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Iraq, i bambini e la guerra

a cura di Nadia Scardeoni
Interlinea https://www.edscuola.it/interlinea.html

Iraq: guerra contro i bambini

di Cecilia Bartoli
Secondo un rapporto dell'Unicef pubblicato nel 1998 ogni mese in Iraq muoiono quattromila bambini come conseguenza delle sanzioni economiche, nei primi otto anni di embargo sono morti mezzo milione di bambini. Dall'inizio dei bombardamenti e delle sanzioni è aumentata sensibilmente la diffusione di alcune forme tumorali, linfomi e della leucemia. I medici e gli scienziati iracheni affermano con certezza che senza dubbio questo aumento è dovuto alle armi radioattive e all'uso dell'uranio impoverito, (utilizzato durante la Guerra del Golfo da americani e inglesi su tutti i campi di battaglia del sud). A causa delle sanzioni l'Iraq non può ricevere le apparecchiature e le consulenze scientifiche indispensabili per decontaminare i campi, come invece è stato fatto in Kuwait. Allo stesso tempo il comitato per le sanzioni di New York, ha bloccato e trattenuto alcune strumenti e medicine di importanza vitale: farmaci per le chemioterapie e perfino gli antidolorifici. I medici vedono morire ogni giorno bambini affetti da forme tumorali che con la terapia giusta avrebbero buone possibilità di guarire, e per giunta senza poter nemmeno somministrare loro degli antidolorifici nelle fasi terminali della malattia. Per quello che riguarda la leucemia, i medici sono costretti, dopo la diagnosi, ad aspettare impotenti la morte dei bambini che, con il giusto apporto di farmaci, potrebbero essere salvati. Basterebbe una combinazione di tre antibiotici, ma a loro è possibile somministrarne solo uno, senza perciò sortire alcun effetto. La stessa sorte colpisce i bambini affetti da meningite. Le medicine così come i vaccini arrivano in maniera molto sporadica e discontinua, perciò non è possibile per i medici attuare nessun piano terapeutico per la cura. La scusa è quella che certe sostanze potrebbero essere utilizzate per la fabbricazione di armi chimiche, la realtà è che questi sono farmaci comunissimi e presenti in qualsiasi ospedale. Un gruppo di esperti europeo ha stilato un elenco di 17 farmaci, assolutamente necessari per la cura di queste malattie, dimostrando l'impossibilità della loro trasformazione in armi chimiche e lo ha inviato all'Onu, senza ricevere alcuna risposta. Nel policlinico universitario di Baghdad che è il più grande e attrezzato ospedale del paese, mancano le infrastrutture basilari presenti in qualsiasi ospedale occidentale: le sacche per il sangue, le macchine per separare le piastrine, le incubatrici, le macchine per i raggi x, le macchine per cuore e polmoni, tutte "trattenute" a New York. In dieci anni di embargo la mortalità infantile, che era tra le più basse del mondo è diventata altissima. In un rapporto del '99 dell'Unicef la mortalità infantile dei bambini sotto i cinque anni e delle madri, si è duplicata. Conta 131 morti su 1000 e inoltre un bambino su 10 non raggiunge l'anno di vita. Il vero flagello che per intero colpisce la popolazione infantile è la malnutrizione cronica e la dissenteria. Se nel '90 si registravano per i bambini al di sotto dei 5 anni episodi di diarrea fino a 4 in un anno, adesso la frequenza arriva anche a 14, conducendo i bambini alla morte, poiché dopo ogni attacco l'organismo si debilita irrimediabilmente. Nel '90 si stimava una morte per dissenteria ogni 600 casi, ora il rapporto è di 1 a 50. La causa principale della dissenteria, (così come per altri generi di
infezioni) è l'inquinamento delle acque. Secondo un rapporto dell'Unicef dieci anni fa il 92% della popolazione aveva l'acqua potabile, oggi l'acqua presa dal Tigri e non depurata è diventata letale. Il cloro che potrebbe "tamponare" questa situazione è stato bloccato dal Comitato per le Sanzioni, mentre la rete idrica, distrutta e deteriorata dai bombardamenti, non è sanabile a causa della mancanza di pezzi di ricambio, anche questi "trattenuti". L'acqua è perciò il maggior veicolo di malattia. Oltre all'elevata mortalità e all'aumento delle malattie, le sanzioni hanno prodotto gravi danni ai bambini sul piano psicologico. La malnutrizione cronica ha implicazioni permanenti sul loro sviluppo cognitivo. Secondo un rapporto Unicef nel 1989 il tasso di alfabetizzazione in Iraq era del 95%, attualmente la situazione è precipitata, il 50% degli edifici scolastici è totalmente inagibile e quelli che ancora non lo sono, si trovano in condizioni gravissime e senza arredamenti e materiali didattici (dai banchi ai quaderni), in queste condizioni il sistema scolastico è completamente precipitato. E' fortemente in aumento il lavoro minorile e incredibilmente in crescita il fenomeno dei bambini di strada, che chiedono l'elemosina, che si arrangiano con la piccola delinquenza e qualche lavoretto occasionale, queste cose erano sconosciute in Iraq fino a 10 anni fa, la situazione dell'infanzia è incredibilmente peggiorata. Il numero dei minori fra i 9 e i 15 anni che si rivolgono ai centri di salute mentale è aumentato del 125% per disturbi mentali più o meno gravi, dalla depressione all'ansia, fino ai disturbi del comportamento. L'Iraq prima dell'embargo e dei bombardamenti aveva raggiunto un livello in cui gli indicatori fondamentali che usiamo per misurare il benessere degli individui, bambini compresi, erano tra i migliori del mondo, oggi è sceso infondo alla classifica. I giovani potevano accedere a opportunità notevoli di formazione professionale e la classe media era composta di professionisti riconosciuti in vari campi, anche in ambiti internazionali. Oggi si assiste alla totale de-professionalizzazione della classe media, si trovano ingegneri che vendono i propri oggetti di famiglia al mercato, medici che sono diventati autisti e così via. Ne consegue che le nuove generazioni di giovani sono sempre più demotivate e depresse, non riuscendo ad immaginare sbocchi per la loro vita in un paese che vive una situazione così schiacciante su tutti i fronti. LA VERGOGNA DEL PROGRAMMA "OIL-FOR-FOOD" Nel 1996 l'Onu ha varato il programma "oil-for-food", che permette all'Iraq di vendere una minima parte del suo petrolio in cambio di denaro che va direttamente al Consiglio di Sicurezza. L'Iraq può poi fare delle richieste sul mercato internazionale di acquisto di generi di prima necessità, cibo, medicinali ecc., ogni contratto deve essere approvato dal Comitato per le sanzioni di New York. Il risultato è che dal '97 i dati sulla malnutrizione e sulla malattia si sono stabilizzati, ma il programma non ha introdotto nessun miglioramento nella condizione della popolazione, questo programma infatti non permette all'Iraq di fare nessun programma di investimento per il risanamento delle strutture, dei servizi di base, della rete idrica, degli ospedali e degli edifici scolastici. In un intervista sull'impatto delle sanzioni sull'Iraq e sulla politica americana Phyliss Bennis, membro dell'Istituto di Studi Politici e autrice del libro "Colling the Shots: How Washington Dominates Today's U.N." ha spiegato il fallimento del programma "oil-for-food": "Subito dopo l'istituzione del programma "oil-for-food" è stato chiaro che sarebbe stato insufficiente. L'incapacità dell'Iraq di estrarre petrolio per raggiungere anche semplicemente il limite massimo imposto dal programma "oil-for-food" comporta l'impossibilità di guadagnare la somma necessaria per soddisfare i bisogni basilari di cibo e medicine, figurarsi il necessario per intervenire sulla malnutrizione, che riguarda la riparazione degli acquedotti e degli impianti di scarico delle acque. Non ci sono soldi per nulla di tutto questo, e più andiamo avanti e più vediamo i bambini morire." Danis Halliday che per circa trenta anni ha lavorato nelle Nazioni Unite, prima come assistente del Segretario Generale e poi come Coordinatore del programma umanitario "oil-for-food", nel settembre del 1998 ha rassegnato le dimissioni in aperta protesta con il proseguimento delle sanzioni economiche. Intervistato insieme a Phyliss Bennis ha dichiarato che "il crollo dei prezzi del petrolio ha spinto il governo iracheno e le nazioni Unite a stabilire un adeguato fondo per provvedere al cibo, alle medicine, e alla ricostruzione delle infrastrutture civili. La diminuzione della capacità dell'Iraq di produrre petrolio ha aiutato a determinare questo sforzo. Eppure si sta ancora sottraendo il 40% di questo fondo per i costi delle Nazioni Unite, per l'Unscom (United Nation Special Commission), il programma per le ispezioni militari, mentre il 30% va alle Nazioni Unite per compensare i pagamenti. Penso che di fronte a circostanze di alta mortalità questi pagamenti dovrebbe essere posposti fino a quando i bambini iracheni non moriranno più a causa delle sanzioni." "Il programma 'oil-for-fod' fu preparato per diminuire le conseguenze delle sanzioni, le quali sono indifendibili. Ma l'unica appropriata azione sarebbe stata quella di cancellare del tutto le sanzioni." In realtà questo programma non solleva affatto la popolazione civile irachena dallo stato di sofferenza senza soluzione in cui è precipitata, serve solo politicamente come maschera per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica occidentale dalla realtà di questo genocidio, prima di tutto a danno dei bambini.
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da http://www.arabcomint.com/ibambini%20dell'Iraq,%20immagini.htm
Immagini
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http://www.arabcomint.com/ibambinidell'iraq.htm
I Bambini dell'Iraq
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Lettera aperta al Segretario generale dell'ONU,
M. Kofi Annan
IRAQ: OLTRE IL GENOCIDIO
1.500.000 morti tra i quali 500.000 bambini dopo 10 anni di embargo, 10 anni di bombardamenti e di contaminazione radioattiva provocata dalle armi all' uranio impoverito utilizzate dalle forze anglo-americane. di Padre Jean-Marie Benjamin

