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DISABLED
PEOPLES' INTERNATIONAL EUROPEAN
REGION 11
BELGRAVE ROAD, LONDON SW1V 1RB, UNITED KINGDOM Tel:
0207 834 0477 Fax:
0207 821 9539 e-mail:
dpieurope@compuserve.com
Al
presidente del Comitato organizzatore del Festivaletteratura
di Mantova Luca
Nicolini Via
dell’Accademia 47 46100
Mantova e-mail:
segreteria@festivaletteratura.it
Agli
organi di stampa
Egregio
dott. Nicolini,
è
con profondo stupore ed sconsolata amarezza che ho appreso per caso,
leggendo ieri sera il programma del Festivaletteratura, che per
altro apprezzo da molti anni, che stamattina al Palazzo della
Ragione di Mantova parlerà il sig. Peter Singer, noto teorico dell’eliminazione
fisica delle persone con disabilità. Il caro sig. Singer, sulla base di considerazioni sconsiderate e di
pregiudizi e discriminazioni inaccettabili, che lo fanno sembrare
uno spaventoso Mengele dell’etica,
teorizza che ”Non
sembra del tutto saggio aumentare ulteriormente il drenaggio di già
limitate risorse, incrementando il numero dei bambini con
disabilità”. Le
sue argomentazioni, che si basano sulla valutazione dell’ipotetica
qualità scadente della vita delle persone handicappate (del tutto
basata su pregiudizi) e su valutazioni economicistiche che riducono
il valore della vita umana alla sua monetizzazione sociale,
rappresenta la punta più avanzata della nuova etica che propone
modelli di approccio eugenetico alla genetica ed alla bioetica.
Questa visione culturale legittima l’eliminazione di ogni persona
con un caratteristiche fisiche ritenute indesiderabili, senza
cogliere il valore unico che le qualità individuali fanno di una
persona un essere irripetibile. In questo modo viene cancellata la
diversità considerata indesiderabile (e con essa Henry de
Toulouse-Lautrec, Giacomo Leopardi,
Vincent Van Gogh, Gustave Flaubert, Marcel Proust, Stephen
Hawking, Andy Wharol, Ludwig van Beethoven giusto per citare qualche
nome), aprendo la strada all’eliminazione di un elemento naturale
essenziale per la capacità della natura di dare risposte nuove a
situazioni che cambiano. Contro persone come P. Singer (o M. Rietdijk, fisico e filosofo olandese, o ancora l’embriologo Bob Edwards), scienziati imbevuti da profondi pregiudizi ed assoluta ignoranza del mondo della disabilità, nel 2000 la mia organizzazione, che ha soci in 125 paesi nel mondo, sulla base di un finanziamento europeo, ha stilato una dichiarazione europea sulla nuova genetica e la disabilità (che le allego), denunciando la mistificazione di chi, dietro paraventi scientifici, veicolava culture eugeniche e razziste, penalizzando profondamente le persone con disabilità e ponendo le basi per rischi seri di selezione genetica per tutta la specie umana. Nello stesso tempo colgo l’occasione per inviarle un intervento del presidente del DPI-Italia, Rita Barbuto, ad un convegno su bioetica e disabilità tenutosi nel 1999 a Birmingham (UK) che demolisce tutti i pregiudizi sulla valutazione distorta della qualità della vita delle persone con disabilità che alcuni “scienziati” veicolano. Le
invio pertanto tutto lo sdegno della mia organizzazione per la
scelta di invitare questo teorico dell’infanticidio per ragioni di
disabilità al festival di Mantova. Sarebbe stato molto più
corretto consentire ad organizzazioni come la mia, che tutela i
diritti umani delle persone con disabilità, di poter interloquire
con persone come il sig. Singer, per testimoniare che, oltre le
razziste visioni del mondo di questa scellerata nuova etica, vi sono
organizzazioni e persone che lavorano per rendere il mondo più
accogliente ed umano per tutti, organizzazioni e persone che fanno
cultura etica e sociale degna di essere veicolata al festival di
Mantova.
Distinti
saluti Giampiero
Griffo
Napoli 6.9.2002 Le persone con disabilità discutono della nuova genetica DICHIARAZIONE DI ORIENTAMENTO DI DPI-EUROPA SU BIOETICA E DIRITTI UMANI Progetto finanziato dalla Commissione Europea
Cosa è “DPI” Disabled
Peoples International (DPI) è un’organizzazione per i Diritti
Umani impegnata in difesa dei diritti dei disabili e per la
promozione della loro piena e pari partecipazione alla vita sociale. Fondata
nel 1981, DPI è rappresentata grazie all’adesione attiva di
Organizzazioni nazionali di disabili in più di 130 Paesi, di cui 29
della regione Europea (DPI Europa).
Contesto
del progetto Gli
screening che vanno dai test pre-natale all’interruzione
selettiva delle gravidanze “indesiderate” e l’eutanasia dei
disabili adulti, rappresentano nel campo della bioetica
- l’etica dei progressi nella medicina e nella scienza
biologica - una delle più grandi minacce per i diritti delle
persone con disabilità in questo millennio. Se si vogliono protegge
i diritti delle persone con disabilità ciò va fatto in un contesto
di fiducia in cui la società, condividendone i pesi, mostri la
volontà di aiutare coloro che hanno bisogni più complessi degli
altri in modo da assicurare loro pari opportunità.
Il
movimento Europeo dei disabili si è molto impegnato per i Diritti
Civili, ma ha fatto poco per la bioetica. Generalmente, le
persone con disabilità non sono state consapevoli di queste
importantissime problematiche e sono state escluse dal dibattito. Per
poter affrontare questi temi e diventare partner attivi e
consapevoli, è stato avviato un progetto sulle questioni di
bioetica in conformità con il piano d’azione 1999 – 2002 di DPI
Europa, adottato a Siracusa, in Italia. Una
delle sue aree di priorità è “…influenzare il modo di pensare
dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa e dei Governi
nazionali riguardo alla bioetica …” ed “…educare le persone
disabili sia in Europa che nel resto del mondo sulla… bioetica”.
Un
gruppo di lavoro composto dai rappresentanti di DPI Europa di
Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Regno Unito è stato
costituito all’inizio del 2000 per discutere questi temi dal punto
di vista delle persone con disabilità e per elaborare la
Dichiarazione di orientamento di seguito riportata.
Ci
siamo consultati con tutti i membri europei che ora intraprenderanno
un processo di diffusione e di discussione delle informazioni a
livello nazionale.
