Iraq, i bambini e la guerra
a cura di Nadia Scardeoni
Interlinea https://www.edscuola.it/interlinea.html
Iraq: guerra contro i bambini
di Cecilia Bartoli
Secondo un rapporto dell'Unicef pubblicato nel 1998 ogni mese in Iraq
muoiono quattromila bambini come conseguenza delle sanzioni
economiche, nei primi otto anni di embargo sono morti mezzo milione di
bambini. Dall'inizio dei bombardamenti e delle sanzioni è aumentata
sensibilmente la diffusione di alcune forme tumorali, linfomi e della
leucemia. I medici e gli scienziati iracheni affermano con certezza
che senza dubbio questo aumento è dovuto alle armi radioattive e
all'uso dell'uranio impoverito, (utilizzato durante la Guerra del
Golfo da americani e inglesi su tutti i campi di battaglia del sud). A
causa delle sanzioni l'Iraq non può ricevere le apparecchiature e le
consulenze scientifiche indispensabili per decontaminare i campi, come
invece è stato fatto in Kuwait. Allo stesso tempo il comitato per le
sanzioni di New York, ha bloccato e trattenuto alcune strumenti e
medicine di importanza vitale: farmaci per le chemioterapie e perfino
gli antidolorifici. I medici vedono morire ogni giorno bambini affetti
da forme tumorali che con la terapia giusta avrebbero buone
possibilità di guarire, e per giunta senza poter nemmeno
somministrare loro degli antidolorifici nelle fasi terminali della
malattia. Per quello che riguarda la leucemia, i medici sono
costretti, dopo la diagnosi, ad aspettare impotenti la morte dei
bambini che, con il giusto apporto di farmaci, potrebbero essere
salvati. Basterebbe una combinazione di tre antibiotici, ma a loro è
possibile somministrarne solo uno, senza perciò sortire alcun
effetto. La stessa sorte colpisce i bambini affetti da meningite. Le
medicine così come i vaccini arrivano in maniera molto sporadica e
discontinua, perciò non è possibile per i medici attuare nessun
piano terapeutico per la cura. La scusa è quella che certe sostanze
potrebbero essere utilizzate per la fabbricazione di armi chimiche, la
realtà è che questi sono farmaci comunissimi e presenti in qualsiasi
ospedale. Un gruppo di esperti europeo ha stilato un elenco di 17
farmaci, assolutamente necessari per la cura di queste malattie,
dimostrando l'impossibilità della loro trasformazione in armi
chimiche e lo ha inviato all'Onu, senza ricevere alcuna risposta. Nel
policlinico universitario di Baghdad che è il più grande e
attrezzato ospedale del paese, mancano le infrastrutture basilari
presenti in qualsiasi ospedale occidentale: le sacche per il sangue,
le macchine per separare le piastrine, le incubatrici, le macchine per
i raggi x, le macchine per cuore e polmoni, tutte
"trattenute" a New York. In dieci anni di embargo la
mortalità infantile, che era tra le più basse del mondo è diventata
altissima. In un rapporto del '99 dell'Unicef la mortalità infantile
dei bambini sotto i cinque anni e delle madri, si è duplicata. Conta
131 morti su 1000 e inoltre un bambino su 10 non raggiunge l'anno di
vita. Il vero flagello che per intero colpisce la popolazione
infantile è la malnutrizione cronica e la dissenteria. Se nel '90 si
registravano per i bambini al di sotto dei 5 anni episodi di diarrea
fino a 4 in un anno, adesso la frequenza arriva anche a 14, conducendo
i bambini alla morte, poiché dopo ogni attacco l'organismo si
debilita irrimediabilmente. Nel '90 si stimava una morte per
dissenteria ogni 600 casi, ora il rapporto è di 1 a 50. La causa
principale della dissenteria, (così come per altri generi di
infezioni) è l'inquinamento delle acque. Secondo un rapporto dell'Unicef
dieci anni fa il 92% della popolazione aveva l'acqua potabile, oggi
l'acqua presa dal Tigri e non depurata è diventata letale. Il cloro
che potrebbe "tamponare" questa situazione è stato bloccato
dal Comitato per le Sanzioni, mentre la rete idrica, distrutta e
deteriorata dai bombardamenti, non è sanabile a causa della mancanza
di pezzi di ricambio, anche questi "trattenuti". L'acqua è
perciò il maggior veicolo di malattia. Oltre all'elevata mortalità e
all'aumento delle malattie, le sanzioni hanno prodotto gravi danni ai
bambini sul piano psicologico. La malnutrizione cronica ha
implicazioni permanenti sul loro sviluppo cognitivo. Secondo un
rapporto Unicef nel 1989 il tasso di alfabetizzazione in Iraq era del
95%, attualmente la situazione è precipitata, il 50% degli edifici
scolastici è totalmente inagibile e quelli che ancora non lo sono, si
trovano in condizioni gravissime e senza arredamenti e materiali
didattici (dai banchi ai quaderni), in queste condizioni il sistema
scolastico è completamente precipitato. E' fortemente in aumento il
lavoro minorile e incredibilmente in crescita il fenomeno dei bambini
di strada, che chiedono l'elemosina, che si arrangiano con la piccola
delinquenza e qualche lavoretto occasionale, queste cose erano
sconosciute in Iraq fino a 10 anni fa, la situazione dell'infanzia è
incredibilmente peggiorata. Il numero dei minori fra i 9 e i 15 anni
che si rivolgono ai centri di salute mentale è aumentato del 125% per
disturbi mentali più o meno gravi, dalla depressione all'ansia, fino
ai disturbi del comportamento. L'Iraq prima dell'embargo e dei
bombardamenti aveva raggiunto un livello in cui gli indicatori
fondamentali che usiamo per misurare il benessere degli individui,
bambini compresi, erano tra i migliori del mondo, oggi è sceso
infondo alla classifica. I giovani potevano accedere a opportunità
notevoli di formazione professionale e la classe media era composta di
professionisti riconosciuti in vari campi, anche in ambiti
internazionali. Oggi si assiste alla totale de-professionalizzazione
della classe media, si trovano ingegneri che vendono i propri oggetti
di famiglia al mercato, medici che sono diventati autisti e così via.
Ne consegue che le nuove generazioni di giovani sono sempre più
demotivate e depresse, non riuscendo ad immaginare sbocchi per la loro
vita in un paese che vive una situazione così schiacciante su tutti i
fronti. LA VERGOGNA DEL PROGRAMMA "OIL-FOR-FOOD" Nel 1996 l'Onu
ha varato il programma "oil-for-food", che permette all'Iraq
di vendere una minima parte del suo petrolio in cambio di denaro che
va direttamente al Consiglio di Sicurezza. L'Iraq può poi fare delle
richieste sul mercato internazionale di acquisto di generi di prima
necessità, cibo, medicinali ecc., ogni contratto deve essere
approvato dal Comitato per le sanzioni di New York. Il risultato è
che dal '97 i dati sulla malnutrizione e sulla malattia si sono
stabilizzati, ma il programma non ha introdotto nessun miglioramento
nella condizione della popolazione, questo programma infatti non
permette all'Iraq di fare nessun programma di investimento per il
risanamento delle strutture, dei servizi di base, della rete idrica,
degli ospedali e degli edifici scolastici. In un intervista
sull'impatto delle sanzioni sull'Iraq e sulla politica americana
Phyliss Bennis, membro dell'Istituto di Studi Politici e autrice del
libro "Colling the Shots: How Washington Dominates Today's U.N."
