ZINGARI
(da
IL
Redattore Sociale)
Nella Giornata della memoria Opera Nomadi ha voluto
ricordare i rom e sinti vittime dell’olocausto, “lo sterminio
dimenticato”, con alcune iniziative. nella mattinata del 25
gennaio a partire dalle ore 9, presso la Casa delle Culture (Via di
San Crisogono 45 – Piazza Mastai), si susseguiranno proiezioni,
spettacoli e occasioni di approfondimento sulla vita, la cultura, la
storia dei nomadi attraverso la presentazione di video e
testimonianze.
Tra le iniziative previste la proiezione del video “Zigeuner, lo
sterminio dimenticato” e lo spettacolo “Ti ricordi?…Perché
chi non ha memoria non ha futuro”, una raccolta di testimonianze e
poesie sul Porrajmos (olocausto dimenticato) dei rom e dei sinti,
realizzata dai bambini e ragazzi rom e gagè dalle scuole elementari
e medie di Roma e del laboratorio “Segreti e bugie” della
comunità rom dasikhané. Inoltre esibizioni musicali di giovani
artisti rom del progetto di Formazione Artistica dell’Opera
Nomadi. Alla vita e storia dei Rom, sinti e camminanti e sul
Porrajmos è inoltre dedicata una mostra storico-documentaria e
altre notizie saranno disponibili da libri, audiovisivi e riviste
nei vari punti informativi e banchetti.
Alle ore 11 un corteo partirà dalla Casa delle Culture per
raggiungere Via degli Zingari (Rione Monti), passando per viale
Trastevere e la Sinagoga, ed alle ore 13 una corona confezionata
dalla romnià rudare di Krakujevac, città martire gemellata con
Marzabotto, sarà deposta per ricordare lo sterminio avvenuto lì di
slavi, rom ed ebrei.
Molte altre le iniziative ufficiali nella città di Roma per la
Giornata della memoria a partire da domani, giovedì 24 e fino a
domenica 27. Il Comune di Roma insieme all’Aned ed al Centro di
cultura Ebraica di Roma ha organizzato per il 24 gennaio la
proiezione in anteprima del film “Le radici della memoria”
presso il Teatro Valle alle 9,30, mentre alle 12,30 il sindaco
Walter Veltroni incontrerà i superstiti, le delegazioni della
associazioni dell’Antifascismo, della Resistenza, della
Deportazione e gli studenti nell’aula del Consiglio Comunale.
Il 26 gennaio alle 20,45 sarà proiettato in anteprima per l’Italia
il documentario “Survivors of the shoah visual history foundation”,
mentre il 27 gennaio alle ore 17 sarà presentato di “Etty
Hillesum. Un mondo 'altro' è possibile”, mostra fotografica che
sarà visitabile fino all’1 febbraio.
La
religione e i miti
Il popolo zingaro non ha una propria specifica religione.
Nella sua diaspora secolare si è via via adattato alle religioni
locali, accettandone in qualche modo riti e credenze, per ragioni di
sopravvivenza. Si hanno così zingari ortodossi, cattolici,
musulmani.
Autore/i:Jean Paul Clébert
Testata:Zingarioggi
La
donna Rom
Autore/i:Jean Paul Clébert
Testata:Zingarioggi
Bambini
nomadi, gli ultimi della classe
Gli alunni nomadi che frequentano il sistema scolastico
dalla materna alle superiori sono 8.982 (un nomade per 805 alunni in
Italia) concentrati soprattutto nelle scuole elementari. Alle
superiori arrivano solo poche eccezioni. Questi ed altri dati sono
stati raccolti e diffusi grazie ad una ricerca condotta dal
Ministero della Pubblica Istruzione sulla presenza di alunni
stranieri nelle scuole italiane nell'anno scolastico 1999/2000 in
cui è stata richiesta la specifica rilevazione e analisi della
presenza a livello nazionale degli studenti appartenenti alle
comunità nomadi e la loro dislocazione su tutto il territorio.
Autore/i:a cura della redazione
Testata:Zingarioggi
Gli
zingari in Italia
Rom,
Sinti e Camminanti
Gli
zingari in Italia
Rom, Sinti e Camminanti
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Rom ABRUZZESI e MOLISANI
Estesi anche al nord della Campania e della Puglia, a tutto
il Lazio e con “colonie” in Umbria, Toscana, Emilia,
Veneto, Alto Adige, Lombardia. Fra tutti i rom
centromeridionali giunti a seguito dei profughi arberes'h
(leggi albanesi) immediatamente dopo la battaglia di Kosovo
del 1392, è il gruppo più tradizionalista e che conserva
intatto l'uso della lingua romanì. Loro mestiere
tradizionale era quello dell'allevamento e del commercio di
equini, mentre non risulta una cultura di lavorazione dei
metalli. Molto diffusa tuttora la pratica della
chiromanzia fra le rumrià, che spesso è l'unico
sostentamento delle famiglie.
