D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104
Approvazione dei nuovi programmi per la scuola
primaria
Art. unico
I programmi didattici per la scuola primaria annessi al D.P.R. 14 giugno
1955, n.503, sono sostituiti dai programmi annessi al presente decreto e
vistati dal Ministro proponente.
I nuovi programmi entrano in vigore nelle classi prime dell'anno
scolastico 1987-88 e, progressivamente, nelle classi successive nei
quattro anni scolastici seguenti.
Premessa generale
Parte prima
Caratteri e fini della scuola elementare
Il dettato costituzionale
La scuola elementare ha per suo fine la formazione dell'uomo e del
cittadino nel quadro dei principi affermati dalla Costituzione della
Repubblica; essa si ispira, altresì, alle dichiarazioni internazionali
dei diritti dell'uomo e del fanciullo e opera per la comprensione e la
cooperazione con gli altri popoli. La scuola elementare che ha per
compito anche la promozione della prima alfabetizzazione culturale,
costituisce una delle formazioni sociali basilari per lo sviluppo della
personalità del fanciullo, da un sostanziale contributo a rimuovere
"gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto
la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana" (art. 3 Cost.) e pone le premesse
all'esercizio effettivo del diritto-dovere di partecipare alla vita
sociale e di "svolgere, secondo le proprie possibilità e le
proprie scelte, un'attività o una funzione che concorra al progresso
materiale e spirituale della società". (art. 4 Cost.).
Scuola elementare e continuità educativa
La scuola elementare attua il suo compito nell'ambito della
"istruzione inferiore, impartita per almeno Otto anni, obbligatoria
e gratuita" (art. 34 della Costituzione).
La scuola elementare contribuisce, in ragione delle sue specifiche
finalità educative e didattiche, anche mediante momenti di raccordo
pedagogico, curricolare ed organizzativo con la scuola materna e con la
scuola media, a promuovere la continuità del processo educativo,
condizione questa essenziale per assicurare agli alunni il positivo
conseguimento delle finalità della istruzione obbligatoria.
In questa prospettiva un ruolo fondamentale compete anche alla scuola
materna, che, integrando l'azione della famiglia, concorre, con
appropriata azione didattica, a favorire condizioni educative e di
socializzazione idonee ad eliminare, quanto più possibile,
disuguaglianze di opportunità nel processo di scolarizzazione.
Principi e fini della scuola elementare
Scuola, famiglia, partecipazione. La scuola elementare riconosce di non
esaurire tutte le funzioni educative: pertanto, nell'esercizio della
propria responsabilità e nel quadro della propria autonomia funzionale
favorisce, attraverso la partecipazione democratica prevista dalle norme
sugli organi collegiali, l'interazione formativa con la famiglia ,quale
sede primaria dell'educazione del fanciullo e con la più vasta
comunità sociale.
La scuola elementare valorizza nella programmazione educativa e
didattica le risorse culturali e ambientali e strumentali offerte dal
territorio e dalle strutture in esso operanti, e nello stesso tempo
educa il fanciullo a cogliere il valore dei processi innovativi come
fattori di progresso della storia.
La vita scolastica ed extra scolastica ed i mezzi di comunicazione di
massa offrono occasioni continue di un confronto vario e pluralistico.
Sin dalla prima infanzia il fanciullo e coinvolto in una realtà sociale
caratterizzata da rapidi e profondi processi di mutamento dei costumi,
da atteggiamenti, comportamenti individuali e collettivi che lo
stimolano ad interrogarsi, rendendo forte l'esigenza di conoscere
adeguatamente e di comprendere nella sua complessità la realtà che lo
circonda.
La scuola, rispettando le scelte educative della famiglia, costituisce
un momento di riflessione aperta, ove si incontrano esperienze diverse:
essa aiuta il fanciullo a superare i punti di vista egocentrici e
soggettivi, casì come ogni giudizio sommario che privilegi in maniera
esclusiva un punto di vista e un gruppo sociale a scapito d'altri.
Educazione alla convivenza democratica. Il fanciullo sarà portato a
rendersi conto che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali". (art. 3 Cost.).
La scuola è impegnata ad operare perché questo fondamentale principio
della convivenza democratica non venga inteso come passiva indifferenza
e sollecita gli alunni a divenire consapevoli delle proprie idee e
responsabili delle proprie azioni, alla luce di criteri di condotta
chiari e coerenti che attuino valori riconosciuti.
