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Forse si parlano lingue diverse e non ci si capisce di Claudia Fanti (*)
MA QUALE TEMPO PIENO? L’ On. Valentina Aprea dice che ci sarà il tempo pieno A molti insegnanti impegnati nella quotidiana battaglia contro il disagio e in difesa dell’ eccellenza, sembra che l’attuale organizzazione abbia saputo e sappia ancora rispondere egregiamente ai bisogni delle famiglie tutte e che l’avere due docenti impegnate/i a fondere le proprie professionalità sia un punto di forza della scuola italiana, non di squilibrio. Pare a molti di noi che il togliere la contitolarità alla pari sia avviarsi per una strada simile a quella delle vecchie attività integrative pur con tutti gli ammodernamenti del caso. La scuola elementare sopperisce alle carenze del territorio in tema di tutela dell’ infanzia e di proposte educative di alto livello: non c’è giorno che in molta parte d’Italia non si offrano momenti di valore culturale ai nostri bambini e alle nostre bambine e ciò viene consentito dall’estrema cura con cui si programmano attività e si sfondano i tetti orario contrattuali con un’assoluta generosità in termini di tempo, ascolto, sollecitazioni e coinvolgimento delle famiglie, le quali hanno come riferimento le maestre e i maestri che ora dopo ora interagiscono fra di loro creando collegamenti e intrecciando contenuti e strategie di intervento educativo, sobbarcandosi gravose responsabilità anche nel coadiuvare l’azione educativa di tutte le famiglie impegnate nella lotta per l’esistenza quotidiana che è sì forse più ricca che in passato, ma molto meno serena e costretta a ritmi forsennati.
LA DIFESA DEL SOSTEGNO L’ On. Valentina Aprea afferma che l’attuale politica scolastica è quella di difendere il sostegno. Bene, perché molti insegnanti credono che una riforma per il sostegno, ma anche per affrontare vari tipi di gravi disagi, dovrebbe vedere un raddoppio dello sforzo economico dell’intera società e si chiedono cosa c’entri l’essere a sinistra, al centro o a destra? Che senso ha continuare a raccontarsi le favole? Sicuramente l’On. Aprea conoscerà la reale situazione del rapporto docenti-bambini disabili e saprà anche che non sempre l’handicap viene riconosciuto e che esistono tante situazioni di estremo bisogno di cura che non possono essere riconosciute per molteplici motivi che si tralascia di citare per rispetto al dolore dell’accettazione del disagio da parte delle famiglie, e saprà anche che maestre e maestri si adeguano con uno spirito di servizio che può non essere conosciuto, per ovvi motivi di riservatezza, dalle famiglie italiane, ma è senza dubbio conosciuto da chi ha lavorato nella scuola come Dirigente e insegnante.
LE MATERIE DEI LABORATORI L’ On. Valentina Aprea sostiene che non si toccheranno materie come l’educazione fisica. Su questo punto, si vorrebbe obiettare che nessuno ha neppure mai pensato per un momento che non ci sarà più l’ed. fisica, ma ciò che dispiace è l’impressione che le materie "minori" che fino a oggi venivano insegnate a livello di scuola elementare in assoluta integrazione con le altre, possano venire relegate in attività di pura istruzione o divertimento o come offerta aggiuntiva perdendo la loro valenza di traino, stimolo, sostegno di tutta l’attività didattica: corpo e mente finora erano considerati un'unica cosa, il corpo spesso tendeva a supportare i processi di astrazione nella quotidianità…ma supponiamo per un attimo che ciò non sia stato in tutte le realtà. Allora?! Una Riforma avrebbe dovuto, dovrebbe rafforzare tutte quelle buone pratiche che nella scuola già abbondano.
CHI NON VUOLE UNA RIFORMA? Una riforma alta e forte che dica: vi diamo la possibilità e il sostegno economico adeguato per fare ricerca, vi invitiamo a consolidare la consuetudine a muovervi in sincronia fra di voi, alla pari, in contitolarità, con pari responsabilità, vi diamo aiuti importanti per affrontare l’insuccesso, vi lasciamo lavorare con classi decorosamente poco numerose: di fronte agli inserimenti difficili, vogliamo offrirvi classi di 15 alunni; nel caso ci siano alunne e alunni stranieri, riconosciamo il vostro diritto di professionisti dell’educazione-istruzione di decidere quanto vi occorre, come, con chi e dove affrontare le difficoltà degli inserimenti; nel caso di situazioni drammatiche familiari, quando vi accorgerete dei danni ai vostri alunni, vi consentiamo, con fiducia nella vostra qualità e preparazione di educatori, la possibilità di esercitare il diritto dovere di contattare e chiedere interventi specialistici in modo tempestivo e pragmatico alle strutture di supporto del territorio che andremo a potenziare, perché ora e sempre numericamente inadeguate ai bisogni della società contemporanea, ecc
LABORATORI O TEMPO PIENO? L’ On. Valentina Aprea, poi, ci fa temere una grande confusione tra il concetto di laboratori e quello di tempo pieno, confusione che non si vorrebbe: questi famosi laboratori a richiesta delle famiglie ci starebbero bene se fossero organizzati al di fuori delle attuali 40 ore come offerta, a tutti gli alunni e a tutte le alunne, di quei divertimenti che per adesso soltanto alcuni si possono permettere al di fuori della scuola! Benissimo, se fare danza, studiare uno strumento, o fare lotta greco-romana venisse offerto da un’organizzazione scolastica extra a prezzi convenienti…chi avrebbe qualcosa da ridire?…già ora si possono frequentare corsi nelle strutture delle nostre scuole dopo le 16,30, che problemi ci sarebbero?!
