eduardo galeano
"Ormai è venuta l'ora di
smettere di essere testimoni delle nostre disgrazie"
“La condizione di far sì che il dolore diventi
eloquente è la condizione di ogni verità” .......... Th. W.
Adorno
Questo
piccolo mondo assassino
E' puntato sull'innocente
Gli toglie il pane di bocca
E dà la sua casa alle fiamme
Gli prende le
vesti e le scarpe
Gli prende il tempo e i figli
Questo piccolo mondo assassino
Confonde i morti con i vivi
Assolve il fango, grazia i traditori
La parola trasforma in rumore
Grazie mezzanotte dodici fucili
All'innocente rendono la pace
E tocca sempre alle folle
Sotterrare quella sua carne
Sanguinosa e il suo cielo nero
E
tocca alle folle comprendere
Quanto debole è chi assassina..........paul
eluard
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A testa in giù
Nei paesi più poveri
della Terra i bambini, per imparare a vivere, devono
frequentare la "scuola del mondo alla
rovescia", dove apprendono che la povertà è un giusto
castigo per l’inefficienza; che la disuguaglianza è una legge
naturale che ha come corollari il razzismo e il maschilismo; che
la realtà è quella che si vede in televisione; che il crimine è
nero o giallo o di altri colori, ma mai- o quasi- bianco, e così
via. Il piano di studi prevede corsi
obbligatori di impotenza, amnesia e rassegnazione, grazie ai quali
gli oppressi del pianeta imparano a subire la realtà invece di
cambiarla, a dimenticare il passato per permettere ai dittatori di
ogni tempo di restare impuniti, ad accettare passivamente il
futuro, perché tentare di immaginarselo è un vizio che viene
regolarmente punito…
Galeano completa, in questo volume, la storia
raccontata in Le vene aperte dell’America latina con una
rappresentazione provocatoria e paradossale del capitalismo e
delle sue basi etiche, economiche e sociali. Raccogliendo e
rielaborando una ricchissima messe di dati e informazioni sulla
situazione del Terzo Mondo, di fonti inedite, di casi tratti dalla
cronaca più recente, l’autore va oltre il libro di denuncia: con
una prosa corrosiva e raffinata il cui sarcasmo cela
l’indignazione, costruisce un attacco decisivo al neoliberismi,
"l’espressione più efficiente del crimine organizzato", mettendo a
nudo le contraddizioni, i costi umani, gli effetti disastrosi per
l’economia mondiale e il futuro della Terra. E ammonisce i
potenti: attenti ai cunicoli e nei
sottoscala di quelle stesse "scuole" allievi clandestini si
impegnano nella rifondazione della democrazia e nel recupero della
tolleranza, della solidarietà e della comunione con la natura.
Sottovalutare questi piccoli combattenti sarebbe un errore perché,
come dice un adagio sudamericano, "ognuno è
così piccolo come la paura che prova e così grande come il nemico
che si sceglie".
....................
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Manicomio
di Eduardo Galeano - da
Carta.org
Tempi della paura. Il mondo vive in uno
stato di terrore, e il terrore si traveste: dice di essere opera di
Saddam Hussein, un attore già stanco del tanto lavorare come nemico, o
di Osama bin Laden, professionista della minaccia.
Ma il vero autore del panico planetario si chiama Mercato.
Questo signore non ha nulla a che vedere con l'indimenticabile luogo del
quartiere dove si va in cerca di frutta e verdura. E' un onnipotente
terrorista senza volto, che sta in ogni luogo, come Dio, e crede di
essere, come Dio, eterno. I suoi numerosi interpreti annunciano: "Il
Mercato è nervoso", e avvertono: "Non bisogna irritarlo".Il suo frondoso
manuale criminale lo rende temibile. Ha trascorso la vita rubando il
cibo, assassinando lavori, sequestrando paesi e fabbricando guerre.Per
vendere le sue guerre, il Mercato semina paura. E la paura crea il
clima.