Signor Segretario generale,
Iraq: un popolo da 10 anni chiuso in un immenso campo di concentramento. Sembra, ed è preoccupante, che non bastano le calamità naturali (terremoti, alluvioni, cicloni) che colpiscono un po' dappertutto nel mondo! No, non bastano; occorre aggiungere un altro dramma, volontario, premeditato ed organizzato contro un paese distrutto da 135.000 tonnellate di bombe (dalla guerra del Golfo ad oggi), equivalente a sei volte la potenza distruttiva della bomba di Hiroshima, per di più rinchiuso in un vasto campo di concentramento, che è l'embargo. Epidemie che si sviluppano in tutto il paese, ospedali che versano in situazioni catastrofiche e quando arriva un medicinale, il dramma dei medici è quello di dover decidere a chi somministrarlo, di fronte a centinaia di casi uno più urgente dell'altro (ho personalmente verificato durante i miei vari viaggi in Iraq, che in alcuni ospedali, si è costretti ad operare bambini di appendicite e di altre malattie, senza anestesia!). Dalle cifre dell'UNICEF, il tasso di mortalità infantile "è il più elevato al mondo ": oltre 500.000 i bambini morti, oltre 1.500.000 i civili. Da 56 bambini, al di sotto dei cinque anni, morti su 1000, nel 1991, a 131 su 1000 attualmente. Dal programma mondiale per l'alimentazione, la disponibilità alimentare è scesa da 3120 a 1093 calorie al giorno per abitante. Le malattie mentali sono aumentate in 10 anni del 18% (ultimo rapporto dell' UNICEF del 29 agosto 1999 "Iraq: mortalità infantile e sopravvivenza").

L'Olocausto del 2000.
Nonostante la risoluzione ONU n. 986 (Oil for Food - petrolio contro alimenti), che copre solo il 40% del fabbisogno della popolazione, in Iraq manca di tutto: acqua potabile, latte, verdure, carne, medicine, materie prime, macchinari e pezzi di ricambio. Le categorie professionali più agiate (tecnici, insegnanti, specialisti) sono pagate da 5 a 10 dollari al mese (circa 18.000 lire); le classi medie della popolazione da 3 a 5 dollari al mese (l'equivalente del prezzo di due chili di carne) e le categorie inferiori, che non hanno praticamente nessun reddito, devono sopravvivere alla giornata. In dieci anni, il dinaro iracheno ha perso più del 20.000%. Le razioni medie giornaliere sono composte da tè e pane al mattino, riso a mezzogiorno e pochi grammi di ceci la sera. Le centrali elettriche e gli impianti di depurazione, soprattutto nel sud del Paese, sono stati distrutti dai bombardamenti, privando la popolazione di acqua potabile ed elettricità (alcune città fino a 10 ore al giorno senza elettricità), in zone dove la temperatura in estate supera i 50 gradi all'ombra, con città senza risorse in pieno deserto. I trasporti sono praticamente inesistenti e solo il 30% delle derrate alimentari che ancora si riesce a produrre nel nord del Paese giunge nel resto dell'Iraq. "In molte famiglie dell'Iraq", afferma il Patriarca Cattolico di Babilonia, Raphaël I. Bidawid, "i genitori sono costretti a chiedere ai figli chi di loro voglia mangiare la mattina e chi la sera, perché non c'è cibo a sufficienza per alimentarli due volte al giorno". Sono state distrutte dai bombardamenti 8.613 scuole (su un totale di 10.334). Nel sistema scolastico, la situazione dell'istruzione e della cultura è catastrofica e rispecchia in pieno l'attuale condizione del Paese. Solo un terzo dei bambini in età scolare riceve un'istruzione adeguata. Molti ragazzi non vanno più a scuola perché costretti a mendicare, altri, per sopravivere, si lasciano trascinare nel vortice della delinquenza o della prostituzione. Le famiglie sono smembrate. Nelle città, lungo la strada, si vedono bambini e ragazzi vendere sigarette, altri che lucidano le scarpe, altri ancora passano tra le macchine per vendere pistacchi o giornali. Nel paese che ha dato al mondo la prima civiltà - fonte della nostra - e che ha visto nascere Abramo, padre delle tre religioni monoteiste, dover privare i propri figli dell'istruzione e della cultura è cosa peggiore che privarli di pane e di medicine.