MA TORNIAMO A TEMA E CHIEDIAMOCI INVECE: quante palestre per scuole che scoppiano ci verranno date? fino a quando e in che modo dovremo andare avanti a cercare spazi inesistenti all’interno degli edifici scolastici? Si sente tanto parlare di gruppi di compito, di livello, elettivi…molte delle nostre scuole non hanno aule in più neppure per un solo bambino da recuperare nel caso sia stato assente per una lunga malattia: capita di doversi appoggiare ai termosifoni di un corridoio. Dove metteremo fisicamente i gruppi ben selezionati e organizzati "raccomandati" dai documenti ministeriali?! Lasciamo stare il come, e il loro discutibile valore pedagogico e didattico, facciamo finta che valga la pena tentare: in quali "luoghi" dovremmo personalizzare gli interventi?! Per ora ci si arrangia e si vorrebbe almeno venir ringraziati, da chi ha ricevuto l’onore di stare in alto, per il fatto che abbiamo sopperito alle carenze e abbiamo individualizzato gli interventi (anche se non personalizzato!) in presenza di disagi di vario tipo e con classi numerose e dentro aule "esplodenti". Mettiamoci poi l’anticipo consentito a scelta delle famiglie che vedrà nei prossimi anni una tendenza all’aumento, a quel punto cosa faremo? Viene francamente un’unica risposta: ci arrangeremo, sgobberemo come sempre…fino a che qualcosa dovrà pur cambiare…ma cosa? Si stenta ormai a credere che c’entri un potere di destra, sinistra, centro, a cambiare le situazioni, perché la scuola, soprattutto quella dei piccoli, è ciclicamente sconquassata, ma poi si riprende, ansante e gocciolante di sudore, perché si confronta con l’umanità, incontrata nel quotidiano, pulsante di contraddizioni e da questa riparte per ricominciare a maniche rimboccate, nonostante le legislature che si susseguono e la incalzano a cambiare senza nulla offrire per supportarla degnamente.
IL DENARO L’On. Valentina Aprea crede nell’importanza del cristianesimo…tuttavia la finanziaria "domina"le nostre vite e quelle dei piccoli e "distingue" fra ciò che vale la pena potenziare e ciò che può attendere, non può per forza di cose essere cristiana fino in fondo, non può e non potrà esserlo mai perché si deve scegliere cosa privilegiare in una società: ci sono tanti ambiti a cui deve pensare una finanziaria! Sarà sempre così, non solo ora, ormai ci si è abituati, ma non significa che ciò sia giusto ed efficace per una scuola che voglia mettere al centro la persona.
SIAMO TUTTI NOSTALGICI L’ On, Valentina Aprea sostiene che bisogna rinnovarsi, non bisogna essere nostalgici, ma, a parte il fatto che la scuola elementare non può permettersi il lusso della nostalgia perché non si assesta mai… cosa significa rinnovare? Cosa significa NUOVO? Cosa vuol dire tutto ciò? Chi non vuole l’alunno al centro? Chi non vuole combattere l’insuccesso? Chi induce i ritardi denunciati dall’Onorevole? Quali le cause di essi? Quali gli atteggiamenti riprovevoli e condannabili della scuola dei piccoli? E di chi? Quali le carenze? E di chi? Quali le mancanze? E di chi? Forse le risposte potrebbero essere di tipo "divergente"! Infatti a molti di noi sembra di aver costruito dighe e ponti usando i mattoni della buona volontà e dell’artigianato più creativo di professioniste e professionisti di un bricolage assolutamente autonomo nel trovare i pezzi che nessuno, assolutamente nessuno ci ha mai fornito, ci ha mai nemmeno fatto intravedere…
ESEMPI PER SORRIDERE…MA NON TROPPO: Non c’erano scaffali per le bibliotechine? Sono venuti a procurarceli i mariti, i fratelli, gli amici… Non c’era lo spazio per disporre i cuscini in un angolo, perché l’aula non teneva conto del numero dei bambini e delle bambine stipati? Si sono uniti i banchi fino a formare un "pavimento" sopraelevato e vi si sono disposti morbidi cuscini portati da casa, poi i bambini si sono arrampicati e hanno visto la realtà dall’ "alto" con la maestra appollaiata fra di loro a leggere… Non si trovavano i soldi per aggiustare l’unica videocamera della scuola? La si portava da casa sottraendola al figlio o al nonno… Lo stereo della scuola non funzionava…lo si portava a proprie spese dall’elettricista del quartiere… Una nonna chiedeva aiuto per la nipote "abbandonata" dal papà e dalla mamma che litigavano e la dimenticavano? Si trovavano strade impervie e contorte per allacciare relazioni con i contendenti e per sostenere l’alunna… Una classe presentava dinamiche violente e difficilmente sanabili, ci si iscriveva a proprie spese a corsi di aggiornamento sulle dinamiche dei gruppi… E gli esempi della scuola dell’autonomia fai da te di schiere di insegnanti potrebbero continuare all’infinito e all’indietro fino ad arrivare ad alcuni anni fa quando i soldi per tutti i materiali venivano spesi di tasca propria…