Lettera
dalla presidenza Il mondo cambia assai rapidamente.
Rivoluzioni tecnologiche, trasformazioni eonomiche e sociali,
modificazioni profonde di comportamenti e di valori attraversano la
nostra vita. Frequentemente le conseguenze di queste trasformazioni
producono effetti molto forti sulla qualità della vita, senza che i
cittadini possano esprimere le loro opinioni. La biomedicina è uno dei campi di
maggiori cambiamenti. Le implicazioni bioetiche sulla vita delle
persone sono drammatiche. Le persone con disabilità si sentono
ancora una volta ferite nei loro diritti umani. Vecchie e nuove
forme di discriminazione rischiano di confondersi con attività
considerate scientifiche e tecniche. Anche in questo campo la voce
delle persone con disabilità deve farsi sentire forte e ferma. Per
questo DPI/Europa ha organizzato il primo seminario mondiale su
«Bioetica e Diritti Umani delle persone con disabilità» a
Solihull (UK) ed ora presenta una Dichiarazione europea sullo stesso
argomento. La Dichiarazione, che vogliamo diventi la base di
discussione per un documento mondiale da presentare alle Nazioni
Unite, è il frutto di un progetto finanziato dalla Commissione
europea. La
realizzazione di questo progetto è stato possibile grazie alla
partecipazione diretta e agli input delle persone con
disabilità provenienti dai cinque Stati membri; grazie alla competenza di Bill Albert, Presidente del Gruppo
di Lavoro Europeo; all’impegno di Rachel Hurst, Relatore Speciale
di DPI sui Diritti Umani; e al coordinamento di Julie Marchbank,
direttore del progetto. Un ringraziamento particolare va ad Arthur
Verney. Da oggi in poi non si potrà più
parlare di bioetica senza ascoltare le persone con disabilità!
Giampiero Griffo,
Presidente DPI Europa Le persone con disabilità discutono
su Nuova Genetica e Diritti Umani
Introduzione
“Tutti gli esseri
umani nascono liberi ed eguali nella Dignità e nei Diritti” Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani, 1948
L’energia
nucleare è fonte di vita e causa di
morte. Se avessero avuto l’opportunità di esprimere la
loro opinione, sicuramente le vittime di Nagasaki o di Chernobyl
avrebbero lottato per una rigida regolamentazione degli effetti
pratici delle nuove conoscenze scientifiche. Ciò è parimenti vero
per gli sviluppi rivoluzionari nella genetica umana.
Molte
persone disabili oggi sono vive solo grazie al progresso scientifico in
generale e alle scoperte mediche in particolare, ragion per cui
desideriamo promuoverne e sostenerne il progresso laddove apporti
benefici per tutti. Tuttavia vogliamo vedere la ricerca diretta al
miglioramento della qualità delle nostre vite, non a negarci l’opportunità
di vivere.
L’obiettivo
genetico della prevenzione delle malattie e delle disabilità,
eliminando le vite giudicate “anormali”, è una minaccia alla
originalità/diversità umana. E’ una potenziale Nagasaki per
tutti, non solo per le persone con disabilità. La minaccia è
potente ed imminente.
La
genetica umana è per noi una minaccia perché, mentre si promettono
cure e palliativi, in realtà si offrono test genetici per
caratteristiche ritenute indesiderabili. Non si tratta di combattere
malattie e disabilità, bensì di eliminare o manipolare feti
che potrebbero non essere accettabili per vari motivi. Tali
tecnologie, quindi, aprono la strada ad una nuova eugenetica che
minaccia direttamente i nostri Diritti Umani.
·
Ci
spaventa che M. Rietdijk, fisico e filosofo olandese, possa
scrivere :”Si dovrebbe uccidere quel bambino che si scopra avere
difetti fisici o mentali prima o dopo la nascita”.
·
Ci spaventa
che Peter Singer, professore di bioetica, possa scrivere :”Non
sembra del tutto saggio aumentare ulteriormente il drenaggio di già
limitate risorse, incrementando il numero dei bambini con
disabilità”.
·
Ci spaventa
che Bob Edwards, embriologo di fama mondiale, possa dire :”Sarà
presto una colpa per i genitori avere un bambino che rechi il
pesante fardello di una malattia genetica”.
·
Ci spaventa
quella selezione che conduce a sbarazzarsi di embrioni con
potenziali disabilità.
·
Ci spaventano
quelle leggi abortiste che discriminano la nascita di bambini
disabili.
·
Ci spaventa
la promessa della manipolazione genetica di eliminare tutte quelle
differenze che taluni non
disabili considerano inaccettabili.
Tutto
ciò è già accaduto prima. Non si deve consentire che si ripeta.
Vogliamo
essere membri uguali, attivi e produttivi nella società, tuttavia
il nostro riconosciuto valore ed il nostro ruolo, come i nostri
Diritti Umani, sono continuamente sminuiti da discutibili teorie
mediche e da atteggiamenti discriminatori diffusi da parte della
nuova genetica. Come
si può vivere da cittadini eguali in una società che utilizza
immagini negative di noi per giustificare la raccolta di fondi per
beneficenza e ricerca? Questo equivale all’uso delle persone con
disabilità come evidenza della necessità per la nostra
eliminazione. Siamo continuamente disabilitati
da tali immagini. Come si può vivere con dignità in società che
spendono milioni nella ricerca genetica per sradicare malattie e
disabilità, ma che rifiutano di venire incontro al nostro bisogno
di vivere una vita degna e indipendente?
Non
possiamo. Non vogliamo.
La minaccia genetica che incombe su
noi è una minaccia per
chiunque. Non si può ridurre il valore della vita ad una questione
di ereditarietà genetica. Se si permette che questo accada nessun
bambino o bambina potenziale sarà al sicuro da una selezione
arbitraria, nessun genitore sfuggirà al peso morale di “fare
scelte impossibili” e nessuno sarà al riparo dalla
discriminazione genetica.
La
nostra esperienza di persone con disabilità ci pone in una
posizione privilegiata per contribuire ad un dibattito etico globale
per uno sviluppo scientifico che rispetti ed affermi l’essenziale
diversità del/nel genere umano.
Conservare
le diversità è essenziale tanto per l’umanità quanto per la
vita nella sua globalità. Le nostre vite da disabili celebrano il
potere positivo della diversità. La nostra esperienza arricchisce
la società. Questi sono i nostri doni unici per il mondo.