Il massacro degli Innocenti: 600.000 bambini condannati a morte. Signor Segretario generale,, all'ONU, si preparano alle celebrazioni per i dieci anni della Convenzione dei Diritti del Bambino. Gli Stati Uniti d' America non hanno mai ratificato la Convenzione dei Diritti del Bambino, lo sappiamo, ma l'Italia sì, l'Europa sì, e se non vado errato, i paesi Occidentali hanno tutti ratificato la Convenzione dei Diritti dell'Uomo. Il comportamento dell'Europa, silenziosa, apatica e ipocrita di fronte al dramma della popolazione irachena è sconcertante. Non si tratta solo di un popolo che muore di fame e di malattie da 10 anni, colpito da bombardamenti unilaterali che continuano a distruggere ed a seminare la morte, ma di un paese che da 10 anni deve affrontare la contaminazione radioattiva, con le sue terribili conseguenze: nascita di centinaia di bambini con malformazioni, migliaia di persone colpite da collasso del sistema immunitario, con forte aumento delle infezioni; altre malattie che sviluppano herpes e herpes zoster o sintomi simili a quelli dell'AIDS, disfunzioni renali ed epatiche, aumento spaventoso (fino a 450% l'anno nel sud del paese) di leucemia, anemia aplastica o neoplasie maligne. Ecco il bilancio di 10 anni di campo di concentramento del popolo iracheno. Il tragico olocausto del popolo ebreo è durato cinque anni, quello del popolo iracheno, purtroppo dura da dieci anni; nel silenzio della Comunità internazionale, dei Governi, dell'ONU e delle Istanze internazionali. L' Occidente ha seminato nelle nuove generazioni di questo popolo soltanto la cultura della morte, dell'odio, dell'arroganza e dell'indifferenza. E' diventato insopportabile sentire i discorsi dei Leader europei con continui riferimenti ai valori della Democrazia, che insistono sui Diritti umani e con voce turbata lanciano commoventi appelli per aiuti umanitari ai paesi bisognosi, proclamano il loro attaccamento ai valori cristiani ed applaudono ai discorsi del Santo Padre, ma che non muovono un dito, acconsentono ed aderiscono, senza far nulla, alla condanna a morte di 5.000 bambini innocenti al mese. L'ONU proclama un embargo e manda i suoi funzionari a contare i morti. Sono un ex funzionario dell'ONU; ho lavorato per anni alla sede dell'UNICEF di Ginevra. I miei ex colleghi, a Baghdad, sono disperati. Non capiscono (e non solo loro) come l'ONU possa varare un embargo che porta alla morte centinai di migliaia di persone e nello stesso tempo inviare aiuti umanitari e i suoi funzionari dell'UNICEF, dell'UNESCO e dell'OMS, impotenti davanti ad una tale tragedia e ridotti a contare i morti! In questi ultimi anni, i funzionari delle Nazione Uniti di stanza a Baghdad presentano regolarmente le loro dimissioni, uno dopo l'altro. Un numero sempre crescente denuncia lo "spettacolo" che hanno sotto gli occhi e che per loro ha raggiunto un livello intollerabile, diventando un grave problema di "coscienza". Dopo Scott Ritter e Dennis Halliday, che con le loro dimissioni hanno definito l'embargo "un vero e proprio genocidio sanzionato dall'ONU", sono recenti le dimissioni di Hans von Sponeck, capo del programma umanitario ONU in Iraq. Non si può dimenticare "l'affare dell 'UNSCOM"!, con i suoi funzionari al servizio della CIA e la triste faccenda del Signor Richard Butler che fu all'origine dei bombardamenti anglo-americani del dicembre 1998 sull'Iraq. Dennis halliday, che sta preparando un importante rapporto sulle conseguenze dei bombardamenti unilaterali anglo-americani nelle due "no fly zones", ha recentemente dichiarato che "la tragedia del popolo iracheno ha raggiunto un tale punto che non è più possibile tacere.(.) E' impossibile associarsi a una tale realtà, per quanto mi riguarda, non ne sono capace". Questi funzionari dell'ONU, Signor Segretario generale, hanno lavorato per anni sul terreno in Iraq, ma hanno preferito sacrificare la propria carriera piuttosto che diventare complici di questo tremendo genocidio. Da parte mia, lo scorso luglio, ho presentato un rapporto ai Parlamentari italiani sulle conseguenze della contaminazione radioattiva sulla popolazione e l'ambiente in Iraq. La III Commissione Affari Esteri della Camera, in data 16 novembre 1999, ha ratificato una Risoluzione, in seguito presentata al Governo, che sollecita la costituzione di una Commissione scientifica d'inchiesta sulle conseguenze dell'utilizzo delle armi all' uranio impoverito in Iraq e sui Balcani. Finora la suddetta Commissione, a cinque mesi della ratifica, non è stata ancora costituita.

Un milione di proiettili all'uranio impoverito lanciati sull'Iraq. Come certamente saprà, Signor Segretario generale, documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America e del Ministero della Difesa Britannico confermano che durante la guerra del Golfo fino ad oggi sono state riversate sull'intero paese oltre 135.000 tonnellate di bombe, tra cui più di 940.000 proiettili all'uranio impoverito: circa 700 tonnellate di uranio 238. E' ormai noto che le armi all'uranio impoverito, sperimentate per la prima volta dalle forze multinazionali nel 1991 in Iraq, durante l'operazione "Tempesta nel deserto", hanno rivelato tutta la loro efficacia, ma hanno provocato un preoccupante inquinamento radioattivo dell' aria e dell'ambiente, contaminando la popolazione, particolarmente nel sud dell'Iraq, e migliaia di militari della forza multinazionale. Un video del U.S. Army, distribuito dallo Stato Maggiore dell'esercito per il "training" dei militari (copia del quale ho distribuito ai membri della Commissione Affari Esteri del Parlamento) informa che l'esplosione provoca l 'incendio dell'uranio impoverito, che libera così nell'ambiente circostante, con i suoi fumi, milioni di particelle radioattive da 5 a 7 micron. Se respirate, le particelle si fissano nei polmoni provocando, a medio e lungo termine, gravi patologie quali cancro, leucemie e deficienze immunitarie. Questa è una delle prime cause della contaminazione radioattiva che ha colpito i militari delle forze armate della coalizione che operavano in Kuwait e nel sud dell'Iraq, durante la guerra del Golfo. Paradossalmente, i militari impegnati nella guerra del Golfo non avevano ricevuto nessuna istruzione, nessuna direttiva per la loro protezione. Si avvicinarono e salirono sui carri armati iracheni, contaminandosi con i raggi Alfa, Gamma e Beta, dell'uranio 238. Oggi, a distanza di dieci anni, oltre 200.000 veterani americani ed inglesi contaminati accusano una serie di gravi patologie. I risultati delle ricerche effettuate dal DoD (Dipartimento di Stato alla Difesa degli Stati Uniti d'America) confermano che decine di milioni di grammi di uranio impoverito si sono sprigionate dopo l'impatto dei proiettili. "L'ossidazione in superficie dei frammenti dei penetranti all' uranio impoverito", precisa un rapporto dell'U.S. House of Representatives "è un processo significativo poiché le forme ossidate di uranio sono più solubili a contatto con l'acqua e, quindi potenzialmente più disponibili per l'assunzione umana ed animale. A contatto con l'acqua, il metallo Uranio si corrode e diventa solubile, diventando potenzialmente trasportabile attraverso i corsi d'acqua di superficie e sotterranei.(...) I penetranti di corazzatura all'uranio impoverito sono costituiti da una lega di uranio e dallo 0,75% di titanio. L'impiego intensivo di tali penetranti nel corso di esperimenti ed operazioni hanno dimostrato che i residui sono soggetti a ossidazione atmosferica e/o alla corrosione dell'acqua (ruggine). L'uno o l' altro di questi processi può portare ad una contaminazione dell'ambiente che ha tutto il potenziale di provocare danni irreversibili alla salute umana, soprattutto attraverso i corsi d'acqua". Per quanto riguarda la popolazione irachena, rimasta a contatto con milioni di pezzi radioattivi (e colpiti da continui bombardamenti), con un embargo che impedisce qualsiasi decontaminazione e assistenza ai malati contaminati, non è difficile immaginare il quadro della situazione.

