggiormente presente, di misure che elimino le peggiori forme di lavoro minorile e tutelino eventuali forme di lavoro che permettano ai minori di avere un'istruzione scolastica e uno spazio per le libere attività creative". In particolare l'attenzione si rivolge espressamente ai Movimenti NATs impegnando il Governo ad "avviare contatti con le Organizzazioni di bambini e adolescenti lavoratori presenti in molti Paesi del mondo, per prendere in considerazione le loro esperienze e sostenerne progetti ed iniziative".


Le ong stanno organizzando il calendario di una serie di iniziative a livello nazionale per mantenere accesa l'attenzione sul lavoro minorile letto dalla parte dei bambini e adolescenti lavoratori organizzati nei Movimenti NATs, con l’obiettivo di “costruire un mondo più giusto ed umano che sappia riconoscere a livello politico-etico-culturale-economico che un mondo a misura di bambino, di bambina, di ragazzo e di ragazza è possibile”.

ILO Ufficio per l'Italia. Indirizzo:Villa Aldobrandini - Via Panisperna, 28 - 00184  - Roma (RM) Tel: 06 6784334 - 6794950 - 6791897, Fax: 06 679297

E-mail:rome@ilorome.it  http://www.ilo.org/rome

L'Italia - che è stato uno dei fondatori dell'Ilo - ha ratificato 102 Convenzioni Internazionali del Lavoro, sostiene i programmi di cooperazione tecnica dell'Organizzazione e mette a disposizione di questa il campus di Torino (insediato nel 1964) ove ha sede il Centro Internazionale di Formazione dell'ILO, ai cui costi di gestione concorre con una contribuzione annuale. Per il coordinamento della partecipazione italiana alle attività dell'Ilo, è stato istituito con decreto del 21 aprile 1993 un Comitato consultivo tripartito, presso il Ministero del Lavoro. L'Ufficio di Roma fu creato nel 1920; ospita una biblioteca contenente la collezione completa delle pubblicazioni dell'Organizzazione, offre al pubblico la possibilità di accedere alle sue banche dati attraverso Internet o CD-Rom, dispone di un servizio di video-comunicazione per conferenze e riunioni di lavoro a distanza.

ASAL - Associazione Studi America Latina Indirizzo:Via Tacito, 10 - 00193  - Roma (RM) Tel: 06/3235389 , Fax: 06/3235388 E-mail:progetti@armadillo.org; asal@flashnet.it responsabile:Elide M. Taviani  http://www.armadilla.org

E' una Ong che opera dal 1966 nel campo dello sviluppo dei Paesi Latino-Americani e che si prefigge di dare informazione attraverso analisi e ricerche sulla realtà sociale, economica, politica e religiosa dell'America Latina; di sensibilizzare l'opinione pubblica italiana; di educare allo sviluppo attraverso iniziative di solidarietà, e di realizzare corsi di formazione per operatori, in una prospettiva democratica e di interdipendenza, delle conoscenze teoriche e tecniche a disposizione dei Paesi del Nord verso quelli del Sud. Gestisce il centro Armadillo all'interno del quale vengono ospitati immigrati e realizzate attività di integrazione, in particolare per i bambini e il centro di riferimento per gli immigrati 'Il Ponte'. Tuttavia il maggiore impegno dell'ASAL è riscontrabile nell'editoria dove vengono pubblicati volumi relativi ai problemi dell'economia globale ed altri più inerenti all'America Latina (la collana Quale sviluppo , i Quaderni Asal/ , l'Agenda Armadilla). Notevole è l’attenzione per l'educazione e diversi sono i materiali didattici per l’insegnamento della geografia della Linea Peters.