ha spiegato il fallimento del programma "oil-for-food":
"Subito dopo l'istituzione del programma "oil-for-food"
è stato chiaro che sarebbe stato insufficiente. L'incapacità
dell'Iraq di estrarre petrolio per raggiungere anche semplicemente il
limite massimo imposto dal programma "oil-for-food" comporta
l'impossibilità di guadagnare la somma necessaria per soddisfare i
bisogni basilari di cibo e medicine, figurarsi il necessario per
intervenire sulla malnutrizione, che riguarda la riparazione degli
acquedotti e degli impianti di scarico delle acque. Non ci sono soldi
per nulla di tutto questo, e più andiamo avanti e più vediamo i
bambini morire." Danis Halliday che per circa trenta anni ha
lavorato nelle Nazioni Unite, prima come assistente del Segretario
Generale e poi come Coordinatore del programma umanitario "oil-for-food",
nel settembre del 1998 ha rassegnato le dimissioni in aperta protesta
con il proseguimento delle sanzioni economiche. Intervistato insieme a
Phyliss Bennis ha dichiarato che "il crollo dei prezzi del
petrolio ha spinto il governo iracheno e le nazioni Unite a stabilire
un adeguato fondo per provvedere al cibo, alle medicine, e alla
ricostruzione delle infrastrutture civili. La diminuzione della
capacità dell'Iraq di produrre petrolio ha aiutato a determinare
questo sforzo. Eppure si sta ancora sottraendo il 40% di questo fondo
per i costi delle Nazioni Unite, per l'Unscom (United Nation Special
Commission), il programma per le ispezioni militari, mentre il 30% va
alle Nazioni Unite per compensare i pagamenti. Penso che di fronte a
circostanze di alta mortalità questi pagamenti dovrebbe essere
posposti fino a quando i bambini iracheni non moriranno più a causa
delle sanzioni." "Il programma 'oil-for-fod' fu preparato
per diminuire le conseguenze delle sanzioni, le quali sono
indifendibili. Ma l'unica appropriata azione sarebbe stata quella di
cancellare del tutto le sanzioni." In realtà questo programma
non solleva affatto la popolazione civile irachena dallo stato di
sofferenza senza soluzione in cui è precipitata, serve solo
politicamente come maschera per spostare l'attenzione dell'opinione
pubblica occidentale dalla realtà di questo genocidio, prima di tutto
a danno dei bambini.
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da http://www.arabcomint.com/ibambini%20dell'Iraq,%20immagini.htm
Immagini
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http://www.arabcomint.com/ibambinidell'iraq.htm
I Bambini dell'Iraq
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Lettera aperta al Segretario generale dell'ONU,
M. Kofi Annan
IRAQ: OLTRE IL GENOCIDIO
1.500.000 morti tra i quali 500.000 bambini dopo 10 anni di embargo,
10 anni di bombardamenti e di contaminazione radioattiva provocata
dalle armi all' uranio impoverito utilizzate dalle forze
anglo-americane. di Padre Jean-Marie Benjamin
Signor Segretario generale,
Iraq: un popolo da 10 anni chiuso in un immenso campo di
concentramento. Sembra, ed è preoccupante, che non bastano le
calamità naturali (terremoti, alluvioni, cicloni) che colpiscono un
po' dappertutto nel mondo! No, non bastano; occorre aggiungere un
altro dramma, volontario, premeditato ed organizzato contro un paese
distrutto da 135.000 tonnellate di bombe (dalla guerra del Golfo ad
oggi), equivalente a sei volte la potenza distruttiva della bomba di
Hiroshima, per di più rinchiuso in un vasto campo di concentramento,
che è l'embargo. Epidemie che si sviluppano in tutto il paese,
ospedali che versano in situazioni catastrofiche e quando arriva un
medicinale, il dramma dei medici è quello di dover decidere a chi
somministrarlo, di fronte a centinaia di casi uno più urgente
dell'altro (ho personalmente verificato durante i miei vari viaggi in
Iraq, che in alcuni ospedali, si è costretti ad operare bambini di
appendicite e di altre malattie, senza anestesia!). Dalle cifre
dell'UNICEF, il tasso di mortalità infantile "è il più elevato
al mondo ": oltre 500.000 i bambini morti, oltre 1.500.000 i
civili. Da 56 bambini, al di sotto dei cinque anni, morti su 1000, nel
1991, a 131 su 1000 attualmente. Dal programma mondiale per
l'alimentazione, la disponibilità alimentare è scesa da 3120 a 1093
calorie al giorno per abitante. Le malattie mentali sono aumentate in
10 anni del 18% (ultimo rapporto dell' UNICEF del 29 agosto 1999
"Iraq: mortalità infantile e sopravvivenza").
L'Olocausto del 2000.
Nonostante la risoluzione ONU n. 986 (Oil for Food - petrolio contro
alimenti), che copre solo il 40% del fabbisogno della popolazione, in
Iraq manca di tutto: acqua potabile, latte, verdure, carne, medicine,
materie prime, macchinari e pezzi di ricambio. Le categorie
professionali più agiate (tecnici, insegnanti, specialisti) sono
pagate da 5 a 10 dollari al mese (circa 18.000 lire); le classi medie
della popolazione da 3 a 5 dollari al mese (l'equivalente del prezzo
di due chili di carne) e le categorie inferiori, che non hanno
praticamente nessun reddito, devono sopravvivere alla giornata. In
dieci anni, il dinaro iracheno ha perso più del 20.000%. Le razioni
medie giornaliere sono composte da tè e pane al mattino, riso a
mezzogiorno e pochi grammi di ceci la sera. Le centrali elettriche e
gli impianti di depurazione, soprattutto nel sud del Paese, sono stati
distrutti dai bombardamenti, privando la popolazione di acqua potabile
ed elettricità (alcune città fino a 10 ore al giorno senza
elettricità), in zone dove la temperatura in estate supera i 50 gradi
all'ombra, con città senza risorse in pieno deserto. I trasporti sono
praticamente inesistenti e solo il 30% delle derrate alimentari che
ancora si riesce a produrre nel nord del Paese giunge nel resto
dell'Iraq. "In molte famiglie dell'Iraq", afferma il
Patriarca Cattolico di Babilonia, Raphaël I. Bidawid, "i
genitori sono costretti a chiedere ai figli chi di loro voglia
mangiare la mattina e chi la sera, perché non c'è cibo a sufficienza
per alimentarli due volte al giorno". Sono state distrutte dai
bombardamenti 8.613 scuole (su un totale di 10.334). Nel sistema
scolastico, la situazione dell'istruzione e della cultura è
catastrofica e rispecchia in pieno l'attuale condizione del Paese.
Solo un terzo dei bambini in età scolare riceve un'istruzione
adeguata. Molti ragazzi non vanno più a scuola perché costretti a
mendicare, altri, per sopravivere, si lasciano trascinare nel vortice
della delinquenza o della prostituzione. Le famiglie sono smembrate.
Nelle città, lungo la strada, si vedono bambini e ragazzi vendere
sigarette, altri che lucidano le scarpe, altri ancora passano tra le
macchine per vendere pistacchi o giornali. Nel paese che ha dato al
mondo la prima civiltà - fonte della nostra - e che ha visto nascere
Abramo, padre delle tre religioni monoteiste, dover privare i propri
figli dell'istruzione e della cultura è cosa peggiore che privarli di
pane e di medicine.
Il massacro degli Innocenti: 600.000 bambini condannati a morte.
Signor Segretario generale,, all'ONU, si preparano alle celebrazioni
per i dieci anni della Convenzione dei Diritti del Bambino. Gli Stati
Uniti d' America non hanno mai ratificato la Convenzione dei Diritti
del Bambino, lo sappiamo, ma l'Italia sì, l'Europa sì, e se non vado
errato, i paesi Occidentali hanno tutti ratificato la Convenzione dei
Diritti dell'Uomo. Il comportamento dell'Europa, silenziosa, apatica e
ipocrita di fronte al dramma della popolazione irachena è
sconcertante. Non si tratta solo di un popolo che muore di fame e di
malattie da 10 anni, colpito da bombardamenti unilaterali che
continuano a distruggere ed a seminare la morte, ma di un paese che da
10 anni deve affrontare la contaminazione radioattiva, con le sue
terribili conseguenze: nascita di centinaia di bambini con
malformazioni, migliaia di persone colpite da collasso del sistema
immunitario, con forte aumento delle infezioni; altre malattie che
sviluppano herpes e herpes zoster o sintomi simili a quelli dell'AIDS,
disfunzioni renali ed epatiche, aumento spaventoso (fino a 450% l'anno
nel sud del paese) di leucemia, anemia aplastica o neoplasie maligne.