Il fanciullo, quando inizia la sua esperienza scolastica, ha già
cumulato un patrimonio di valori e di esperienze relative a
comportamenti familiari, civici, religiosi, morali e sociali.
La scuola, nel corretto uso del suo spazio educativo e nel rispetto di
quello della famiglia e delle altre possibilità di esperienze
educative, ha il compito di sostenere l'alunno nella progressiva
conquista della sua autonomia di giudizio, di scelte e di assunzione di
impegni e nel suo inserimento attivo nel mondo delle relazioni
interpersonali, sulla base della accettazione e del rispetto dell'altro,
del dialogo, della partecipazione al bene comune.
Ciò comporta che gli insegnanti in primo luogo stimolino le energie
interiori del fanciullo per promuovere una produttiva riflessione sulle
concrete esperienze della vita ed in particolare su
quelle concernenti i rapporti umani.
In relazione alle complessive finalità educative la scuola deve operare
perché il fanciullo:
- prenda consapevolezza del valore della coerenza tra l'ideale assunto e
la sua realizzazione in un impegno anche personale;
- abbia più ampie occasioni di iniziativa, decisione, responsabilità
personale ed autonomia e possa sperimentare progressivamente forme di
lavoro di gruppo e di vicendevole aiuto e sostegno, anche per prendere
chiara coscienza della differenza fra "solidarietà attiva"
con il gruppo e "cedimento passivo", alla pressione di gruppo,
tra la capacità di conservare indipendenza di giudizio ed il
conformismo, tra il chiedere giustizia ed il farsi giustizia da se;
- abbia basilare consapevolezza delle varie forme di "diversità e
di emarginazione" allo scopo di prevenire e contrastare la
formazione di stereotipi e pregiudizi nei confronti di persone e
culture;
- sia sensibile ai problemi della salute e dell'igiene personale, del
rispetto dell'ambiente naturale e del corretto atteggiamento verso gli
esseri viventi, della conservazione di strutture e servizi di pubblica
utilità (a cominciare da quelle scolastiche), del comportamento
stradale, del risparmio energetico; - sia progressivamente guidato ad
ampliare l'orizzonte culturale e sociale oltre la realtà ambientale
più prossima, per riflettere, anche attingendo agli strumenti della
comunicazione sociale, sulla realtà culturale e sociale più vasta, in
uno spirito di comprensione e di cooperazione internazionale, con
particolare riferimento alla realtà europea ed al suo processo di
integrazione.
La scuola elementare, nell'accogliere tutti i contenuti di esperienze di
cui l'alunno e portatore, contribuisce alla formazione di un costume di
reciproca comprensione e di rispetto anche in materia di credo
religioso.
La scuola statale non ha un proprio credo da proporre ne un agnosticismo
da privilegiare.
Essa riconosce il valore della realtà religiosa come un dato
storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale
di cui il fanciullo ha esperienza ed, in quanto tale, la scuola ne fa
oggetto di attenzione nel complesso della sua attività educativa,
avendo riguardo per l'esperienza religiosa che il fanciullo vive nel
proprio ambito familiare ed in modo da maturare sentimenti e
comportamenti di rispetto delle diverse posizioni in materia di
religione e di rifiuto di ogni forma di discriminazione.
Seconda parte
Una scuola adeguata alle esigenze formative del fanciullo
La creatività come potenziale educativo
La scuola concorre a sviluppare la potenziale creatività del fanciullo.
Due aspetti di essa devono essere sottolineati in modo particolare. Il
primo riguarda la necessità che le funzioni motorie, cognitive ed
affettive giungano ad operare progressivamente e puntualmente in modo
sinergico, suscitando nel fanciullo il gusto di un impegno dinamico nel
quale si esprime tutta la personalità. Il secondo riguarda la
necessità di non ridurre la creatività alle sole attività espressive,
ma di coglierne il potere produttivo nell'ambito delle conoscenze in via
di elaborazione nei processi di ricerca.
L'attenzione alla creatività rappresenta, in sostanza, la esigenza di
promuovere nel fanciullo la consapevolezza delle proprie possibilità e
la "consapevolezza di se" come progressiva capacità di
autonoma valutazione dell'uso delle conoscenze sul piano personale e
sociale.