Per
noi stessi, per gli altri, non scivoleremo silenziosamente nella
notte genetica
Dichiarazione
di Orientamento & Rivendicazioni
DPI
Europa è molto preoccupata dalla minaccia ai nostri Diritti Umani
apportata dagli sviluppi della ricerca e dalla sperimentazione nella
genetica umana e dal fatto che la nostra voce lotti per essere
ascoltata nei dibattiti etici e scientifici. In
generale siamo stati considerati poco più che soggetti passivi, sia
nei dibattiti che nella ricerca genetica. Un’esperienza
profondamente disabilitante.
Inoltre ci preoccupa che la nuova
genetica incoraggi una visione biologicamente riduttiva del mondo
che non solo indebolisce ciò che è umano, ma che, determinando
univocamente la qualità della vita di tutti, svaluta anche l’importanza
dei fattori sociali, le relazioni, il rispetto reciproco e l’ambiente.
La
Disabilità, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è
data dall’interazione tra persone con disabilità e le barriere
ambientali, inclusi gli atteggiamenti e le immagini discriminatorie. La nuova genetica umana, e le ideologie culturali e politiche
che la sostengono, lavora direttamente contro questa definizione e
promuove il concetto che la persona con disabilità è, né più né
meno, la sua stessa disabilità. Questa medicalizzazione della
disabilità incrementa la discriminazione contro le persone con
disabilità e conferisce sostegno al massiccio impegno finanziario
per la ricerca sulla genetica umana, a scapito delle opere che van
contro gli ambienti fisici e sociali disabilitanti. Sono gli effetti
negativi dell’interazione con questo ambiente a renderci
handicappati, non le nostre disabilità, sia di origine genetiche o,
come per la gran maggioranza, causate da malattia, incidente o
conflitto armato.
Ci
teniamo a sottolineare che le persone con disabilità non si
oppongono alla ricerca medica quando lo scopo è una cura o l’alleviamento
del dolore. Ci opponiamo, invece, alla pulizia genetica, guidata dal
profitto e dall’efficacia sociale, pervasa di pregiudizio contro i
disabili e condotta in nome della cura o del trattamento.
Le
persone con disabilità hanno affrontato la sterilizzazione forzata,
l’eliminazione prenatale, l’infanticidio, l’eutanasia e l’eliminazione
indiscriminata. Fummo gettati dalla rupe di Sparta, sterilizzati da
“premurosi” dottori negli USA, in Scandinavia ed in Germania e
fummo i primi a essere condotti nelle camere a gas naziste. Siamo la
testimonianza dello storico e continuo legame tra genetica ed
eugenetica, che è un pericolo per tutti, non solo per le persone
disabili.
Relativamente
all’impatto della genetica sulla
procreazione, rispettiamo il diritto delle donne a scegliere
o meno la gravidanza, tuttavia deploriamo il contesto in cui viene
operata questa scelta.
·
Non vi può
essere scelta informata fino a che la consulenza genetica è “orientata” e disinforma
i genitori sull’esperienza della disabilità.
·
Non vi può
essere libera scelta fino a quando ci saranno miti, paure,
stereotipi e discriminazioni contro le persone con disabilità.
·
Non vi può
essere libera scelta finché le donne sono indotte dalla pressione
sociale ad accettare i test di routine.
·
Non vi può
essere libera scelta finché le donne non siano messe nelle
condizioni di portare avanti una gravidanza, con la consapevolezza
di far nascere i loro bambini in una società accogliente, che
fornisce un ampio sostegno.
Ci
preoccupa che la legge in molti Paesi sia discriminatoria nei
confronti delle persone con disabilità, consentendo l’interruzione
della gravidanza oltre il periodo di tempo limite, nel caso che il
futuro bambino possa avere una disabilità, sebbene, sul piano della
razza e del genere, una simile discriminazione sia ampiamente messa
al bando. Questa medicalizzazione della qualità della vita
sminuisce il valore della vita delle persone con disabilità e di
tutti.
Siamo profondamente allarmati dal
fatto che, senza un corretto sostegno medico e sociale, i disabili
si sentano spesso un peso sociale e siano pressati a scegliere l’eutanasia
legalizzata.
Ripudiamo
l’ideologia utilitaristica che condiziona tanta parte della nuova
genetica umana, in particolare l’assunzione che la società
sarebbe migliore senza l’inconvenienza
ed il costo dei disabili. Al contrario, vogliamo vedere tutta la pratica
clinica basata su forti principi di giustizia, di etica e di non
discriminazione, con rispetto della diversità, dell’autonomia e
di una scelta pienamente informata.
RIVENDICAZIONI
Riconoscendo
che i progressi nella genetica umana e la definizione di qualità
della vita basata su convinzioni mediche, suscitano seri problemi
etici, non solo per i disabili, e che tali problemi debbano essere
considerati nel quadro della “differenza”, essenziale e perenne,
della e nell’’umanità;
chiediamo
che :
1.
l’uso delle
nuove scoperte della genetica umana, della tecnica e della pratica
sia rigidamente regolamentato per evitare discriminazioni e
proteggere pienamente, ed in ogni circostanza, i Diritti Umani delle
persone con disabilità,
2.
la consulenza
genetica sia “non orientata”, basata sui diritti, ampiamente e
liberamente disponibile e rifletta la reale esperienza della
disabilità,
3.
i genitori
non subiscano pressioni, formalmente o informalmente, per sottoporsi
a test prenatali o ad interruzioni terapeutiche di gravidanza,
4.
tutti i
bambini e bambine siano benvenuti al mondo e forniti degli
appropriati livelli di sostegno sociale, pratico e finanziario,
5.
la
diversità/differenza umana sia valorizzata e non eliminata da
discriminatorie valutazioni sulla qualità della vita che possono
condurre all’eutanasia, all’infanticidio e alla morte per la
mancanza di interventi,
6.
le
organizzazioni delle persone con disabilità siano incluse in tutti
quei comitati consultivi e regolatori che trattano della nuova
genetica umana,
7.
la
legislazione sia emendata per porre fine alla discriminazione
fondata sulla disabilità quale eccezionale terreno legale per l’aborto,
8.
vi sia un
programma globale di formazione per tutti gli operatori della
sanità, fondato su un “approccio
paritario” della disabilità,
9.
non
sia concesso alcun brevetto sul materiale genetico, poiché
il genoma umano è patrimonio comune dell’umanità,
10.
non siano
violati, con interventi medici, i diritti di quelle persone con
disabilità che non sono in grado di esprimere consenso.