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Rom NAPOLETANI (detti Napulengre)
Fortemente mimetizzati nel capoluogo, vivono in comunità
nella cintura partenopea e in tutte le altre province
campane; fortemente inseriti fino a trenta anni fa in tutta
l'economia campana, fabbricavano arnesi per la pesca,
praticavano spettacolo ambulante con pony e pianole nelle
ville e nelle piazze, addestravano pappagallini per la
chiromanzia; vivono soprattutto di piccolo commercio
ambulante, ma qualcuno ancora esercita i vecchi mestieri
spesso spingendosi, a piccoli nuclei, nelle regioni
circostanti.
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Rom CILENTANI
Stanziati da secoli nel basso salernitano in diversi
centri, fra i quali una grande comunità, circa 800 rom, si
trova ad Eboli, dove alcune rumrià hanno raggiunto alti
livelli di scolarizzazione fino alla laurea; erano
annoverati, in quanto zingari, fra i mestieri ufficiali del
Cilento per la loro indispensabile arte di riparatori
ambulanti di utensili per la campagna.
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Rom LUCANI
Anche loro in passato grandi allevatori di cavalli, vivono
in tutta la Basilicata con alcune “colonie” nell'Alto
Cosentino, sono le comunità più integrate
nell'economia del sud.
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Rom PUGLIESI
Numerosi in tutta la regione ma soprattutto nel salento, sono del tutto
simili ai loro fratelli lucani, ma con un tenore di vita
più basso; è ancora attiva la produzione artigianale da
parte delle rumrià di piccoli attrezzi in metallo per
l'economia domestica; non rara la gestione di macellerie
equine.
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Rom CALABRESI
Molto numerosi in tutte le province calabresi, con minore densità a
Vibo, sono sicuramente i rom più poveri del nostro paese,
tanto che non meno di 2000 vivono ancora in baraccopoli; in
particolare nel reggino ed in tutto il catanzarese il
livello di vita è più precario degli stessi khorakhanè
bosniaci, a fronte invece di una ottima condizione abitativa
nel cosentino; come attività, hanno abbandonato il
commercio di cavalli e l'attività di fabbri e sono
quasi tutti impegnati nella rottamazione; sono attive però
ben tre cooperative sociali fra Cosenza e Reggio.
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CAMMINANTI SICILIANI
Semi stanziali anche a Milano, Roma e Napoli, sono con i kalderasha fra
gli ultimi nomadi ancora con i vecchi mestieri di arrotino e
ombrellaio e con quello recente di manutenzione delle cucine
a gas; la più grande comunità vive a Noto). Questi sette
gruppi arrivano a circa 30.000 unità
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SINTI GIOSTRAI
L'esame del loro romanès, lascia ragionevolmente dedurre che si tratti
dei primi zingari giunti via terra in Italia all'inizio del
1400, tutti comunque diffusi nelle regioni del centro - nord
e in estate anche nel sud e nelle isole; prendono la
denominazione dalle regioni, i cui dialetti stanno
lentamente soppiantando la lingua romanì: Sinti
Marchigiani, Sinti Emiliani, Sinti Veneti, Sinti Lombardi,
Sinti Piemontesi, Sinti Gackane (leggi Tedeschi). La mancata
dolosa applicazione da parte dei Comuni della Legge Corona
sullo spettacolo viaggiante del 1968, sta facendo scomparire
con loro il più antico dei mestieri zingari, trasformandoli
in rottamatori o venditori di bonsai artificiali. I Sinti
contano circa 30.000 unità.
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Rom HARVATI
Si tratta di Rom immigrati in Italia dal Nord della Jugoslavia, in
conseguenza delle due guerre mondiali e della persecuzione
Ustascia, comunque riconosciuti cittadini Italiani
anch'essi; vivono tutti nel centro-nord in particolare nelle
regioni orientali; i Rom Istriani e Sloveni, già cavallari,
adesso vivono di rottamazione;
i Rom Kalderasha sono invece l'ultimo gruppo dalle
autentiche tradizioni nomadi, riuscendo a praticare tuttora
l'attività millenaria di lucidatori e battitori di metalli
e le rumrià la chiromanzia. Si tratta di 7.000 unità
complessive.