Iniziative unilaterali in Europa per rompere l'embargo. Purtroppo Signor Segretario generale, potrei continuare per pagine. A questo punto, vista l'urgenza di passare ad azioni concrete, non serve più scrivere libri, organizzare manifestazioni, fare conferenze, redigere documentari o presentare interpellanze in Parlamento, che tra l'altro restano (quasi) senza riscontro: bisogna passare ad iniziative più forti, più "spettacolari", più sconvolgenti. A seguito del volo Amman-Baghdad, che ho effettuato con il parlamentare Vittorio Sgarbi, l'industriale Nicola Grauso et il pilota Nicola Trifoni, saranno prossimamente organizzati altri voli che partendo dalle diverse capitali europee, trasporteranno parlamentari, senatori, premi Nobel, artisti, rappresentanti di associazioni umanitarie e di organizzazioni non governative, giornalisti della carta stampata e delle reti televisive, personalità del mondo della politica, delle scienze, della cultura e delle religioni, e che atterreranno direttamente a Baghdad. Certamente, non basterà. In diversi paesi europei, compresa la Svizzera, si stano organizzando raccolte di firme che chiederanno ai governi europei una rottura unilaterale dell'embargo. Altre iniziative sono allo studio, sperando però di non dovervi ricorrere. Per conto suo, Ramsey Clark, ex Ministro della Giustizia dell' Amministrazione Reagan ed avvocato di diritto internazionale, ha raccolto l' adesione di 35 città degli Stati Uniti e centinaio di firme di personalità del mondo della Politica, delle Scienze, della Religione, della Cultura e dell'Arte in tutta l'Europa, per avviare una procedura presso gli organismi internazionali capace di portare l'Amministrazione Americana davanti ad un Tribunale internazionale per crimini contro l'umanità (utilizzo di armi di distruzione di massa) e genocidio del popolo iracheno. RingraziandoLa dell'attenzione, La prego di gradire, Signor Segretario generale, i miei più distinti saluti. Jean-Marie Benjamin Assisi, 13 settembre 2000 http://www.benjaminforiraq.org/diritto/Lettera%20aperta%20al%20Segretario%20dell'ONU.htm
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da http://www.benjaminforiraq.org/embargo/Rapporto%20per%20Parlamento.htm

I R A Q - K O S O V O
1° luglio 1999
Rapporto sulla contaminazione radioattiva provocata dalle armi all'uranio impoverito utilizzate durante la guerra del Golfo (ed i successivi attacchi aerei dal 1991 ad oggi) e sui Balcani. Gli effetti sulla popolazione e sull'ambiente.

Documento 14/B/99
Jean-Marie Benjamin, 1° luglio 1999

Relazione sui rischi delle nuove tecnologie di distruzione.
1. Nel 1991, durante gli scontri della Guerra del Golfo, le forze della coalizione hanno riversato sull'Iraq oltre 95.000 tonnellate di bombe e proiettili di vario tipo. Con i bombardamenti del dicembre 1998 e quelli successivi, su tutto il territorio iracheno la quantità di esplosivi che hanno colpito il paese, dal 1991 ad oggi, è di oltre 135.000 tonnellate, tra cui più di 940.000 proiettili all'Uranio impoverito, che si traducono in circa 300 tonnellate di Uranio impoverito (UI). 2. Un rapporto[1] del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti precisa che: "L'armata ha utilizzato munizioni da 105 mm (M900) e da 120 mm (M828 e M828 A1) con penetranti all'uranio impoverito (UI) e l' aviazione ha sparato dagli aerei A-10 munizioni "Armor Piercing Incendiary"
(API) (proiettili perforanti incendiari) da 30 mm all'uranio impoverito montati su cannoni GAU-8. I 148 A-10 dislocati in Arabia Saudita hanno effettuato 8.077 voli di guerra, armati con 1.100 proiettili "High Explosive Incendiary" (HEI) (Proiettili altamente esplosivi) o API per i GAU-8. (...). L'aviazione, durante la Guerra del Golfo, ha lanciato in totale 783.514 proiettili API (UI) da 30 mm. 99 aerei Harrier AV-8B sono stati impiegati nel Golfo effettuando 3.342 voli di guerra". Secondo il Quartier Generale del "Corpo dei Marines", Dipartimento dell'aviazione, i Marines stessi avrebbero lanciato, durante la Guerra del Golfo, 64.436 proiettili del tipo PGU/20 (da 25mm all'UA) e gli aerei Harrier un'uguale quantità di proiettili UI e HE. Ogni proiettile da 25 mm contiene 148 grammi (0.33 libbre) di Uranio impoverito (...). Le forze armate hanno quindi sparso un totale complessivo di circa 290 tonnellate di uranio impoverito (UI)". Lo stesso rapporto precisa inoltre: "L'esercito ha utilizzato munizioni da 105 mm
(M900) e da 120 mm (M828 e M828A1) con penetranti all'uranio impoverito (UI), nonché altre munizioni non UI (come anticarro esplosivi o "HEAT
rounds") nei carri Abrams e Challengers. Poiché le munizioni all'UI non sono utilizzate nelle esercitazioni di tiro, la Guerra del Golfo è stata la prima occasione per lanciarli dai carri. Dopo i primi successi, la notizia della loro efficacia si è diffusa, e questi proiettili sono ben presto diventati le munizioni di qualità (.)". 3. I risultati delle ricerche effettuate dal DoD (Dipartimento di Stato alla Difesa degli Stati Uniti d'America) confermano che decine di milioni di grammi di UI si sono sprigionate dopo l'impatto dei proiettili. "L'ossidazione in superficie dei frammenti dei penetranti all' uranio impoverito", precisa un rapporto dell'U.S. House of Representatives[2] "è un processo significativo poiché le forme ossidate di uranio sono più solubili a contatto con l'acqua e, quindi potenzialmente più disponibili per l'assunzione umana ed animale. A contatto con l'acqua, il metallo Uranio si corrode e diventa solubile, diventando potenzialmente trasportabile attraverso i corsi d'acqua di superficie e sotterranei.(...) I penetranti di corazzatura all'uranio impoverito sono costituiti da una lega di uranio e dallo 0,75% di titanio. L'impiego intensivo di tali penetranti nel corso di esperimenti ed operazioni hanno dimostrato che i residui sono soggetti a ossidazione atmosferica e/o alla corrosione dell'acqua (ruggine). L'uno o l'altro di questi processi può portare ad una contaminazione dell' ambiente che ha tutto il potenziale di provocare danni irreversibili alla salute umana, soprattutto attraverso i corsi d'acqua. (...) Il trattamento dei soldati feriti, -continua il rapporto- nel corso di incidenti relativi all'UI non deve subire assolutamente ritardi poiché c'è il rischio di contaminazione. Le cure mediche sono prioritarie. Ecco un esempio di situazioni pericolose che giustificano una modifica dei parametri di sicurezza (...)". 4. Dopo gli esperimenti delle armi all'uranio durante la guerra del Golfo nel 1991, e le conseguenze della contaminazione dei militari inviati nel Golfo, i pianificatori del "Dipartimento della Difesa" (DoD), erano perfettamente consapevoli delle conseguenze sulla salute e sull 'ambiente derivanti dall'impiego di munizioni all'uranio impoverito sul campo di battaglia molto prima che i primi proiettili venissero lanciati nel gennaio 1991. Rapporti militari confidenziali risalenti al 1974 contengono chiari avvertimenti riguardanti la possibilità che un gran numero di soldati americani potesse essere esposto a quantità pericolose di polvere di uranio impoverito durante e dopo i combattimenti. Altri documenti dell'esercito americano[3] sostengono che la polvere di uranio impoverito respirata o ingerita può dar luogo a seri problemi di salute a breve e lungo termine, compresi tumori, disturbi nefritici e nascite anormali. I rapporti delle commissioni militari americane precedenti alla Guerra del Golfo confermavano la necessità di proteggere i militari, uomini e donne, dall'esposizione alla contaminazione da uranio impoverito. Inoltre, i regolamenti in vigore alla vigilia dell'Operazione Tempesta del Deserto riconoscevano l'esigenza giuridica di fornire un controllo sanitario a tutti i militari, uomini e donne che fossero stati, o sospettati di essere stati esposti alla polvere o ai residui di uranio impoverito. 5. La Commissione di controllo del governo britannico afferma che se le particelle di polvere d'uranio, prodotte dai proiettili che incendiano gli obiettivi colpiti, sono inalate, esse emanano una dose di radioattività inaccettabile per l'organismo. Lo stesso Ministero della Difesa Britannico conferma di aver lanciato sull'Iraq 88 missili a componente di uranio impoverito, equivalenti a 40 tonnellate di UI[4]. 5.1. A seguito degli esperimenti effettuati durante la guerra del Golfo, dal 1996 i militari che devono intervenire in zone di conflitto con delle armi all'uranio impoverito, ricevono dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti una video cassetta che presenta loro le direttive, con precise istruzioni sui rischi di contaminazione e le precauzioni da adottare al riguardo. Il filmato dell'US Army conferma l'alto rischio di contaminazione radioattiva e informa i militari sul comportamento da tenere per la decontaminazione e l'evacuazione.