Procedure
e concetti genetici basilari
Controlli e Test
Prenatali Lo
screening prenatale viene condotto su un ampio numero di donne
incinte per controllare le eventuali anomalie del feto. Viene
eseguito con procedure di routine quali
l'esame a ultrasuoni o una semplice analisi del sangue.
Il
test prenatale, utilizzando le stesse tecniche, viene eseguito se la
famiglia ha un marker genetico o la predisposizione per una
particolare condizione e se la gestante desidera farlo.
Se
dallo screening risulta che il feto è "a rischio", si
procede con l'amniocentesi, prelevando del liquido amniotico con
l'inserimento di un ago nella cavità uterina, per verificare
particolari anomalie, tra le più comuni la Sindrome di Down e i
difetti del tubo neurale.
Questioni di
interesse
Ø
L'amniocentesi
comporta il rischio di aborto - circa l'1-2%
Ø
Non sempre i test sono accurati per
verificare sia l'effettiva presenza dell'anomalia quanto la sua
gravità
Ø
L’idea alla
base dei test e dei controlli prenatali è l'eliminazione del feto
con malformazioni. Questo è un messaggio discriminatorio, come a
dire che la vita di una persona disabile non è degna di essere
vissuta o degna di aiuto
Ø
La consulenza
precedente e successiva al test è spesso superficiale, attendendosi
che la donna abortisca in caso di esito indicante malformazione. La
consulenza dovrebbe invece essere libera, data in senso globale e
non discriminatoria, e dovrebbe coinvolgere tanto le persone con
disabilità similari, quanto i genitori
Ø
La scelta di
quali disabilità, e che
livello di gravità, comportino l'aborto, vengono fatte in base a
“miti” culturali, paure e stereotipi, non alla reale esperienza
dei disabili.
Diagnosi Genetica
Pre-impianto Essa
è una tecnica grazie
alla quale le coppie possono far testare gli embrioni per certi tipi
di malformazioni prima che siano impiantati nell'utero. Consente di
eliminare il feto
con malformazioni e di garantire l'impianto di quello sano. Si usa
attualmente per quelli a specifico rischio di una anomalia
ereditaria (il Tay Sachs, la distrofia muscolare di Duchenne, la
fibrosi cistica ecc.) e soltanto
per la FIV
(fecondazione in vitro).
Questioni
di interesse
Ø
Coppie che
altrimenti non avrebbero potuto avere un
bambino, sono ora in grado di sceglierne uno con la
"garanzia" che esso non avrà particolari minorazioni.
Ø
La FIV (
fecondazione in vitro) comporta dei rischi e non sempre viene
garantita la fertilità.
Ø
Via via che
si scoprono ulteriori marker genetici le coppie si troveranno
davanti a scelte sempre più complesse, che si riferiranno non solo
alla disabilità, ma anche alle caratteristiche fisiche e della
personalità.
Ø
Quanto ai
controlli, la diagnosi di pre-impianto presume che le persone con
disabilità siano meno “valide” e che una eventuale disabilità
sia da evitarsi. Viene promossa l'immagine stereotipa del bambino
perfetto. Tali definizioni sono discriminanti nei confronti delle
persone disabili ed incoraggiano opinioni negative sulla nostra qualità della vita.
Ø
Ancora, sono
le persone non disabili che presumono di definire la nostra qualità
della vita.
Infanticidio in
ragione di una disabilità Si
tratta dell'uccisione di bambini e bambine che si pensa essere così
gravemente disabili al punto da non consentire loro di sopravvivere.
La morte viene causata o attraverso l'uso di sedativi o
interrompendo l'alimentazione o non liberando le vie respiratorie.
Ci si giustifica dicendo che il bambino non è ancora una persona
con relativi diritti e che comunque avrebbe una vita miserevole.
In
alcuni Paesi (in particolare nel Regno Unito) la madre colpevole di
infanticidio, durante l'allattamento al seno o subito dopo la
nascita del bambino, viene giudicata rea di omicidio
colposo.
Per altri Paesi, invece, l'uccisione viene definita omicidio.
Questioni di
interesse
Ø
Poiché si
ritiene che non sempre i test rivelino il grado di disabilità,
talvolta si pensa che sia meglio aspettare la nascita del bambino
prima di decidere se egli debba vivere. Naturalmente questo è
contro la legge e il diritto giuridico, che riconoscono con la
nascita l'inizio della vita.
Ø
La qualità
della vita di una persona con disabilità viene valutata tenendo
conto delle previsioni mediche (fatti non dimostrabili), gli
standard economici e i pregiudizi culturali. Si riconosce solo in
maniera molto limitata il dovere che la società ha di aiutare i
genitori e i bambini disabili, in modo da alleviare i costi e
l'impatto della disabilità e garantire che il bambino e la bambina
disabili siano bene accolti nella famiglia umana con lo stesso grado
di piacere manifestato per un bambino che non lo è.
Eutanasia E'
il concetto
della "dolce morte" - l'atto di sopprimere qualcuno in
maniera indolore, in particolare per alleviare le sofferenze di una
malattia dolorosa e incurabile. Vi sono tre tipi di eutanasia:
·
L'eutanasia
volontaria avviene su richiesta della persona che desidera morire,
·
l'eutanasia
non volontaria si verifica quando una persona non è in grado di
richiederla a causa di incapacità mentale e/o fisica ed i medici e
i tribunali la ritengono necessaria. Ne è esempio la decisione di
far interrompere l'alimentazione artificiale e la ventilazione per
coloro che sono in situazione di Persistente Stato Vegetativo
o Coma Irreversibile (PSV)
·
l'eutanasia
involontaria si ha quando non si è interpellato il soggetto che
avrebbe potuto consentire o rifiutare. Ad esempio l'applicazione del
DNR
(Ordine di Non
Rianimazione) nelle cartelle ospedaliere di anziani e di persone con
disabilità a loro
insaputa.
Questioni
di interesse
Ø
I sostenitori
dell'eutanasia argomentano che l'eutanasia volontaria è una
questione di scelta personale, senza riconoscere che a volte sono i
poteri molto persuasivi di medici e parenti, che possono avere
ragioni personali, ad affrettare la morte di una persona, con la
mancanza di cure di lenimento e servizi di supporto utili ad
assicurare una migliore qualità della vita.
Ø
Le persone
incapaci di comunicare verbalmente sono particolarmente vulnerabili
all'abuso dell'eutanasia: vengono “amministrati secondo il loro
migliore interesse", ma senza il loro consenso informato. Una
ricerca in Olanda, il solo paese che abbia legalizzato l'eutanasia
volontaria, ha indicato una crescita significativa dei tassi di
morte di persone con disabilità mentali,
ricoverate in ambito istituzionale.