La scuola come ambiente educativo di apprendimento La scuola elementare,
il cui intervento è intenzionale e sistematico, realizza il suo compito
specifico di alfabetizzazione culturale partendo dall'orizzonte di
esperienze e di interessi del fanciullo per renderlo consapevole del suo
rapporto con un sempre più vasto tessuto di relazioni e di scambi.
La scuola elementare promuove l'acquisizione di tutti i fondamentali
tipi di linguaggio e un primo livello di padronanza dei quadri
concettuali, delle abilita, delle modalità di indagine essenziali alla
comprensione del mondo umano, naturale e artificiale.
Essenziale a tal fine e anche la realizzazione di un clima sociale
positivo nella vita quotidiana della scuola, organizzando forme di
lavoro di gruppo e di aiuto reciproco e favorendo l'iniziativa,
l'autodecisione, la responsabilità personale degli alunni.
Sono queste le condizioni necessarie perché ogni alunno viva la scuola
come "ambiente educativo e di apprendimento", nel quale
maturare progressivamente la propria capacità di azione diretta, di
progettazione e verifica, di esplorazione, di riflessione e di studio
individuale.
Pertanto, le sollecitazioni culturali, operative e sociali offerte dalla
scuola elementare promuovono la progressiva costruzione della capacità
di pensiero riflesso e critico, potenziando nel contempo creatività,
divergenza e autonomia di giudizio, sulla base di un adeguato equilibrio
affettivo e sociale e di una positiva immagine di se. La scuola
elementare pone casì le basi cognitive e socio-emotive necessarie per
la partecipazione sempre più consapevole alla cultura e alla vita
sociale, basi che si articolano, oltre che nelle conoscenze e nelle
competenze prima indicate, anche nella motivazione a capire ed a operare
costruttivamente, nella progressiva responsabilizzazione individuale e
sociale, nel rispetto delle regole di convivenza, nella capacità di
pensare il futuro per prevedere, prevenire, progettare, cambiare e
verificare.
Per questo la scuola elementare, nell'adempiere il suo compito
specifico, e scuola che realizza concretamente il rapporto fra
istruzione ed educazione.
Diversità e uguaglianza
Per assicurare la continuità dello sviluppo individuale delle
esperienze educative precedenti, la scuola elementare e impegnata a
conoscere e valorizzare le attitudini individuali, le conoscenze
acquisite da ogni alunno (anche attraverso i mezzi di comunicazione di
massa) e le sicurezze raggiunte sul piano affettivo, psicologico e
sociale.
Pertanto e essenziale, per procedere al loro potenziamento, accertare
fin dai primi giorni le abilita di base esistenti, relative al piano
percettivo, psicomotorio e manipolativo, ai processi di simbolizzazione,
alle competenze logiche, espressive, comunicative esociali, alla
rappresentazione grafica, spaziale e ritmica, ecc.. Eventuali
difficoltà e ritardi richiedono la utilizzazione di tutti i canali
della comunicazione oltre a quella verbale, per perseguire, attraverso
una appropriata metodologia, una sostanziale equivalenza di risultati.
È dovere della scuola elementare evitare, per quanto possibile, che le
"diversità" si trasformino in difficoltà di apprendimento ed
in problemi di comportamento, poiché ciò quasi sempre prelude a
fenomeni di insuccesso e di mortalità scolastica e conseguentemente a
disuguaglianze sul piano sociale e civile.
Alunni in difficoltà di apprendimento ed integrazione di soggetti
portatori di handicap L'esercizio del diritto all'educazione ed
all'istruzione nell'ambito dell'istruzione obbligatoria non può essere
impedito dalla presenza di difficoltà nell'apprendimento scolastico,
sia esso legato a situazioni di handicap o di svantaggio che, peraltro,
non vanno tra loro confuse.
La condizione di svantaggio e legata a carenze familiari ed affettive, a
situazioni di disagio economico e sociale, a divari culturali e
linguistici dovuti a scarsità di stimolazioni intellettuali. La
programmazione educativa e didattica dovrà, quindi, articolarsi e
svilupparsi in modo da prevedere la costruzione e la realizzazione di
percorsi individuali di apprendimento scolastico che, considerando con
particolare accuratezza i livelli di partenza,
ponga una progressione di traguardi orientati, da verificare in itinere.
Il processo di integrazione di alunni portatori di handicap, soprattutto
se gravi, esige non tanto una "certificazione medica", quanto
la possibilità per la scuola di affrontare il processo educativo
didattico, sulla base di una "diagnosi funzionale" predisposta
da servizi specialistici.
