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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Relazione Pit Salute 2002-2003 sullo stato della sanità in Italia

 

Pit Salute 2003: ''erosione carsica'' del servizio sanitario. In affanno le regioni del sud

 

Segnala una “lenta ma costante erosione carsica del Servizio sanitario pubblico” la settima edizione del Pit Salute realizzato come ogni anno dal Tribunale per i diritti del malato e presentato stamane nell’ambito dell’Assemblea annuale della rete dell’organizzazione, in corso a Roma. La relazione nasce dall’elaborazione delle segnalazioni e dalle richieste di intervento dei cittadini italiani ( dal 30 settembre 2002 al 30 novembre 2003), captate dai servizi Pit sul territorio nazionale: in totale 21751 contatti nelle sedi in Italia


Il quadro che ne emerge porta il peso dall’aggravamento dei tagli alle prestazioni già evidenziato nel 2002 e di un’ulteriore riduzione dell’accesso alle prestazioni. Senza peraltro che vi sia stato un miglioramento della qualità, segnala il rapporto. “Questa nuova Relazione PiT Salute, la settima, viene pubblicata al termine di un anno con poche idee, molte parole e un governo delle politiche sanitarie pubbliche definitivamente demandato alle competenze di bilancio. – si legge nel testo - Eppure avrebbe dovuto essere un anno importante, il primo anno di applicazione effettiva dei Livelli essenziali di assistenza e della verifica dell’avvio di un percorso per legare il soddisfacimento dei bisogni di salute alle risorse disponibili conferendo a questa operazione un valore strategico elevato, collocandola, cioè, a pieno titolo, all’interno di una riflessione sullo sistema di protezione sociale del paese, per di più in una fase particolarmente delicata come quella che stiamo vivendo con la transizione al federalismo”.


Cosi non è stato secondo i cittadini che concentrano il loro malcontento intorno a quattro grandi questioni-chiave: il razionamento delle prestazioni, le carenze del territorio, la burocrazia e gli errori dei medici. Nel complesso il rapporto registra un ulteriore peggioramento. Sono tornati i ticket, sui farmaci piuttosto che sulle prestazioni di pronto soccorso, sulla diagnostica strumentale o sulla specialistica, “all’insegna della più assoluta autoreferenzialità e del cosiddetto federalismo” e restano lunghe le procedure per il riconoscimento di invalidità o della indennità di accompagnamento. “Lunghi e inaccettabili” i tempi di attesa per le principali prestazioni di diagnostica strumentale: ecografia nel primo trimestre di gravidanza, ecografie mammarie e mammografie al di fuori dei programmi di screening, ecografie addominali, esami TAC o RMN. Su questo fronte Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Umbria, Marche e Trentino si confermano nel gruppo di Regioni che possono vantare tempi di attesa “più ragionevoli” secondo lo studio e “risultati più significativi nel contrasto al fenomeno”. Positiva la situazione anche in Lombardia mentre ancora una volta le regioni del centro-sud continuano a presentare la situazione più critica. Aree di eccellenza si confermano ancora Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Accomunano invece tutte le Regioni secondo Pit Salute la poca trasparenza e mancanza di informazioni nei confronti dei cittadini riguardo l’esistenza di tempi di attesa massimi per le principali prestazioni e a possibilità di accedere a rimborsi se si è stati costretti a pagare di tasca propria per prestazioni sostitutive di quelle che il Servizio pubblico non è stato in grado di garantire.


Il fenomeno delle dimissioni forzate, già evidente nell’area oncologica e delle patologie croniche, si estende a quella chirurgica; dato questo che mostra secondo l’organizzazione quanto sia ormai indispensabile attrezzare l’offerta di assistenza fuori dagli ospedali. Pesante la riclassificazione di alcuni farmaci in classe C (ad esempio gli antistaminici) per i cittadini che continuano a segnalare l’impossibilità di ottenere dal Servizio sanitario pubblico i farmaci per la prevenzione delle microfratture per chi soffre di osteoporosi, i corticosteroidei per pazienti allergici e asmatici, l’adrenalina autoiniettabile, che per alcuni pazienti è un vero e proprio salvavita, alcuni farmaci per la terapia del morbo Parkinson, alcuni farmaci e presidi di uso comune dei quali i malati cronici fanno un uso particolarmente intenso. E difficoltà si registrano anche rispetto alle prestazioni di riabilitazione che “continuano a rappresentare un buco nero, difficili da ottenere in tempo utile a non creare altri danni e di qualità non sempre adeguata”: Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Marche, Trentino e Lombardia le regioni più attrezzate.
Infine le segnalazione di errori dei medici che risultano concentrate in quattro aree Specialistiche (chirurgia generale, ortopedia, ostetrico-ginecologica e oncologica).

