Giocando nella Torre di Babele...
Proposta per un curricolo multimediale nella scuola dell'obbligo

di Francesco Boffoli
XXIV Circolo Didattico Statale di Bari

 

Alle soglie dell'anno duemila la nostra civiltà è sempre più caratterizzata dallo sviluppo impetuoso dei mezzi di comunicazione di massa. Mai come in questo secolo l'uomo ha assistito alla diffusione su scala planetaria dei sistemi per la trasmissione di ogni genere di dati ed informazioni ad innumerevoli livelli di complessità, attraverso l'utilizzazione di svariati codici comunicativi, e con l'intento di realizzare le finalità più differenti.

Tutto ciò se da un lato ha enormemente facilitato le possibilità di comunicazione tra gli uomini, dall'altro ha accresciuto il rischio di interferenza per il frequente sovrapporsi di fonti diverse di informazione dirette tutte verso lo stesso utente che spesso non possiede tutti i codici interpretativi idonei per la corretta fruizione di ogni messaggio.

Il rischio concreto è che l'uomo smarrisca la sua libertà di pensiero e la sua autonomia di giudizio oscillando tra la passiva omologazione ai valori culturali dominanti veicolati dai media ed il rifiuto pregiudiziale verso ogni fonte d'informazione considerata come un insieme di flebili e contraddittori segnali percepiti a stento in mezzo al crescente rumore di fondo.

Dall'immagine rassicurante del villaggio globale dove l'informazione pare possa diventare strumento di evoluzione e progresso per tutto il pianeta al mito della torre di babele dove la diversità dei linguaggi genera anarchia e distruzione, il passo è breve.

Il bambino in tale contesto è evidentemente più esposto ai rischi di omologazione e massificazione proprio per le caratteristiche intrinseche della sua condizione esistenziale caratterizzata da un alto livello di dipendenza dall'ambiente circostante unito ad un incompleto sviluppo della personalità e della esatta percezione dei confini della propria identità personale.

Perciò appare di estrema importanza avviare una riflessione profonda su questi temi nell'ambito della ricerca didattica onde pervenire, nell'ottica della continuità didattica, alla formulazione di curricoli sia longitudinali che trasversali relativi ai diversi segmenti della scuola primaria (Materna, Elementare, Media) che recepiscano le istanze di formazione ed educazione che ormai da più parti vengono avanzate dalla collettività in merito all'educazione multimediale.

La ricerca in questo campo potrebbe avere delle ricadute immediate sulla didattica in particolare per quanto riguarda il fenomeno della dispersione scolastica. Infatti si può senz'altro affermare che tra le principali cause di disadattamento e quindi poi di dispersione scolastica per i soggetti più svantaggiati vi sia l'handicap linguistico ossia la difficoltà, se non addirittura l'impossibilità in alcuni casi, di utilizzare correntemente i codici linguistici adoperati nell'istituzione scolastica.

Con questa espressione s'intende non solo la scarsa padronanza della lingua italiana, fatto di per se già grave, quanto l'incapacità di riconoscere e decodificare tutto il linguaggio dei segni e dei simboli scritti, verbali e non verbali che caratterizzano la relazione didattica docente/discente in quanto riconosciuti estranei alla propria cultura e quindi incomprensibili

A ciò si aggiunga la povertà di mezzi di comunicazione (media) che caratterizza l'attività didattica della scuola dell'obbligo italiana oggi dove il modello ancora largamente prevalente nella comunicazione educativa è quello della lezione frontale basata sulle interazioni tra linguaggio verbale, scritto e mimico-gestuale con il supporto della lavagna e di qualche cartellone murale: l'equivalente, in termini tecnologici, della scuola del libro "Cuore".

Così all'alunno svantaggiato che per la specificità delle sue problematiche socioculturali domanda una particolare flessibilità ed intelligenza all'istituzione nell'uso dei modelli di comunicazione risponde una scuola dell'obbligo che usa canoni ottocenteschi rigidi e stereotipati che creano difficoltà ormai anche agli alunni normodotati.

Senza contare l'enorme sviluppo che nella società attuale hanno avuto i media più recenti come la televisione o la videocamera ormai entrati di prepotenza nella quotidianità del bambino aggravando pericolosamente il divario tra la scuola, dalla quale sono ancora banditi, ed Extrascuola.

Inoltre la diffusione del personal computer e l'avvento delle reti informatiche come Internet ci costringe a ridefinire completamente il rapporto tradizionale tra la didattica ed i mezzi di comunicazione così come era tradizionalmente concepita. (Per non parlare poi dell'importanza della televisione...).

Qui non si tratta più di svecchiare il nostro repertorio mediologico mettendo qualche televisore in più nelle nostre aule o aprendo qua e là qualche laboratorio multimediale.

Bisogna capire che ci troviamo di fronte ad un rivoluzione epocale nel modo di comunicare pari a quelle avvenute in epoche diverse con l'invenzione della stampa, della radio e della televisione.

Infatti le caratteristiche della comunicazione scolastica tradizionale sono:

- la centralità della comunicazione verbale;

- la gradualità dell'apprendimento;

- la separatezza del flusso comunicativo rispetto all'extrascuola;

- la duplicità dei messaggi educativi poiché la comunicazione scolastica introduce nozioni da acquisire e strumenti per interpretare tali nozioni.