MLAL - Movimento laici America Latina Indirizzo:Viale A. Palladio, 16 - 37138  - Verona (VR) Tel: 045-8102105, Fax: 045-8103181  E-mail:italia@mlal.org responsabile:Massimo Campedelli  http://www.mlal.org

E’ una ong di volontariato nazionale ed internazionale costituita nel 1966 con la duplice finalità di promuovere e sostenere l'attività dei volontari italiani in America Latina e sviluppare in Italia la solidarietà con i popoli latino-americani. Nel 1982 le è stato assegnato dalla Regione Veneto il Premio Veneto per la pace. Per la Realizzazione dei progetti di cooperazione il Mlal ha inviato nei paesi dell'America Latina circa 800 volontari (dei quali circa una trentina attualmente presenti in loco). Il MLAL si impegna a diffondere nell'opinione pubblica italiana e nella Chiesa italiana l'incontro fra le culture diverse ed un più equo rapporto con la realtà latino americana.

Lavoro minorile: che cosa sono i MOVIMENTI NATS

Sono organizzazioni di bambine e bambini e adolescenti lavoratori che si sono diffuse dapprima in America Latina, in Africa centro orientale, in India e da qualche anno anche in Europa contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Qualcuno ama definirli bambini sindacalisti , una definizione non condivisa dai sindacati occidentali e dalla stessa OIL, che insieme ad altre organizzazioni internazionali vedono in loro semplicemente bambini ai quali è stata negata l’infanzia.

I Movimenti non si prefiggono l’abolizione del lavoro minorile, ma operano con la finalità di proteggere i bambini, le bambine, gli/le adolescenti, da ogni tipo di sfruttamento, per garantire condizioni degne di lavoro. Essi chiedono, tra l’altro, il riconoscimento dei loro problemi, delle loro iniziative, delle loro organizzazioni, il rispetto del loro lavoro, inteso come ricchezza perché contribuisce a combattere la povertà dei loro paesi, un’educazione innovativa adatta al loro tipo di maturità ed esperienza, formazione professionale, salari adeguati, ambienti di lavoro sani. Ma soprattutto chiedono di essere consultati nelle decisioni che li riguardano. Tra i diritti che desiderano promuovere, il primo riguarda la libertà di esprimere le proprie opinioni, seguito da quello ad un’educazione funzionale alle loro esigenze. In Perù si chiamano MOLACNATS(Movimento Latinoamericano e dei Carabi dei Nats), raggruppa tutti i Movimenti del continente; Nei paesi dell’Africa centro-orientale si chiamano MAEJT;In Asia la presenza dei Movimenti è rappresentata in India da BHIMA SANGHA sostenuta dall’associazione Concerned for Worhing Children e dall’organizzazione Butterflies.

Fonte: ItaliaNats

Giornata mondiale contro il lavoro minorile. L'Oil: sono 246 milioni nel mondo i bambini costretti a lavorare; 1,2milioni quelli vittime del traffico di esseri umani

 

Si celebra oggi, per il secondo anno consecutivo, la Giornata mondiale contro il Lavoro minorile istituita dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Quest’anno la giornata è dedicata al tema del traffico dei minori. Una considerazione rende l’idea del fenomeno: oggi nel mondo un bambino su sei è vittima del lavoro minorile ed è sottoposto a lavori nocivi per la sua salute mentale e fisica e per il suo sviluppo emozionale.


L’ufficio di Roma dell’Oil ha celebrato la Giornata Mondiale contro il lavoro minorile con una conferenza tenutasi questa mattina e organizzata in collaborazione con l’Assessorato alle politiche di promozione dell’infanzia e della famiglia del Comune di Roma. Una manifestazione a cui hanno preso parte rappresentanti governativi, datori di lavoro, organizzazioni sindacali e della società civile. Non solo: durante l’incontro l’ufficio di Roma dell’Oil ha siglato un’importante convenzione con l’Assessorato alle politiche di promozione dell’Infanzia e della Famiglia del Comune di Roma e con l’Atac (Agenzia per i trasporti autoferrotranviari del Comune di Roma) per lanciare anche in Italia la Campagna “Cartellino Rosso al lavoro minorile”.