6. Nonostante la realtà di una tragica contaminazione del territorio iracheno e della sua popolazione, come anche dei militari che hanno combattuto in Iraq e Kuwait (le associazioni dei Veterani della Guerra del Golfo in America, Canada e Gran Bretagna, hanno censito oltre 200.000 Veterani della guerra del Golfo attualmente contaminati, con gravi patologie per la maggior parte incurabili, molti dei quali hanno procreato figli nati con gravi malformazioni), l'Amministrazione americana continua una preoccupante campagna di disinformazione dell'opinione pubblica, minimizzando i gravissimi effetti della contaminazione radioattiva sulle persone e sull'ambiente, prodotti da queste armi. 7. Un rapporto del "General Accounting Office" è fortemente critico sul modo in cui la Casa Bianca e il Pentagono hanno condotto le loro inchieste in materia [Uranio impoverito]. Sotto la pressione di oltre 80.000 reduci, che esigono esami governativi, il rappresentante Christopher Shay dirige un sotto-comitato del "Government Reform and Oversight Committee", che conduce una sua propria inchiesta sulle malattie provocate dalla Guerra del Golfo. Il Pentagono, mentre ammette, dopo anni di silenzio, che oltre 20.000 soldati americani sono stati esposti alle armi chimiche, ha sostenuto che soltanto un numero abbastanza limitato - circa 60 - sono stati esposti a livelli pericolosi di UI (in realtà sono oltre 200.000 i veterani attualmente colpiti dalla "Sindrome del Golfo"). 7.1. "Non c'è da stupirsi", scrive Bill Mesler, reporter che lavora per la "Investigative Fund of the Nation Institute" (USA), "che l' Amministrazione americana abbia fatto di tutto per celare la verità non soltanto all'Iraq e al mondo intero, ma soprattutto ai propri soldati: fa parte della catena di menzogne che hanno alimentato le dichiarazioni del governo americano e del Pentagono, su tutte le questioni riguardanti l'Iraq, dal 1991 ai giorni nostri, specialmente sulla questione dell'uranio impoverito".

Come in Iraq, probabile contaminazione nei Balcani
8. Gli esperti delle organizzazioni specializzate di oltre
15 paesi che lavorano da otto anni in Iraq, ribadiscono che le acque, l' aria, la vegetazione e gli animali commestibili sono gravemente contaminati su tutto il territorio iracheno, particolarmente al sud (ricordando che la durata degli effetti dell'uranio impoverito va da un minimo di 500 milioni di anni ad un massimo di quattro miliardi e mezzo di anni). La ionizzazione dell'aria ha ormai raggiunto un livello allarmante. In alcuni villaggi del sud dell'Iraq (Al Qadiyah e Al Muthana) si è registrato un aumento tra 180 e 350% annuo dei casi di leucemia e di cancro; centinaia di bambini nascono con gravi malformazioni. Si sono verificati numerosi casi anche a Baghdad e nel nord del paese. 8.1. Inoltre, negli ultimi mesi sono morti in Iraq migliaia di animali commestibili (mucche, agnelli, polli), a causa di gravi infezioni. L 'epidemia si sta attualmente propagando sul territorio iracheno, raggiungendo le frontiere della Turchia e della Giordania. 9. Nei Balcani, migliaia di bombe contenenti uranio impoverito sono state sganciate durante i bombardamenti della NATO. Il 12 maggio 1999, un ufficiale dello Stato Maggiore della NATO dichiarava che "le armi all'uranio impoverito non inquinano più di un'orologio, o un telefonino cellulare". Le disastrose condizioni sanitarie delle persone e degli animali, dovute alla contaminazione dell'ambiente, che si stanno verificando particolarmente nel sud dell'Iraq, come anche i gravi sintomi manifestati da migliaia di Veterani della Guerra del Golfo, rivelano invece la tragedia di un'allarmante realtà e il presagio di quanto si potrà verificare prossimamente, sul piano sanitario, nel cuore dell'Europa. Lo stesso video rilasciato ai militari americani sottolinea l'incoerenza di tale dichiarazione.

Conseguenze dell'inquinamento radioattivo sulla popolazione e sull'ambiente. 10. Gli studi del prof. Siegwart-Horst Günther[5], come anche di altri istituti specializzati, confermano che su tutto il territorio iracheno (particolarmente al sud), migliaia di bambini sono colpiti da gravi forme di infezioni e deficienze immunitarie quale diretta conseguenza della contaminazione (Isopet d'uranio 238 e radio 226) delle acque e dell' ambiente. Questa tragica situazione non risparmia certo gli adulti. Inoltre, l'embargo che da più di otto anni colpisce il paese, impedisce qualsiasi tipo di assistenza sanitaria e tutte le iniziative utili alla decontaminazione. 11. Nei documenti pubblicati in Germania il Prof. Günther[6], precisa che "(¼) Durante questi ultimi cinque anni ho potuto effettuare vaste ricerche in Iraq. I risultati provano che le munizioni all'uranio impoverito provocano nei bambini: · un collasso del sistema immunitario con forti aumenti delle infezioni; · un forte sviluppo di herpes e herpes zoster; · sintomi simili a quelli dell'AIDS; · un quadro clinico prima sconosciuto di disfunzione renale ed epatica; · leucemia, anemia aplastica o neoplasie maligne; · malformazioni di origine genetica riscontrate anche negli animali contaminati". 11.1. "Il risultato delle mie ricerche", continua il Prof. Günther, "indica che c'è una certa somiglianza con quella che si definisce ora 'sindrome della Guerra del Golfo', che coinvolge anche i militari americani e britannici e i loro bambini. Le malformazioni genetiche di bambini iracheni e americani si somigliano". 12. Inoltre, le sostanze contaminanti s'infiltrano nel suolo. I carri armati iracheni colpiti da proiettili all'uranio impoverito sparati dai carri armati Abrams e Challenger o dagli aerei A-10, si stanno arrugginendo. Con le piogge, gli elementi radioattivi si infiltrano nella sabbia e nelle acque del sottosuolo. Questi possono scendere in profondità per raggiungere le radici delle piante e passare quindi dal suolo alla vegetazione. Ogni volta che le persone si nutrono di tale vegetazione o della carne di animali che hanno ingerito a loro volta queste piante, la contaminazione passa nel corpo umano e vi porta dosi di radiazioni intollerabili. La contaminazione può anche raggiungere le acque di superficie e la falda freatica. Ogni volta che le persone ne bevono, queste sostanze si fissano nel corpo e producono gravi disturbi. 13. Al terribile dramma della distruzione operata dai ripetuti bombardamenti e dalla contaminazione radioattiva si aggiunge l'embargo che da più di otto anni affligge una popolazione già stremata dalla fame, dalle malattie e dalla disperazione. I rapporti dell'UNICEF, della FAO, del PAM e dell'OMS confermano che a causa dell'embargo muoiono ogni mese in Iraq tra i 5000 e i 6000 bambini. Le centrali elettriche e gli impianti di depurazione, soprattutto nel sud del Paese, sono stati distrutti dai bombardamenti, privando la popolazione di acqua potabile ed elettricità in quelle zone dove la temperatura in estate supera i 50 gradi all'ombra. I trasporti sono praticamente inesistenti e solo il 30% delle derrate alimentari prodotte nel nord del Paese giunge a destinazione. Gli ospedali versano in condizioni catastrofiche e quando arriva un medicinale, il dramma dei medici é quello di dover decidere a chi somministrarlo, di fronte a centinaia di richieste. Colera e numerose epidemie si sviluppano in tutto il paese. Fenomeni questi, che rischiano di colpire prossimamente le popolazioni dei Balcani.

