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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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GIOVANI, TECNOLOGIE INFORMATICHE DELLA COMUNICAZIONE E SCUOLA. QUESTIONI DI COMPETENZE

di Andrea Torrente

La ricerca, in questo caso anglo-americana e francese, è attestata su livelli di grande prudenza nelle sue affermazioni, particolarmente sugli eventuali effetti negativi degli ambienti informatizzati e sui loro effetti cognitivi.

E’ opinione comunemente diffusa che i giovani passino ormai moltissimo tempo davanti ad un monitor, che essi giochino molto e che i P.C. siano diventati degli strumenti privilegiati di comunicazione personale.

Ma alcuni studi fanno presenti i rischi specifici legati all’uso dei P.C. ponendo delle domande a proposito delle possibili conseguenze sull’identità e sulle dinamiche psichiche dei giovani, particolarmente sulla loro salute. In ambito educativo non mancano affatto gli interrogativi, particolarmente sugli effetti cognitivi dell’utilizzazione di ambienti informatizzati, sull’identificazione delle nozioni e dei concetti legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che potrebbe essere necessario trasmettere alle nuove generazioni, sui cambiamenti suscettibili di modificare le modalità di trasmissione dei saperi.

Mi asterrò dal fare in questa sede la sintesi della vasta letteratura esistente sull’argomento, mi accontenterò di presentare alcuni elementi di analisi sulla questione dei rapporti fra i giovani identificati come coloro che apprendono e le tecnologie.

 

Dalla ricerca ai dibattiti: possibilità ed inconvenienti delle tecnologie …….

Numerose ricerche sono state condotte su quest’argomento, per lo meno da quando le tecnologie hanno avuto una diffusione sociale sufficiente. Fra quelli che riguardano più o meno direttamente il mondo dell’educazione, posso citare i lavori pionieristici di Sherry Turkle (1986) negli Stati Uniti o, in Francia, le ricerche condotte sulla televisione (particolarmente da Liliane Lurçat), sulla familiarizzazione precoce dei giovani con il P.C. (particolarmente da Rachel Cohen), alcune ricerche condotte da Jacques Perriault ed il suo gruppo, oltre che molte altre che non sto ad elencare.

Nella misura in cui i dispositivi tecnologici si sono evoluti rapidamente, l’oggetto sul quale sono state condotte le ricerche è anch’esso cambiato rapidamente. I risultati ottenuti hanno, di conseguenza, un carattere relativo, conducendo più all’identificazione dei problemi e a nuove domande che a conclusioni di grande portata.

Si può rilevare che nell’insieme la ricerca, ha piuttosto posto l’accento sull’esplorazione delle potenzialità offerte (in particolare per i bambini disabili), e dei vantaggi possibili, particolarmente in termini di apprendimento. Ciò almeno fin verso la fine del XX secolo. In effetti, a partire da questo momento, delle pubblicazioni relativamente critiche sugli effetti delle tecnologie, basate sui risultati di alcune ricerche, hanno visto la luce, riscuotendo un certo interesse.

Negli Stati Uniti, il rapporto pubblicato nel 2000 dall’Alliance for Childhood (Fool’s Gold – L’oro dei matti) aveva una tonalità molto critica ed un punto di vista polemico riguardo alle tecnologie. In tale rapporto emerge la preoccupazione dovuta alla constatazione che la vita dei bambini si svolge principalmente davanti ad un monitor, con conseguente insorgenza di problemi quali l’obesità o i disturbi muscolo-scheletrici in rapporto con lo sviluppo dell’uso del P.C.

Molto di recente, la stessa Alliance for Childhood ha pubblicato un nuovo rapporto dal titolo “Tech Tonic: Towards a New Literacy of Technology”, nel quale si sottolinea ancora una volta che non è stato possibile fino ad oggi valutare gli effetti positivi legati all’uso delle tecnologie in educazione, e si lancia un allarme contro i problemi posti dalla high tech life, particolarmente in campo medico. Dei lavori recenti, citati nel rapporto, raccomandano prudenza in materia.

Ad esempio, uno studio neozelandese pubblicato nella rivista The Lancet (Hancock et alii, 2004) ha riguardato un campione di un migliaio di bambini nati negli anni 1972 e 1973 che sono stati seguiti fino all’età di 26 anni. Questo studio stabilisce una correlazione fra il consumo televisivo nell’infanzia ed alcuni problemi di salute come l’obesità, il tasso di colesterolo, il consumo di tabacco ….

Altri lavori mettono in evidenza una correlazione negativa fra il tempo passato a giocare con i videogiochi e le performances scolastiche.