La diagnosi funzionale deve porre in evidenza le principali aree di
potenzialità e di carenza presenti nella fase di sviluppo osservata,
cosicché gli interventi da attivare nel quadro della programmazione
educativo-didattica, di competenza dei docenti, siano i più idonei a
corrispondere ai bisogni ed alle potenzialità del singolo soggetto;
tali interventi devono mirare a promuovere il massimo di autonomia, di
acquisizione di competenze e di abilita espressive e comunicative e, fin
dove e possibile, il possesso di basilari strumenti linguistici e
matematici.
In ogni caso, I'obiettivo dell'apprendimento non può mai essere
disatteso e tanto meno sostituito da una semplice socializzazione
"in presenza", perché il processo di socializzazione e in
larga misura una questione di apprendimento, e perché la mancanza di
corretti interventi di promozione dello sviluppo potrebbe produrre
ulteriori forme di emarginazione. L'alunno in situazione di handicap
pone alla scuola una domanda più complessa di aiuto educativo e di
sostegno didattico.
Mentre per la maggior parte dei soggetti può essere sufficiente il
potenziamento, l'affinamento e la differenziazione della prassi
didattica, per un minor numero di alunni in condizione di particolare
gravita sono necessari interventi qualificati di didattica
differenziata, integrata da sostegni terapeutici o riabilitativi. In
questo quadro la scuola deve potersi avvalere della collaborazione di
specialisti, nonché di servizi e di strutture stabilmente disponibili
sul territorio. È necessario, in questi casi, che al suo lavoro si
accompagnino lo sforzo solidale della famiglia e l'azione concorde di un
sistema socio-sanitario che realizzi forme di prevenzione, di intervento
precoce e di assistenza.
Per disabilità collegate ad handicap particolarmente gravi è opportuno
prevedere, nell'ambito di uno stesso distretto, il funzionamento di
centri adeguatamente attrezzati al fine di consentire interventi
specificamente mirati da realizzare in stretta collaborazione tra
scuola, strutture sanitarie del territorio e istituzioni specializzate.
La valutazione dei risultati scolastici degli alunni portatori di
handicap non può che essere rapportata ai ritmi ed agli obiettivi
formativi individualizzati perseguiti nell'azione didattica.
Comunque, l'esperienza scolastica dell'alunno in situazioni di handicap
dovrebbe potersi sviluppare secondo un percorso unitario e
fondamentalmente continuo, quanto più possibile in armonia con i ritmi
di maturazione e di apprendimento propri del soggetto.
Terza parte
Programma e programmazione
Le linee del programma
Per attuare i suoi compiti la scuola elementare si organizza in modo
funzionale rispetto agli obiettivi educativi da perseguire; pertanto,
mentre segue le linee di un programma che prescrive sul piano nazionale
quali debbano essere i contenuti formativi e le abilita fondamentali da
conseguire, predispone una adeguata organizzazione didattica, affinché
il programma possa essere svolto muovendo dalle effettive capacità ed
esigenze di apprendimento degli alunni.
Il programma, necessariamente articolato al suo interno, mira ad aiutare
l'alunno, impegnato a soddisfare il suo bisogno di conoscere e di
comprendere, a possedere unitariamente la cultura che apprende ed
elabora.
La peculiarità del programma scaturisce dall'intento di aiutare
l'alunno a penetrare il significato della lingua, ad avviare seriamente
una preparazione scientifica, a cominciare ad elaborare una conoscenza
attenta della vita umana e sociale nelle sue varie espressioni, ad
interrogare criticamente quegli aspetti della realtà che più lo
colpiscono (a cominciare dal mondo delle immagini).
Programmazione didattica ed organizzazione didattica
- Programmazione didattica. La programmazione didattica ha un valore
determinante per il processo innovativo che, con i programmi, si deve
realizzare nella scuola elementare.
Spetta ai docenti, collegialmente ed individualmente, di effettuare con
ragionevoli previsioni la programmazione didattica, stabilendo le
modalità concrete per mezzo delle quali conseguire le mete fissate dal
programma e la scansione più opportuna di esse, tenuto conto
dell'ampliamento delle opportunità formative offerte dal curricolo, sia
con l'inserimento di nuove attività, sia con la valorizzazione degli
insegnamenti tradizionali.