Diritti umani e Convenzione dei Diritti del bambino.
14. Nel loro rapporto del 3 ottobre 1997, la FAO (Fondo delle Nazione Uniti per l'Alimentazione) e il PAM (Programma Alimentare Mondiale) scrivevano che "l'imposizione delle sanzioni nell'agosto 1990 ha ridotto in maniera significativa gli introiti esteri iracheni che erano sufficienti fino ad allora per soddisfare i fabbisogni alimentari. Di conseguenza, la penuria alimentare e la malnutrizione sono diventate dure e permanenti da allora (¼) Se da un canto la razione alimentare concessa dalla risoluzione ONU 986 (Oil for Food - petrolio in cambio di alimenti) fornisce una parte del fabbisogno di zuccheri e proteine, è invece insufficiente per quanto riguarda altre sostanze, specialmente le vitamine A e C, che sono a livello zero, il calcio, lo zinco, la riboflavina, la vitamina B6 il cui apporto è di circa il 40% del fabbisogno (¼) La malnutrizione riguarda tutto il paese. Una denutrizione molto marcata si rileva negli ospedali pediatrici, il che rende un'idea di ciò che patisce tutta la popolazione (¼) Le condizioni di vita della maggioranza della popolazione sono ormai divenute miserabili". 14.1. La razione alimentare giornaliera pro capite autorizzata dalla risoluzione 986 è ben lungi dall'essere sufficiente anche per coloro che possono beneficiarne. La dose attuale di riso di 2,5 kg al mese per persona era solo di 1,27 kg nell'aprile 1997, di 1,25 kg in giugno, di 2 kg in luglio dello stesso anno e 1,5 kg nell'aprile 1998. Le lenticchie, il sale, lo zucchero (autorizzato soltanto nel gennaio 1999) e l'insieme dei prodotti alimentari di base subiscono fluttuazioni ancora più rilevanti. 14.1.1. A causa della mancanza di pezzi di ricambio, l' agricoltura è costretta ad usare mezzi precari per coltivare una terra difficilmente arabile a causa del clima ostile. Solamente tre milioni di ettari, su quasi sette milioni disponibili sono sfruttati con una resa molto
scarsa: tra i 600 e i 2.000 Kg per ettaro. Tra il 1995 e il 1997 le aree coltivate a cereali sono diminuite del 13%. Gli elicotteri sono costretti a terra per mancanza di pezzi di ricambio e quelli che potrebbero essere utilizzati, soprattutto nel nord del Paese, non possono volare a causa della "no fly zone"! Il sistema di distribuzione delle derrate alimentari è al collasso; camion, ferrovie e mezzi di trasporto in genere sono in rovina e il 30% dei 60.000 trattori iracheni non sono più in condizione di funzionare. Il 20-30% della produzione di frutta e legumi che riesce ad arrivare sui luoghi di distribuzione va presto perduta per mancanza di mezzi di conservazione, di depositi e di frigoriferi ormai privi di pezzi di ricambio o a causa della mancanza di energia elettrica. 14.2. "In molte famiglie dell'Iraq", afferma il Patriarca Cattolico di Babilonia, Raphaël I. Bidawid, "i genitori sono costretti a chiedere ai figli chi di loro voglia mangiare la mattina e chi la sera, perché non c'è cibo a sufficienza per alimentarli due volte al giorno". 15. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, scriveva nel suo rapporto del febbraio 1998 che "870 milioni di dollari sono immediatamente necessari per intraprendere il ripristino e la manutenzione richiesti dalle infrastrutture elettriche (generatori, trasmissione e distribuzione dell'elettricità)". Dieci mesi più tardi, nel dicembre 1998, in risposta alla richiesta del Segretario Generale dell'ONU, le forze angloamericane bombardavano unilateralmente (fra numerosi altri obiettivi) due importanti centrali elettriche del sud dell'Iraq, aggiungendo così altra sofferenza e disperazione ad una popolazione che deve affrontare durante l' estate oltre 50 gradi all'ombra, nel deserto, con appena tre ore di elettricità al giorno.

Negato anche il diritto alla cultura.
16. Anche l'istruzione e la cultura rispecchiano in pieno l' attuale condizione del Paese. Oltre ai bombardamenti massicci e ripetuti e all'isolamento provocato dall'embargo, causa di morte per fame e malattie di un intero popolo, le giovani generazioni irachene sono state private del loro patrimonio intellettuale e culturale. In un paese che contempla 7.000 anni di cultura (culla della nostra civilizzazione e terra del Patriarca
Abramo) la distruzione dell'apparato scolastico è grave tanto quanto privare i bambini di pane e medicinali. Quale rapporto esiste tra l'impedire l' importazione di testi per l'insegnamento e la politica? Questo assoggettamento programmato limita l'evoluzione e lo sviluppo di un'intera società. Impedire ad un popolo di evolversi nel corpo, nell'intelligenza e nella cultura è una mostruosità. 16.1. Più di 10.000 scuole sono state distrutte e solo un terzo dei bambini in età scolare riceve un'istruzione normale. Molti bambini non vanno più a scuola perché costretti ad andare a mendicare, altri si lasciano trascinare nel vortice della delinquenza o della prostituzione. A Baghdad, dopo mezzanotte, si vedono numerosi bambini che puliscono le strade, un modo questo di riportare del denaro a casa; ma questi stessi bambini di giorno non vanno a scuola. Nelle città, lungo le strade, di giorno, si vedono bambini e adolescenti che vendono sigarette, altri che lucidano scarpe, altri ancora che passano tra le poche auto, proponendo pistacchi e giornali. Il numero dei bambini che non dormono più nelle loro case è molto elevato; migliaia di famiglie sono state disgregate e distrutte. 16.1.1. Dall'embargo, la delinquenza minorile è aumentata di cinque volte e la lacerazione psicologica che colpisce le giovani generazioni ha notevolmente ridotto la speranza di una vita futura normale. In una società che vede il suo avvenire ipotecato e che non ha più nulla da perdere, la rassegnazione e la disperazione hanno penetrato l'anima di tutto il popolo.

