Jane Austen
At
the beginning of the 19th century, Jane Austen was one of the novelists of great
talent and the undisputed master of the novel of manners. She
was born at Steventon, Hampshire, a small village in the southwest of England
where her father was rector of the church. She
was educated at home by her father, and showed an interest in literature and
writing very early. Since 1787 she produced a large output of prose and, between
1795 and 1796, she completed Elinor and Marianne, which would became the
basis of Sense and Sensibility, published in1811, and First
Impressions, which became Pride and Prejudice, published in1813. In
1798 she wrote Northanger Abbey. Jane Austen’s novels are based on the premise that there is a vital relationship between manners social behaviour and character. They are usually set in those levels of society where people do not have to struggle for survival and where they are free to develop more or less elaborate roles, code and convention of daily behaviour. Jane remained fully committed to the common sense and moral principles of the previous generation, but checked them through her own direct observation and spontaneous feelings. So the novel of manners explore characters, personal relationships, class distinction and their effect on character and behaviour; the role of money and property in the way people treat each other, in fact her romantic idea of love was usually in conflict with the social code that encourages marriages for money and social standing; the complication of love and friendship within this elaborate social world, even the happy ending is a common element to her novels. What makes them interesting is the concentration on the steps through which the protagonists successfully reach this stage in their lives. In fact the heroine’s reflection after a crisis or climax is a usual feature of the novels because understanding and coming to term with her private feelings allows her personal judgement to establish itself and secures her own moral autonomy. Besides conversation play a central role and the reader needs to be alert and sensitive to the way language is used by different characters, some of whom are blunt, other subtle, and some ironical. Passion and emotions are not expressed directly but more subtly and obliquely. She
probably died of Addison’s disease in Winchester in 1817, and was buried in
Winchester Cathedral. All her novels had been published anonymously; her identity was revealed by her brother Henry. Jane’s fame, however, was already well established: among her contemporaries, Sir Walter Scott was one of the first to realize her greatness in his review of Emma, where he pointed out her “exquisite touch which renders ordinary commonplace things and interesting”.
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Jane Austen, scrittrice di talento che si distinse tra i maggiori romanzieri dell’inizio del XIX secolo, fu l’indiscussa maestra del romanzo di maniera. Nacque nel 1775 a Steventon nell’Hampshire, un paesino nella zona sud-occidentale dell’Inghilterra, dove suo padre era pastore della chiesa. Settimo figlio, Jane trascorse la sua breve vita nel ristretto circolo della sua affezionata famiglia; sua inseparabile compagna fu la sorella Cassandra. Jane fu istruita a casa da suo padre, e mostrò interesse nella letteratura e nella scrittura fin da giovane età, infatti già dal 1787 lavorò ad un’ampia produzione di prosa; tra il 1795 e il 1796, completò Elionor e Marianne, romanzo che sarebbe diventato la base di Senno e Sensibilità, pubblicato nel 1811, e Prime Impressioni che poi diventò Orgoglio e Pregiudizio, pubblicato nel 1813; nel 1798 scrisse L’Abbazia di Northanger. A causa del ritiro
del reverendo Austen dall’attività ecclesiastica, la famiglia si
trasferì a Bath, dove la scrittrice ambientò molti dei suoi romanzi.
Morto George Austen la famiglia si trasferì prima a Southampton poi a
Chawton, paese di campagna nell’Hampshire a poche miglia dal luogo di
nascita di Jane. Lì produsse i suoi lavori più maturi: Mansfield
Park,
Emma e Persuasione, pubblicati rispettivamente nel 1814, 1816, 1818
(quest’ultimo postumo). Pur restando legata ai principi morali della generazione precedente, la Austen riuscì a moderare questa tendenza alla ragione grazie all’osservazione diretta e alla spontaneità dei sentimenti. I suoi romanzi sono generalmente ambientati in quei livelli della società dove la gente non deve combattere per sopravvivere e dove si è liberi di sviluppare ruoli più o meno elaborati e codici di comportamento quotidiano; sono perciò basati sulla premessa che esista una relazione vitale tra le buone maniere nella società e i personaggi. Così il romanzo di maniera esamina: le distinzioni di classe e il loro effetto sui personaggi e sui comportamenti; il ruolo dei soldi e della proprietà nel modo in cui le persone si trattano a vicenda (e per questo la romantica idea di amore di Jane si trovava generalmente in contrasto con il codice sociale che incoraggiava i matrimoni per denaro e per posizione sociale); e le complicazioni dei rapporti d’amore e d’amicizia in questo elaborato mondo sociale. Nonostante ciò il lieto fine è un elemento comune a tutti i suoi romanzi. Ciò che rende questi romanzi particolarmente interessanti è il soffermarsi dell’autrice sui passi attraverso i quali i protagonisti superano con successo un periodo di crisi. La riflessione fa sì che i protagonisti (ed in modo particolare la protagonista) raggiungono una situazione che permetta al loro giudizio personale di affermarsi e perciò di assicurare l’autonomia morale dell’individuo. La conversazione inoltre gioca in questi romanzi un ruolo centrale e il lettore deve fare attenzione al modo in cui il linguaggio è usato dai differenti personaggi, alcuni dei quali sono schietti e sinceri, altri sottili e altri ancora ironici; le passioni e le emozioni non sono espresse direttamente ma più sottilmente e obliquamente. Jane Austen morì nel 1817, probabilmente del Morbo di Addison, e fu sepolta nella cattedrale di Winchester. La fama di Jane era già ben affermata anche se i suoi romanzi erano stati pubblicati anonimamente: tra i suoi contemporanei, Sir Walter Scott fu uno dei primi a realizzare la sua grandezza nella sua recensione di Emma, dove egli notava il suo “squisito tocco che rendeva cose e personaggi ordinari, interessanti”.
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