La Creazione di Dio
Tutto è pronto.
La luce fredda di un neon (un lungo stretto cilindro luminoso corre al di sopra delle pareti) riflessa dal soffitto ritorna larga sull'ampia stanza. Al centro un uomo seduto su una poltrona osserva la macchina che segue senza soste i muri. Intorno a lui nessuno spazio vuoto.
Il suo sguardo ritorna. Esita. Di fronte, a pochi metri un tavolo. Su di esso un unico interruttore.
L'uomo veste un lungo camice bianco. Sotto una larga fronte stempiata ha due sopracciglia folte su occhi chiari e stanchi.
China la testa con un lento movimento. Affianca le braccia al torace. Copre il viso con le mani.
Ripensa al lavoro di lunghi anni.
L'analisi, il progetto, i lunghi faticosi esperimenti. Ha seguito con minuziosa paziente difficoltà tutti gli schemi le meravigliose alchimie i labirintici percorsi del cervello umano. Con rispetto e meraviglia (talvolta con un senso di malcelata sufficienza) li ha riprodotti artificialmente attraverso complessi circuiti articolate connessioni.
Ora tutto è pronto. Prova istintivamente ad allungare una mano. Il tavolo è ancora lontano. Sa che per raggiungerlo dovrà alzarsi. Fortunatamente (pensa).
Una volta messa in funzione la macchina non potrà essere arrestata. E' nata per non arrestarsi. Per non dimenticare.
Sarà all'inizio come un gigantesco bambino metallico, bisognerà rispondere ai suoi tanti perché.
Ha già (senza saperlo) alcune nozioni. Dovrà progressivamente riscoprirle. Sarà una costante paziente lettrice. Saprà ascoltare ed apprendere. Sulla base di singole povere conoscenze potrà elaborarne di sue. Le confronterà con i loro effetti. Saprà prevedere comprendere ed aspettare. Potrà risolvere tutti i problemi che le saranno presentati, immagazzinarli farli suoi. Tutte le sue esperienze le saranno sempre insieme presenti.
Probabilmente amerà ed odierà.
Gli anni passeranno ed altri uomini la seguiranno, accudiranno. Le generazioni si susseguiranno senza che la sua memoria magnetica dimentichi abbia una pausa.
Tra i suoi ricordi (un breve gruppo di numeri perso ma sempre presente) ci sarà anche lui, il creatore.
Già, il Creatore. Lui. Dio.
E' la prima volta che ci pensa. Un brivido d'orgoglio lo fa sentire più vivo (da sempre l'uomo crea per sapere, convincersi di esistere).
Lui, Causa Prima, Motore Immobile. Ma una causa cieca che non conosce non sa prevedere gli effetti della sua stessa creazione. Il bene il male. Il piacere il dolore.
Quando il circuito sarà messo in funzione, quando il cuore della macchina inizierà a pulsare (veloce inarrestabile) qualsiasi ipotesi potrà verificarsi, ogni soluzione sarà possibile.
Un senso sottile d'angoscia lo attraversa (piano) lungo la schiena.
Inspira profondamente. Pensa. Forse non è ancora troppo tardi. Ora è ancora possibile arrestare distruggere. Basterebbe creare un limite. Lasciare lo spazio per l'errore. Tutto sarebbe così infinitamente più umano, ancora una volta perfettibile. Rinascerebbe il dubbio.
Il dubbio, la paura dell'errore. Amleto che uccide Polonio. Amleto che gioca la carta antica del teatro, della finzione, perché non sa uccidere Claudio.
Lui l'Uomo, lui Dio, dubita.
Sorride. Solleva la testa. Le dita scivolano lentamente lungo il viso per ricadere stanche sulle gambe. Gli occhi tardano solo pochi istanti a riadattarsi alla luce.
Fissa senza esitazione l'interruttore.
Il paradosso è ora chiaro.
Dal finito l'infinito, dal mortale l'immortale. Il cerchio si chiude torna all'origine.
Si alza. Ora sa cosa fare.
L'uomo deve procedere alla creazione di Dio.
Dario Cillo
in "Uno&Quindici", A. I, n. 9, 1 luglio 1989