Determinismo
genetico Il
determinismo genetico è quella teoria che sostiene che noi siamo la
somma dei nostri geni, i quali predicono le disabilità e il
comportamento che avremmo nel corso della vita, e che l'ambiente non
esercita una influenza significativa.
Questioni di
interesse
Ø
L'indicatore
genetico di una particolare anomalia non costituisce la storia
completa di quel gene. Il gene è un magazzino di informazioni che
determina la sequenza di una proteina. Caratteristica specifica,
prodotta dall'interazione di proteine, cellule e tessuti, che di per
sé non è il gene stesso. La Scienza non conosce ancora come
funziona l'intero processo.
Ø
Sapere che si
possiede l'indicatore di una certa malattia può garantire che si
adotti uno stile di vita che consente di prevenirne il suo sviluppo.
Ø
L'ambiente
gioca un ruolo importante in ciò che ci accade ed è causa della
maggior parte delle disabilità: povertà, incidenti, guerra, rischi
ambientali ecc.
Ø
Il
determinismo genetico ha dato vita alla teoria opposta, secondo la
quale sono così tanti i geni coinvolti nello sviluppo delle
caratteristiche genetiche che, in realtà, risulta impossibile
predeterminare le eventuali disabilita di una persona. Anche questo
è un concetto fallace, in quanto la ricerca ha dimostrato con
chiarezza che, per quanto vi sia interazione tra i geni e il loro
modo di funzionare, il numero coinvolto è spesso minimo, com’è
efficacemente dimostrato dalla capacità dei test all'interno di un
moderno computer.
Ø
Credere che i
geni siano tutto ciò che siamo, enfatizza l’idea che disabilità
e persone con disabilità siano da eliminare e da rimuovere dal pool
genetico, ignorando che tutti possiamo avere una qualche sorta di
“difetto” genetico. Il che può dare origine, perfino, ad un
ulteriore delineamento dei caratteri genetici accettabili o meno.
Terapia
genetica La terapia
genetica implica l’apporto di cambiamenti nel gene per poter
curare una malattia. Il che può essere fatto aggiungendo una copia
funzionante del gene difettoso, attraverso lo sviluppo di una
farmacoterapia su base genetica o, come è stato con insuccesso
tentato, immettendo un virus nel gene difettoso.
Vi sono due
tipi di terapia genetica : terapia
genetica somatica, che altera
il livello del singolo gene; terapia
germolineare (o manipolazione
genetica umana), altera tutte le cellule nel corpo incluso le
cellule riproduttive perciò si può trasmettere attraverso la
riproduzione. Al momento tale terapia è proibita nella maggior
parte dei Paesi.
Questioni
di interesse
Ø
Per quanto la terapia genetica somatica e
i farmaci a base genetica possano essere visti semplicemente come
un'altra forma di medicina, vi sono tuttavia importanti questioni
etiche riguardanti la ricerca, il consenso e le cure sperimentali,
ingenerate dal comportamento degli scienziati e dalle compagnie
farmaceutiche nella gara tra di loro a vincere la corsa al mercato
ed a ricavare enormi profitti.
Ø
La manipolazione genetica sull'uomo
suscita importanti domande sia sulla stessa natura della vita che
sul pericolo di trasmettere combinazioni genetiche sconosciute alle
future generazioni.
Ø
Le terapie genetiche vengono
pubblicizzate come la soluzione per le disabilità e i fondi per la
ricerca vengono raccolti dipingendo le persone con disabilità come
vittime impotenti della
malattia. L'enfasi posta sul modello medico della disabilità
indebolisce sempre più le ragioni a sostegno del finanziamento per
un corretto intervento di aiuto sociale affinché le persone
disabili possano vivere in maniera piena ed egualitaria nella loro
comunità.
Brevettabilità del Gene Essa
consente alle aziende commerciali di ottenere licenze sul materiale
genetico, una volta scoperto e rimosso dal corpo, o sulla
manipolazione di materiale genetico. Queste licenze possono poi
essere addebitate a chiunque desideri utilizzare quella scoperta nel
corso della ricerca medica o dello sviluppo farmacologico. Le
compagnie commerciali sostengono che la brevettabilità è
essenziale per coprire i costi della ricerca. Il potere degli
interessi commerciali appoggia l’introduzione della manipolazione
genetica su animali e piante senza un’adeguata ricerca circa le
conseguenze sull’ambiente. Sebbene allo scopo di proteggere l’invenzione
scientifica, l’Unione Europea ha di recente emanato una direttiva
sulla Protezione Giuridica delle invenzioni Bio-tecnologiche,
che permette la brevettabilità delle scoperte di geni umani e
sequenze genetiche. Questo ha già avuto serie implicazioni di costo
per alcuni servizi sanitari nazionali, come nel Regno Unito.
Questioni
di interesse
Ø
La brevettabilità (cioè lo sfruttamento
commerciale) più che rendere disponibili le cure massimizza i
profitti.
Ø
I medici sono eticamente obbligati a non
consentire che ragioni di profitto
influenzino il loro libero e indipendente giudizio medico.
Per i medici perseguire, ottenere o applicare brevetti al processo
medico costituisce violazione di tale obbligo.
Ø
Le cure saranno sempre più costose.
Ø
Le compagnie commerciali scateneranno una
corsa per ottenere il più alto numero di licenze a prescindere dal
potenziale di ricerca.
Ø
Le persone con disabilità in cerca di
cure vengono utilizzate, dalle compagnie farmaceutiche,
per promuovere la brevettabilità in Europa.
Il
Progetto Genoma Umano Il Progetto
è attualmente riuscito a decifrare la sequenza completa dei
cromosomi, comunemente detto “Libro della Vita”, che gli uomini
potranno trasmettere ai propri discendenti. Il codice
genetico è ora conosciuto, ma cosa faccia ciascuna particella e
come esso funzioni è tuttora un mistero. Verso la fine del progetto
si è concordato di diffondere i risultati attraverso internet,
bloccando così le aziende commerciali, che facevano pressione per
brevettare i
singoli geni.
Questioni
di interesse
Ø
La sequenza del genoma cambia la maniera
in cui pensiamo noi stessi e tende a rafforza l’opinione che non
siamo niente di più che i nostri geni. Tuttavia essi sono soltanto
“una parte del puzzle”. Dobbiamo ancora imparare a capire come
sviluppo ed ambiente influenzino il modo in cui ciascuna persona sia
in sé stessa.