 

 

Sanità Italia (PiT03): composizione del nucleo familiare degli over 65 per i quali siano state segnalate al PiT dimissioni forzate, ingiustificate, premature

Condizione

%

Solo

10,1

Con coniuge invalido

8,3

Con coniuge autonomo ma non in grado di garantire assistenza

18,0

Con coniuge autonomo e in grado di garantire assistenza

13,3

Vive con un figlio

29,9

Vive con altri parenti

9,5

Vive con personale che garantisce assistenza a pagamento

7,8

Altro

3,1

Totale

100,0

Fonte: Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva "Relazione PiT Salute 2002/2003" 

Sanità Italia (PiT03): contatti con il PiT riguardanti l'accesso al servizio -  Anni 1999/ 2003

Oggetti

2003

2002

2001

2000

1999

difficoltà nella fruizione dei serv. 

24,3%

23,6%

23,0%

23,4%

22,5%

Ostacoli nell'acquisi. dei farmaci

5,5%

5,2%

2,6%

2,5%

5,4%

Problemi nell'appl. 
dei DRG

7,8%

7,5%

5,8%

6,9%

5,5%

Totale

37,6%

36,3%

31,4%

32,,8%

33,5%

 

 

 

 

 

 

Contatti con il PiT riguardanti 
l'accesso al servizio per Regione

Regione

%

Calabria

38,8%

Sicilia

38,1%

Sardegna

37,9%

Campania

37,8%

Puglia

37,8%

Lazio

37,8%

Basilicata

36,9%

Abruzzo

36,9%

Molise

35,9%

Marche

35,7%

Piemonte

35,7%

Liguria

34,9%

Lombardia

34,7%

Umbria

32,5%

Veneto

30,5%

Emilia Romagna

29,2%

Trentino Alto Adige

27,3%

Toscana

27,1%

Friuli V. Giulia

26,5%

Fonte: Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva "Relazione PiT Salute 2002/2003" 

Pit Salute 2003: la situazione regionale

La restrizioni dei budget e la penuria di risorse mettono a dura prova un po’ tutte le Regioni italiane, tuttavia il rapporto delinea l’immagine di un paese spaccato in macro aree con diverso grado di sviluppo e diversa capacità di risposta ai bisogni dei cittadini.

In affanno ancora una volta le regioni del sud, sempre più chiamate a scegliere se vendere i propri beni, a cominciare dagli ospedali, o selezionare e ridurre le prestazioni: Puglia, Sicilia, Campania e Calabria, in particolare, pur con talune differenze, mostrano situazioni di complessità e la problematicità. Ma anche nel gruppo di regioni che fa registrare i risultati migliori, si possono evidenziare differenze certamente non irrilevanti.

Aree di eccellenza si confermano Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia; seguono Toscana, Emilia Romagna e Veneto, i piuttosto vicine tra loro e di ottimo livello, anche se distanti dal gruppo delle regioni di testa. Infine un terzo gruppo costituito da Umbria, Lombardia, Liguria, Piemonte e Marche che fanno registrare un buon risultato, ma lasciano intravedere aree di criticità e problematicità, tanto in termini di accesso che di adeguatezza, che secondo lo studio non possono essere sottovalutate. Ciò vale in particolare per il Piemonte, che prosegue, nonostante la presenza di evidenti aree di eccellenza, a non tenere il passo con il suo passato di buona sanità recente, e per il quale si registra una tendenza all’incremento delle segnalazioni.

''Dodici mesi di scarsa se non nulla attenzione ai bisogni dei cittadini''

 

Una disattenzione che si concretizza in cifre allarmanti: più di 60 giorni per una ecografia addominale o una mammografia, impossibile ottenere un ecocolordoppler in meno di 60 giorni nel 38% dei casi e possono esserne necessari più di cinque - con punte fino a sei mesi - in 1/4 dei casi segnalati. Le dimissione forzate sono passate dal 3,5% del ’99 ai 5,6 punti percentuali di oggi.


Tra gli interventi che il Tribunale del Malato segnala come prioritari la necessità di riformulare le norme che regolamentano l’esercizio della libera professione intramuraria per i medici, abbattendo “rigidità inutili e controproducenti, come per esempio la irreversibilità della scelta in favore della esclusività di rapporto”, ma conservando il divieto di rivestire ruoli di massima responsabilità nella direzione delle strutture per quei professionisti che non scelgano l’esclusività di rapporto. Entrano nell’elenco delle “cose da fare” individuare limiti precisi alla pratica delle dimissioni forzate, vigilare sui decreti attuativi della nuova Agenzia per il farmaco, di prossima istituzione, rifinanziare i capitoli di spesa per la realizzazione di nuove strutture di tipo hospice, nuove unità di radioterapia e di almeno una unità spinale per regione, rendere obbligatoria ai fini dell’accreditamento la introduzione di sistemi di registrazione degli errori nella pratica medica ed assistenziale e di prevenzione del rischio ed introdurre, anche nel nostro paese, un fondo per il risarcimento di quanti abbiano subito un danno in seguito ad un trattamento medico o chirurgico e ripensare le procedure per il riconoscimento di invalidità.