Ma veniamo ai dati, presentati in sede di conferenza. Va detto che sono 246 milioni nel mondo i bambini costretti a lavorare, 73 milioni dei quali hanno meno di 10 anni. “Nessun paese ne è immune – afferma l’Oil -: si stimano in 2,5 milioni i bambini che lavorano nei paesi sviluppati e in 2,5 milioni quelli che lavorano nei paesi in transizione quale la ex Unione Sovietica. In particolare sono circa 1,2 milioni i bambini nel mondo vittime del traffico”. Per traffico di bambini si intende lo spostamento dei bambini da un luogo all’altro all’interno dei confini nazionali o al di fuori di essi con l’uso della forza della coercizione o di sotterfugi, verso situazioni che implicano il loro sfruttamento economico o sessuale. Il traffico dei bambini è considerato come un crimine dal diritto internazionale e viene altresì riconosciuto come una delle peggiori forme di lavoro minorile.


Da molto tempo, tra l’altro, l’Oil combatte il traffico di bambini attraverso la Convenzione (n.29) sul lavoro forzato del 1930 e dal 1999 con uno strumento ancora più efficace quale la Convenzione (n.182) sulle forme peggiori di lavoro minorile ratificata da 138 paesi, inclusa l’Italia.
“Il fenomeno del traffico esiste da molto tempo – ha precisato l’organizzazione - ed è peraltro in crescita in tutti i continenti e in tutte le culture, quasi tutti i paesi sono coinvolti in un modo o nell’altro nel traffico di bambini siano essi paesi di origine, di transito o di destinazione”. Se non vengono istituiti controlli e monitoraggi, l’Oil prevede un aumento negli anni a venire di questo terribile fenomeno.


Secondo l’Organizzazione internazionale sul lavoro, ogni anno muoiono 22mila bambini a causa degli incidenti sul lavoro. La maggior parte (circa 127 milioni) dei bambini di età inferiore ai 14 anni costretti a lavorare vive nella regione dell’Asia e del Pacifico. La proporzione più alta di bambini costretti a lavorare si osserva nell’Africa subsahariana, dove lavora quasi un terzo (48 milioni) dei bambini di età inferiore ai 14 anni.


Sempre secondo l’Oil, nel mondo la maggior parte dei bambini che lavorano sono impiegati nel settore informale, dove non sono tutelati da nessuna protezione legale o regolamentare: il 70% è attivo nell’agricoltura, la caccia e la pesca industriali o l’industria del legno; l’8% lavora nelle industrie manifatturiere, un altro 8% è attivo nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, nella restaurazione e nel settore alberghiero, il 7% lavora nei servizi comunitari, sociali e personali quali, ad esempio, i lavori domestici. Sempre secondo l’Oil, ben 8,4 milioni di bambini sono nella trappola della schiavitù, del traffico di essere umani, dell’asservimento dei figli per ripagare i debiti, della prostituzione, della pornografia o altre attività illecite. Fra questi ultimi, come detto, sono 1,2 milioni i bambini vittime del traffico di esseri umani.
Ed ancora: “Secondo i dati disponibili, le zone più colpite sono ad oggi l’Asia del Sud e il Sud Est asiatico, l’Africa e l’Europa Orientale. Il fenomeno comincia tuttavia ad apparire anche nelle Americhe e nei Carabi. Tra il punto di partenza e quello di destinazione sono molti gli attori coinvolti, per bloccare questo fenomeno è dunque necessario rivolgersi alle famiglie, alle comunità d’origine, ai reclutatori, agli intermediari, ai trasportatori, ai funzionari corrotti ai datori di lavoro e chiaramente ai clienti”.


Il Programma internazionale per l’abolizione del lavoro minorile dell’Oil (Ipec) si adopera a favore dell’eliminazione effettiva del traffico fronteggiandone le cause più importanti. Ha affermato Claudio Lenoci, direttore dell’Ufficio dell’Oil di Roma: “La violazione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso la mortificazione di un lavoro minorile che spesso assume forme aberranti, è una vergogna assolutamente intollerabile per la società globale e più umana che intendiamo realizzare”.