Ridare all'ONU il suo incarico di rappresentanza della Comunità Internazionale 17. Nonostante il principio universalmente riconosciuto del Diritto Internazionale, i solenni obblighi delle convenzioni ratificate dagli Stati membri dell'ONU, il riconoscimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite quale unico mandatario della Comunità Internazionale, pe r la Serbia come per i bombardamenti unilaterali sull'Iraq del dicembre 1998, per il Tibet come per il Ruanda, per i Curdi in Turchia come per la questione armena, tutto viene fatto al di fuori dell'ONU, con palese violazione della sua stessa Carta, ricorrendo sempre più di sovente alla forza distruttrice delle armi, mediante l'intervento unilaterale degli Stati Uniti d'America per i suoi interessi superiori. 17.1. L'ONU ha programmato un embargo che ora non riesce a togliere a causa dell'opposizione di due Paesi: Stati Uniti d'America e Gran Bretagna, malgrado una richiesta della Comunità internazionale di porre fine alle sofferenze di questo popolo. L'Organizzazione delle Nazioni Unite, già screditata dai bombardamenti unilaterali angloamericani, ha perso il suo ruolo di rappresentanza della Comunità internazionale a tutela del Diritto internazionale. L'UNESCO, che lavora per l'istruzione delle popolazioni in tutto il mondo, assiste impotente ai disastri provocati in Iraq dalle sanzioni. L'UNICEF, assiste migliaia di bambini in Iraq, vittime dell' embargo proclamato dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite. 18. L'Amministrazione americana che bombarda l'Iraq da otto anni, persiste nel ridurre tutto un popolo alla fame, alla malattia, alle contaminazioni ed all'isolamento dal resto della Comunità internazionale, trincerandosi dietro interventi umanitari e rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni dell'ONU. Tali bombardamenti invece, così come quelli sui Balcani, vengono effettuati senza alcun consenso dell'ONU, provocando migliaia di morti, distruggendo le infrastrutture di interi paesi, seminando la carestia, le epidemie, la contaminazione radioattiva e l'inquinamento dell'atmosfera, facendo crescere l'odio e la violenza, con l'effettivo rischio di un allargamento dei conflitti al resto del mondo. 19. Fra i numerosi e ripetuti appelli lancianti dal Santo Padre Giovanni Paolo II contro la guerra e i bombardamenti che "non risolvono nulla, ma peggiorano le cose", nel suo discorso del 10 gennaio 1999 al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Egli pronunciava queste parole: "(¼) Non lontano da qui tutto un popolo è vittima di un isolamento che lo pone in condizioni di sopravvivenza aleatorie: alludo ai nostri fratelli iracheni, vittime di un embargo impietoso". Dall'inizio degli interventi della NATO contro la Serbia, il Santo Padre ha lanciato con forza ripetuti appelli per "fermare le distruzioni, la violenza e la cultura della morte" 20. In considerazione di quanto sopra esposto, si presenta all 'attenzione degli Onorevoli Deputati e Senatori della Repubblica Italiana, la richiesta di promuovere un'interpellanza parlamentare, in vista di un intervento del Governo Italiano presso il Parlamento Europeo, al fine di sollecitare la nomina e l'invio in Iraq di una Commissione speciale europea d'inchiesta, che presenterà un suo rapporto: · sugli effetti della contaminazione radioattiva sulle persone e sull' ambiente, · sullo sviluppo delle nuove epidemie, · sulla situazione sanitaria e le condizioni di vita della popolazione irachena. Un documento di lavoro che sarà di notevole utilità, non solo per conoscere ed approfondire la drammatica situazione della popolazione irachena, ma anche per affrontare i probabili sviluppi futuri provocati dall'utilizzo di queste nuove tecnologie di distruzione nei Balcani.

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http://www.aljazira.it/02/05/12/arnett.htm
Arnett: "In Iraq, Bush ci disse di non dire la verità"
Il rifugio di al-'Amiriyya bombardato dagli americani: centinaia le vittime civiliWikalat al-Anba' al-Iraqiyya (agenzia irachena) .:. 11.05.2002 Il giornalista statunitense Peter Arnett, in visita in Iraq, ha incontrato alcuni giornalisti iracheni che svolgono il loro lavoro presso le istituzioni dipendenti dal Ministero dell'Informazione. Arnett ha parlato della sua esperienza a Baghdad e della copertura informativa che dette dell'aggressione all'Iraq avvenuta all'inzio del 1991 (la quale si protrasse per 42 giorni) e degli eventi connessi di cui soffrì il popolo iracheno: perdite umane, danni materiali e distruzione delle infrastrutture. Peter Arnett ha poi raccontato le pressioni a cui fu sottoposto in quei giorni da parte dell'Amministrazione statunitense, ricordando l'invito a lasciare l'Iraq rivolto personalmente da Bush senior ai giornalisti, con la scusa della preoccupazione per la loro incolumità. Arnett ha invece chiarito che la verità fu proprio il contrario, e cioè che Bush non desiderava affatto che i giornalisti riportassero quanto accadeva in Iraq durante l'attacco. In particolare, i crimini commessi dall'Amministrazione statunitense e dal Governo britannico contro obiettivi civili a Baghdad e nei vari governatorati: il bombardamento del rifugio al-'Amiriyya, la distruzione dello stabilimento per la produzione di latte per bambini e del mercato di al-Falluja. Peter Arnett ha poi parlato della sua esperienza giornalistica in Vietnam di ben 13 anni, operando un raffronto tra il tentativo dell'Amministrazione statunitense di vietare ai giornalisti statunitensi e stranieri di dirigersi in Iraq nel 1991 e l'incoraggiamento dato dalla stessa Amministrazione ai giornalisti negli Anni Sessanta e Settanta affinché andassero in Vietnam per informare sulle operazioni militari americane. Arnett è poi entrato nel tema del ruolo svolto dai media americani e dai loro corrispondenti nel fornire la verità su quanto avviene fuori dagli Usa, in special modo in Medio Oriente e in Iraq, parlando dei limiti e delle influenze imposte dall'Amministrazione americana e dalle Istituzioni ufficiali affinché i media adottino certe posizioni riguardo alle questioni d'interesse mondiale.
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da
http://www.uruklink.net/iraqnews/ereport4.htm
Effect of Embargo on Social and Educational Situation
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da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq12.htm
Iraq, guerra nascosta del 1999
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da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq09.htm
"Un Ponte per..." Associazione di volontariato per la solidarietà internazionale Via della Guglia 69/A - 00186 Roma - Tel. 06 6780808 - fax 06 6793968 -
E-mail: abridge@tin.it
Roma, 05 Gennaio 1999
ON. MINISTRO della SANITA' Sig.ra ROSY BINDI - ROMA
c.c.: Prof. POLI c/o Segr. Part. Ministro - Ministero della Sanità
Oggetto: PROGETTO DI EMERGENZA SANITARIA IN IRAQ
*Fax del 26 febbraio 1998 degli Scudi Umani dall'Iraq
*Incontro del 12 marzo 1998 con gli Scudi Umani di ritorno dall'Iraq *Ns. lettera dell'8 aprile 1998 con Proposta Preliminare di Ponte Aereo Sanitario A nome dei medici di Pescara, Chieti, Milano e Roma appena tornati dall'Iraq e della ns. Associazione che promosse l'iniziativa Scudi Umani lo scorso febbraio, Le chiediamo di riprendere la proposta che Le facemmo al nostro ritorno e che, con il Patrocinio del Ministero della Sanità, venga inviato in Iraq un gruppo di medici, chirurghi, igienisti e altri operatori dotati di una consistente quantità di farmaci e attrezzature sanitarie affinchè si possa avviare la ricostruzione del sistema sanitario di quel Paese che i bombardamenti dello scorso Natale hanno definitivamente disastrato.'''''''''''

da
http://www.sottovoce.it/iraq/iraq08.htm
ACLU: Bombing in Iraq Violates
Constitution and War Powers Act
PER DIFFUSIONE IMMEDIATA
Giovedì, 17 Dicembre, 1998
WASHINGTON -- L'American Civil Liberties Union ha detto oggi che il bombardamento dell'Iraq ordinato dal presidente Clinton viola la Costituzione e il War Powers Act perchè non è stato autorizzato dal Congresso. Il Congresso ha adottato il War Powers Act nel 1973 per assicurare che le truppe USA non siano mandate in guerra senza l'autorizzazione del Congresso, eccetto nei casi in cui un'emergenza nazionale sia creata da un attacco contro gli Stati Uniti. "Lanciare un attacco militare massiccio e sostenuto, è un'azione che nessuno nella nostra democrazia -- incluso il Presidente -- può autorizzare," ha detto il Consigliere Legislativo ACLU Gregory T. Nojeim, aggiungendo che l'ACLU non prende nessuna posizione sull'uso della forza in Iraq. ...................................................