Ø
Infine, sfruttando le informazioni sul
genoma, si possono debellare molte malattie, garantire maggiore longevità,
riprodurre organi e addirittura progettare esseri umani. La
capacità di operare tali scelte aumenta il problema della
discriminazione sulla base delle informazioni genetiche e il
pericolo della potenzialità di creare una sottoclasse di esseri
umani geneticamente imperfetti.
Ø
La riservatezza delle informazioni sul
genoma personale sarà un serio problema, specialmente in ambito di
cure sanitarie e assicurativo.
Strumenti
collegati a Bio-Tecnologia e Diritti Umani
·
Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani (1948)
·
Convenzione
Internazionale sui Diritti Civili e Politici (1966)
·
Convenzione
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966)
·
Dichiarazione
sui Diritti delle Persone Mentalmente Ritardate (1971)
·
Convenzione
sull’eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione Contro le
Donne (1979)
·
Principi di
Etica Medica attinenti il Ruolo del Personale Sanitario, in
particolare i Fisici, nella Protezione di Prigionieri e Detenuti
contro la Tortura e Altri Trattamenti o Punizioni Crudeli, Inumani o
Degradanti (1982)
·
Corpo di
Principi per la Protezione delle Persone sotto ogni Forma di
Reclusione o Prigionia (1988)
·
Convenzione
sui Diritti del Fanciullo (1989)
·
Principi per
la Difesa delle Persone con
Malattia Mentale e il Miglioramento dell’Assistenza Sanitaria di
tipo Psichiatrico (1991)
·
Dichiarazione
sull’Eliminazione della Violenza Contro le Donne (1993)
·
Regole
Standard delle Nazioni Unite sulle Pari Opportunità delle Persone
con Disabilità (1993)
·
Dichiarazione
dell’OMS sulla Promozione dei Diritti del Paziente in Europa
(1994)
·
Convenzione
Europea su Diritti Umani e Bio-Medicina (1997)
·
Codice di
Norimberga, Fisici Internazionali per la Responsabilità Sociale (IPPNW)
(1997 &1947)
·
Dichiarazione
Universale su Genoma Umano e Diritti Umani (1997)
·
Dichiarazione
UNESCO DELLA Conferenza Mondiale sulla Scienza (1999)
·
Linee-guida
dell’OMS su Genetica
Medica e Biotecnologia (abbozzata 1999)
·
Carta Europea
dei Diritti Fondamentali ( attualmente abbozzata 2000)
·
La
violazione di una Convenzione potrebbe portare il Comitato a
decidere di ammonire il Paese firmatario.
·
Le
Dichiarazioni possono soltanto raccomandare iniziative ai Paesi
firmatari. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ I Disabili Discutono sulla Nuova
Genetica – Dichiarazione di DPI Europa su Bioetica e Diritti
Umani
I/
Appoggiamo questo documento.
Firmato:
Organizzazione:
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Vorrei
diffondere questo documento – vi prego di inviarmene … copie
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Si
prega di ritagliare e rispedire a DPI Europa, 11 Belgrave Road,
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7834 0477 Fax : +20 7821 9539.
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INTERNATIONAL
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Belgrave Road, London SW1V 1RB,
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documento è disponibile in Inglese, Francese, Spagnolo, Italiano
e Portoghese. E’
disponibile anche su dischetto e sul nostro sito web all’indirizzo: Disabled Peoples’ International Europa – Registrata come Associazione Benefica n.1076842. DPI-EUC Società a responsabilità limitata su Fideiussione e Registrata in Inghilterra n.3696664 Ufficio : 11, Belgrave Road, London SW1V 1RB LA BIOETICA E LA NOSTRA VITA
Perché quest’intervento Io oggi ho la fortuna di parlarvi di me, Rita, e di Generoso, Lucia, e Adriana, un gruppo di persone con disabilità grave che condivide la condizione di convivere con una malattia genetica, la distrofia, e che in questo congresso si è posto l’obiettivo di dar voce sui temi della bioetica a tante persone come noi: sentiamo di avere la responsabilità di parlare della nostra esistenza, e dell’esistenza di tante persone che vivono condizioni analoghe. Medici, ricercatori, scienziati, politici, non potete lavorare senza di noi e contro di noi. Dovete sentir la nostra voce.
La nostra vita e le nostre emozioni Per parlare di noi è necessario partire dai pregiudizi sulla disabilità e dalla nostra esperienza di vita. La disabilità è molto, troppo spesso, un’etichetta. Sembra che da un punto di vista oggettivo sia possibile definire "disabile" una persona non autonoma, con difficoltà a fare determinate attività. In realtà la nostra condizione è più complessa. Infatti la nostra condizione non deriva da fattori solo soggettivi, ma da fattori sociali. Credo che sia possibile affermare che siamo disabili:
per cui gli altri, i cosiddetti normali ci percepiscono come disabili. Che cosa significa essere disabili? E’ difficile percepirsi disabili, poiché lo stesso termine contiene in sé due parole: non abile e abile, vale a dire persona non capace di fare alcune cose, ma capace di farne altre. Sicuramente le sensazioni che si provano nell’essere "disabili" rimandano ad una prima non accettazione del proprio stato. Finché non diventiamo consapevoli di cosa effettivamente possiamo fare. In un primo momento della nostra vita ci hanno fatto sentire malati, bisognosi di cure, votati alla sofferenza, bisognosi del miracolo; il nostro corpo era una gabbia e l’ambiente in cui abbiamo vissuto ci ha trasferito l’idea che eravamo noi ad avere degli impedimenti. Ma una malattia ce l’ha avevamo già perché crearsene un’altra, una psichica legata alla non accettazione di sé? E quindi abbiamo iniziato a costruire un percorso tutto nostro, una nuova vita, sperimentale. L’handicap in fondo lo riceviamo, non lo portiamo e proprio per questo motivo dobbiamo dare avvio ad una nuova vita che parte da ciò che siamo come persone. Quotidianamente l’handicap lo subiamo dalle persone che ci stanno accanto, che ci vedono diversi, dalla società che costruisce un mondo a misura di un modello utopistico di uomo; è vero abbiamo delle limitazioni ma queste sono dovute solo a come viviamo o siamo costretti a vivere il nostro corpo. Possiamo adeguarci e superarle e questo la società, la comunità, lo deve capire offrendoci pari opportunità e pari dignità. Però ricordandoci che tutti adattano le proprie capacità ed abilità al mondo in cui si vive, non solo i disabili. La disabilità che è vita, può toglierti la vita se dentro covi rabbia per essere disabile, se questo ti paralizza e non ti fa lavorare per te, non ti fa andare avanti; in questo senso la disabilità non ci ha tolto né dato nulla: abbiamo avuto i nostri momenti di gioia e tristezza, come tutti, ma anche noi come tutti ci dobbiamo prendere cura della nostra vita.