Ecco il bilancio di 10 anni di campo di concentramento del popolo
iracheno. Il tragico olocausto del popolo ebreo è durato cinque anni,
quello del popolo iracheno, purtroppo dura da dieci anni; nel silenzio
della Comunità internazionale, dei Governi, dell'ONU e delle Istanze
internazionali. L' Occidente ha seminato nelle nuove generazioni di
questo popolo soltanto la cultura della morte, dell'odio,
dell'arroganza e dell'indifferenza. E' diventato insopportabile
sentire i discorsi dei Leader europei con continui riferimenti ai
valori della Democrazia, che insistono sui Diritti umani e con voce
turbata lanciano commoventi appelli per aiuti umanitari ai paesi
bisognosi, proclamano il loro attaccamento ai valori cristiani ed
applaudono ai discorsi del Santo Padre, ma che non muovono un dito,
acconsentono ed aderiscono, senza far nulla, alla condanna a morte di
5.000 bambini innocenti al mese. L'ONU proclama un embargo e manda i
suoi funzionari a contare i morti. Sono un ex funzionario dell'ONU; ho
lavorato per anni alla sede dell'UNICEF di Ginevra. I miei ex
colleghi, a Baghdad, sono disperati. Non capiscono (e non solo loro)
come l'ONU possa varare un embargo che porta alla morte centinai di
migliaia di persone e nello stesso tempo inviare aiuti umanitari e i
suoi funzionari dell'UNICEF, dell'UNESCO e dell'OMS, impotenti davanti
ad una tale tragedia e ridotti a contare i morti! In questi ultimi
anni, i funzionari delle Nazione Uniti di stanza a Baghdad presentano
regolarmente le loro dimissioni, uno dopo l'altro. Un numero sempre
crescente denuncia lo "spettacolo" che hanno sotto gli occhi
e che per loro ha raggiunto un livello intollerabile, diventando un
grave problema di "coscienza". Dopo Scott Ritter e Dennis
Halliday, che con le loro dimissioni hanno definito l'embargo "un
vero e proprio genocidio sanzionato dall'ONU", sono recenti le
dimissioni di Hans von Sponeck, capo del programma umanitario ONU in
Iraq. Non si può dimenticare "l'affare dell 'UNSCOM"!, con
i suoi funzionari al servizio della CIA e la triste faccenda del
Signor Richard Butler che fu all'origine dei bombardamenti
anglo-americani del dicembre 1998 sull'Iraq. Dennis halliday, che sta
preparando un importante rapporto sulle conseguenze dei bombardamenti
unilaterali anglo-americani nelle due "no fly zones", ha
recentemente dichiarato che "la tragedia del popolo iracheno ha
raggiunto un tale punto che non è più possibile tacere.(.) E'
impossibile associarsi a una tale realtà, per quanto mi riguarda, non
ne sono capace". Questi funzionari dell'ONU, Signor Segretario
generale, hanno lavorato per anni sul terreno in Iraq, ma hanno
preferito sacrificare la propria carriera piuttosto che diventare
complici di questo tremendo genocidio. Da parte mia, lo scorso luglio,
ho presentato un rapporto ai Parlamentari italiani sulle conseguenze
della contaminazione radioattiva sulla popolazione e l'ambiente in
Iraq. La III Commissione Affari Esteri della Camera, in data 16
novembre 1999, ha ratificato una Risoluzione, in seguito presentata al
Governo, che sollecita la costituzione di una Commissione scientifica
d'inchiesta sulle conseguenze dell'utilizzo delle armi all' uranio
impoverito in Iraq e sui Balcani. Finora la suddetta Commissione, a
cinque mesi della ratifica, non è stata ancora costituita.
Un milione di proiettili all'uranio impoverito lanciati sull'Iraq.
Come certamente saprà, Signor Segretario generale, documenti del
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America e del Ministero
della Difesa Britannico confermano che durante la guerra del Golfo
fino ad oggi sono state riversate sull'intero paese oltre 135.000
tonnellate di bombe, tra cui più di 940.000 proiettili all'uranio
impoverito: circa 700 tonnellate di uranio 238. E' ormai noto che le
armi all'uranio impoverito, sperimentate per la prima volta dalle
forze multinazionali nel 1991 in Iraq, durante l'operazione
"Tempesta nel deserto", hanno rivelato tutta la loro
efficacia, ma hanno provocato un preoccupante inquinamento radioattivo
dell' aria e dell'ambiente, contaminando la popolazione,
particolarmente nel sud dell'Iraq, e migliaia di militari della forza
multinazionale. Un video del U.S. Army, distribuito dallo Stato
Maggiore dell'esercito per il "training" dei militari (copia
del quale ho distribuito ai membri della Commissione Affari Esteri del
Parlamento) informa che l'esplosione provoca l 'incendio dell'uranio
impoverito, che libera così nell'ambiente circostante, con i suoi
fumi, milioni di particelle radioattive da 5 a 7 micron. Se respirate,
le particelle si fissano nei polmoni provocando, a medio e lungo
termine, gravi patologie quali cancro, leucemie e deficienze
immunitarie. Questa è una delle prime cause della contaminazione
radioattiva che ha colpito i militari delle forze armate della
coalizione che operavano in Kuwait e nel sud dell'Iraq, durante la
guerra del Golfo. Paradossalmente, i militari impegnati nella guerra
del Golfo non avevano ricevuto nessuna istruzione, nessuna direttiva
per la loro protezione. Si avvicinarono e salirono sui carri armati
iracheni, contaminandosi con i raggi Alfa, Gamma e Beta, dell'uranio
238. Oggi, a distanza di dieci anni, oltre 200.000 veterani americani
ed inglesi contaminati accusano una serie di gravi patologie. I
risultati delle ricerche effettuate dal DoD (Dipartimento di Stato
alla Difesa degli Stati Uniti d'America) confermano che decine di
milioni di grammi di uranio impoverito si sono sprigionate dopo
l'impatto dei proiettili. "L'ossidazione in superficie dei
frammenti dei penetranti all' uranio impoverito", precisa un
rapporto dell'U.S. House of Representatives "è un processo
significativo poiché le forme ossidate di uranio sono più solubili a
contatto con l'acqua e, quindi potenzialmente più disponibili per
l'assunzione umana ed animale. A contatto con l'acqua, il metallo
Uranio si corrode e diventa solubile, diventando potenzialmente
trasportabile attraverso i corsi d'acqua di superficie e
sotterranei.(...) I penetranti di corazzatura all'uranio impoverito
sono costituiti da una lega di uranio e dallo 0,75% di titanio.
L'impiego intensivo di tali penetranti nel corso di esperimenti ed
operazioni hanno dimostrato che i residui sono soggetti a ossidazione
atmosferica e/o alla corrosione dell'acqua (ruggine). L'uno o l' altro
di questi processi può portare ad una contaminazione dell'ambiente
che ha tutto il potenziale di provocare danni irreversibili alla
salute umana, soprattutto attraverso i corsi d'acqua". Per quanto
riguarda la popolazione irachena, rimasta a contatto con milioni di
pezzi radioattivi (e colpiti da continui bombardamenti), con un
embargo che impedisce qualsiasi decontaminazione e assistenza ai
malati contaminati, non è difficile immaginare il quadro della
situazione.