Rimane cruciale la questione dei finanziamenti per il servizio sanitario nazionale. “Servono più risorse per finanziare il sistema nel suo complesso, - spiegano gli osservatori - soprattutto con riferimento ai nuovi bisogni, per esempio la tutela dalla perdita dell’autosufficienza. Ed è necessario, inoltre, procedere al rifinanziamento, o meglio al finanziamento effettivo, di alcuni fondi speciali, per esempio quello ex art. 20, che in questo momento, come ha rilevato di recente anche la Corte dei Conti, sono utilizzati impropriamente per la gestione ordinaria. Si tratta di una questione ormai improcrastinabile, che non può ammettere ulteriori rinvii”. Ma secondo il rapporto l’approccio alla questione sanitaria non può essere circoscritto al problema economico. “Il dibattito attuale sconta, soprattutto nel nostro paese, una attenzione eccessiva nei confronti degli aspetti di carattere economico-finanziario, che ha finito per relegare in secondo piano il sistema delle tutele e dei diritti. – si legge nel testo - La stessa fissazione dei livelli essenziali di assistenza è stata impostata e gestita come una operazione per la riduzione delle prestazioni garantite dal servizio pubblico, piuttosto che come una occasione per interrogarsi su quali prestazioni debbano essere garantite a tutti, su tutto il territorio nazionale”.

 

Contatti con PiT riguardanti dimissioni forzate, ingiustificate premature - Anni 1999/2003 Val. %

1999

3,5%

2000

3,2%

2001

2,6%

2002

5,3%

2003

5,6%

 

 

Suddivisione per area di riferimento delle richieste di intervento giunte al PiT per dimissioni forzate, ingiustificate, premature - Anno 2003

Area

2003

Patologie croniche

27,3%

Oncologia

23,1%

Ortopedia

18,1%

Medicina generale

 

Chirurgia generale

8,9%

Psichiatria

7,3%

Altro

2,3%

Fonte: Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva "Relazione PiT Salute 2002/2003" 

Sanità Italia (PiT03): dimissioni forzate, ingiustificate, premature per l'area delle patologie croniche 
Per Regioni - Anno 2003

Regione

%

Lazio 

10,1

Sardegna

9,7

Campania

9,5

Sicilia

8,9

Puglia

8,8

Calabria

8,3

Basilicata

8,0

Abruzzo

7,9

Marche

7,7

Piemonte

6,3

Molise

5,9

Lombardia

5,5

Umbria

4,7

Liguria

4,5

Trentino Alto Adige

3,1

Emilia Romagna

3,0

Friuli Venezia Giulia

2,8

Toscana

2,7

Veneto

2,2

Fonte: Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva "Relazione PiT Salute 2002/2003" 

''Siamo in presenza di una vera e propria questione meridionale in sanità''

 

"Il Servizio sanitario pubblico compie quest’anno venticinque anni, vorremmo essere certi di poterci contare anche per i prossimi venticinque. Ma le informazioni e le segnalazioni che raccogliamo da tutto il territorio non sono, a tal proposito, incoraggianti”. “Le risorse finanziarie inadeguate, la necessità di rispettare il patto di stabilità, l’inadeguatezza della rete territoriale – continua Inglese - rischiano di mettere seriamente in discussione uno dei pezzi più importanti del nostro sistema di protezione sociale. Il ritardo strutturale delle regioni meridionali, insieme al sottofinanziamento e alle necessità imposte dal rispetto del patto di stabilità stanno mettendo in grande difficoltà le regioni del centro-sud, tanto che in questo momento possiamo dire di essere in presenza di una vera e propria questione meridionale in sanità. Si tratta di decine di milioni di persone e del loro diritto a ricevere un’assistenza sanitaria della stessa qualità e negli stessi tempi di chi risiede nel Nord del paese”, ha aggiunto Inglese commentando i dati.

“La lenta ma costante erosione della capacità di risposta del Servizio sanitario pubblico, la crescita della spesa sanitaria privata per prestazioni che dovrebbero essere garantite, testimoniano – ha concluso Stefano Inglese - della esistenza di aree di sofferenza evidente che rischiano di mettere in discussione il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti dello stesso servizio sanitario, essenziale per la sua tenuta. Non si può consentire che ciò accada come se nulla, in realtà, stia avvenendo e, soprattutto, senza parlarne in maniera chiara e trasparente al Paese”.


PIT Salute 2003


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