LE STATISTICHE DELL’INSUCCESSO… Comunque, visto che l’ On. Valentina Aprea cita le cifre delle statistiche dell’insuccesso della scuola italiana, non si nega che esistano problemi, anche se poi bisognerebbe andare più a fondo sui numeri delle altre nazioni e sui loro sistemi formativi ed educativi, ma quello che molti di noi docenti obiettano è che per risolvere tali problemi non si possano studiare insieme altre modalità di proposte, altre strade che tengano conto degli sforzi compiuti dalla scuola dell’infanzia ed elementare per innovarsi, aggiornarsi, produrre esperienze altamente positive proprio là dove il disagio era più forte, innalzando l’offerta formativa nonostante le carenze strutturali, una scuola che ha imparato a confrontarsi, a mettersi in discussione, una scuola che non conta le ore, che non guarda l’orologio, che dialoga con tutte le componenti sociali. Perché accusare sempre la scuola di autoreferenzialità quando chi vive dentro e accanto a quella dei piccoli sa perfettamente che essa ruota attorno all’alunno, che ogni percorso, ogni progetto, ogni più piccola scelta didattica e metodologica è pensata e condivisa dalle maestre e dai maestri, rimessa in discussione quando non efficace…
ESTRANEITA’ Molti di noi pensano che ci siano uno scollamento, un’estraneità fra potere e realtà e che sia molto pericoloso da parte del primo, di qualsiasi colore esso sia, il non voler misurarsi, non voler riconoscere i punti deboli delle proprie proposte di sistema a chi lavora con passione: chi propone dovrebbe essere sempre molto capace di mettersi in discussione, molto attento alle minoranze, alle tensioni che produce, così come abbiamo imparato a fare noi maestre e maestri in tanti anni di autocritica e lavoro di team, nella consapevolezza che non c’è futuro neppure per un’idea nobile se non si tiene conto, se non si vuole conoscere, chi sta dall’altra parte. 29 maggio ‘03
LETTERA APERTA di Rete ScuoleÈ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un povero vada all’università.
Avremmo voluto discutere insieme
a voi dei contenuti di questa riforma ma
sembra impossibile. «Tutto ciò che farete loro l’avrete fatto a me»
Cosa c’è di cristiano nel negare ai
bambini e alle bambine portatori di handicap il sostegno che gli
è dovuto secondo la gravità della loro
patologia; cosa c’è di cristiano nel negar loro quella normalità che la
piccola comunità-classe ha saputo creare in questi anni? RETE SCUOLE
LETTERA DI RISPOSTA del
Sottosegretario Valentina Aprea Risposta alla lettera aperta di rete scuole distribuita durante il dibattito sulla Riforma tenuto dall'on.le Aprea presso l'Auditorio San Vincenzo di Via Boncompagni di Milano.
In riferimento al 1° punto sulla possibilità di
discutere sulla Riforma, un proficuo dibattito sulla Riforma è stato
aperto nel Paese sin dagli Stati Generali del 2001, dibattito che
continua ancora oggi con innumerevoli occasioni di confronto a tutti i
livelli istituzionali e non per approfondire temi e facilitare il
cambiamento.
La finanziaria difatti distingue handicap da
disagio, per affrontare con specificità d'interventi l'uno e l'altro,
per 'non negare ai bambini e alle bambine portatori di handicap il
sostegno dovuto secondo la gravità della loro patologia' frase da voi
citata 'contro', senza neanche valutare che rappresenta proprio il
nostro obiettivo e la nostra 'buona giustificazione'!
Circa il 33% di giovani dai 15 ai 19 anni (240.000
giovani) non frequentano alcun percorso dell'obbligo formativo. Circa il
16,5% (dato 2000/2001) di giovani (80.000 all'anno) abbandona nel corso
dell'ultimo anno di obbligo scolastico o al termine dell'obbligo non si
iscrive in alcun percorso di istruzione o di formazione professionale. |
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