Iniziative unilaterali in Europa per rompere l'embargo. Purtroppo
Signor Segretario generale, potrei continuare per pagine. A questo
punto, vista l'urgenza di passare ad azioni concrete, non serve più
scrivere libri, organizzare manifestazioni, fare conferenze, redigere
documentari o presentare interpellanze in Parlamento, che tra l'altro
restano (quasi) senza riscontro: bisogna passare ad iniziative più
forti, più "spettacolari", più sconvolgenti. A seguito del
volo Amman-Baghdad, che ho effettuato con il parlamentare Vittorio
Sgarbi, l'industriale Nicola Grauso et il pilota Nicola Trifoni,
saranno prossimamente organizzati altri voli che partendo dalle
diverse capitali europee, trasporteranno parlamentari, senatori, premi
Nobel, artisti, rappresentanti di associazioni umanitarie e di
organizzazioni non governative, giornalisti della carta stampata e
delle reti televisive, personalità del mondo della politica, delle
scienze, della cultura e delle religioni, e che atterreranno
direttamente a Baghdad. Certamente, non basterà. In diversi paesi
europei, compresa la Svizzera, si stano organizzando raccolte di firme
che chiederanno ai governi europei una rottura unilaterale
dell'embargo. Altre iniziative sono allo studio, sperando però di non
dovervi ricorrere. Per conto suo, Ramsey Clark, ex Ministro della
Giustizia dell' Amministrazione Reagan ed avvocato di diritto
internazionale, ha raccolto l' adesione di 35 città degli Stati Uniti
e centinaio di firme di personalità del mondo della Politica, delle
Scienze, della Religione, della Cultura e dell'Arte in tutta l'Europa,
per avviare una procedura presso gli organismi internazionali capace
di portare l'Amministrazione Americana davanti ad un Tribunale
internazionale per crimini contro l'umanità (utilizzo di armi di
distruzione di massa) e genocidio del popolo iracheno. RingraziandoLa
dell'attenzione, La prego di gradire, Signor Segretario generale, i
miei più distinti saluti. Jean-Marie Benjamin Assisi, 13 settembre
2000 http://www.benjaminforiraq.org/diritto/Lettera%20aperta%20al%20Segretario%20dell'ONU.htm
++++++
da http://www.benjaminforiraq.org/embargo/Rapporto%20per%20Parlamento.htm
I R A Q - K O S O V O
1° luglio 1999
Rapporto sulla contaminazione radioattiva provocata dalle armi
all'uranio impoverito utilizzate durante la guerra del Golfo (ed i
successivi attacchi aerei dal 1991 ad oggi) e sui Balcani. Gli effetti
sulla popolazione e sull'ambiente.
Documento 14/B/99
Jean-Marie Benjamin, 1° luglio 1999
Relazione sui rischi delle nuove tecnologie di distruzione.
1. Nel 1991, durante gli scontri della Guerra del Golfo, le forze
della coalizione hanno riversato sull'Iraq oltre 95.000 tonnellate di
bombe e proiettili di vario tipo. Con i bombardamenti del dicembre
1998 e quelli successivi, su tutto il territorio iracheno la quantità
di esplosivi che hanno colpito il paese, dal 1991 ad oggi, è di oltre
135.000 tonnellate, tra cui più di 940.000 proiettili all'Uranio
impoverito, che si traducono in circa 300 tonnellate di Uranio
impoverito (UI). 2. Un rapporto[1] del Segretario alla Difesa degli
Stati Uniti precisa che: "L'armata ha utilizzato munizioni da 105
mm (M900) e da 120 mm (M828 e M828 A1) con penetranti all'uranio
impoverito (UI) e l' aviazione ha sparato dagli aerei A-10 munizioni
"Armor Piercing Incendiary"
(API) (proiettili perforanti incendiari) da 30 mm all'uranio
impoverito montati su cannoni GAU-8. I 148 A-10 dislocati in Arabia
Saudita hanno effettuato 8.077 voli di guerra, armati con 1.100
proiettili "High Explosive Incendiary" (HEI) (Proiettili
altamente esplosivi) o API per i GAU-8. (...). L'aviazione, durante la
Guerra del Golfo, ha lanciato in totale 783.514 proiettili API (UI) da
30 mm. 99 aerei Harrier AV-8B sono stati impiegati nel Golfo
effettuando 3.342 voli di guerra". Secondo il Quartier Generale
del "Corpo dei Marines", Dipartimento dell'aviazione, i
Marines stessi avrebbero lanciato, durante la Guerra del Golfo, 64.436
proiettili del tipo PGU/20 (da 25mm all'UA) e gli aerei Harrier
un'uguale quantità di proiettili UI e HE. Ogni proiettile da 25 mm
contiene 148 grammi (0.33 libbre) di Uranio impoverito (...). Le forze
armate hanno quindi sparso un totale complessivo di circa 290
tonnellate di uranio impoverito (UI)". Lo stesso rapporto precisa
inoltre: "L'esercito ha utilizzato munizioni da 105 mm
(M900) e da 120 mm (M828 e M828A1) con penetranti all'uranio
impoverito (UI), nonché altre munizioni non UI (come anticarro
esplosivi o "HEAT
rounds") nei carri Abrams e Challengers. Poiché le munizioni
all'UI non sono utilizzate nelle esercitazioni di tiro, la Guerra del
Golfo è stata la prima occasione per lanciarli dai carri. Dopo i
primi successi, la notizia della loro efficacia si è diffusa, e
questi proiettili sono ben presto diventati le munizioni di qualità
(.)". 3. I risultati delle ricerche effettuate dal DoD
(Dipartimento di Stato alla Difesa degli Stati Uniti d'America)
confermano che decine di milioni di grammi di UI si sono sprigionate
dopo l'impatto dei proiettili. "L'ossidazione in superficie dei
frammenti dei penetranti all' uranio impoverito", precisa un
rapporto dell'U.S. House of Representatives[2] "è un processo
significativo poiché le forme ossidate di uranio sono più solubili a
contatto con l'acqua e, quindi potenzialmente più disponibili per
l'assunzione umana ed animale. A contatto con l'acqua, il metallo
Uranio si corrode e diventa solubile, diventando potenzialmente
trasportabile attraverso i corsi d'acqua di superficie e
sotterranei.(...) I penetranti di corazzatura all'uranio impoverito
sono costituiti da una lega di uranio e dallo 0,75% di titanio.
L'impiego intensivo di tali penetranti nel corso di esperimenti ed
operazioni hanno dimostrato che i residui sono soggetti a ossidazione
atmosferica e/o alla corrosione dell'acqua (ruggine). L'uno o l'altro
di questi processi può portare ad una contaminazione dell' ambiente
che ha tutto il potenziale di provocare danni irreversibili alla
salute umana, soprattutto attraverso i corsi d'acqua. (...) Il
trattamento dei soldati feriti, -continua il rapporto- nel corso di
incidenti relativi all'UI non deve subire assolutamente ritardi
poiché c'è il rischio di contaminazione. Le cure mediche sono
prioritarie. Ecco un esempio di situazioni pericolose che giustificano
una modifica dei parametri di sicurezza (...)". 4. Dopo gli
esperimenti delle armi all'uranio durante la guerra del Golfo nel
1991, e le conseguenze della contaminazione dei militari inviati nel
Golfo, i pianificatori del "Dipartimento della Difesa" (DoD),
erano perfettamente consapevoli delle conseguenze sulla salute e sull
'ambiente derivanti dall'impiego di munizioni all'uranio impoverito
sul campo di battaglia molto prima che i primi proiettili venissero
lanciati nel gennaio 1991. Rapporti militari confidenziali risalenti
al 1974 contengono chiari avvertimenti riguardanti la possibilità che
un gran numero di soldati americani potesse essere esposto a quantità
pericolose di polvere di uranio impoverito durante e dopo i
combattimenti. Altri documenti dell'esercito americano[3] sostengono
che la polvere di uranio impoverito respirata o ingerita può dar
luogo a seri problemi di salute a breve e lungo termine, compresi
tumori, disturbi nefritici e nascite anormali. I rapporti delle
commissioni militari americane precedenti alla Guerra del Golfo
confermavano la necessità di proteggere i militari, uomini e donne,
dall'esposizione alla contaminazione da uranio impoverito. Inoltre, i
regolamenti in vigore alla vigilia dell'Operazione Tempesta del
Deserto riconoscevano l'esigenza giuridica di fornire un controllo
sanitario a tutti i militari, uomini e donne che fossero stati, o
sospettati di essere stati esposti alla polvere o ai residui di uranio
impoverito. 5. La Commissione di controllo del governo britannico
afferma che se le particelle di polvere d'uranio, prodotte dai
proiettili che incendiano gli obiettivi colpiti, sono inalate, esse
emanano una dose di radioattività inaccettabile per l'organismo. Lo
stesso Ministero della Difesa Britannico conferma di aver lanciato
sull'Iraq 88 missili a componente di uranio impoverito, equivalenti a
40 tonnellate di UI[4]. 5.1. A seguito degli esperimenti effettuati
durante la guerra del Golfo, dal 1996 i militari che devono
intervenire in zone di conflitto con delle armi all'uranio impoverito,
ricevono dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti una video
cassetta che presenta loro le direttive, con precise istruzioni sui
rischi di contaminazione e le precauzioni da adottare al riguardo. Il
filmato dell'US Army conferma l'alto rischio di contaminazione
radioattiva e informa i militari sul comportamento da tenere per la
decontaminazione e l'evacuazione.