La programmazione, nel quadro della prescrittività delle mete indicate
nel programma, delineerà i percorsi e le procedure più idonee per lo
svolgimento dell'insegnamento, tenendo comunque conto che i risultati
debbono essere equivalenti qualunque sia l'itinerario metodologico
scelto.
La programmazione didattica deve essere assunta e realizzata dagli
insegnanti anche come sintesi progettuale e valutativa del proprio
operato.
- Organizzazione didattica. La scuola elementare si articola in due
cicli: il primo ciclo che comprende la 1a e la 2a classe ed il secondo
ciclo che comprende le classi successive.
Il principio della scansione in cicli si attua secondo una logica
pedagogica che può non essere la medesima per tutti gli alunni e per
tutti gli insegnanti.
Possono essere previste nell'arco del quinquennio anche scansioni
diverse, sia per rispettare i ritmi di crescita individuale degli
alunni, sia per consentire una verifica e una frequente valutazione a
scopo formativo in corso di apprendimento, da raccordarsi con quella
consuntiva terminale.
L'unitarietà dell'insegnamento, che costituisce la caratteristica
educativo-didattica peculiare della scuola elementare, e assicurata sia
dal ruolo specifico dell'insegnante di classe - questo particolarmente
nel I ciclo - che dall'intervento di più insegnanti sullo stesso gruppo
classe o per gruppi di classe diversi organizzati in un sistema
didattico a classi aperte.
In particolare nel II ciclo, nel quale si prevede la utilizzazione di
una pluralità di docenti, ferma restando la classe il modulo base
dell'organizzazione istituzionale della scuola, l'organizzazione
didattica deve basarsi sulla valorizzazione delle esperienze e degli
specifici interessi culturali degli insegnanti. A tale fine essenziali
sono la collaborazione ed il lavoro collegiale e altresì le modalità
di raggruppamento permanenti e temporanee degli alunni.
L'organizzazione didattica utilizzerà, inoltre, attività didattiche di
sostegno e di didattica differenziata per aree d'intervento specifico,
coordinate all'attività didattica generale; valorizzerà le tecnologie
educative che promuovono un ambiente di comunicazioni multimediale.
La valutazione
Al fine di assicurare un'effettiva valutazione dei punti di partenza e
di arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli
interventi compensativi attuati, gli insegnanti devono raccogliere in
maniera sistematica e continuativa informazioni relative allo sviluppo
dei quadri di conoscenza e di abilita, alla disponibilità ad
apprendere, alla maturazione del senso di se di ogni alunno.
Le informazioni devono essere raccolte in forma sintetica, secondo
criteri che assicurino un positivo confronto dei livelli di crescita
individuali e collettivi. Le modalità e gli strumenti della raccolta di
informazioni saranno differenti e sempre pertinenti al tipo di attività
preso in considerazione: in alcuni casi sarà utile rifarsi a prove
oggettive, in altre a forme di registrazione proprie dell'esperienza
didattica meno formalizzata.
Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti
nel corso dell'attività didattica costituirà lo strumento privilegiato
per la continua regolazione della programmazione, permettendo agli
insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni
che risultassero opportune.
La comunicazione dei risultati di tale attività di valutazione ai
soggetti interessati (famiglie e scuole) deve documentare anche quanto
la scuola ha fatto e si impegna a fare in ordine allo sviluppo del
singolo e del gruppo.
L'attività di programmazione e di verifica deve consentire agli
insegnanti di valutare l'approfondimento della loro preparazione
psicologica, culturale e didattica anche nella prospettiva della
formazione continua.
I programmi
Il progetto culturale ed educativo evidenziato dai programmi esige di
essere svolto secondo un passaggio continuo che va da una impostazione
unitaria pre-disciplinare all'emergere di ambiti disciplinari
progressivamente differenziati.
L'educazione viene ricondotta nell'ambito di linguaggi, intesi quali
opportunità di simbolizzazione, espressione e comunicazione.
Poiché ogni linguaggio esprime la capacità dell'essere umano di
tradurre in simboli e segni il suo pensiero e i suoi sentimenti,
l'educazione linguistica, che concerne specificamente il linguaggio
verbale, dovrà non disattendere gli apporti comunicativi ed espressivi
prodotti dall'uso di altre forme di linguaggio (l'iconico, il musicale,
il corporeo, il gestuale, il mimico).
