|
|
SCUOLA Prima indagine in Italia sul ''bullismo'' alle superiori. Un ragazzo su due subisce episodi di violenza verbale, psicologica e fisica. Il 33% è una vittima ricorrente dal Redattore Sociale Parolacce, offese e "prese in giro", ma anche
minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono queste gli atti di
bullismo che i ragazzi hanno denunciato più frequentemente nell’ambito
della ricerca dedicata al fenomeno, realizzata dall’associazione
Villa Sant’Ignazio per conto della Provincia di Trento, i cui
risultati vengono presentati oggi. Più del 50% degli intervistati ha dichiarato di essere
stato vittima di episodi di bullismo, risultati più numerosi nella
fascia d'età dei 14 anni, e di questi il 33% sono vittime
ricorrenti. Circa il 24% infatti è stato vittima di un qualche
episodio di prepotenza nei 6 giorni precedenti l’intervista. Di
questi, l’11,6% ha dichiarato di aver subito tali episodi qualche
volta, mentre l’1,7% tutti i giorni. Il gruppo più numeroso che
ha subito prepotenze è quello dei più giovani, sotto i 14 anni.
La prepotenze subite da soggetti della stessa scuola sono
più diffuse tra i maschi mentre sono più numerose le ragazze che
dichiarano di aver subito prepotenze da soggetti non appartenenti
alla stessa scuola.L’episodio di prepotenza non sembra suscitare
tra i presenti reazioni di difesa della vittima. Solo il 15% circa
degli intervistati afferma che gli altri compagni cercano “spesso”
o “sempre” di porre fine alle prepotenze mentre il 15,2% afferma
che ciò accade raramente e il 28,3% qualche volta. Nella
maggioranza dei casi si subisce in silenzio, sia all’interno della
scuola che all’interno della famiglia. Il 28,1% delle vittime
dunque non ha la possibilità o non vuole far partecipe nessuno
delle violenze subite, elaborando da sola strategie per sottrarsi al
ripetersi di tali esperienze e alle loro eventuali conseguenze.
Bullismo: cultura di violenza a scuola La scuola, palestra di apprendimento per la vita, nasconde,
nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza
poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti le sfide più
grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto
le interrogazioni o gli esami, ma i processi di inserimento nel
gruppo dei coetanei e l’intreccio di relazioni con gli
adulti-insegnanti. Ogni scuola ha una sua sub-cultura di convivenza.
Il bisogno di “sentirsi parte”, di essere accolti e valorizzati,
spesso deve essere pagato a caro prezzo da chi per la prima volta
accede agli spazi di vita di una scuola. Il gruppo dominate impone
le sue leggi e i suoi prezzi da pagare per il “diritto di
cittadinanza”. Chi non è disposto ad accettarne le richieste o
non condivide i principi di prepotenza su cui si regge, diventa
bersaglio di persecuzione e anche di violenza.
La scuola del Bullismo Fare e subire prevaricazioni. Il bullismo, un fenomeno in
crescita all’interno della scuola, accomuna allievi di tutto il
mondo fin dai primi anni di scolarizzazione, soprattutto nei paesi
industrializzati e nei contesti urbani. In un’indagine del 1997,
risulta che nelle scuole italiane il bullismo si presenta con valori
elevati, con indici complessivi che vanno dal 41% nella scuola
elementare al 36% in quella media, in rapporto agli alunni che
dichiarano di aver subito prepotenze.
Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001
Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001
Fonte: Villa
S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della
Provincia di Trento, 2001
Bullismo: definizioni del fenomeno "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero
è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente
nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di
uno o più compagni” (Olweus 1996). “Un comportamento da “bullo” è un tipo di azione che
mira deliberatamente a far del male o danneggiare; spesso è
persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è
difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della
maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di
potere e un desiderio di intimidire e dominare” (Sharp e Smith,
1995). L’azione del bullo nei confronti della vittima è
compiuta in modo intenzionale e ripetuto. Per parlare di bullismo
non è sufficiente quindi che si verifichi un singolo episodio di
angheria tra studenti, ma deve instaurarsi una relazione che,
cronicizzandosi, crei dei ruoli definiti: il ruolo di colui che le
prepotenze le subisce (la vittima) e di chi invece le perpetua (il
bullo). Il bullismo implica sempre uno squilibrio in termini di
forza: non si dovrebbe perciò usare questo termine quando due
compagni, all’incirca della stessa forza fisica o psicologica,
litigano o discutono. Per parlare di bullismo è necessario che ci
sia un’asimmetria nella relazione (Olweus, 1996).