6. Nonostante la realtà di una tragica contaminazione del
territorio iracheno e della sua popolazione, come anche dei militari
che hanno combattuto in Iraq e Kuwait (le associazioni dei Veterani
della Guerra del Golfo in America, Canada e Gran Bretagna, hanno
censito oltre 200.000 Veterani della guerra del Golfo attualmente
contaminati, con gravi patologie per la maggior parte incurabili,
molti dei quali hanno procreato figli nati con gravi malformazioni),
l'Amministrazione americana continua una preoccupante campagna di
disinformazione dell'opinione pubblica, minimizzando i gravissimi
effetti della contaminazione radioattiva sulle persone e
sull'ambiente, prodotti da queste armi. 7. Un rapporto del "General
Accounting Office" è fortemente critico sul modo in cui la Casa
Bianca e il Pentagono hanno condotto le loro inchieste in materia
[Uranio impoverito]. Sotto la pressione di oltre 80.000 reduci, che
esigono esami governativi, il rappresentante Christopher Shay dirige
un sotto-comitato del "Government Reform and Oversight Committee",
che conduce una sua propria inchiesta sulle malattie provocate dalla
Guerra del Golfo. Il Pentagono, mentre ammette, dopo anni di silenzio,
che oltre 20.000 soldati americani sono stati esposti alle armi
chimiche, ha sostenuto che soltanto un numero abbastanza limitato -
circa 60 - sono stati esposti a livelli pericolosi di UI (in realtà
sono oltre 200.000 i veterani attualmente colpiti dalla "Sindrome
del Golfo"). 7.1. "Non c'è da stupirsi", scrive Bill
Mesler, reporter che lavora per la "Investigative Fund of the
Nation Institute" (USA), "che l' Amministrazione americana
abbia fatto di tutto per celare la verità non soltanto all'Iraq e al
mondo intero, ma soprattutto ai propri soldati: fa parte della catena
di menzogne che hanno alimentato le dichiarazioni del governo
americano e del Pentagono, su tutte le questioni riguardanti l'Iraq,
dal 1991 ai giorni nostri, specialmente sulla questione dell'uranio
impoverito".
Come in Iraq, probabile contaminazione nei Balcani
8. Gli esperti delle organizzazioni specializzate di oltre
15 paesi che lavorano da otto anni in Iraq, ribadiscono che le acque,
l' aria, la vegetazione e gli animali commestibili sono gravemente
contaminati su tutto il territorio iracheno, particolarmente al sud
(ricordando che la durata degli effetti dell'uranio impoverito va da
un minimo di 500 milioni di anni ad un massimo di quattro miliardi e
mezzo di anni). La ionizzazione dell'aria ha ormai raggiunto un
livello allarmante. In alcuni villaggi del sud dell'Iraq (Al Qadiyah e
Al Muthana) si è registrato un aumento tra 180 e 350% annuo dei casi
di leucemia e di cancro; centinaia di bambini nascono con gravi
malformazioni. Si sono verificati numerosi casi anche a Baghdad e nel
nord del paese. 8.1. Inoltre, negli ultimi mesi sono morti in Iraq
migliaia di animali commestibili (mucche, agnelli, polli), a causa di
gravi infezioni. L 'epidemia si sta attualmente propagando sul
territorio iracheno, raggiungendo le frontiere della Turchia e della
Giordania. 9. Nei Balcani, migliaia di bombe contenenti uranio
impoverito sono state sganciate durante i bombardamenti della NATO. Il
12 maggio 1999, un ufficiale dello Stato Maggiore della NATO
dichiarava che "le armi all'uranio impoverito non inquinano più
di un'orologio, o un telefonino cellulare". Le disastrose
condizioni sanitarie delle persone e degli animali, dovute alla
contaminazione dell'ambiente, che si stanno verificando
particolarmente nel sud dell'Iraq, come anche i gravi sintomi
manifestati da migliaia di Veterani della Guerra del Golfo, rivelano
invece la tragedia di un'allarmante realtà e il presagio di quanto si
potrà verificare prossimamente, sul piano sanitario, nel cuore
dell'Europa. Lo stesso video rilasciato ai militari americani
sottolinea l'incoerenza di tale dichiarazione.
Conseguenze dell'inquinamento radioattivo sulla popolazione e
sull'ambiente. 10. Gli studi del prof. Siegwart-Horst Günther[5],
come anche di altri istituti specializzati, confermano che su tutto il
territorio iracheno (particolarmente al sud), migliaia di bambini sono
colpiti da gravi forme di infezioni e deficienze immunitarie quale
diretta conseguenza della contaminazione (Isopet d'uranio 238 e radio
226) delle acque e dell' ambiente. Questa tragica situazione non
risparmia certo gli adulti. Inoltre, l'embargo che da più di otto
anni colpisce il paese, impedisce qualsiasi tipo di assistenza
sanitaria e tutte le iniziative utili alla decontaminazione. 11. Nei
documenti pubblicati in Germania il Prof. Günther[6], precisa che
"(¼) Durante questi ultimi cinque anni ho potuto effettuare
vaste ricerche in Iraq. I risultati provano che le munizioni
all'uranio impoverito provocano nei bambini: · un collasso del
sistema immunitario con forti aumenti delle infezioni; · un forte
sviluppo di herpes e herpes zoster; · sintomi simili a quelli
dell'AIDS; · un quadro clinico prima sconosciuto di disfunzione
renale ed epatica; · leucemia, anemia aplastica o neoplasie maligne;
· malformazioni di origine genetica riscontrate anche negli animali
contaminati". 11.1. "Il risultato delle mie ricerche",
continua il Prof. Günther, "indica che c'è una certa
somiglianza con quella che si definisce ora 'sindrome della Guerra del
Golfo', che coinvolge anche i militari americani e britannici e i loro
bambini. Le malformazioni genetiche di bambini iracheni e americani si
somigliano". 12. Inoltre, le sostanze contaminanti s'infiltrano
nel suolo. I carri armati iracheni colpiti da proiettili all'uranio
impoverito sparati dai carri armati Abrams e Challenger o dagli aerei
A-10, si stanno arrugginendo. Con le piogge, gli elementi radioattivi
si infiltrano nella sabbia e nelle acque del sottosuolo. Questi
possono scendere in profondità per raggiungere le radici delle piante
e passare quindi dal suolo alla vegetazione. Ogni volta che le persone
si nutrono di tale vegetazione o della carne di animali che hanno
ingerito a loro volta queste piante, la contaminazione passa nel corpo
umano e vi porta dosi di radiazioni intollerabili. La contaminazione
può anche raggiungere le acque di superficie e la falda freatica.
Ogni volta che le persone ne bevono, queste sostanze si fissano nel
corpo e producono gravi disturbi. 13. Al terribile dramma della
distruzione operata dai ripetuti bombardamenti e dalla contaminazione
radioattiva si aggiunge l'embargo che da più di otto anni affligge
una popolazione già stremata dalla fame, dalle malattie e dalla
disperazione. I rapporti dell'UNICEF, della FAO, del PAM e dell'OMS
confermano che a causa dell'embargo muoiono ogni mese in Iraq tra i
5000 e i 6000 bambini. Le centrali elettriche e gli impianti di
depurazione, soprattutto nel sud del Paese, sono stati distrutti dai
bombardamenti, privando la popolazione di acqua potabile ed
elettricità in quelle zone dove la temperatura in estate supera i 50
gradi all'ombra. I trasporti sono praticamente inesistenti e solo il
30% delle derrate alimentari prodotte nel nord del Paese giunge a
destinazione. Gli ospedali versano in condizioni catastrofiche e
quando arriva un medicinale, il dramma dei medici é quello di dover
decidere a chi somministrarlo, di fronte a centinaia di richieste.
Colera e numerose epidemie si sviluppano in tutto il paese. Fenomeni
questi, che rischiano di colpire prossimamente le popolazioni dei
Balcani.
Diritti umani e Convenzione dei Diritti del bambino.