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Rom LOVARA
Consideriamo quei Rom di cittadinanza spagnola o francese che
transitano per periodi molto lunghi in tutta Italia, sia per
motivi economici, che per i raduni del nuovo credo religioso
evangelista; peraltro si contano anche alcuni piccoli gruppi
di Lovara “slavi”, ”svedesi” e apolidi. Non più di
1.000 unità.
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Zingari dell'est europeo in Italia
Gli zingari provenienti dall'est europeo (Polonia, Romania e
soprattutto Jugoslavia) sono circa 40.000.
Si intendono con questo termine
quelle popolazioni zingare giunte in Italia a ondate
successive dal 1967 in poi dal sud della Jugoslavia, in
particolare dalla Bosnia-Erzegovina, dalla Serbia, dal
Kosovo e dalla Macedonia e più di recente anche dalla
Romania, mentre a Novara vive da decenni una comunità di
rom polacchi.
NESSUNO DI LORO E'
più NOMADE sin dal 1946, allorché nei paesi del socialismo
reale fu progressivamente attuata una politica paritaria
della casa
che coinvolse anche i milioni di rom seminomadi.
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ROM KHORAKHANE' (= zingari musulmani)
“Cergarija” (cerga in serbo-croato = tenda) ; giunti nel 1967 a
Milano, vivono in grandi comunità in campi comunali del
Centro-Nord; sono tutti originari della cittadina bosniaca
di Vlasenica. “Crna gora”(= Montenegro), fra di loro gli
ultimi grandi Maestri Ramai, nell'ultimo cinquantennio sono
immigrati in massa in Bosnia, Croazia ed Erzegovina. · “Shiftarija”
e “mangiuppi” (shiftar = aquila, simbolo dell'Albania;
tutti originari del Kosovo, ma con forti nuclei immigrati in
Macedonia e Montenegro); sono su tutto il territorio
nazionale e costituiscono il gruppo di rom extracomunitari
più numeroso ed in forte espansione; sono gli unici
khorakhanè che dispongano di una gerarchia e formazione
religiose. Alcune loro grandi comunità hanno ripreso l'uso
della casa anche in Italia.
“Kaloperija” (provenienti da famiglie miste e legati ai
cergarija).
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ROM DASIKHANE' (cristiano - ortodossi, alla lettera “serbi”) -
KANJARIJA
(e i gruppi affini “mrznarija”,
“busniarija”, “bulgarija”, “arlija” , “bankulesti”)
Come i crna gora per i khorakhanè, sono tutti originari di
una regione (in questo caso la Serbia), ma successivamente
immigrati in altre (Macedonia e Croazia). Sono presenti
(anche da trent'anni) nel centro-nord e nel sud soltanto nel
napoletano e in Sicilia. Fortemente tradizionalisti
nell'organizzazione sociale interna, curano meticolosamente
le alleanze matrimoniali. Soltanto gli Arlija non usano
correntemente la lingua romanì.
RUDARI (parola rumena che corrisponde al latino gens)
sono immigrati in Serbia dalla Romania circa un secolo fa
portandosene l'uso della lingua e abbandonando il romanès.
Erano ursari ed in genere circensi. Sono tutti di Kragujevac
ed in Italia vivono nel centro-nord.
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ROM RUMENI
Scacciati dalla Germania dopo la compravendita marchi/profughi fra il
loro governo post-Caesescu e quello tedesco, provengono da
Craiowa e Timisoara dove nel frattempo molte delle loro case
venivano bruciate dalle bande neonaziste. Sono in una rapida
espansione immigrativa nel nostro Paese. Fra di loro alcuni
complessi di musicisti professionisti che non disdegnano
l'attività artistica di strada. La più grande comunità è
stanziata a Roma.
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Note: Khorakhanè
e dasikhanè sono presenti capillarmente in tutte le regioni
Italiane, fatta eccezione per la Lucania e il Molise. I rom
rumeni non sono più di un migliaio, tutti gli altri sono
dell'ex - Jugoslavia o della Federazione Jugoslava, ivi
compresi i rom profughi di guerra.
Gli Zingari che vivono in Italia sono circa
110.000, la più bassa percentuale in tutta Europa.
Gli Zingari di cittadinanza italiana (fra cui gli
ultimi nomadi) sono circa 70.000.
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Fonte: Opera Nomadi
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