 

ILO 2003: Storie di bambini trafficati in AFRICA

 

Togo - Meyeza è la più giovane di quattro fratelli. Viveva a Yoloum, un villaggio distante 270 km da Lomé, dove frequentava la terza elementare. Durante le vacanze estive del 2001-2002, il padre aveva tolto Meyeza dalla scuola per affidarla ad una signora togolese residente in Gabon che cercava bambini per svolgere lavori domestici. Al pari di altri cinquanta bambini della sua età, Meyeza venne prelevata dal suo villaggio e condotta verso Sokodé e Tchamba.
Giunto al confine tra Togo e Bénin, il convoglio fu avvistato dagli abitanti di un villaggio che avvertirono il comitato locale di Balanka. Con l’aiuto della gendarmeria di Tchamba il convoglio venne intercettato. Con l’appoggio della Commissione d’accoglienza e di inserimento sociale della Regione Centrale, Meyeza ha ritrovato i suoi fratelli e le sue sorelle, sua madre e soprattutto suo padre che interrogato sull’atto che aveva commesso affermò: « Come potete constatare, il tetto della mia casa è completamente scoperchiato. Non resta che questa parte dove trovare riparo. I bambini dormono per terra. Io sono un agricoltore, ma a malapena produco quantità per soddisfare i bisogni della mia famiglia. È per questo che quando mi hanno proposto un lavoro per mia figlia in Gabon, ho accettato immediatamente. Ho pensato che sarebbe stata un’occasione per migliorare la nostra esistenza ».



Camerun Due bambini di rispettivamente 9 e 11 anni, orfani di padre e di madre, abitavano presso il loro zio che, dopo aver perduto il suo lavoro a Douala, aveva deciso di costruire nel suo campo un allevamento per i maiali. Così l’uomo aveva obbligato i bambini ad alzarsi ogni giorno, compresi sabato e domenica, alle 5 del mattino per andare a tagliare delle grandi pietre sul fiume che circondava i sui campi, senza dar loro cibo. I due bambini dovevano scavare con dei bastoni senza pale né piccone sul letto del fiume.

 Dovevano rompere le pietre con grossi martelli per ridurle in ghiaia. Dovevano riempire due secchi ciascuno prima di rientrare in casa la notte, altrimenti lo zio li avrebbe picchiati violentemente a bastonate. Dovevano trasportare la ghiaia sulla testa, senza carriola, sotto il sole cocente per due chilometri dentro due vecchi secchi di ferro fino al luogo dove lo zio voleva costruire l’allevamento di maiali.

 

Cina Quando Mei aveva 10 anni è stata trafficata nella provincia di Henan. Era il 1998 e Mei era con due compagne di classe della scuola locale. Le giovane ragazze hanno incontrato due stranieri che le hanno invitate a fare un gita di un giorno. Loro hanno consentito immediatamente e senza avvertire le famiglie o la scuola, sono partite con loro. Durante il lungo viaggio da Jiangcheng a Kun Ming e da lì a Henan, le ragazze non sospettavano nulla. Ma quando hanno raggiunto Henan, si sono rese conto di essere state ingannate e che sarebbero state vendute come mogli. Anche dopo aver realizzato che le ragazze erano scomparse, nessuno dei loro familiari si è rivolto alle autorità. In Cina, secondo il sito web dell’Interpol, non esiste nessuno specifico ordinamento per regolare la denuncia e il trattamento dei casi di bambini spariti. Di questi casi si occupano diverse unità in base al grado di sospetta criminalità. Inoltre la polizia distrettuale dove il bambino risiede decide quale unità di polizia deve trattare il caso. La famiglia di Mei è di etnia Han. La popolazione Han costituisce il gruppo etnico più ampio in Cina e nel mondo intero. Il reddito netto annuale della famiglia è pari a 3 000 RMB (375 USD).