La prevenzione: cosa si previene? Un ruolo importante è giocato dalle famiglie che scelgono di darci la vita, ma che anche contemporaneamente scelgono di accettare di vivere la loro storia alla luce di questo evento. Una madre che mette al mondo un figlio disabile, si sente disabile lei stessa, viene colpita nel suo potere creativo ed è una delle cose più devastanti nella vita di una donna madre. Però per molte attraversare quel dolore è stata la loro occasione di vita. Prevenire è decidere bene. Si può decidere bene sulla base di un test diagnostico più o meno attendibile? e di una visione astratta di persone bella e sana?
La scelta dei genitori: chi la sostiene? Cosa dire però ad una madre che sta aspettando un bambino disabile? Cosa può potergli dire un disabile per convincerla che anche quella vita è vita? Pur rimanendo nel rispetto della libertà di scelta dei genitori di un bambino disabile, la testimonianza di una nostra vita potrebbe essere la motivazione per proseguire la gravidanza; anche se noi crediamo che nessuno ha il diritto di decidere sulla vita di un altro, pensiamo che si tratti comunque di una scelta interiore, ognuno deve fare i conti con le proprie forze, con le proprie possibilità. Noi non possiamo giudicare la scelta di una donna che decide di non mettere al mondo un bambino disabile se questo comportasse la sua infelicità. Noi possiamo parlare della nostra vita; ma la scelta di una donna è duplice: scegliere la vita per un altro e scegliere la propria strada. Sulla seconda sicuramente non si può interferire. Però si può informare. Un genitore che deve scegliere su una questione così delicata deve essere correttamente informato. E non può essere informato solo da medici. Deve sapere dai diretti interessati come stanno le cose. Siamo noi che dobbiamo informarlo fornendogli strumenti di conoscenza e la testimonianza della nostra vita. Ciò che possiamo dire è che la nostra vita è stata la nostra vita, nel bene e nel male. Come qualsiasi altra testimonianza di vita. Quello che vogliamo oggi ribadire è però che è necessario avere il supporto delle strutture per aiutare la donna a vivere la propria maternità, aiutare la madre ed assicurarla sul fatto che la sua vita non sarà negata. La vita donata ad una persona disabile non deve essere percepita come negazione della vita di coppia. La paura verso la diversità spesso è solo la paura verso se stessi.
La nascita della diversità e della negatività della disabilità Un’analisi della nostra vita ci spinge a pensare che tra ciò che la disabilità ci ha dato e ciò che ci ha tolto, non c’è un piatto che pesi più di un altro, ma la considerazione finale è che è la storia della nostra vita: un percorso di vita qualunque, le persone che siamo diventate come frutto di ciò che siamo e ciò che abbiamo incontrato. Abbiamo portato novità e cambiamento nei luoghi in cui abbiamo vissuto e nei posti dove siamo stati. Gli altri hanno influenzato e influenzano la nostra vita, ma anche noi possiamo influenzare la vita degli altri: migliorandola e facendo sì che si costruisca una comunità a misura di tutti, anche dei "diversi". La diversità è in questo senso una categoria degli uomini; se pensiamo ai contesti scolastici un bambino non si accorge che il suo compagno porta un handicap sino a quando l’adulto non glielo fa riconoscere, è una percezione ideologica di uomini e donne che vorrebbero avere accanto a loro persone simili. In una società che guarda a noi come "diversi" le nostre scelte sono dettate dall’esterno e in alcuni casi, nella nostra vita hanno avuto il sapore del ripiego e della rinuncia. Non abbiamo potuto studiare ciò che volevamo o viaggiare quanto e come volevamo, ma anche questo hanno fatto parte della nostra storia. La scelta di continuare a vivere una vita piena ci ha fatto pensare che tutti sono costretti a scegliere (disabili e non), scegliere di far parte della vita, con le nostre abilità, i nostri desideri, i nostri sogni. E noi possiamo insegnare e far vedere agli altri quali sono i percorsi di una vita vissuta a pieno, quale sapore ha il gusto della vita. Certo abbiamo dei limiti: non sempre possiamo andare in giro da soli, non possiamo vivere da soli, ma questi elementi sono superabili dalla constatazione che siamo ed esistiamo. E dalla voglia di essere ed esitere.
La violazione continua dei nostri diritti umani Quest’anno ho lavorato nel mio paese per raccogliere le denunce di violazione dei diritti umani delle persone con disabilità. Ho dovuto confrontarmi con cose incredibili: Nei paesi occidentali le violazioni dei nostri diritti umani sono vaste e continuative. E la bioetica spesso opera nella stessa disumana direzione. Pensateci un momento: pensate a cosa ci sia di più disumano di qualcuno che ritiene di poter decidere sulla mia vita, che arroghi il diritto di dire se io debba esistere?
Bioetica è un’opportunità, come tutte le acquisizioni scientifiche, ma con responsabilità La bioetica deve dare vita, non morte, deve dare responsabilità e non ridurre tutto a tecnicismo, deve favorire la costruzione di mondi dove tutti possano avere eguale opportunità. La bioetica non può arrogarsi il diritto dì decidere di far vivere solo chi vuole, chi pensa sia giusto. Per esempio: chi opera nel campo della bioetica dovrebbe riflettere su questa domanda: ve la sentireste di decidere se Bill Albert, ricercatore nel campo della bioetica, membro della commissione nazionale inglese, debba vivere? E questo solo perché convive con una disabilità? E questa stessa domanda dovrebbe porsi per scienziati con Hawkins, spastico, per poeti come Omero, cieco, per musicisti come Beethoven, sordo, per pittori come Toulouse Lautrec, nano e deforme. Noi chiediamo alla bioetica di sostenere una società dove la diversità sia riconosciuta come una ricchezza e non come negatività.
