La visione teologica di Antonello da Messina nel ritratto dell’Annunciata

di Nadia Scardeoni

Tota pulchra es Maria

Cio’ che fa di Antonello da Messina un autore di prima grandezza non e’ solo la sua bravura ineccepibile ma la sua grande capacita’ innovativa.

Antonello disintegra gli stereotipi per la grande acutezza del suo sguardo, per la profondita’ dei suoi sentimenti, e per la sua volonta’ di essere anticanonico eppure tutore del sacro anche in materia di soggetti religiosi.

L’ Annunciata di Palazzo Abatellis e’ il gioello delle virtu’ pittoriche , interpretative e comunicative di Antonello, come dimostra una possibile lettura teologica del ritratto.

I sacri canoni del maestri dell’Annunciazione sono sconvolti e trascinati in un abisso.

Il canto di Antonello e’ un faro che si accende nella notte ed e’ limpido e severo come le invocazioni dei semplici.

L’Annunciata si presenta ai nostri occhi… Sola dentro la teca di un silenzio buio e palpitante .

E’ il momento che precede l’Alba e blu siderale e’ il lieve riverbero del mantello : immobile e sacro come le tombe dei faraoni.

La mano sinistra si ritrae a comporre le pieghe del manto: Maria e’ ferma e risoluta nel dire la sua castità.

Il volto è una sorgente di luce tersissima: svela il passaggio dell’Angelo Annunciante.

Le pagine del libro della Parola di Dio si sono mosse al passaggio del Messaggero : si è perso il segno materiale, temporale e caduco della parola tramandata.

La mano destra e’ accogliente oltre le pagine scritte: Maria ha in se’ il Prodigio della Rivelazione

Gli occhi chini e dolcissimi dell’ Ubbidiente sono assorti nel Mistero piu’ Grande : il Segno di Dio e’ ora in Maria.

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Stella mattutina
Regina angelorum
Turris eburnea
Regina profetarum
Foederis arca
Regina martirum
Ianua coeli

Cefalu’, 17 agosto 2000


Lettera-commento

Roma, 6 settembre 2000

Cara Nadia,
Non sono un esperto d'arte e perciò leggo con piacere quello che scrivi sul capolavoro di Antonello.
Quel volto di Maria, luminoso e attonito esprime, come ben dici, il passaggio dell'attimo del mistero che si svela al cuore e al corpo di questa fanciulla ebrea e ci fa cogliere la composta gioia e la drammaticità della creatura che si apre al soffio dello Spirito che passa e l'adombra della sua potenza.

Non richiamerei i faraoni - non hanno nulla a che fare col mistero di Maria e del nostro Dio che si svela - ma l' Arca dell'antica alleanza: questa fanciulla custodirà in sé il Dio vivo che sarà proprio una luce che splenderà in mezzo al suo popolo nuovo: "una stella sorgerà da Giacobbe", "i popoli che giacevano nella tenebra videro un grande luce" come diranno i profeti.

L'annunciazione è proprio l'alba che precede la nascita di questo astro della salvezza.

Il grande silenzio di cui parli esprime l'opera di Dio. Egli, infatti, opera nel silenzio e nella notte le sue meraviglie: nella notte dei tempi iniziò la sua creazione; nella notte liberò il popolo ebraico dalla schiavitù; nella notte si rese visibile al mondo; nella notte accettò il calice della passione, nella notte risorse da morte.

Il silenzio e la notte esprimono la grandezza di quello che Dio compie perché il silenzio viene pervaso dalla sua Parola che si rivela e la notte diradata dallo splendore della sua luce che salva.

L'atteggiamento di Maria, che ben descrivi, è quello biblico degli "hanawin" cioè dei poveri di Dio, di coloro, cioè che accolgono la sua Parola e attendono che essa si compia.

Per questo Maria, pur scelta come Madre di Dio si proclama "Sono la serva del Signore" e nel Magnificat, pur dichiarando che tutte le generazioni l'avrebbero proclamata beata, dichiara che Dio "guardò all'umiltà della sua serva". La grandezza di Maria sta proprio in questo: nel riconoscere che quanto avviene in Lei è opera di Dio.

Questo, come ben dici, Antonello lo esprime nel suo dipinto con grande maestria e talento. 

Grasso Antonino
studente ordinario presso la Pontificia Facoltà Teologica "Marianum" di Roma

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 07 Sep 2000

Carissimo Antonino

Grazie....
mi hai convinta.

Devo solo chiarire che il  mio riferimento non era piu' teologico ma di comunicazione visiva.

La piramide mi ispira una grande maesta' e nel contempo una grande solitudine.

Grazie e a presto
Nadia