Recentemente, Gentile et alii, 2004, hanno pubblicato uno studio riguardante un campione di 607 studenti americani del Midwest, regolarmente scolarizzati, che stabilisce una relazione netta fra l’utilizzazione di giochi violenti, le condotte aggressive e la mancanza di successo scolastico, senza poter, tuttavia, stabilire alcun nesso di casualità. D’altronde è vano cercare in questa materia delle dipendenze causali semplici fra delle coppie di variabili.

Tech Tonic rileva che le disposizioni stesse della Legge Federale “No Child Left Behind” del Presidente George Bush, con la sua insistenza marcata sulla responsabilità degli attori (accountability) e sull’organizzazione di testi molto premianti, riposano fondamentalmente sulla possibilità d’uso di strumenti tecnologici come aiuto alla decisione. Ancora, nel citato studio si sottolinea l’esistenza negli Stati Uniti di connessioni fra i sostenitori di standard educativi (cioè di norme da rispettare) ed i venditori di strumentazioni tecnologiche e di servizi: “Un ruolo essenziale delle Agenzie Governative è di limitare lo strapotere del mondo dell’impresa. Ma le agende dei responsabili ufficiali a tutti i livelli sono così simili a quelle del business high-tech che non vi è più alcuna differenza fra loro (pag. 47)”.

Il rapporto propone anche dieci principi per una nuova alfabetizzazione tecnologica, fra i quali si rileva:

  • La necessità di rispettare i bisogni legati allo sviluppo dei bambini;

  • Insegnare agli adolescenti la tecnologia come un’etica sociale in azione, poiché i saper fare meccanici hanno soltanto un ruolo di appoggio;

  • Favorire le relazioni con il mondo reale, restare critici di fronte agli strumenti tecnologici e seguire un sano principio di precauzione;

  • Rispettare il carattere sacro della vita nella sua diversità.

Un capitolo a parte dà delle indicazioni per la formazione degli insegnanti ad un’alfabetizzazione tecnologica definita come “…. La capacità matura a partecipare in maniera creativa, critica e responsabile all’elaborazione delle scelte che servono la democrazia, la sostenibilità ecologica ed una società più giusta (pag. 90)”.

Ben inteso, il rapporto ha suscitato delle reazioni critiche, una delle quali è l’accusa di presentare la situazione in maniera caricaturale e l’altra è di non tener conto del carattere ineluttabile dello sviluppo delle tecnologie.

 

Competenze e saperi dei giovani

Una domanda insistente è quella delle competenze dei giovani nel campo delle tecnologie. Le osservazioni condotte fin qui mostrano tutte che i giovani acquisiscono alcuni saper-fare e delle rappresentazioni del funzionamento dei sistemi che essi utilizzano. Ma, in particolare quali ruoli giocano rispettivamente l’apprendimento scolastico, la formazione con i pari e l’autoformazione?

Un lavoro di ricerca europeo condotto nel 2000 su parecchie centinaia di bambini di sei Paesi Europei, dal titolo “Représentations, 2000”, ha mostrato che le rappresentazioni dei bambini di 10-12 anni erano piuttosto focalizzate sugli elementi esterni del P.C. (l’esistenza di processi era generalmente sconosciuta) e dipendevano dalle campagne pubblicitarie condotte dai media all’epoca dell’inchiesta. Uno studio delle differenze per Paesi non ha prodotto risultati salienti. Per contro, la considerazione dei risultati per scuole e per classi ha mostrato senza ambiguità l’influenza delle attività di familiarizzazione poste in opera dagli insegnanti nella loro classe, ciò che è ad un tempo conforme all’intuizione e confortante.

Le ricerche ulteriormente condotte confermano questi risultati. Eftalia Giannoula (2002), ha messo in evidenza l’esistenza di fasi di appropriazione fra le quali esistono, senza dubbio, degli ostacoli: in una prima fase, i bambini applicano delle procedure; in una seconda fase, essi mobilitano delle funzioni di trattamento, si costruiscono una rappresentazione dei possibili….  Soltanto in una terza fase essi si costruiranno degli schemi operativi, insieme strutturato di rappresentazioni operative che consentono di far fronte agli imprevisti correnti.

 

Riferimenti bibliografici

  • ALLIANCE FOR CHILDHOOD (2004). TechTonic: Towards a New Literacy of Technology;

  • FUTURE OF CHILDREN (2002). Children and Computer Technology;

  • D. A. GENTILE, P. J. LYNCH, J. R. LINDER, D. A. WALSH (2004) The effects of violent video games habits on adolescent hostility, aggressive behaviors, and school performance. Journal of Adolescence, 27, pagg. 5-22;

  • E. GIANNOULA, G. L. BARON (2002). Pratiques familiales de l’informatique versus pratiques scolaires. Sciences et techniques éducatives, vol. 9°, n° 3-4/2002;

  • S. TURKLE (1986) Les enfants et l’ordinateur. Paris, Denoel,  


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