Eduardo Galeano
da
http://www.tribuastratte.it/suk/settembre-ottobre/galeano.htm
Per dire no *
di Eduardo Galeano - 04 febbraio 2003
Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di
Dio e della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia, anche, la
democrazia, che è sopravvissuta con fatica nel mondo nonostante le
dittature che gli Stati Uniti vanno seminando dappertutto da più di un
secolo.
Il governo di Bush, che più che un governo sembra un oleodotto, ha
bisogno di impadronirsi della seconda riserva mondiale di petrolio, che
giace sotto il suolo dell' Iraq. In più, ha bisogno di giustificare i
suoi investimenti militari ed ha bisogno di esibire sul campo di
battaglia gli ultimi modelli della sua industria bellica.
Si tratta di questo. Tutto il resto, sono solo scuse.
E le scuse per questa ormai prossima carneficina offendono l'
intelligenza. L'unico paese che ha usato armi nucleari contro la
popolazione civile, il paese che ha lanciato le bombe atomiche che
cancellarono Hiroshima e Nagasaki, pretende di convincerci che l'Iraq
sia un pericolo per l'umanità. Se il presidente Bush ama tanto
l'umanità, e davvero vuole scongiurare quella che è la più grave
minaccia per l'umanità, perchè non si bombarda da solo, invece di
pianificare un nuovo sterminio di popoli innocenti?
Il prossimo 15 febbraio immense manifestazioni invaderanno le strade del
mondo.
L'umanità è stufa di essere usata come alibi dai suoi stessi assassini.
Ed è stufa di piangere i suoi morti alla fine di ogni guerra. Questa
volta vuole impedire la guerra che li ucciderà.
*testo
scritto per la Rete Sociale Mondiale nata a Porto Alegre (di cui
fanno parte CUT. Sem Terra, ATTAC Francia, Focus on Global South, Marcia
mondiale delle donne)
http://www.comune.pisa.it/legambiente/alberopazzosei.htm#editoriale
IL
DIRITTO AL DELIRIO
di Eduardo
Galeano
Ormai sta nascendo il nuovo millennio. La
faccenda non e' da prendere troppo sul serio (…). Il tempo si burla dei
confini che noi inventiamo per credere che lui ci obbedisca (…). Il
tempo continua, silenzioso, il suo cammino lungo le vie dell’eternita' e
del mistero. In verita', non c’e' nessuno che sappia resistere: (…)
chiunque sente la tentazione di domandarsi come sara' il tempo che sara'.
Benché non possiamo indovinare il tempo che sara', possiamo avere almeno
il diritto di immaginare come desideriamo che sia.
Nel 1948 e nel 1976, le Nazioni Unite
proclamarono le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande
maggioranza dell’umanita' non ha altro che il diritto di vedere, udire e
tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato
diritto di sognare? Che direste se delirassimo per un istante?
Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo
possibile: l’aria sara' pulita da tutto il veleno che non venga dalla
paure umane e dalle umane passioni; nelle strade, le automobili saranno
schiacciate dai cani; la gente non sara' guidata dalla automobile, non
sara' programmata dai calcolatori, ne' sara' comprata dal supermercato,
ne' osservata dalla televisione; la televisione cessera' d’essere il
membro piu' importante della famiglia e sara' trattato come una
lavatrice o un ferro da stiro; la gente lavorera' per vivere, invece di
vivere per lavorare; ai codici penali si aggiungera' il delitto di
stupidita' che commettono coloro che vivono per avere e guadagnare,
invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza
saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; in
nessun paese verranno arrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il
servizio militare; gli economisti non paragoneranno il livello di vita a
quello di consumo, ne' paragoneranno la qualita' della vita alla
quantita' delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia
essere cucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia
essere invasi; i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare
promesse; la solennita' non sara' piu' una virtu', e nessuno prendera'
sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; la morte e il
denaro perderanno i loro magici poteri, e ne' per fortuna ne' per
sfortuna, la canaglia si trasformera' in virtuoso cavaliere; nessuno
sara' considerato eroe o tonto perche' fa quel che crede giusto invece
di fare cio' che piu' gli conviene; il mondo non sara' piu' in guerra
contro i poveri, ma contro la poverta', e l’industria militare sara'
costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sara' una mercanzia,
ne' sara' la comunicazione un’affare, perche' cibo e comunicazione sono
diritti umani; nessuno morira' di fame, perche' nessuno morira'
d’indigestione; i bambini di strada non saranno trattati come
spazzatura, perche' non ci saranno bambini di strada; i bambini ricchi
non saranno trattati come fossero denaro, perche' non ci saranno bambini
ricchi; l’educazione non sara' il privilegio di chi puo' pagarla; la
polizia non sara' la maledizione di chi non puo' comprarla; la giustizia
e la liberta', gemelli siamesi condannati alla separazione, torneranno a
congiungersi, ben aderenti, schiena contro schiena; una donna nera,
sara' presidente del Brasile e un’altra donna nera, sara' presidente
degli Stati Uniti d’America; una donna india governera' il Guatemala e
un’altra il Peru'; in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un
esempio di salute mentale, poiche' rifiutarono di dimenticare nei tempi
dell’amnesia obbligatoria; la Santa Chiesa correggera' gli errori delle
tavole di Mose', e il sesto comandamento ordinera' di festeggiare il
corpo; la Chiesa stessa dettera' un altro comandamento dimenticato da
Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; saranno riforestati i deserti
del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverranno speranzosi e i
perduti saranno incontrati, poiche' costoro sono quelli che si
disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare;
saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono
desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano
nati o quando abbiano vissuto, giacche' le frontiere del mondo e del
tempo non conteranno piu' nulla; la perfezione continuera' ad essere il
noioso privilegio degli dei; pero', in questo mondo semplice e fottuto
ogni notte sara' vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se
fosse il primo. da carta
"l'Argentina, vittima obbediente"
Intervista a
Eduardo Galeano:
Da Rebelión del 23 gennaio 2002
"La lezione per il mondo è: non accettare il discorso del Fondo
monetario internazionale, che conduce allo sterminio"
Di Jaime Avilés, La Jornada
Montevideo, 22 gennaio. Dalla sponda orientale del Rio de la Plata, a 40
chilometri da Buenos Aires, pieno di una tristezza che non pretende di
nascondere ma che lo nutre di scoperte e rivelazioni nel terreno del
linguaggio, Eduardo Galeano osserva la crisi terminale dell'Argentina:
un paese, dice, "vittima della dottrina universale che accettò di
seguire" e che "ora, per di più, viene punita da obbediente".
Nella Casa de los Pájaros (dei Pappagalli), dove vive con Elena Vilagra
nel quartiere Malvín, camminando con il suo cane Morgan per le brevi
colline che scendono verso la spiaggia, cenando con i suoi amici in un
ristorante italiano, sui muri del quale appare ritratto insieme ad
Antonio Skármeta, Joan Manuel Serrat o José Saramago, e parlando infine
con La Jornada fino a tarda notte nel sotterraneo di un antico mulino
adibito a bar, lo scrittore uruguayano ragiona ad alta voce. Parla
lentamente, ma a volte prende un ritmo più veloce per sottolineare con
la voce le parole più importanti di ogni frase.
L'Argentina ha fatto tutto quello che gli ha ordinato il Fondo monetario
internazionale ed ora è distrutta. Qual è la lezione per il Messico?
Non è solo una lezione per il Messico, ma anche per il mondo. In
generale, io direi di non credere alla favola: bisogna avere un po' più
di attenzione; i discorsi del potere non esprimono, occultano,
mascherano. La lezione è che non bisogna continuare ad accettare questo
discorso che conduce allo sterminio, non solo delle economie nazionali,
e che ha orrende conseguenze, e non solo economiche. Un discorso che non
si traduce solo nell'impoverimento della maggioranza e in una
concentrazione offensiva della ricchezza, in quello schiaffo, il
quotidiano insulto, che è l'ostentazione del potere dei pochi in mezzo
all'abbandono dei molti…
Quali sono le conseguenze non economiche?
