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Liquidando le culture la mondializzazione, provoca l'emergenza delle "tribù", dei ripiegamenti, degli etnicismi, e non la coesistenza e il dialogo SERGE LATOUCHE
Siamo
al centro di un triangolo i cui tre vertici sono:
Sopravvivenza,
Resistenza, Dissidenza Non dobbiamo dimenticare né
privilegiare nessuna di queste tre dimensioni.
Prima di tutto dobbiamo
sopravvivere. E' ovvio, senza ciò nessuna resistenza ne' dissidenza
sarebbe possibile.
Sopravvivere significa adattarsi al mondo nel quale viviamo.
Sopravvivere significa
adattarsi al mondo, ma non significa che dobbiamo approvarlo né aiutarlo
a funzionare, al di là del necessario.Dobbiamo
accettare dei compromessi nell'azione concreta e quotidiana,
ma senza accettare le
compromissioni nel pensiero.Già questa è una forma di resistenza. La
resistenza mentale all'impresa del "lavaggio del cervello" da parte dei
media e il dominio devastatore del "pensiero unico".Dunque dobbiamo
resistere... se pensiamo che siamo imbarcati in una megamacchina che
fila a gran velocità senza pilota e quindi condannata a fracassarsi
contro un muro. Resistere significa allora, tentare di frenare, tentare
di cambiare la direzione se è ancora possibile."Come", in verità nessuno
lo sa.Dobbiamo anche pensare di poter lasciare il bolide e saltare al
momento opportuno: è questa la dissidenza.Nei tre casi, il territorio, e
il senso del limite sono molto importanti perché il patrimonio locale è
la base della sopravvivenza, della resistenza e della dissidenza, così
come è la sorgente del senso del limite.
Se la razionalità è legata
alla trilogia "ingegnere/industriale/imprenditore", e da qui alla
"dismisura", Il ragionevole è legato alla trilogia "ingegnoso,
industrioso, intraprendente",
ed anche al territorio e
perciò alla "misura", al senso del limite.Se a breve termine la
strategia della sopravvivenza è la più importante, a termine medio, lo
sarà la strategia della resistenza
e,a
lungo termine, quella della
Io sono un ateo. Credo, comunque, di essere attraversato dalla fede, ma non so che cosa sia la fede, in me. Io sono un ateo, un pagano che ha la fede.Credo che sia molto importante, trasmettere ai giovani una fede. Non una religione, né un modello. Per fare questo non ci sono ricette: chi possiede una fede la trasmette automaticamente a chi lo circonda, senza deciderlo.E' come una lampada che diffonde la sua luce. Il dramma della maggior parte dei giovani d'oggi è che la vita per loro non ha più "senso" perché non hanno fede. Ma non è questione di religione. Un ossimoro rampante: sviluppo sostenibile Far fronte ai pericoli del mercato mondiale Che cosa fare di fronte alla mondializzazione, alla mercificazione totale del mondo e al trionfo planetario del mercato globale? Il divario tra la vastità del problema da risolvere e la modestia dei rimedi concepibili a breve termine dipende soprattutto dalla pregnanza delle idee che conservano il sistema sulle sue basi immaginarie. Bisogna cominciare a vedere le cose in un altro modo perché possano diventare altre, perché si possano concepire delle soluzioni veramente originali ed innovatrici. In altri termini, bisognerebbe decolonizzare i nostri spiriti per cambiare veramente il mondo prima che il cambiamento del mondo ci condanni a farlo nel dolore. "Quello di cui c'è bisogno, nota Castoriadis, è una concezione completamente nuova rispetto al passato, una visione del mondo che metta al centro della vita umana altri significati anziché l'espansione della produzione e del consumo, che ponga agli esseri umani obiettivi di vita nuovi, riconoscibili come qualcosa per cui valga la pena di vivere. (…) Questa è l'immensa difficoltà alla quale bisogna far fronte. Dovremmo volere una società nella quale i valori economici hanno smesso di essere centrali (o unici), nella quale l'economia è rimessa al proprio posto come semplice mezzo della vita umana e non come meta ultima e nella quale si rinuncia, quindi, a questa folle corsa al consumo sempre in aumento. Non è necessario solo per evitare la distruzione definitiva dell'ambiente terrestre, ma anche e soprattutto per uscire dalla miseria psichica e morale degli uomini contemporanei." (Castoriadis, 1996, p.96).Non c’è dubbio che questo cambiamento radicale delle mentalità si produce in maniera invisibile, dentro le pieghe della nostra ipermodernità. Intanto, mentre si lavora a questo cambiamento, sarebbe auspicabile trovare strumenti di difesa alle minacce più gravi. Il problema è che la maggior parte delle soluzioni concepibili avrebbero buone possibilità di riuscita solo se si fosse già verificata quella diseconomizzazione degli