Invece le caratteristiche della cultura multimediale sono le seguenti:

- l'immediatezza dell'informazione;

- la sincronicità degli avvenimenti;

- la multiculturalità delle informazioni veicolate;

- l'interazione dei diversi codici comunicativi;

- l'effetto verità ossia la rappresentazione si identifica con il reale.

L'avvento di questi nuovi mezzi di informazione non solo aumenta la quantità di informazioni disponibili ma soprattutto cambia la qualità della fruizione ridisegnando completamente anche le regole del gioco.

Questo significa che la lingua scritta o parlata nelle nostre aule, per esempio, è ormai diversa da quella parlata alla radio o alla televisione.

La scuola quindi non può non prendere atto di tali cambiamenti pena la perdita di qualsiasi collegamento con realtà vissuta e la conseguente vanificazione di ogni velleità educativa e formativa dell'istituzione stessa.

Quindi è necessario un grosso sforzo di riflessione e di aggiornamento su questi temi da parte del corpo docente, un impegno che deve essere supportato a livello ministeriale da un analogo sforzo per l'adeguamento dei programmi, delle procedure e dell'organizzazione didattica in generale.

La direttiva del MPI n.318/95 relativa al Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche è una prima risposta istituzionale a tali problematiche, una proposta che sicuramente segna una svolta importante sia per le finalità che si propone che per le risorse che vengono destinate a tale scopo, introducendo peraltro elementi di riflessione che vanno ben al di là della mera presa d'atto della evoluzione del progresso tecnologico.

Nell'ambito di tale direttiva è stato varato già nell'a.s.1996/97 il progetto "Multilab" che ha istituito laboratori multimediali collegati in rete in 141 scuole italiane di ogni ordine e grado.

In questo scenario si inserisce inoltre la proposta del Ministro della P.I. Berlinguer che nel dicembre 1996 ha presentato una proposta di riforma della scuola dell'obbligo, progetto che prevede l'estensione dell'obbligo scolastico all'ultimo anno di scuola materna nonché la revisione di tutti i programmi didattici attualmente in vigore ed il rafforzamento delle attività dedicate alla diffusione della cultura informatica e multimediale.

Alla luce di queste considerazioni appare ormai indifferibile avviare una riflessione su questi temi che coinvolga tutti gli operatori scolastici interessati e che porti a definire percorsi metodologici e formativi adeguati sulle problematiche relative alla diffusione della cultura informatica e multimediale nelle scuole.

E' necessario avviare la sperimentazione nella scuola dell'obbligo di curricoli multimediali che si sviluppino in specifici laboratori nei quali si insegni ai bambini, ma prima ancora ai docenti, a padroneggiare l'uso dei diversi mezzi di comunicazione.

Questo tipo di esperienza oltre a ravvivare e aggiornare in generale i percorsi formativi assumerebbe una valenza particolare nei confronti di quei soggetti a rischio di dispersione per i quali l'handicap linguistico potrebbe essere aggirato o addirittura superato dall'uso di mezzi di comunicazione più complessi e comunque in qualche modo più vicini alla realtà del bambino.

Peraltro il carattere stesso di questi itinerari metodologici faciliterebbe enormemente l'approccio multidisciplinare ai contenuti da veicolare.

Immaginiamo il laboratorio multimediale come una sala attrezzata dotata di registratori audio, video, telecamere, televisioni, computer, strumenti musicali dove il docente specialista possa di volta in volta effettuare attività didattiche relative agli ambiti linguistici, scientifici, antropologici cooperando con i docenti titolari di tali discipline appartenenti alla propria scuola o anche alle scuole di ordine immediatamente superiore o inferiore.

Da questo punto di vista tale esperienza si configurerebbe come un vero e proprio sfondo integratore in grado di innescare dinamiche di confronto e di cooperazione tra i diversi curricoli formativi rilanciando con l'attività pratica la ricerca su quella unitarietà del sapere che appare essere ormai l'araba fenice di questo secolo.

Per delineare compiutamente un progetto del genere è necessario, evidentemente, attivare preliminarmente tutta una fase di riflessione e di ricerca circa gli itinerari metodologici e didattici da seguire, riflessione che dovrebbe coinvolgere la struttura scolastica a tutti i livelli.

Punti di riferimento obbligati in questo percorso dovrebbero essere la continuità educativa e la lotta alla dispersione scolastica in sintonia con le più recenti direttive emanate dall'Amministrazione Scolastica.

Inoltre sarebbe necessario prevedere preliminarmente momenti di aggiornamento e di formazione per il personale scolastico interessato a tale esperienza.

La riflessione su questi temi avrebbe una ricaduta immediata nel campo operativo per quanto concerne:

- percorsi di formazione per docenti sul tema della multimedialità;

- itinerari didattici sperimentali per i laboratori multimediali;

- proposte di revisione e aggiornamento degli attuali programmi ministeriali della scuola dell'obbligo inerenti la diffusione della cultura informatica e multimediale nelle scuole.



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