L'educazione linguistica, in una epoca di intense comunicazioni e nella
prospettiva di un crescente processo di integrazione nella comunità
europea, non può prescindere da un approccio alla conoscenza di una
lingua straniera.
Si intende con ciò dare assetto sistematico ad uno degli insegnamenti
speciali già previsti nell'ordinamento e che potranno trovare una loro
generalizzata applicazione con apposite modifiche legislative.
Un breve tempo dedicato quotidianamente alla lingua straniera durante le
normali attività didattiche assicurerà la necessaria continuità
nell'educazione linguistica e sarà ausilio non indifferente per
rinforzare il processo di apprendimento.
Componenti essenziali dell'unita educativa della persona sono
considerati, nei nuovi programmi, anche l'educazione estetica, musicale
e motoria.
La lettura e l'interpretazione dei linguaggi iconico, musicale e
motorio, con i quali il fanciullo ha casi forte consuetudine, possono
favorire anche gli apprendimenti più complessi dell'area linguistica e
logico-matematica.
Per la prima volta, il programma prevede uno spazio riservato
all'insegnamento delle scienze, che consentirà una più approfondita
comprensione delle realtà naturale ed umana e del mondo tecnologico.
Questa disciplina, insieme alla matematica, tende a sviluppare la
capacità di percepire i problemi e dare spiegazioni rigorose delle
soluzioni.
Organica attenzione viene prestata anche alle dinamiche della vita
umana, intesa nel suo sviluppo storico, nella sua collocazione
geografica, nella sua organizzazione. Questa area disciplinare e stata
definita per consentire al fanciullo di conoscere il patrimonio
culturale in cui e immerso e di elaborare progressivamente una coscienza
del suo significato.
Per la religione la scuola elementare offre a tutti gli allievi uguali
opportunità di conoscenza, di comprensione e di rispetto dei valori
religiosi.
Nello sviluppo complessivo del programma e negli obiettivi della
programmazione, e indispensabile che la scuola elementare preveda un
graduale accostamento al mondo del lavoro ai livelli consentiti dalle
esperienze proprie dell'età. Questo approccio culturale obbedisce,
altresì, alle caratteristiche psicologiche proprie dell'età in chiave
di operatività, di manipolazione.
(OMISSIS)
Educazione motoria
L'affermazione nella cultura contemporanea dei nuovi significati di
corporeità, di movimento e di sport si manifesta, sul piano personale e
sociale, come esigenza e crescente richiesta di attività motoria e di
pratica sportiva.
La scuola elementare, pertanto, nell'ambito di un'educazione finalizzata
anche alla presa di coscienza del valore del corpo inteso come
espressione della personalità e come condizione relazionale,
comunicativa, espressiva, operativa, favorisce le attività motorie e di
gioco-sport.
Nel promuovere tali attività essa, mentre considera il movimento, al
pari degli altri linguaggi, totalmente integrato nel processo di
maturazione dell'autonomia personale, tiene presenti gli obiettivi
formativi da perseguire in rapporto a tutte le dimensioni della
personalità
- morfologico-funzionale;
- intellettivo-cognitiva;
- affettivo-morale;
- sociale.
L'educazione motoria si propone le seguenti finalità - promuovere lo
sviluppo delle capacità relative alle funzioni senso-percettive cui
sono connessi i procedimenti di ingresso e di analisi degli stimoli e
delle informazioni;
- consolidare e affinare, a livello concreto, gli schemi motori statici
e dinamici indispensabili al controllo del corpo e all'organizzazione
dei movimenti;
- concorrere allo sviluppo di coerenti comportamenti relazionali
mediante la verifica vissuta in esperienze di gioco e di avviamento
sportivo, dell'esigenza di regole e di rispetto alle regole stesse
sviluppando anche la capacità di iniziativa e di soluzione dei
problemi;
- collegare la motricità all'acquisizione di abilita relative alla
comunicazione gestuale e mimica, alla drammatizzazione, al rapporto tra
movimento e musica, per il miglioramento della sensibilità espressiva
ed estetica. Le finalità indicate concorrono allo sviluppo delle
caratteristiche morfologico-biologiche e funzionali del corpo e allo
sviluppo della motricità in senso globale e analitico.
L'intervento educativo rivolto alla motricità presuppone la conoscenza
del movimento dal punto di vista strutturale, delle sue modalità di
realizzazione, del suo sviluppo. La struttura del movimento è
costituita da unita basiche, riferibili a schemi motori e schemi
posturali. Essi permettono tutte le più complesse attività funzionali
e costituiscono il repertorio necessario non solo per compiere movimenti
o per inibirli, ma anche per assumere atteggiamenti o posture.