Primo, l'impoverimento del prestigio della democrazia. Ora la si
identifica con la corruzione, con l'inefficienza, con l'ingiustizia, che
è il peggio che possa accadere alla democrazia. In fin dei conti,
democrazia significa 'potere del popolo': e fino a che punto è stata
umiliata questa parola, che ha finito per convertirsi nel contrario di
giustizia. Molta, moltissima gente ogni volta di più si addolora,
soprattutto tra i giovani. La democrazia è una grotta di ladroni che non
è utile per nessuno, e che non fa nulla di più che offendere i poveri.
Questa è la visione della democrazia che una quantità immensa di persone
ha, per lo meno nei paesi latinoamericani, e questa è la conseguenza
culturale più grave; perché c'è una cultura democratica che rende
possibile che l'esercizio della democrazia sia qualcosa di più che un
gioco di ombre cinesi sulla parete.
Un liquido di coltura per il fascismo…
Un altro danno tremendo sono le grandi offese che ha sofferto in tutti
questi anni la cultura della solidarietà. I legami della solidarietà
sociale hanno espressioni culturali nate dal vincolo con gli altri. In
un sistema che predica l'egoismo e lo pratica, la cultura della
solidarietà sta rimanendo sempre più oltraggiata. Oggi la cultura che
predomina è quella del 'si salvi chi può' e 'a chi tocca è fottuto'.
Anche questo mi fa molto male. Ti racconto cose che mi dispiacciono di
questa realtà culturale, e che si traducono in un cambiamento del
linguaggio: c'è un maledetto adeguamento del dizionario.
Te lo domando per la malinconia che prospera in paesi come l'Argentina e
l'Uruguay, formati principalmente da immigrati nostalgici dell'Europa.
Sì, questi sono paesi che hanno in maggioranza una popolazione di
immigrati. E' interessante notare che qui c'è, in fondo, una
'perplessità universale', di fronte alla grandezza di una crisi come
quella che sta soffrendo l'Argentina, che è una vera tragedia.
Perplessità universale che viene dal fatto che non si capisce come è
possibile che sia successo questo in un paese bianco, ben nutrito, senza
problemi di esplosione demografica; ma il fatto in sé mette in
discussione le teorie di antropologi, sociologi, politologi e altri 'ologi'
che identificano, per esempio, sottosviluppo e povertà con esplosione
sociale. Cose, ci dicono, che succedono nelle regioni buie del pianeta,
le regioni condannate a patire la povertà per il colore della pelle,
dovuto a meticciati che non hanno dato buoni frutti. Però, contro queste
interpretazioni razziste dello squallore umano, si producono episodi
come questo dell'Argentina, e non si spiega come siano potuti accadere.
Però l'Argentina ha tutto -gli ricordo-, acqua, petrolio, grano, carne,
un territorio gigantesco e vuoto. Alcuni settori della sinistra pensano
che possa salvarsi da sola.
Galeano scarta l'idea.
Questo è impraticabile. Da solo non si salva nessuno. L'unica via
d'uscita per i paesi latinoamericani, per non perdere tutto o per
recuperare parte di quello che si è perso, sarebbe che riuscissimo ad
essere capaci di unirci. In America latina i presidenti si riuniscono ma
non si uniscono; hanno questa usanza, si scambiano discorsi, posano
nelle foto. Però non sono capaci di unirsi per fare fronte comune contro
la finanza internazionale che ci governa, contro l'usura del debito
esterno che ci sta strangolando, contro il precipitare dei prezzi di
tutto quello che vendiamo. Se i presidenti si unissero, forse si
potrebbe fare qualcosa per non assistere con fatalismo a questo destino
di imposizione universale della disgrazia, un destino a cui pretendono
di condannarci. Lì c'è un'altra voce al nuovo dizionario.
Quale?