spiriti che ne è la conseguenza. Risolvere questa quadratura del cerchio è con ogni probabilità la più grande sfida con la quale si deve confrontare il pensiero critico contemporaneo. La difficoltà è accentuata dal fatto che la maggior parte dei problemi locali attuali, come i danni all’ambiente, sono conseguenze del sistema mondiale. Si possono trovare soluzioni solo con un'azione condotta a livello globale. & L’espressione di " pensiero unico" è una metafora piuttosto felice per designare il regno praticamente senza divisione di una concezione del mondo fondata sul più stretto liberismo economico . Già da qualche tempo si parlava di "mondo unico" (one world, un solo mondo) e se la "globalizzazione " non era ancora di moda , l’uniformizzazione planetaria, l’occidentalizzazione del mondo erano abbastanza vive.L’economia capitalista è mondiale per essenza. La transnazionalizzazione senza precedenti di aziende e di mercati , ravvivata dalla moltiplicazione dei mezzi di comunicazione e lo straordinario abbassamento del loro costo, non aspettava che la caduta del muro di Berlino per annunciare ufficialmente ciò che era già latente, l’avvenimento trionfale della modernità–mondo."Non è il pensiero che è unico, ma la realtà ", dichiarava il tecnocrate liberale Alain Minc, in un dibattito. Il pensiero unico è, in effetti, il pensiero di un mondo unico, di un’umanità senza alcuna prospettiva eccetto l’apoteosi del Mercato....... L’impostura della scienza economica L’economia è la religione del nostro tempo. Ciò è attestato da numerose analisi e riconosciuto da alcuni economisti stessi. La società moderna, molti l’hanno notato, non ha cacciato gli idoli, i miti, i dogmi, non ha fatto altro che rimpiazzarli con altri idoli.Ci sono innumerevoli candidati alla divinità: la Ragione, il Progresso, la Scienza, la Tecnica, per nominare solo i più credibili. Tuttavia, la devozione al Progresso, il dogma dello sviluppo, il culto della tecnica, la valorizzazione quasi sacra del benessere materiale, fino ai sacrosanti diritti dell’uomo e l’intoccabile democrazia, sono fondamentalmente, direttamente o indirettamente, legati all’economia via l’utilitarismo. Il trionfo della società di mercato ha fatto svanire queste velleità di pluralismo. La constatazione che la ragione razionale, unica nel suo principio, è mercante poiché calcolatrice, s’impone come un’evidenza. L’omnimercificazione del mondo rende incontestabili, poiché iscritti ormai tanto nella carne viva dei popoli quanto nell’immaginario dell’umanità passata attraverso due secoli di "Lumi", il vangelo della competitività, l’integrità ultra liberale ed il dogma dell’armonia naturale degli interessi. E ciò, a discapito dell’orrore planetario che generano la guerra economica mondiale ed il saccheggio senza ritegno della natura. Questo fondamentalismo economico, integralmente presente già con Adam Smith, si impone senza rivali poiché corrisponde perfettamente allo spirito del tempo. Abita l’uomo unidimensionale.Questa vera controrivoluzione culturale, che costituisce il trionfo del pensiero unico, ha sorpreso solo i suoi avversari, in particolare una sinistra social-democratica e marxista europea, addormentata dall’idea consolante che il capitalismo selvaggio e cosmopolita era stato relegato al magazzino degli accessori. Attraverso un’astuzia sottile e piena di ironia della storia, questi spiriti progressisti si vedono ormai tassati d’arcaismo dai giovani lupi di un liberismo puro e duro che ci riconduce allegramente a cent’anni indietro, ai buoni vecchi tempi dello sfruttamento sanguinario del XIX secolo, e ciò perfino in nome di una marcia ineluttabile dell’umanità verso una maggiore libertà ed unità. "Resistere alla globalizzazione, proporre il nazionalismo economico significa condannare una società ad indietreggiare verso una sorta di preistoria" dichiara Mario Vargas Llosa, il celeberrimo portavoce di questa ambigua progressione....... Svelare l’economia o dire addio all’economia del pensiero unico per la mondializzazione?