La vita è l’obiettivo della terra, di Gaia Non rinunciamo all’idea di voler decidere della nostra vita. Gli altri pensano di poter decidere per noi, ma noi possiamo far sapere che esistiamo, esprimendo la nostra cultura perché l’umanità cambi e migliori il proprio modo di vivere. Molto spesso di fronte a vite normali e non vissute proviamo rabbia ma è una rabbia che rischia di non essere costruttiva laddove rimane fine a sé stessa e non riesce a migliorare le condizioni di vita nostre e di tutti (normali e non). Il rischio che si corre oggi è la standardizzazione del diritto alla vita: noi perone disabili siamo cittadini, come tutti; oggi secondo noi un disabile è un cittadino con gli stessi diritti e doveri, ma questi diritti devono essere tutelati nel rispetto delle identità e diversità (sesso, razza e condizione fisica). Del resto la radice del termine disabile deriva dal latino divertere, diversificare, cambiare. La presenza di un disabile, a fronte della sua volontà di vivere, della volontà di sostenerne la vita da parte dei suoi genitori, porta la società a cambiare, migliorarsi, modificare le condizioni di vita tenendo presente che tutti siamo uguali e tutti abbiamo particolari esigenze, e non solo perché qualcuno è etichettato "disabile". Questo è il significato più profondo della vita, questo vuol dire vivere. La bioetica oggi sostiene di voler eliminare la sofferenza modificando e standardizzando i cromosomi, magari eliminando gli embrioni non perfettamente sani, gli "imperfetti", i malati e tutti coloro che sono un peso per la società. Cioè costruendo qualcosa di tremendamente artificiale e innaturale: la vita non corrisponde a perfezione. Perfezione e vita sono per molti versi inconciliabili. La vita invece è equilibrio, adattamento, sorpresa. Invece di perseguire obiettivi irrealizzabili, gli stessi strumenti di ricerca potrebbero essere utilizzati per rendere la vita più vivibile, più umana, più vita a misura d’uomo. Per indirizzare la scienza verso la qualità della vita. E’ una terribile presunzione e deformazione quella che spinge alcuni scienziati e medici a pensare di poter fare ciò che credono della vita. Della vita di altri.
Obiettivo della scienza e della tecnica è migliorare la qualità della vita Bisogna ribadire il fatto che nascendo o diventano disabili, e quindi, essendo distrofici, paraplegici, la nostra vita è uguale a quella degli altri. Sono gli altri che pensano che noi soffriamo. Alla fine bisogna far sapere che chi vive in una condizione di mondo a rotelle vive, abbiamo tutte le capacità degli altri, tutte le possibilità di raggiungere i nostri scopi come tutti. Oggi la questione che ci sta di fronte è relativa alla qualità della vita, il problema è la qualità della vita che noi diamo alle persone. E’ necessario lavorare sulla qualità della vita, perché una vita di qualità della persona disabile, rende la vita della società di qualità: se noi viviamo bene, vivrà bene anche la nostra famiglia che verrà sgravata da tante cose, vivranno bene tutti coloro che mortificano le nostre capacità e violentano la nostra dignità umana . A proposito della qualità della vita: è importante avere una rete di sostegno e di aiuto sia per le famiglie che per i disabili stessi; oggi ci sono molte opportunità che danno ai disabili di possibilità di essere protagonisti. La Qualità della vita che rivendichiamo però non può limitarsi solo alla pur importante offerta di servizi e di strutture, ma significa per noi permettere alle persone disabili di essere consapevoli di quello che sono. Quando siamo riusciti a dire la nostra le cose sono migliorate per tutti. In Italia finalmente da un anno c’è una legge che parla di vita indipendente, e offre l’opportunità di autodeterminarsi (L. 162/98): quanti dei cosiddetti normodotati hanno dovuto avere una legge per potersi autodeterminare?.
La vita è l’obiettivo della bioetica? Oltre alla nostra testimonianza un’altra motivazione per la società potrebbe essere l’amore verso la vita che sta nascendo. La scelta rispetto ad un figlio con disabilità è un passo duro, è un bivio davanti al quale la donna si trova, può fare una scelta d’amore anche se da vita ad una persona "diversa", anche se sceglie per sé una vita più faticosa, di cura del proprio figlio che non potrà mai essere completamente autonomo. Noi oggi sappiamo di dover parlare per tutti i bambini, anche a nome di quelli che non hanno la capacità di rappresentarsi da soli. Parlare di bioetica oggi vuol dire scegliere di avere un figlio senza cadere nella trappola di volerlo perfetto e bello. Se si riesce a diffondere una cultura generale e di informazione su questo modo di vedere la disabilità, allora non si pone più il problema della scelta, ma si cambia la cultura della scelta e dell’accoglienza. La testimonianza della nostra vita è una risposta alle madri, stiamo parlando di una vita e non c‘è altro da aggiungere; è importante che sia una scelta di vita. Sia che sia una scelta di vita della madre e dei genitori, sia che sia una scelta di vita dei figli. E’ importante che la scelta sia sempre di vita e non di morte. La vita ci ha insegnato che non si vive contro altre vite, ma che si vive tenendo conto di altre vite. Noi figli disabili una volta che abbiamo avuto l’opportunità di vivere abbiamo dimostrato che sappiamo come vivere e far vivere anche i nostri genitori. Ma ci deve essere dato il diritto e la possibilità di vivere.
A disabilità corrisponde sempre e comunque bassa qualità della vita? Sofferenza? Tristezza? La carrozzina ci ha fermato a riflettere su noi stessi, questo ci ha dato la disabilità, ci ha fatto fermare per riflettere e poi ricominciare. In questa direzione, i problemi sollevati dalla bioetica non sono soltanto questioni limitate ai ricercatori o ai disabili, ma all’intera società, a tutti. Qualcuno vuole decidere per noi, per tutte le persone del mondo, standardizzando tutto, anche la vita. E’ necessario ricordarsi che il mondo è stato cambiato dalle persone diverse, quando non ci saranno persone diverse non ci sarà più l’umanità. Voi conoscete una persona in questa sala che sia uguale ad un’altra? Siamo diversi perché siamo disabili o siamo diversi perché siamo persone? Forse la parola disabilità è limitativa, dovremmo attrezzarci a trovare qualcosa di nuovo. Ma chi ha stabilito che noi dobbiamo essere sempre e comunque definiti e mister Blair no?
La parola definitiva Quello che vorrei dire in conclusione è che al fondo non c’è niente da dire. Il fatto stesso che dobbiamo ancora parlare su questo è assurdo, perché la vita è un diritto umano. La qualità della vita invece è una scelta personale e sociale. La bioetica confonde questi due livelli e li riduce ad una visione limitata, esclusivamente medica. Ma quando la bioetica pretende di parlare di Rita, Generoso, Lucia, e Adriana non può dimenticare che NOI esistiamo, non può dimenticare che parla della nostra vita. E sulla nostra vita vogliamo decidere noi. |
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