14. Nel loro rapporto del 3 ottobre 1997, la FAO (Fondo delle Nazione
Uniti per l'Alimentazione) e il PAM (Programma Alimentare Mondiale)
scrivevano che "l'imposizione delle sanzioni nell'agosto 1990 ha
ridotto in maniera significativa gli introiti esteri iracheni che
erano sufficienti fino ad allora per soddisfare i fabbisogni
alimentari. Di conseguenza, la penuria alimentare e la malnutrizione
sono diventate dure e permanenti da allora (¼) Se da un canto la
razione alimentare concessa dalla risoluzione ONU 986 (Oil for Food -
petrolio in cambio di alimenti) fornisce una parte del fabbisogno di
zuccheri e proteine, è invece insufficiente per quanto riguarda altre
sostanze, specialmente le vitamine A e C, che sono a livello zero, il
calcio, lo zinco, la riboflavina, la vitamina B6 il cui apporto è di
circa il 40% del fabbisogno (¼) La malnutrizione riguarda tutto il
paese. Una denutrizione molto marcata si rileva negli ospedali
pediatrici, il che rende un'idea di ciò che patisce tutta la
popolazione (¼) Le condizioni di vita della maggioranza della
popolazione sono ormai divenute miserabili". 14.1. La razione
alimentare giornaliera pro capite autorizzata dalla risoluzione 986 è
ben lungi dall'essere sufficiente anche per coloro che possono
beneficiarne. La dose attuale di riso di 2,5 kg al mese per persona
era solo di 1,27 kg nell'aprile 1997, di 1,25 kg in giugno, di 2 kg in
luglio dello stesso anno e 1,5 kg nell'aprile 1998. Le lenticchie, il
sale, lo zucchero (autorizzato soltanto nel gennaio 1999) e l'insieme
dei prodotti alimentari di base subiscono fluttuazioni ancora più
rilevanti. 14.1.1. A causa della mancanza di pezzi di ricambio, l'
agricoltura è costretta ad usare mezzi precari per coltivare una
terra difficilmente arabile a causa del clima ostile. Solamente tre
milioni di ettari, su quasi sette milioni disponibili sono sfruttati
con una resa molto
scarsa: tra i 600 e i 2.000 Kg per ettaro. Tra il 1995 e il 1997 le
aree coltivate a cereali sono diminuite del 13%. Gli elicotteri sono
costretti a terra per mancanza di pezzi di ricambio e quelli che
potrebbero essere utilizzati, soprattutto nel nord del Paese, non
possono volare a causa della "no fly zone"! Il sistema di
distribuzione delle derrate alimentari è al collasso; camion,
ferrovie e mezzi di trasporto in genere sono in rovina e il 30% dei
60.000 trattori iracheni non sono più in condizione di funzionare. Il
20-30% della produzione di frutta e legumi che riesce ad arrivare sui
luoghi di distribuzione va presto perduta per mancanza di mezzi di
conservazione, di depositi e di frigoriferi ormai privi di pezzi di
ricambio o a causa della mancanza di energia elettrica. 14.2. "In
molte famiglie dell'Iraq", afferma il Patriarca Cattolico di
Babilonia, Raphaël I. Bidawid, "i genitori sono costretti a
chiedere ai figli chi di loro voglia mangiare la mattina e chi la
sera, perché non c'è cibo a sufficienza per alimentarli due volte al
giorno". 15. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, scriveva nel suo rapporto del febbraio 1998 che "870
milioni di dollari sono immediatamente necessari per intraprendere il
ripristino e la manutenzione richiesti dalle infrastrutture elettriche
(generatori, trasmissione e distribuzione dell'elettricità)".
Dieci mesi più tardi, nel dicembre 1998, in risposta alla richiesta
del Segretario Generale dell'ONU, le forze angloamericane bombardavano
unilateralmente (fra numerosi altri obiettivi) due importanti centrali
elettriche del sud dell'Iraq, aggiungendo così altra sofferenza e
disperazione ad una popolazione che deve affrontare durante l' estate
oltre 50 gradi all'ombra, nel deserto, con appena tre ore di
elettricità al giorno.
Negato anche il diritto alla cultura.
16. Anche l'istruzione e la cultura rispecchiano in pieno l' attuale
condizione del Paese. Oltre ai bombardamenti massicci e ripetuti e
all'isolamento provocato dall'embargo, causa di morte per fame e
malattie di un intero popolo, le giovani generazioni irachene sono
state private del loro patrimonio intellettuale e culturale. In un
paese che contempla 7.000 anni di cultura (culla della nostra
civilizzazione e terra del Patriarca
Abramo) la distruzione dell'apparato scolastico è grave tanto quanto
privare i bambini di pane e medicinali. Quale rapporto esiste tra
l'impedire l' importazione di testi per l'insegnamento e la politica?
Questo assoggettamento programmato limita l'evoluzione e lo sviluppo
di un'intera società. Impedire ad un popolo di evolversi nel corpo,
nell'intelligenza e nella cultura è una mostruosità. 16.1. Più di
10.000 scuole sono state distrutte e solo un terzo dei bambini in età
scolare riceve un'istruzione normale. Molti bambini non vanno più a
scuola perché costretti ad andare a mendicare, altri si lasciano
trascinare nel vortice della delinquenza o della prostituzione. A
Baghdad, dopo mezzanotte, si vedono numerosi bambini che puliscono le
strade, un modo questo di riportare del denaro a casa; ma questi
stessi bambini di giorno non vanno a scuola. Nelle città, lungo le
strade, di giorno, si vedono bambini e adolescenti che vendono
sigarette, altri che lucidano scarpe, altri ancora che passano tra le
poche auto, proponendo pistacchi e giornali. Il numero dei bambini che
non dormono più nelle loro case è molto elevato; migliaia di
famiglie sono state disgregate e distrutte. 16.1.1. Dall'embargo, la
delinquenza minorile è aumentata di cinque volte e la lacerazione
psicologica che colpisce le giovani generazioni ha notevolmente
ridotto la speranza di una vita futura normale. In una società che
vede il suo avvenire ipotecato e che non ha più nulla da perdere, la
rassegnazione e la disperazione hanno penetrato l'anima di tutto il
popolo.
Ridare all'ONU il suo incarico di rappresentanza della Comunità
Internazionale 17. Nonostante il principio universalmente riconosciuto
del Diritto Internazionale, i solenni obblighi delle convenzioni
ratificate dagli Stati membri dell'ONU, il riconoscimento del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite quale unico mandatario
della Comunità Internazionale, pe r la Serbia come per i
bombardamenti unilaterali sull'Iraq del dicembre 1998, per il Tibet
come per il Ruanda, per i Curdi in Turchia come per la questione
armena, tutto viene fatto al di fuori dell'ONU, con palese violazione
della sua stessa Carta, ricorrendo sempre più di sovente alla forza
distruttrice delle armi, mediante l'intervento unilaterale degli Stati
Uniti d'America per i suoi interessi superiori. 17.1. L'ONU ha
programmato un embargo che ora non riesce a togliere a causa
dell'opposizione di due Paesi: Stati Uniti d'America e Gran Bretagna,
malgrado una richiesta della Comunità internazionale di porre fine
alle sofferenze di questo popolo. L'Organizzazione delle Nazioni
Unite, già screditata dai bombardamenti unilaterali angloamericani,
ha perso il suo ruolo di rappresentanza della Comunità internazionale
a tutela del Diritto internazionale. L'UNESCO, che lavora per
l'istruzione delle popolazioni in tutto il mondo, assiste impotente ai
disastri provocati in Iraq dalle sanzioni. L'UNICEF, assiste migliaia
di bambini in Iraq, vittime dell' embargo proclamato dalla stessa
Organizzazione delle Nazioni Unite. 18. L'Amministrazione americana
che bombarda l'Iraq da otto anni, persiste nel ridurre tutto un popolo
alla fame, alla malattia, alle contaminazioni ed all'isolamento dal
resto della Comunità internazionale, trincerandosi dietro interventi
umanitari e rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni dell'ONU.