Il nuovo nome della dittatura finanziaria è 'comunità internazionale';
qualsiasi cosa tu faccia per difendere quel poco che ti rimane di
sovranità, è un attentato contro la comunità internazionale, e non un
atto di legittima difesa contro l'usura che pratica la banca che governa
il mondo, e alla quale quanto più paghi più devi. Per questo, in un
paese come l'Argentina è smantellato tutto, l'economia, lo stato,
l'identità collettiva della gente che ora non sa più chi è, perché è, da
dove viene o dove va. C'è uno svuotamento spirituale, che corrisponde
simmetricamente allo svuotamento materiale di un paese saccheggiato fino
allo scheletro.
Trad. di Fabio Bianchi
Versione originale
Entrevista a Eduardo Galeano: Argentina, víctima "obediente"
''La lección para el mundo es no comprar el discurso del FMI, que
conduce al exterminio''
Jaime Avilés, La Jornada
Montevideo, 22 de enero. Desde la banda oriental del río de La Plata, a
40 kilómetros de Buenos Aires, lleno de una tristeza que no pretende
ocultar pero que lo nutre de hallazgos y revelaciones en el terreno del
lenguaje, Eduardo Galeano observa la crisis terminal de Argentina, un
país, dice, "víctima de la doctrina universal que aceptó, cumpliendo con
todo lo que le mandaron" y al que "ahora, encima, castigan por obediente".
En la Casa de los Pájaros, donde vive con Elena Vilagra en el barrio
Malvín, caminando con su perro Morgan por las breves colinas que bajan a
la playa, cenando con sus amigos en un restaurante italiano, en cuyos
muros aparece retratado junto a Antonio Skármeta, Joan Manuel Serrat o
José Saramago, charlando, en fin, con La Jornada hasta altas horas de la
noche en el sótano de un antiguo molino habilitado como bar, el escritor
uruguayo reflexiona en voz alta, con palabras lentas, que a veces alarga
para subrayar su importancia dentro de la frase.
-Argentina hizo todo lo que le ordenó el FMI y está destruida. ¿Cuál es
la lección para México?
-No es sólo una lección para México, sino para el mundo, pero en general
yo diría que no se crean el cuento: hay que tener un poco más de cuidado;
los discursos del poder no expresan, ocultan, disfrazan. La lección es
que no hay que seguir comprando ese discurso que conduce al exterminio,
no sólo de las economías nacionales, sino que además tiene horrorosas
consecuencias y no sólo económicas. Un discurso que no se traduce sólo
en un empobrecimiento masivo y en una concentración ofensiva de la
riqueza, en la bofetada, el cotidiano insulto, que es la ostentación del
poder de unos poquitos en medio del desamparo de tantos...
-¿Cuáles son las consecuencias no económicas?
-Primero, el desprestigio de la democracia. Ahora se la identifica con
la corrupción, con la ineficiencia, con la injusticia, que es lo peor
que podría pasarle a la democracia. Al fin y al cabo, democracia
significa "poder del pueblo" y hasta qué extremos ha sido humillada esta
palabra, que ha terminado por convertirse en antónimo de justicia. Mucha,
muchísima gente cada vez más lo siente así, sobre todo entre los jóvenes.
La democracia es una cueva de ladrones que no sirve para nada y que no
hace más que lastimar a los pobres.
''Esta es la visión de la democracia que está teniendo una inmensa
cantidad de gente, por lo menos en los países latinoamericanos, y ésta
es la consecuencia cultural más grave, porque hay una cultura
democrática que hace posible que el ejercicio de la democracia sea algo
más que un juego de sombras chinas en la pared''.
-Un caldo de cultivo para el fascismo...
-Otro daño tremendo son las grandes lastimaduras que ha sufrido todos
estos años la cultura de la solidaridad. Los lazos solidarios sociales
tienen expresiones culturales nacidas del vínculo con los otros. En un
sistema que predica el egoísmo y lo practica, la cultura de la
solidaridad está siendo muy mal herida. Hoy por hoy la cultura que
predomina es la del sálvese quien pueda y cada quien a lo suyo, y el que
caiga que se joda. Y eso también me duele muchísimo. Te cuento cosas que
me duelen de la realidad cultural actual y que se traducen en un cambio
de lenguaje: hay una jodida actualización del diccionario.