(*) & Il dibattito sulla parola "sviluppo" non è solo una questione di parole. Lo si voglia o no, non si può far sì che lo sviluppo sia diversa da quello che è stato. Lo sviluppo è stato ed è l'occidentalizzazione del mondo. Le parole si radicano in una storia; esse sono legate a rappresentazioni che sfuggono, il più delle volte, alla coscienza dei locutori, ma che hanno presa sulle nostre emozioni. Ci sono parole dolci, parole che spalmano balsamo sul cuore e parole che feriscono. Ci sono parole che mettono un popolo in agitazioni e sconvolgono il mondo. Libertà e democrazia sono state e sono ancora tra queste parole. E poi ci sono parole velenose, parole che penetrano nel sangue come una droga, pervertono il desiderio e ottenebrano il giudizio. Sviluppo è una di queste parole tossiche. In Africa, la parola è diventata sacra. É un feticcio dove cadono in trappola tutti i desideri.from Suite et fin, requiem per lo sviluppo L'uso della ragione può cosi assumere due forme molto diverse, o addirittura antagonistiche: la via del razionale e la via del ragionevole.La prima via consiste nel calcolare a partire da una valutazione quantitativa, è nostra razionalità economica. La seconda è la via tradizionale del politico e del giuridico, consiste nel deliberare a partire dagli argomenti pro e contro. Tutte le società hanno utilizzato la seconda via per risolvere i loro problemi sociali. Solo l'Occidente ha trasporto nella sfera dei rapporti umane la seconda via. Ne è seguita una svalutazione del ragionevole, che si è visto assegnare un posto ingiustamente subalterno e spesso è stato addirittura espulso. L'arte di mettere in opera il ragionevole, la retorica, ha subito la stessa sorte ed è stata anch'essa congedate come un servo infedele. La sfida della Ragione Mediterranea LIVRES
Nelle prime due parti del libro Serge Latouche mette a confronto l'apologetica della società di mercato realizzata dalla scienza economica con l'ingiustizia del mondo che evidentemente svuota di contenuto ogni pretesa morale dell'economia. In quanto condividono il medesimo immaginario economico liberismo e marxismo sono oggetto della stessa critica radicale, che si estende alla degenerazione dello stato sociale di matrice socialdemocratica. Nella terza parte del libro Latouche abbozza i tratti di quel che potrebbe significare una società giusta nel contesto di un mondo devastato dall'economia, insieme unificato e diviso dal mercato. 2002
2001 2000
Di fronte al rischio cui è costantemente esposta la nostra civiltà, a causa della proliferazione tecnologica e scientifica, l'autore si chiede se il comportamento razionale dell'uomo moderno che manipola la natura oltre ogni limite, sia veramente ragionevole. Chi conosce il pensiero dell'autore non può avere dubbi sul tenore della risposta; ma nuova è l'argomentazione che, rifacendosi alla tradizione greca, realizza un ritorno dalle rive oceaniche della grande avventura della modernità a quelle del Mediterraneo che di tale tradizione non solo è la culla ma anche la sede tuttora vitale. 1997 1995 I profeti
sconfessati. Lo sviluppo e la deculturazione La megamacchina.
Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del progresso
da -
La mégamachine. Raison techno scientifique, raison économique et mythe
du progrès, Editions La découverte, l995, Traduction italienne (Bollati
Boringhieri, Turin l995
CONTRIBUTIONS A OUVRAGES COLLECTIFS
1995 - Le développement alternatif est une imposture, in La transition
chaotique, Travaux et recherches Panthéon-Assas Paris II, L.G.D.J, l995.
1994 - Raison technique, raison économique et raison politique. Ellul
face à Marx et Tocqueville. in Sur Jacque Ellul. Un penseur de notre
temps, sous la direction de Patrick Troude-Chastenet, L'esprit du temps.
1993 - Is the informal sector a good concept to designate the economic
and social vitality of the castaways ? in Women and informal sector:
Their
1992 - Standard of living - dans The Development dictionary, a guide to
knowledge as Power, Zed books, Londres . Lebensstandard - dans Wie im
Westen so Auf Erden, ein polemisches Handbuch zur Entwickungspolitik,
Rowohlt, Hamburg l993.
1990- Nouvel Etat du monde 1980-1990 . La Découverte : L'irruption des
revendications identitaires trouble l'ordre des Etats-Nations né de la
décolonisation .
1988 Contribution à l'histoire du concept de développement, dans Pour
une histoire du développement . Etat, Sociétés, Développement, Editions
l'Harmattan, Paris, 1988 . 1987 - Si la misère n'existait pas, il faudrait l'inventer . Contribution à l'ouvrage collectif : Il était une fois le développement ... Genève 1986, Editions d'En-Bas. Traduction allemande. 1986- L'Etat des Sciences Sociales en France - La Découverte - Les rubriques Epistémologie de l'économie politique et Economie et anti-économie du développement 1985 - Le quatrième "M", dans "Les autres marxismes réels". Ouvrage collectif, Christian Bourgois éditeur, Coll. Cibles. ---------------------------------------------------- Serge Latouche Né le 12 janvier 1940 à Vannes.Domicile: 60, Bd. ST-Germain, 75 005 Paris, Tél (D) (1) 43 25 26 36 (B) (1) 46 34 21 62 - Professeur de Sciences Economiques à l'Université de Paris XI - Sceaux /Orsay -
Agrégé es Sciences Economiques, 1984 |
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