 Fortunatamente, una delle ragazze è riuscita a scappare e a riferire sull’accaduto al dipartimento locale di sicurezza pubblica. Mei e le altre compagne sono state così salvate e riportate a casa dagli ufficiali di polizia della contea di Jiangcheng. Per un lungo periodo dopo il suo ritorno a casa Mei era terrorizzata all’idea di essere trafficata di nuovo. Aveva frequenti crisi di pianto e abbandonò i suoi studi. Due anni dopo Mei ha trovato lavoro in un albergo dove guadagna 400 RMB al mese (50 USD).


Cina Yu è la più grande di tre bambini di una famiglia di etnia Dai. La sua famiglia vive in un villaggio della contea di Manghai. Il reddito annuo netto della famiglia è pari a 1 500 RMB (187,5 USD) Quando è stata trafficata in Tailandia Yu aveva 17 anni e aveva finito il terzo anno di scuola elementare. Nel luglio del 1997 Yu ha incontrato un uomo di un villaggio vicino che l’ha convinto che poteva guadagnare di più e migliorare il suo standard di vita cercando lavoro fuori da Manghai. Le ha promesso di trovare un lavoro attraverso alcuni amici. Senza pensare alle motivazioni che spingevano quest'uomo ad aiutarla e pensando solo a come lei poteva aiutare la sua famiglia, Yu è partita con quest’uomo dopo tre giorni, senza dire niente alla sua famiglia. L’uomo le diede 400 RMB (50 USD). Yu si accorse di essere stata trafficata solo quando si ritrovò ad essere venduta ad un trafficante dell’industria del sesso per 8 000 RMB (1 000 USD). Per circa tre mesi Yu è stata rinchiusa in un posto in Tailandia. Ha cercato di scappare ma ha dovuto rinunciare perché aveva pochi soldi, non conosceva la città e non parlava il tai. Dopo un periodo di « formazione » Yu è stata costretta a prostituirsi. Tre anni dopo, aveva messo da parte soldi abbastanza per tornare in Cina con l’aiuto di un conoscente che era in visita in Tailandia. Quando Yu è sparita senza dirlo a nessuno, i suoi familiari non hanno fatto denuncia alle autorità del villaggio se non 6 mesi dopo la sua partenza quando erano “sicuri che fosse sparita”. Non hanno cercato di rintracciarla poiché non potevano sostenere le spese.


 ILO 2003: Tre aree di frontiera, Brasile Paraguay, Argentina

 

R. R. ha 10 anni. Il 30 novembre del 2002 è stata trovata da un mercante di Ciudad del Este. Erano le 9 del mattino quando è stata trovata su uno dei più frequentati angoli di Ciudad del Este (Paraguay). Era molto sporca, vestita in pantaloni e pullover e indossava dei sandali. Quando è stata trovata aveva circa 12 dollari in tasca, frutto del suo « lavoro sessuale ». Erano passate 48 ore da quando aveva lasciato la casa di sua madre ma aveva paura di tornare senza aver guadagnato quanto era stato stabilito dalla madre. Il primo contatto di R. R. fu con Petrona Perez del Comitato locale per la prevenzione e l’eliminazione dello sfruttamento sessuale di Ciudad del Este, un gruppo costituito dall’OIL lungo il confine tra l’Uruguay e il Brasile. Perez aveva osservato la bambina e le aveva offerto di tornare a casa. R. R. gli aveva risposto che non sarebbe tornata a casa perché era sicura che sua madre l’avrebbe picchiata. Il 2 dicembre 2002 Petrona insieme alla bambina si sono rivolte al tribunale dei bambini e degli adolescenti per affidare la bambina alle autorità. Il giudice ha riferito il caso al Ministero per i diritti dei bambini e degli adolescenti che ha affidato la bambina alla custodia provvisoria di un tutore che le avrebbe assicurato tutela e supporto come previsto dalla legge.