Le pregunto por la melancolía que prevalece en países como Argentina y
Uruguay, formados básicamente por inmigrantes nostálgicos de Europa.
-Sí -acepta-, estos son países que tienen una población de inmigrantes
en su abrumadora mayoría, y allí es interesante anotar que eso está en
el fondo de una perplejidad universal ante la magnitud de una crisis
como la que está sufriendo Argentina, que es una verdadera tragedia.
Perplejidad universal porque no se entiende cómo es posible que ocurra
esto en un país blanco, bien nutrido, sin problemas de explosión
demográfica, pero el hecho en sí cuestiona las teorías de antropólogos,
sociólogos, politólogos y otros ólogos que identifican, por ejemplo,
subdesarrollo y pobreza con explosiones sociales, cosas, nos dicen, que
suceden en las regiones oscuras del planeta, las regiones condenadas de
antemano a padecer la pobreza por su color de piel debido a mestizajes
que no dieron buenos frutos. Pero contra esas interpretaciones racistas
de la desdicha humana se producen episodios como este de la Argentina y
no se explican cómo pudo ocurrir.
-Pero Argentina tiene todo -le recuerdo-, agua, petróleo, trigo, carne,
un territorio gigantesco y vacío. Algunos sectores de izquierda piensan
que podría salvarse sola.
Galeano descarta la idea.
-Eso es impracticable. Solo no se salva nadie. La única salida para los
países latinoamericanos para no perderlo todo o recuperar parte de lo
que se ha perdido es que seamos capaces de unirnos. En América Latina
los presidentes se reúnen pero no se unen; hacen esas cumbres,
intercambian discursos, posan para la foto, pero no son capaces de
unirse para hacer frente juntos a la banquería internacional que nos
gobierna, a la usura de la deuda externa que nos está estrangulando, al
derrumbe de los precios de todo lo que vendemos. Si los presidentes se
unieran quizá se podría hacer algo para no asistir con fatalismo a esta
suerte de imposición universal de la desdicha como destino al que
pretenden condenarnos. Pero allí tienes otro aporte al nuevo diccionario.
-¿Cuál?
-El nuevo nombre de la dictadura financiera es comunidad internacional;
cualquier cosa que hagas para defender lo poco que te queda de soberanía
es un atentado contra la comunidad internacional, no un acto de legítima
defensa contra la usura que practica la banquería que gobierna el mundo
y a la cual cuanto más le pagás más le debés. Por eso, en un país como
Argentina está desmantelado todo, la economía, el estado, la identidad
colectiva de la gente que ya no sabe quién es, para qué es, de dónde
viene o a dónde va. Hay un vaciamiento espiritual que simétricamente
corresponde al vaciamiento material de un país saqueado hasta las
telarañas.
LA JORNADA - Venerdì 2
novembre 2001
utopia :
"Lei è all'orizzonte"
dice
Fernando Birri
"Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più
in là.
Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'utopia?
Serve proprio a questo: a
camminare."
e. galeano
1957: L'Hombrito
Il Che
Nella valle dell'Hombrito i ribelli avevano allestito un forno per
cuocere il pane, una tipografia dotata di un vecchio ciclostile e una
clinica che occupava una stanza in una capanna. Il medico è Ernesto
Guevara, conosciuto come il Che, che, oltre
al nomignolo, aveva conservato alcune abitudini tipiche dell'Argentina,
come il maté e l'ironia. Pellegrino dell'America, si era unito
all'esercito di Fidel nel Messico, dove si stabilì dopo la caduta del
Guatemala e dove si guadagnò da vivere come fotografo facendosi pagare
un peso per ogni foto e come venditore ambulante di stampe della Madonna
di Guadalupe.