Tali bombardamenti invece, così come quelli sui Balcani, vengono
effettuati senza alcun consenso dell'ONU, provocando migliaia di
morti, distruggendo le infrastrutture di interi paesi, seminando la
carestia, le epidemie, la contaminazione radioattiva e l'inquinamento
dell'atmosfera, facendo crescere l'odio e la violenza, con l'effettivo
rischio di un allargamento dei conflitti al resto del mondo. 19. Fra i
numerosi e ripetuti appelli lancianti dal Santo Padre Giovanni Paolo
II contro la guerra e i bombardamenti che "non risolvono nulla,
ma peggiorano le cose", nel suo discorso del 10 gennaio 1999 al
Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Egli pronunciava
queste parole: "(¼) Non lontano da qui tutto un popolo è
vittima di un isolamento che lo pone in condizioni di sopravvivenza
aleatorie: alludo ai nostri fratelli iracheni, vittime di un embargo
impietoso". Dall'inizio degli interventi della NATO contro la
Serbia, il Santo Padre ha lanciato con forza ripetuti appelli per
"fermare le distruzioni, la violenza e la cultura della
morte" 20. In considerazione di quanto sopra esposto, si presenta
all 'attenzione degli Onorevoli Deputati e Senatori della Repubblica
Italiana, la richiesta di promuovere un'interpellanza parlamentare, in
vista di un intervento del Governo Italiano presso il Parlamento
Europeo, al fine di sollecitare la nomina e l'invio in Iraq di una
Commissione speciale europea d'inchiesta, che presenterà un suo
rapporto: · sugli effetti della contaminazione radioattiva sulle
persone e sull' ambiente, · sullo sviluppo delle nuove epidemie, ·
sulla situazione sanitaria e le condizioni di vita della popolazione
irachena. Un documento di lavoro che sarà di notevole utilità, non
solo per conoscere ed approfondire la drammatica situazione della
popolazione irachena, ma anche per affrontare i probabili sviluppi
futuri provocati dall'utilizzo di queste nuove tecnologie di
distruzione nei Balcani.
+++++
http://www.aljazira.it/02/05/12/arnett.htm
Arnett: "In Iraq, Bush ci disse di non dire la verità"
Il rifugio di al-'Amiriyya bombardato dagli americani: centinaia le
vittime civiliWikalat al-Anba' al-Iraqiyya (agenzia irachena) .:.
11.05.2002 Il giornalista statunitense Peter Arnett, in visita in
Iraq, ha incontrato alcuni giornalisti iracheni che svolgono il loro
lavoro presso le istituzioni dipendenti dal Ministero
dell'Informazione. Arnett ha parlato della sua esperienza a Baghdad e
della copertura informativa che dette dell'aggressione all'Iraq
avvenuta all'inzio del 1991 (la quale si protrasse per 42 giorni) e
degli eventi connessi di cui soffrì il popolo iracheno: perdite
umane, danni materiali e distruzione delle infrastrutture. Peter
Arnett ha poi raccontato le pressioni a cui fu sottoposto in quei
giorni da parte dell'Amministrazione statunitense, ricordando l'invito
a lasciare l'Iraq rivolto personalmente da Bush senior ai giornalisti,
con la scusa della preoccupazione per la loro incolumità. Arnett ha
invece chiarito che la verità fu proprio il contrario, e cioè che
Bush non desiderava affatto che i giornalisti riportassero quanto
accadeva in Iraq durante l'attacco. In particolare, i crimini commessi
dall'Amministrazione statunitense e dal Governo britannico contro
obiettivi civili a Baghdad e nei vari governatorati: il bombardamento
del rifugio al-'Amiriyya, la distruzione dello stabilimento per la
produzione di latte per bambini e del mercato di al-Falluja. Peter
Arnett ha poi parlato della sua esperienza giornalistica in Vietnam di
ben 13 anni, operando un raffronto tra il tentativo
dell'Amministrazione statunitense di vietare ai giornalisti
statunitensi e stranieri di dirigersi in Iraq nel 1991 e
l'incoraggiamento dato dalla stessa Amministrazione ai giornalisti
negli Anni Sessanta e Settanta affinché andassero in Vietnam per
informare sulle operazioni militari americane. Arnett è poi entrato
nel tema del ruolo svolto dai media americani e dai loro
corrispondenti nel fornire la verità su quanto avviene fuori dagli
Usa, in special modo in Medio Oriente e in Iraq, parlando dei limiti e
delle influenze imposte dall'Amministrazione americana e dalle
Istituzioni ufficiali affinché i media adottino certe posizioni
riguardo alle questioni d'interesse mondiale.
+++++
da
http://www.uruklink.net/iraqnews/ereport4.htm
Effect of Embargo on Social and Educational Situation
+++++
da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq12.htm
Iraq, guerra nascosta del 1999
+++++
da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq09.htm
"Un Ponte per..." Associazione di volontariato per la
solidarietà internazionale Via della Guglia 69/A - 00186 Roma - Tel.
06 6780808 - fax 06 6793968 -
E-mail: abridge@tin.it
Roma, 05 Gennaio 1999
ON. MINISTRO della SANITA' Sig.ra ROSY BINDI - ROMA
c.c.: Prof. POLI c/o Segr. Part. Ministro - Ministero della Sanità
Oggetto: PROGETTO DI EMERGENZA SANITARIA IN IRAQ
*Fax del 26 febbraio 1998 degli Scudi Umani dall'Iraq
*Incontro del 12 marzo 1998 con gli Scudi Umani di ritorno dall'Iraq
*Ns. lettera dell'8 aprile 1998 con Proposta Preliminare di Ponte
Aereo Sanitario A nome dei medici di Pescara, Chieti, Milano e Roma
appena tornati dall'Iraq e della ns. Associazione che promosse
l'iniziativa Scudi Umani lo scorso febbraio, Le chiediamo di
riprendere la proposta che Le facemmo al nostro ritorno e che, con il
Patrocinio del Ministero della Sanità, venga inviato in Iraq un
gruppo di medici, chirurghi, igienisti e altri operatori dotati di una
consistente quantità di farmaci e attrezzature sanitarie affinchè si
possa avviare la ricostruzione del sistema sanitario di quel Paese che
i bombardamenti dello scorso Natale hanno definitivamente
disastrato.'''''''''''
da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq08.htm
ACLU: Bombing in Iraq Violates
Constitution and War Powers Act
PER DIFFUSIONE IMMEDIATA
Giovedì, 17 Dicembre, 1998
WASHINGTON -- L'American Civil Liberties Union ha detto oggi che il
bombardamento dell'Iraq ordinato dal presidente Clinton viola la
Costituzione e il War Powers Act perchè non è stato autorizzato dal
Congresso. Il Congresso ha adottato il War Powers Act nel 1973 per
assicurare che le truppe USA non siano mandate in guerra senza
l'autorizzazione del Congresso, eccetto nei casi in cui un'emergenza
nazionale sia creata da un attacco contro gli Stati Uniti.
"Lanciare un attacco militare massiccio e sostenuto, è un'azione
che nessuno nella nostra democrazia -- incluso il Presidente -- può
autorizzare," ha detto il Consigliere Legislativo ACLU Gregory T.
Nojeim, aggiungendo che l'ACLU non prende nessuna posizione sull'uso
della forza in Iraq.
...................................................
Sono gruppi superspecializzati delle Sas
L'obiettivo: costringere Saddam a trattare
"Soldati inglesi in Iraq"
Preparano lo sbarco alleato?
di RICCARDO ORIZIO
LONDRA - Il conto alla rovescia è iniziato. I commandos britannici
sono già in azione nel Sud dell'Iraq: da alcune settimane unità di
Sas e Sbs stanno spiando gli obiettivi militari e i movimenti della
guardia repubblicana irachena. Quanto all'attacco vero e proprio,
dovrebbe partire dal mare. Una flotta della marina britannica, con a
bordo elicotteri, mezzi anfibi e truppe dei reparti speciali,
sbarcherà lanciando un'offensiva verso il porto di Bassora, capitale
del Sud sciita. Proprio a Bassora si costituirà un governo
d'opposizione filo-americano. Contemporaneamente, dalle basi Nato in
Turchia che già oggi proteggono il Nord dell'Iraq partiranno raid
aerei e bombardamenti. Dal Kuwait, da basi costruite a poche centinaia
di metri dal confine con l'Iraq, i marines americani avanzeranno verso
Nord, ricongiungendosi con le truppe speciali inglesi. A quel punto,
gli alleati chiederanno di nuovo a Saddam Hussein di accettare la
presenza degli osservatori Onu, espulsi nel 1998. Se il raìs si
rifiuterà, il blitz terra-cielo-mare proseguirà. Fino a Bagdad.