 
In tribunale la bambina aveva detto al giudice che i soldi trovati nella sua tasca erano il frutto del suo « lavoro sessuale ». Aveva spiegato che, incoraggiata da sua madre, lasciava la sua casa la mattina e in base alle richieste del mercato, attraversava il Ponte dell’Amicizia, arrivando alla città di confine di Foz de Iguazu (Brasile) col pretesto di comprare delle caramelle per poi venderle. Ha ammesso di avere una « clientela fissa ». Sulla base dell’evidenza le autorità hanno provveduto ad individuare le persone che stavano sfruttando sessualmente la bambina. Una piccola bambina di 10 anni senza denti e con una dermatite. R. R. fu affidata ad una famiglia assegnata dal tribunale e fu esaminata da un dottore per una diagnosi ginecologica insieme ad un test psicologico anch’esso ordinato dal giudice.
Sulla base delle informazioni fornite dalla bambina, sua madre fu portata in tribunale e incarcerata. Prima di questi episodi R. R. viveva con sua madre, una vedova di 40 anni, insieme a 7 fratelli : una sorella più grande di 14 anni scappata via con il suo fidanzato ; Eduardo, tossicodipendente a 13 anni ; Tito che a 15 anni lavorava nella pulizia delle strade e altri ancora molto piccoli. Oggi R. R., grazie all’aiuto dell’OIL, va a scuola, è seguita psicologicamente e partecipa a un programma di sviluppo personale e fa importanti passi avanti nel migliorare il suo comportamento e la sua immagine. È stata completamente allontanata dall’influenza degli adulti, incluso da sua madre e dal suo patrigno che la accompagnava da casa ai posti dove si prostituiva. Il centro dell’OIL sta assistendo anche la sua famiglia.

Fonte: ILO

L'Unicef: ''Per porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile gli stati devono combattere il traffico di bambini''

GINEVRA – "Gli sforzi per porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile non avranno successo senza un’efficace integrazione con quelli tesi a combattere il traffico di bambini e di donne dentro e fuori i confini nazionali. Nella giornata mondiale contro il lavoro minorile, l’Unicef sottolinea come il traffico di esseri umani, con un fatturato annuo di 12 milioni di dollari, inizi ad assumere le medesime proporzioni del traffico illegale di armi e di stupefacenti. Si chiede Carol Bellamy, direttore generale dell’Unicef: “Come possiamo mettere fine alle più ignobili forme di lavoro minorile quando il traffico di bambini e donne continua incontrastato? I bambini sono sempre più trattati come merci dalle reti criminali. Non possiamo semplicemente guardare alle peggiori forme di lavoro minorile come una vergogna: dobbiamo considerarle come una parte di un commercio criminale e inumano che deve essere fermato”.
I bambini, sottolinea il direttore generale dell’Unicef, sono considerati dai trafficanti alla stregua di merci, ingannati con promesse di una migliore istruzione o “lavori migliori” per poi divenire vittime di un traffico illegale: lontani da casa o trasferiti clandestinamente in paesi stranieri i bambini vittime del traffico restano soli, privi di documenti e – esclusi da ogni forma di protezione – sono di frequente costretti a prostituirsi, a lavorare come domestici in famiglie agiate, ad accettare matrimoni precoci e non voluti, o a effettuare lavori pericolosi o illegali.
“Benché non esistano dati ufficiali sul traffico di bambini – precisa l’Unicef -, alcune stime parlano di 1,2 milioni di bambini che cadono ogni anno vittime del traffico. Bambine a volte di soli 13 anni, provenienti in maggioranza dall’Asia e dall’Europa dell’est, vengono ‘vendute per corrispondenza’ come spose; altre sono utilizzate come servitù domestica, private di ogni accesso all’istruzione e spesso costrette a subire violenza sessuale per mano dei loro ‘datori di lavoro’”. Uno studio effettuato dal “Centro di ricerca Innocenti” dell’Unicef ha rivelato che in Africa il traffico di bambini interessa ormai almeno la metà dei paesi del continente.
Sempre Carol Bellamy sottolinea come nessun paese sia immune dal traffico di esseri umani:

“E’ necessaria una coraggiosa presa di posizione da parte dei governi nazionali, cui per primi spetta la responsabilità di considerare il traffico un crimine, garantendo che i bambini siano protetti da questa forma di sfruttamento. Molti paesi sono già firmatari del Protocollo contro il commercio, traffico e pornografia minorile della Convenzione sui diritti dell’infanzia, ma molto resta da fare per assicurarne l’effettiva attuazione, attraverso, ad esempio, campagne di sensibilizzazione, la creazione di una cornice legale appropriata, la registrazione alla nascita di tutti i bambini e una forte cooperazione internazionale. Un’altra importante misura è garantire il visto per motivi umanitari, o concedere lo status di rifugiato, ai bambini vittime del traffico, e non c’è momento migliore per dare avvio a questo processo”, conclude il Direttore Generale dell’Unicef, “della Giornata mondiale contro il lavoro minorile”.

L’Unicef è impegnato nella prevenzione e per l’eliminazione del traffico di bambini, attraverso un approccio mirato ad aiutare i singoli paesi a creare un ambiente protettivo per i bambini, che li salvaguardi dallo sfruttamento e dall’abuso prima che questi abbiano luogo. La creazione di tale “ambiente protettivo” si fonda su 8 interventi comuni: “I Governi devono mostrare un deciso impegno politico per combattere il traffico di minori, mettendo in vigore un’efficace legislazione che consideri illegale il traffico punendo i trafficanti. Gli interventi concreti devono essere sempre guidati dal principio del superiore interesse del bambino. La legislazione deve essere fatta rispettare in modo rigoroso e nella certezza del diritto, inclusi gli accordi internazionali per prevenire il traffico e agevolare il ritorno sicuro dei bambini vittime del traffico. Si devono mutare attitudini e comportamenti, mandando e tenendo tutti i bambini – e soprattutto le bambine - a scuola, cosa che accresce decisamente il loro livello di protezione: 120 milioni di bambini, la maggior parte dei quali sono femmine, non vanno però ancora a scuola. Si devono attuare campagne di sensibilizzazione che aiutino le comunità, le famiglie e gli stessi bambini a prevenire il traffico. I bambini devono essere consapevoli dei pericoli del traffico in modo da potersi proteggere. I bambini sono spesso ingannati da promesse di soldi e di una “vita migliore”: per contrastare tali pericoli i bambini a rischio devono ricevere quelle informazioni e conoscenze fondamentali che permettano loro di non farsi ingannare. Queste potrebbero comprendere la formazione professionale o attività generatrici di reddito, realizzate a livello comunitario, che li tengano a distanza dalle false promesse dei trafficanti”.

Ed ancora: “Tutti coloro che sono a stretto contatto con i bambini devono essere in grado di riconoscere i pericoli del traffico e di agire di conseguenza. I maestri devono individuare prontamente i segnali di avvertimento provenienti da un ambiente familiare difficile. La polizia che effettua irruzioni nei bordelli deve essere consapevole del fenomeno delle ragazze provenienti da altri paesi, evitando di discriminarle ulteriormente. Una polizia di frontiera con una conoscenza limitata del fenomeno del traffico potrebbe non effettuare gli adeguati controlli quando si trovi in presenza di bambini che oltrepassano il confine non accompagnati dai genitori”. Infine, “l’attenzione dei media costituisce un fondamentale strumento di sensibilizzazione per la lotta al traffico e per richiamare un’efficace e sistematica protezione dei bambini che ne restano vittime; e quanto al reinserimento e recupero delle vittime del traffico, i bambini che sono stati vittime del traffico hanno bisogno di servizi adeguati che li aiutino ad uscire dalla loro situazione e a tornare a casa in un ambiente protettivo. I servizi di assistenza per i bambini vittime del traffico devono seguire il principio guida del superiore interesse del bambino, compreso il suo ritorno ad un ambiente sicuro e accogliente”.


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