Sono gruppi superspecializzati delle Sas
L'obiettivo: costringere Saddam a trattare
"Soldati inglesi in Iraq"
Preparano lo sbarco alleato?
di RICCARDO ORIZIO

LONDRA - Il conto alla rovescia è iniziato. I commandos britannici sono già in azione nel Sud dell'Iraq: da alcune settimane unità di Sas e Sbs stanno spiando gli obiettivi militari e i movimenti della guardia repubblicana irachena. Quanto all'attacco vero e proprio, dovrebbe partire dal mare. Una flotta della marina britannica, con a bordo elicotteri, mezzi anfibi e truppe dei reparti speciali, sbarcherà lanciando un'offensiva verso il porto di Bassora, capitale del Sud sciita. Proprio a Bassora si costituirà un governo d'opposizione filo-americano. Contemporaneamente, dalle basi Nato in Turchia che già oggi proteggono il Nord dell'Iraq partiranno raid aerei e bombardamenti. Dal Kuwait, da basi costruite a poche centinaia di metri dal confine con l'Iraq, i marines americani avanzeranno verso Nord, ricongiungendosi con le truppe speciali inglesi. A quel punto, gli alleati chiederanno di nuovo a Saddam Hussein di accettare la presenza degli osservatori Onu, espulsi nel 1998. Se il raìs si rifiuterà, il blitz terra-cielo-mare proseguirà. Fino a Bagdad.
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E' questo lo scenario che il premier britannico Tony Blair avrebbe concordato con George Bush. La stampa britannica è certa del coinvolgimento della Royal Navy perchè una delle navi più prestigiose, la HMS Ocean, che doveva essere l'attrazione della manifestazione navale di Plymouth dei prossimi giorni, è stata all'improvviso richiamata nei cantieri di carenaggio per quella che il ministero della Difesa definisce "una manutenzione straordinaria per prepararla al servizio attivo". "Ci hanno ordinato di essere pronti, ma non hanno spiegato per che cosa", ha riferito una fonte della marina al Sunday Times. Appena le temperature scenderanno, forse già in ottobre, Londra e Washington potrebbero dare l'ordine di attaccare. Una campagna militare che gli iracheni attendono, ma che non li
spaventa: "Vi apettiamo", dice il Parlamento di Bagdad, "siamo pronti a combattere per il nostro paese". Sul fronte politico, invece, la situazione è lontana dall'essere chiara. Un sondaggio rivela che il 51% degli inglesi è contro la guerra (quattro mesi fa era solo il 40%). E anche al Pentagono l'ala delle colombe, che vorrebbero contenere Saddam Hussein invece di aggredirlo frontalmente, ha fatto sentire la propria voce. Il Washington Post rivela che sono in molti dentro l'apparato militare americano a pensare che l'Iraq non costituisca una seria minaccia agli interessi americani e che il numero di vittime tra i soldati Usa sarebbe troppo alto. Le ripercussioni della guerra, inoltre, toccherebbero anche altri Paesi. Il ministero degli Esteri britannico teme che l'Arabia Saudita sia sul'orlo di un colpo di Stato filo-Al Qaeda orchestrato dalla fazione anti-americana della famiglia reale. Inoltre nessuno può escludere che, una volta che i preparativi di guerra diventano espliciti, Saddam Hussein giochi di nuovo la carta kuwaitiana, attaccando per primo. Secondo molti analisti, le truppe americane attualmente stazionate al confine tra Iraq e Kuwait (7 mila uomini) hanno solo il 50% di possibilità di respingere un attacco della guardia repubblicana irachena contro Kuwait City. (29 luglio 2002)

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da repubblica.it
da cnnitalia.it
L'Onu modifica le sanzioni all'Iraq
14 maggio 2002
Articolo messo in Rete alle 19:54 ora italiana (17:54 GMT)

NEW YORK (CNN) -- Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato la più ampia revisione delle sanzioni all'Iraq da diversi anni a questa parte. Lo scopo è permettere che una serie di beni a uso civile arrivino più facilmente alla popolazione irachena. La risoluzione è stata approvata all'unanimità. Il rappresentante siriano ha deciso di votare a favore all'ultimo momento, dopo che le obiezioni di Damasco avevano ritardato i tempi della decisione. Il documento del Consiglio di sicurezza ha anche rinnovato fino al 25 novembre il piano petrolio in cambio di cibo, che consente all'Iraq di vendere greggio e acquistare viveri, medicinali e altri beni sotto la supervisione dell'Onu, in sostanza un'eccezione all'embargo imposto a Baghdad dopo l'invasione irachena del Kuwait nell'agosto del 1990. Di fronte alle critiche secondo le quali le sanzioni stanno danneggiando soprattutto la popolazione e non il regime di Saddam Hussein, i governi di Stati Uniti e Russia - Mosca vorrebbe la sospensione dell'embargo - hanno discusso per mesi del modo migliore per alleviare le sofferenze degli iracheni pur mantenendo il blocco ai beni a uso militare. Il nuovo regime si fonda su una "lista di revisione" di 300 pagine, un elenco di merci che possono essere utilizzate a scopo civile o militare, dagli autocarri alle attrezzature per le comunicazioni. Ogni voce della lista dovrà essere sottoposta ad attenta valutazione nell'arco di 30 giorni. La maggior parte delle merci non incluse in questo elenco potrà arrivare in Iraq dopo una revisione di dieci giorni da parte dell'Onu. Finora praticamente qualsiasi cosa, a parte i viveri e i farmaci, doveva passare al vaglio dell'apposita commissione del Consiglio di sicurezza. E nella commissione gli americani hanno bloccato richieste di forniture irachene per un ammontare di cinque miliardi di dollari.

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DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO

PREAMBOLO

Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, i loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;

Considerato che il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti dell'uomo hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;

Considerato che è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;

Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;

Considerato che i popoli Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un migliore tenore di vita in una maggiore libertà;

Considerato che gli stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

Considerato che una concezione comune di questi diritti e di queste libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni; 

L'ASSEMBLEA GENERALE PROCLAMA:

la presente Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale ed internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

art. 1:

  1. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
art. 2:
  1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
  2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.
art. 3:
  1. Ogni individuo ha diritto alla vita, alle libertà ed alla sicurezza della propria persona.
art. 4:
  1. Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
art. 5:
  1. Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudele, inumani o degradanti.
art. 6:
  1. Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
art. 7:
  1. Tutti sono uguali dinanzi alla legge, e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un'eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione, come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
art. 8:
  1. Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge.
art. 9:
  1. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
art.10:
  1. Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad un'equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei sui diritti e dei suoi doveri, nonché‚ della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta.
art.11:
  1. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
  2. Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od ommissivo che, al momento in cui sia stato perpetrato, non costituisce reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.
art.12:
  1. Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
art.13:
  1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
  2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
art.14:
  1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
  2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
art.15:
  1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
  2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
art.16:
  1. Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.
  2. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.
  3. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.
art.17:
  1. Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.
  2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
art.18:
  1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
art.19:
  1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
art.20:
  1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
  2. Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.
art.21:
  1. Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
  2. Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.
  3. La volontà popolare è il fondamento dell'autorità di governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.
art.22:
  1. Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché‚ alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

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