CERVELLO E LINGUAGGIO
Sintetiche Informazioni e Riflessioni

di Paolo Manzelli LRE@blu.chim1.unifi.it
Direttore LRE/EGO-CreaNET - Università di Firenze.

Siamo ormai alle soglie dell'anno 2000 e la Europa andrà formandosi come una Unione dal momento che sapremo progettare una educazione europea. In questo ambito di sviluppo della innovazione educativa, tra le grandi sfide della scuola europea vediamo quella della educazione multilinguistica.

Per definire le condizioni di un apprendimento cosciente di questa tematica consideriamo opportuno iniziare un approfondimento sul tema delle relazioni tra formazione cerebrale ed apprendimento delle lingue.

Dagli studi recenti sulle attività cerebrali (1) si è notato che possono essere attivati differenti strutture neuronali nell’apprendimento di differenti linguaggi. Tali differenti percorsi, attivati nel esercizio cerebrale della comprensione e della espressione di lingue diverse, vengono a dipendere sostanzialmente dal tipo e dalle modalità di apprendimento delle lingua e dalla età nella quale le lingue vengono apprese.

Ricordiamo che nel cervello è collocata nell'emisfero sinistro (ES) anteriore, l'area detta di Broca, che presiede alla espressione del linguaggio, mentre, collocata sempre nell'ES, sopra l'area temporale, si definisce Area di Wenicke, una zona deputata alla comprensione dei linguaggio tramite interconnessioni associative con la evocazione della memoria. (2)

Negli studi sulle basi neurali del bilinguismo, eseguiti tramite lo studio di risonanza magnetica ed altri metodi di stimolazione della risposta neuronale, si è notato che l'apprendimento delle lingue, sia come comprensione, che come espressione, attiva, nelle suddette aree cerebrali, percorsi di interconnessione neuronale separati.

"Da ciò si deduce che l'abilità linguistica di un poliglotta consiste nel mettere in atto una netta separazione di attività cerebrale tra differenti sistemi linguistici".

La conoscenza della suindicata nozione è estremamente importante. Infatti si è notato che in particolare in riferimento all'area di Broca, se un bambino impara due lingue contemporaneamente (ad es perché a padre e madre di due differenti Paesi), le zone neuronali attivate dalla espressione di ciascuna delle due lingue, pur con una definizione separata, risultano essere molto vicine e ciò influenza la inutilità di realizzare una traduzione di significati tra una lingua e l'altra, poiché entrambe le lingue vengono trattate indipendentemente, mostrando al contempo facilità di passaggio dall'uno all'altro circuito. In tal caso, l'individuo poliglotta, pensa direttamente nell'una o nell'altra forma linguistica, e pertanto la zona cerebrale attivata nell'area di Wernicke risulta pressoché identica per le attività di espressione attivate dalle due lingue.

Studi di stimolazione cerebrale in soggetti con conoscenza scolastica di due lingue, hanno messo in evidenza altri meccanismi cerebrali di elaborazione della informazione, rispetto a quelli in cui la lingua si è imparata facendo ricorso a metodologie che danno ampio spazio ad un apprendimento intuitivo. La differenza si denota per il fatto che l’apprendimento di una lingua Straniera (LS) avvenuto in età scolare avanzata, implica una maggiore attività dell'emisfero destro (ED) sia nella comprensione che nella espressione della LS. Si è notato che se il soggetto ascolta e risponde nella lingua madre (LM) allora l'ED non presenta grande attività nella attività linguistica; mentre nel caso che ascolti nella LS e risponda nella LS, si attivano zone dell'ED, che sembrano avere la funzione di riflessione sui significati della risposta. Pertanto si suppone che si attivino meccanismi di traduzione tra le due lingue, che implicano il ricorso alle attività di elaborazione cognitiva dell'ED del cervello e dalle sue correlazioni con le attività subcorticali che implicano la predisposizione di relazioni significative con i processi di memorizzazione a lungo termine.

La capacità di rapida espressione/comprensione delle lingue apprese appare facilitata negli individui che hanno avuto un apprendimento bilinguistico in tenera età, ed inoltre generalmente, si nota che le femmine hanno maggior facilità di traduzione, in particolare dalla LM alla LS, mentre nei maschi, che in generale sono meno predisposti all'apprendimento pluri-linguistico, a volte è più facile la traduzione opposta, cioè dalla LS alla LM.

L'antico detto che il "pensiero non è parola senza suono", si riscontra nelle seguenti osservazioni.

Molte differenze si osservano quando soggetti presi in considerazione sugli studi del bi e poli-linguismo hanno come LM, un linguaggio quale quello delle lingue slave; queste ultime hanno tonalità sonore di grande ampiezza, infatti i suoni emessi vanno da circa 200 a 16.000 Hertz (Hz). Le loro attività di espressione poliglotta sono quindi facilitate già dall'esercizio della LM., che contiene la espressione di una vasta gamma di suoni. Facilitazioni di bilinguismo si denotano anche tra linguaggi che hanno etimologie delle parole similari, in quanto in tal caso è agevolata la comprensione dei significati. Infine linguaggi che utilizzano uno spetto sonoro del tutto simile quali ad es. Italiano e Spagnolo, la cui sonorità mediamente oscilla tra i 2000 ed i 4000 Hz, facilitano la inutilità di traduzione tra la LM e la LS cosi che dopo un poco di esercizio due persone di nazionalità diversa, possono parlare ciascuna la propria LM senza difficoltà di intendersi reciprocamente. Linguaggi di differente tonalità sonora ( Inglese 4000-11.000 Hz, Francese 3500-6000 Hz, Tedesco, 3000-8000 Hz), determinano problemi nella significazione del linguaggio da parte di soggetti con LM diversa, se la loro espressione è troppo scattante e rapida.

Concludendo queste sintetiche conoscenze possono facilitare la scuola nel progettare modalità di insegnamento delle lingue Europee.

Certamente è necessario notare come tradizionalmente a scuola si insegnino le lingue parlate con le modalità di insegnamento delle lingue morte (latino e greco antico), costringendo gli studenti ad un sistema di traduzione da vocabolario, tale modalità di insegnamento rallenta le capacità di apprendimento dinamico di una lingua parlata.

 


(1) S.Agliotti, F. Fabbro " Cervello poliglotta e l'apprendimento delle lingue", LE SCIENZE, 365-54-59, Genn.1999.

(2) P. Manzelli , "Creatività e Memoria"
http://www.edscuola.com/lre.html