Gli schemi motori sono dinamici e si identificano nel camminare,
correre, saltare, afferrare, lanciare, strisciare, rotolare,
arrampicarsi, quelli posturali sono schemi statici e si identificano
nel flettere, inclinare, circondurre, piegare, elevare, estendere,
addurre, ruotare, oscillare, ecc... e possono riguardare movimenti
globali o segmentari del corpo.
Sia gli schemi motori che quelli posturali maturano secondo un processo
di sviluppo che si evidenzia in caratterizzanti tratti di maturità. In
ciascuna fase dello sviluppo occorre quindi che l'insegnante realizzi le
condizioni per ampliare il più possibile il repertorio di schemi motori
e posturali.
Conseguire una base motoria più ampia possibile rappresenta perciò un
obiettivo educativo e didattico dell'educazione motoria.
Obiettivi e contenuti
Il movimento si sviluppa, come qualsiasi altra funzione della
personalità, in un rapporto continuo con l'ambiente, attraverso
comportamenti modificati dall'esperienza, mentre la sua educabilità
passa attraverso i meccanismi di percezione, coordinazione, selezione ed
esecuzione presenti in qualsiasi azione motoria intenzionale.
Compito dell'insegnante e promuovere in ogni alunno, e, perciò nel
rispetto del livello della maturazione biopsichica individuale, il
progressivo finalizzato controllo del comportamento motorio.
Le differenti caratteristiche di sviluppo e maturazione dell'alunno
della scuola elementare esigono perciò tempi e modalità diversificate
di programmazione e di attuazione delle attività
motorie, secondo sequenze che hanno riferimento con lo sviluppo
strutturale del fanciullo e con quello funzionale della sua motricità.
Le attività motorie consentono di conseguire una prima serie di
obiettivi relativi alle capacità sensopercettiva, visiva, uditiva,
tattile e cinestetica.
Fin dalla scuola materna, e particolarmente fra i 5-7 anni, il fanciullo
deve sviluppare le capacità di percezione, analisi e selezione delle
informazioni provenienti dagli organi analizzatori.
In rapporto all'organizzazione ed alla regolazione del movimento
un'ulteriore serie di obiettivi da perseguire e rappresentata dalla
promozione delle capacità coordinative deputate alla scelta del
movimento, alla sua direzione, al suo controllo.
Queste capacità, che conoscono un periodo di sviluppo intensivo fra i 6
e gli 11 anni, possono essere così identificate:
A. percezione, conoscenza e coscienza del corpo
Attraverso le esperienze di esplorazione e scoperta, compiute toccando,
esaminando, indicando, usando le varie parti del corpo, giocando e
manipolando gli oggetti, si favorisce la graduale costruzione dello
schema corporeo, inteso come rappresentazione dell'immagine del corpo
nei suoi diversi aspetti: globale e segmentario, statico e dinamico.
In tale rappresentazione si integrano gli aspetti relazionali, emotivi,
affettivi e di motivazione per una completa consapevolezza corporea.
B. coordinazione oculo-manuale e segmentaria
Particolare attenzione dovrà fin dall'inizio essere rivolta al
conseguimento di tali capacità attraverso attività manipolative
semplici con piccoli oggetti, attrezzi di gioco, indirizzando gli
interventi anche al fine dell'affermazione della lateralità e del
consolidamento della dominanza e favorendo in tal senso la regolarità,
la precisione, la fluidità dei gesti-motori fini e gli apprendimenti
grafici.
C. organizzazione spazio-temporale
Saranno programmate ed attuate attività che, a partire dai giochi di
esplorazione dell'ambiente e di partecipazione a situazioni ludiche
organizzate, concorreranno alla progressiva costruzione ed
organizzazione dello spazio fisico-geometrico e relazionale, nonché
all'iniziale intuizione della successione temporale delle azioni.
Attraverso l'utilizzazione di tutte le strutture motorie statiche e
dinamiche in giochi di movimento, su schemi liberi o prestabiliti, con o
senza attrezzi, in forma individuale o collettiva, si favorirà nel
fanciullo l'acquisizione di concetti relativi allo spazio e
all'orientamento (vicino/lontano, sopra/sotto, avanti/dietro,
alto/basso, corto/lungo, grande/piccolo, sinistra/destra) e di concetti
relativi al tempo e alle strutture ritmiche (prima/dopo,
contemporaneamente/insieme, lento/veloce).