Nella clinica dell'Hombrito, il Che assiste una serie di bambini con la
pancia gonfia, quasi dei nani, ragazze invecchiate e disfatte dalle
troppe gravidanze e dal poco cibo e uomini secchi e vuoti come zucche,
perché la povertà fa diventare mummie viventi.
L'anno scorso, quando le mitragliatrici hanno falciato la guerriglia, il
Che ha dovuto scegliere fra una cassa di pallottole e una cassa di
medicinali. Non poteva portarle entrambe e decise per le pallottole.
Adesso accarezza il suo vecchio fucile Thompson, l'unico strumento
chirurgico in cui crede.
1965: Havana
Questo seminatore di rivoluzioni
Il
guerrigliero ascetico parte per altre terre. Fidel rende nota la lettera
di addio del Che Guevara: Nessun vincolo formale mi lega più a Cuba,
dice il Che, solo i legami che non si possono spezzare.
Il Che scrive anche ai genitori e ai suoi figli. Ai figli chiede di
essere sempre capaci di sentirsi toccati nel profondo da qualsiasi
ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.
Qui, a Cuba, con l'asma e tutto il resto, il Che è stato sempre il primo
ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, in guerra e in pace, senza mollare
neppure per un istante.
Di lui si sono innamorate le donne, gli uomini, i bambini, i cani e le
piante.
1967: Yuro Ravine
La caduta del Che
Pallottole di mitragliatrice gli spezzano le gambe. Seduto, egli
combatte finché il fucile non gli viene strappato dalle mani.
I conquistatori si avventano sul suo orologio, sulla sua borraccia, sul
suo cinturone, sulla sua pipa. Uno dopo l'altro, parecchi ufficiali lo
interrogano. Il Che rimane tranquillo mentre continua a perdere sangue.
Il Vice Ammiraglio Ugarteche, audace lupo di terra, comandante della
marina di un Paese che l'oceano non bagna, lo insulta e lo minaccia. Il
Che gli sputa in faccia.
Da La Paz arriva l'ordine di uccidere il prigioniero. Una fucilata. Il
Che muore, ucciso a tradimento da una pallottola pochi giorni prima del
suo compleanno, la stessa età in cui anche Zapata e Sandino furono
uccisi a tradimento.
Nella cittadina di Higueras, il Generale Barrientos mostra il suo trofeo
ai giornalisti. Il Che giace in una lavanderia. I flash delle macchine
fotografiche lo uccidono per l'ultima volta. La sua faccia ha occhi che
accusano e un malinconico sorriso.
1967: Higueras
Le campane suonano per lui
Morì
nel 1967 in Bolivia perché sbagliò le previsioni sul quando, sul dove e
sul come? O non morì affatto, in alcun alcun posto, perché non sbagliò
su ciò che conta nonostante i quando e i dove e i come?
Egli credeva che ci si doveva difendere dalle trappole dell'avidità
senza mai abbassare la guardia. Quando era presidente della Banca
Nazionale di Cuba, firmava le banconote con il nome "Che" per prendersi
gioco del denaro. Amava le persone e disprezzava
le cose. Egli pensava che il mondo in cui non si riusciva a
distinguere l'essere dall'avere, era un mondo malato. Non tenne nulla
per se stesso e non chiese mai nulla.
Vivere è offrire se stessi, pensava; ed
egli offri se stesso.
Eduardo Galeano
da
http://www.tqs.it/nautilus/galeano.htm
link
patriagrande.net
Hasta Siempre
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Periodismo Sin
Máscara
Mario Benedetti
Por Cristina Castello
“Un largo amor es diálogo entre las diferencias”
Mario Benedetti
se presta en este breviario a desnudar su alma.
Sueños y esperanzas de un hombre poblado de palabras
-¿Qué es una
hoja de papel?
-Es poder atender los temas que me esperan en la cola que los escriba.
- En el umbral de otro siglo: todos juntos y
llenos de ausencia, ¿porqué?
-Porque estamos solos. Y la soledad es
lo contrario de la solidaridad.