- Pubblicità -
E' questo lo scenario che il premier britannico Tony Blair avrebbe
concordato con George Bush. La stampa britannica è certa del
coinvolgimento della Royal Navy perchè una delle navi più
prestigiose, la HMS Ocean, che doveva essere l'attrazione della
manifestazione navale di Plymouth dei prossimi giorni, è stata
all'improvviso richiamata nei cantieri di carenaggio per quella che il
ministero della Difesa definisce "una manutenzione straordinaria
per prepararla al servizio attivo". "Ci hanno ordinato di
essere pronti, ma non hanno spiegato per che cosa", ha riferito
una fonte della marina al Sunday Times. Appena le temperature
scenderanno, forse già in ottobre, Londra e Washington potrebbero
dare l'ordine di attaccare. Una campagna militare che gli iracheni
attendono, ma che non li
spaventa: "Vi apettiamo", dice il Parlamento di Bagdad,
"siamo pronti a combattere per il nostro paese". Sul fronte
politico, invece, la situazione è lontana dall'essere chiara. Un
sondaggio rivela che il 51% degli inglesi è contro la guerra (quattro
mesi fa era solo il 40%). E anche al Pentagono l'ala delle colombe,
che vorrebbero contenere Saddam Hussein invece di aggredirlo
frontalmente, ha fatto sentire la propria voce. Il Washington Post
rivela che sono in molti dentro l'apparato militare americano a
pensare che l'Iraq non costituisca una seria minaccia agli interessi
americani e che il numero di vittime tra i soldati Usa sarebbe troppo
alto. Le ripercussioni della guerra, inoltre, toccherebbero anche
altri Paesi. Il ministero degli Esteri britannico teme che l'Arabia
Saudita sia sul'orlo di un colpo di Stato filo-Al Qaeda orchestrato
dalla fazione anti-americana della famiglia reale. Inoltre nessuno
può escludere che, una volta che i preparativi di guerra diventano
espliciti, Saddam Hussein giochi di nuovo la carta kuwaitiana,
attaccando per primo. Secondo molti analisti, le truppe americane
attualmente stazionate al confine tra Iraq e Kuwait (7 mila uomini)
hanno solo il 50% di possibilità di respingere un attacco della
guardia repubblicana irachena contro Kuwait City. (29 luglio 2002)
+++++
da repubblica.it
da cnnitalia.it
L'Onu modifica le sanzioni all'Iraq
14 maggio 2002
Articolo messo in Rete alle 19:54 ora italiana (17:54 GMT)
NEW YORK (CNN) -- Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato
la più ampia revisione delle sanzioni all'Iraq da diversi anni a
questa parte. Lo scopo è permettere che una serie di beni a uso
civile arrivino più facilmente alla popolazione irachena. La
risoluzione è stata approvata all'unanimità. Il rappresentante
siriano ha deciso di votare a favore all'ultimo momento, dopo che le
obiezioni di Damasco avevano ritardato i tempi della decisione. Il
documento del Consiglio di sicurezza ha anche rinnovato fino al 25
novembre il piano petrolio in cambio di cibo, che consente all'Iraq di
vendere greggio e acquistare viveri, medicinali e altri beni sotto la
supervisione dell'Onu, in sostanza un'eccezione all'embargo imposto a
Baghdad dopo l'invasione irachena del Kuwait nell'agosto del 1990. Di
fronte alle critiche secondo le quali le sanzioni stanno danneggiando
soprattutto la popolazione e non il regime di Saddam Hussein, i
governi di Stati Uniti e Russia - Mosca vorrebbe la sospensione
dell'embargo - hanno discusso per mesi del modo migliore per alleviare
le sofferenze degli iracheni pur mantenendo il blocco ai beni a uso
militare. Il nuovo regime si fonda su una "lista di
revisione" di 300 pagine, un elenco di merci che possono essere
utilizzate a scopo civile o militare, dagli autocarri alle
attrezzature per le comunicazioni. Ogni voce della lista dovrà essere
sottoposta ad attenta valutazione nell'arco di 30 giorni. La maggior
parte delle merci non incluse in questo elenco potrà arrivare in Iraq
dopo una revisione di dieci giorni da parte dell'Onu. Finora
praticamente qualsiasi cosa, a parte i viveri e i farmaci, doveva
passare al vaglio dell'apposita commissione del Consiglio di
sicurezza. E nella commissione gli americani hanno bloccato richieste
di forniture irachene per un ammontare di cinque miliardi di dollari.
++++++
DICHIARAZIONE UNIVERSALE
DEI DIRITTI DELL'UOMO
PREAMBOLO
Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti
i membri della famiglia umana, i loro diritti, uguali ed
inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della
giustizia e della pace nel mondo;
Considerato che il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti
dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la
coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli
esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della
libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più
alta aspirazione dell'uomo;
Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano
protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia
costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro
la tirannia e l'oppressione;
Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di
rapporti amichevoli tra le Nazioni;
Considerato che i popoli Nazioni Unite hanno riaffermato nello
Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella
dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei
diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il
progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore
libertà;
Considerato che gli stati membri si sono impegnati a perseguire,
in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza
universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di
queste libertà è della massima importanza per la piena
realizzazione di questi impegni;
L'ASSEMBLEA GENERALE PROCLAMA:
la presente Dichiarazione Universale dei
Diritti dell'Uomo come ideale comune da raggiungersi da tutti
i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni
organo della società, avendo costantemente presente questa
Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e
l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e
di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale ed
internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto
tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei
territori sottoposti alla loro giurisdizione.
art. 1:
- Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e
diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono
agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
art. 2:
- Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà
enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna
per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di
religione, di opinione politica o di altro genere, di origine
nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra
condizione.
- Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello
statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del
territorio cui una persona appartiene, sia che tale territorio
sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o
non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di
sovranità.
art. 3:
- Ogni individuo ha diritto alla vita, alle libertà ed alla
sicurezza della propria persona.
art. 4:
- Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o
di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno
proibite sotto qualsiasi forma.
art. 5:
- Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a
trattamento o a punizione crudele, inumani o degradanti.
art. 6:
- Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento
della sua personalità giuridica.
art. 7:
- Tutti sono uguali dinanzi alla legge, e hanno diritto, senza
alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della
legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni
discriminazione che violi la presente Dichiarazione, come contro
qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
art. 8:
- Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di
ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino
i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o
dalla legge.
art. 9:
- Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato,
detenuto o esiliato.
art.10:
- Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza,
ad un'equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale
indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei sui
diritti e dei suoi doveri, nonché‚ della fondatezza di ogni
accusa penale che gli venga rivolta.
art.11:
- Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino
a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un
pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie
necessarie per la sua difesa.
- Nessun individuo sarà condannato per un comportamento
commissivo od ommissivo che, al momento in cui sia stato
perpetrato, non costituisce reato secondo il diritto interno o
secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere
inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento
in cui il reato sia stato commesso.
art.12:
- Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze
arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua
casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e
della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere
tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
art.13:
- Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di
residenza entro i confini di ogni Stato.
- Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso
il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
art.14:
- Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri
paesi asilo dalle persecuzioni.
- Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo
sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni
contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
art.15:
- Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
- Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della
sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
art.16:
- Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e
di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza,
cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al
matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo
scioglimento.
- Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e
pieno consenso dei futuri coniugi.
- La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società
e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
art.17:
- Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua
personale o in comune con altri.
- Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della
sua proprietà.
art.18:
- Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di
cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare,
isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la
propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle
pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
art.19:
- Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di
espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la
propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere
informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a
frontiere.
art.20:
- Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di
associazione pacifica.
- Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.
art.21:
- Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del
proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti
liberamente scelti.
- Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di
eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.
- La volontà popolare è il fondamento dell'autorità di
governo; tale volontà deve essere espressa attraverso
periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio
universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura
equivalente di libera votazione.
art.22:
- Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto
alla sicurezza sociale, nonché‚ alla realizzazione,
attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale
ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato,
dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla
sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
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