Sono 197 gli insegnanti intervistati (54,7% maschi e 45.3%
femmine) di cui il 61% con oltre 20 anni di esperienza
professionale. I dati raccolti confermano che, a parere dei docenti,
vi è un ripetersi frequente di episodi di prepotenza: l’80% del
campione ha denunciato episodi di bullismo e per il 16% degli
intervistati essi avvengono nel proprio centro una o più volte alla
settimana.
Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001
“Fatti valere!” o “Non badarci, cosa vuoi che sia!”:
espressioni comunemente condivise, rivolte spesso a prepotenti o
vittime delle prepotenze, senza entrare nel profondo di un disagio
più grande che porta il nome di "bullismo". Il termine è
entrato nell’uso quotidiano per definire vari comportamenti di
violenza e di sopraffazione, soprattutto in ambito scolastico. L’associazione
Villa Sant’Ignazio ha condotto uno studio sul fenomeno, nell’ambito
provinciale, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo,
con lo scopo di capire meglio, per delineare strategie utili di
contrasto. I risultati della ricerca sono stati presentati oggi,
nell'ambito di un convegno sul tema "Pari ed ìmpari,
prevaricatori e vittime", tuttora in corso. Si tratta della
prima ricerca italiana sul bullismo rivolta a studenti di scuole
superiori, ed è stata voluta dal Servizio Addestramento e
Formazione Professionale della Provincia Autonoma di Trento. Oggetto
di indagine il comportamento di alunni e docenti, per comprendere
anche la diversa percezione del fenomeno. Due le
tipologie di questionari utilizzati, uno per i docenti ed uno per
gli allievi, che lo hanno compilato in classe, con la presenza di
rilevatori appositamente istruiti e previo consenso del direttore e
dei docenti di riferimento. I due questionari sono stati impostati a
domande chiuse, con l’eccezione di una domanda aperta per gli
allievi, ai quali è stato proposto di raccontare brevemente, con le
proprie parole, un episodio di prepotenza subita, agita o osservata. Il progetto è partito nell’autunno 2000 per arrivare
alla fase d’elaborazione dei dati e stesura del rapporto finale
nell’estate scorsa. La ricerca ha coinvolto gli allievi e le
allieve dei 23 Centri di Formazione Professionale della provincia di
Trento. Su 3436 iscritti, 2681 ragazzi hanno risposto al
questionario, in prevalenza maschi (63%). L’età degli studenti
intervistati corrisponde alla fascia adolescenziale, tra i 14 ed i
18 anni; il 57,5% degli allievi intervistato inoltre si colloca
geograficamente tra Trento e Rovereto.
Note: SCUOLA – I ragazzi raccontano: ''Il bullismo peggiore è quello femminile: bisogna soffrire e accettarlo''
Tra i tanti quesiti a domande chiuse gli osservatori della
prima indagine italiana sul ''bullismo'' alle superiori, hanno
voluto inserire una domanda aperta per gli allievi, chiedendo loro
di raccontare brevemente, con le proprie parole, un episodio di
prepotenza subita, osservata o fatta subire. Ne sono emerse denuncie
di violenza verbale e fisica e volti senza nome di tante vittime che
in genere sono persone indifese, che non riescono a reagire, su cui
il “bullo” esercita la propria superiorità sia fisicamente che
psicologicamente.
Il volto giovane del "male di vivere" Una ricerca recente del Centro europeo per l’educazione
segnala come rispetto ai comportamenti violenti quali il vandalismo,
il bullismo, oltre il 70% di un campione di adolescenti ha risposto
di averli praticati. Gli aspri sentieri di minori e adolescenti, il
disagio sociale e l’inadeguatezza di risorse educative e
pedagogiche. Alcune riflessioni. |
La pagina
- Educazione&Scuola©