-¿La pobreza es
violencia?
-Las políticas que
ocasionan la pobreza son violencia.
-Cosa extraña el
alma de un narco, ¿no?
-No es un alma: es una caja con un “debe” y un “haber”.
-De nuevo los muros: ahora Melilla y Tijuana. ¿El hombre
siempre contra el hombre?
-Sí, y hoy los muros se levantan entre opulentos
y pobres cada vez más pobres.
-¿Qué son andamios?
-Son la metáfora de la esperanza de reconstruir
un país.
-En el ’96 se suicidaron 14 chicos en capital, ¿por qué?
-Por la violencia de hoy. Y porque los mayores
no los preparan para enfrentar obstáculos.
-¿La ironía es una sutileza de la inteligencia?
-Es un ingrediente de humor que quita el filo de
navaja que tiene la agresión.
-¿Qué hay detrás de las rejas?
-Amputación del futuro y Antología de horrores.
Sobre todo para los inocentes.
-¿La poesía es revelación, develación... qué?
-Es el hambre de muchos jóvenes y una
especialista en gambetear la censura.
-¿Por qué en publicidad son todos jóvenes, ricos y lindos?
-Porque son estereotipos-ideales para que los
alcancen pocos. Y para que se sepa quiénes mandan.
-Poetas: Yeats, Eluard, Auden, Prevert… ¿quién para usted?
-Mi poeta máximo es César Vallejo.
-El hombre tiene infiernos interiores, ¿cuáles?
-El odio. Ahí están sus hogueras.
-¿Qué trayectoria tienen las palabras?
-Nacen y mueren en el silencio..
-¿Cuáles son las caras más hermosas?
-Las máscaras: las oficialmente hermosas pero
sin carácter.
-¿Que es un “desexiliado”?
- Alguien que desde Europa no pudo ver la Vía
Láctea. Y que cuando volvió acá sus hijos querían quedarse allá.
- ¿La ilusión tiene alas y la esperanza alas con pies?
- Sí, la ilusión es frágil y frívola. La
esperanza viene con mejores intenciones: con solidez.
- Nos decimos libres, ¿lo somos?
- No, somos esclavos del consumo como mandato.
- ¿Qué es lo más difícil de saciar?
- El hambre espiritual y afectiva.
- ¿Cuál es el secreto para un largo amor?
- El diálogo entre las diferencias.
- ¿Los relámpagos son fuegos artificiales de los
ángeles?
- Nunca me comuniqué con ellos
pero sé que se enamoran. A lo mejor lo festejan así.
- ¿Paz es la forma santa del amor universal?
- Paz es aceptar la diferencia del otro.
Si fuera así se aceptarían judíos y palestinos y no habría guerra.
- La ciudad y el hombre, ¿imagen salvaje, no?
- La ciudad puede ser liberación o prisión.
- ¿Quién pude ampararnos?
- Nuestra propia conciencia.
- ¿El verdadero amor resiste todas las pruebas?
- Con respeto a paciencia mutua, solidaridad y
afecto, la pareja es una garantía.
-¿Qué música tiene hoy la humanidad?
-No tiene música sino ruido de ametralladoras.
Tétrico.
- ¿Qué ganará en el hombre: lo sublime o lo miserable?
-Ojalá que gane por lo menos lo solidario.
-¿Cómo soportar el mundo?
-Con amor.
Buenos Aires (Argentina), 24 de octubre de
1996
Publicado en Revista “Gente”
© Cristina Castello
www.paginadigital.com.ar/cristinacastello
a cura di
nadia scardeoni
.....
E se orientarsi
significa, fondamentalmente, poter fissare un punto amabile dell'orizzonte,
mettiamoci in cerchio affinché ognuno di noi possa scrutare un
frammento dell'orizzonte che posto accanto ad un altro frammento ci
consenta di delinearlo con maggiore chiarezza.......
Pagine di Resistenza
Sopravvivenza, Resistenza, Dissidenza
di Serge Latouche
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