D. condizione dinamica generale
Integrando le precedenti capacità coordinative, la coordinazione
dinamica generale controlla il movimento, consentendo al fanciullo di
raggiungere una motricità sempre più ricca ed armoniosa sia sul piano
dell'espressione che dell'efficacia.
Tale capacità si svilupperà progressivamente attraverso situazioni di
gioco e di attività via via più complesse che, intorno ai 9-10 anni,
si collegheranno in modo naturale ai fondamentali gesti del gioco sport.
Indicazioni didattiche
La programmazione degli interventi didattici dovrà tenere conto delle
diverse situazioni di partenza e dei livelli iniziali di funzionalità
senso-percettiva e motoria di ciascun alunno al momento dell'ingresso a
scuola. Tali valutazioni iniziali saranno facilitate anche dalle
indicazioni fornite dalla famiglia, dalla scuola materna frequentata e
dai servizi sanitari del territorio.
Le attività motorie, per essere funzionali e influire positivamente su
tutte le dimensioni della personalità, devono essere praticate in forma
ludica, variata, polivalente, partecipata nel corso di interventi di
opportuna durata e con differenziazioni significative a seconda delle
varie fasce d'età.
In questo senso si farà riferimento inizialmente (6-7 anni) a tutta la
vasta gamma di giochi motori frutto della spontanea e naturale
motricità dei fanciulli, attingendo sia all'esperienza vissuta, sia
alla più genuina tradizione popolare, utilizzando giochi simbolici,
d'imitazione, di immaginazione, ecc..
L'importanza della ludicità nell'educazione motoria risponde al bisogno
primario del fanciullo di una forma gratificante e motivata delle
attività. Il gioco è quindi sempre da sollecitare e gestire in tutte
le sue forme e modalità (d'invenzione, di situazione, dei ruoli, di
regole, ecc.). Compito dell'insegnante sarà di programmare e suggerire
i giochi più idonei al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Nella seconda fascia d'età (8-11 anni) il raggiungimento di congruenti
livelli di autonomia è legato alla ricchezza delle esperienze educative
vissute, all'ampiezza della base motoria, al complesso delle capacità
coordinative acquisite.
In una prospettiva realmente formativa, acquistano in tal senso
rilevanza tutte le attività polivalenti (percorsi, circuiti, ecc.) ed i
giochi di squadra con regole determinate dagli alunni o assunte
dall'esterno (quattro porte, mini-basket, mini-volley, mini-handball,
ecc.), ovvero attività sportive significative (pre-atletica: corse,
salti, lanci; ginnastica: agilità, ritmo; esperienze di nuoto; ecc.).
Ciò non dovrà costituire pretesto per un prematuro avviamento alle
discipline sportive, ne deve presentarsi come esperienza scolastica
episodica eccezionale, ma deve invece configurarsi come specifico
intervento educativo teso a cogliere i veri significati sociali e
culturali dello sport.
Verranno individuati opportuni momenti di verifica e valutazione
attraverso l'osservazione sistematica del comportamento motorio degli
alunni, tenendo sempre presenti i punti di partenza, le differenti
situazioni esperienziali, i diversi ritmi di sviluppo individuale. In
presenza di alunni in situazione di difficoltà motoria, gli interventi
saranno, in relazione ai contenuti, agli strumenti e alla durata,
adeguati alle effettive possibilità e necessità di ogni fanciullo.
Costituiscono luogo ideale per lo svolgimento delle attività motorie la
palestra, gli spazi aperti attrezzati e non, o comunque opportunamente
recuperati o ricondizionati allo scopo. Si rammenti, a tale proposito,
l'opportunità di attivare ogni possibile intervento teso alla migliore
utilizzazione delle strutture e delle risorse scolastiche esistenti,
purché rispondenti a requisiti minimi di agibilità e sicurezza per lo
svolgimento delle attività stesse.
Particolare attenzione va data anche all'uso dei materiali e delle
attrezzature che potranno essere sia quelli tradizionali, sia altri
particolarmente idonei (palle colorate, palloni, clavette, cerchi,
bacchette, fettucce elastiche, ostacoli, panche, materassini, ceppi,
tappeti, ecc.).
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