Ma c'è una "guerra giusta"?
di Dario Cillo
Molto si è detto in questi giorni relativamente al concetto di guerra "giusta".
Questa guerra è profondamente "ingiusta", per due ordini di motivi, diversi e complementari.
1) Essa è "ingiusta", in primo luogo, per
motivi relativi e contingenti.
Con lo scontro di questi giorni si sta consolidando e sta trovando
conferma storica l'immagine, non del tutto ingiustificata, di
una guerra tra un occidente ricco e industrializzato ed un
mondo, che è, non dimentichiamolo, espressione chiara
della nostra cattiva coscienza di mercanti d'armi e di sfruttatori
di risorse fisiche ed umane.
Da questa guerra non nasceranno comunque soluzioni al problema
mediorientale, ma solo altre più profonde ed insolubili
contraddizioni ed incomprensioni.
2) Essa è "ingiusta", soprattutto, per un criterio
assoluto ed oggettivo, proprio in quanto 'guerra', in quanto atto
di violenza reciproca generata dall'insufficienza e dal tracollo
del diritto.
Dopo decenni di 'cultura della pace' viene chiesto oggi a gran
parte del mondo occidentale, abituato ormai a considerare come
unico, inviolabile, il diritto alla vita per ogni singolo individuo,
di accettare come "inevitabile" e "giusto",
lo scenario di morte, distruzione e sterminio di questi giorni.
Nel suo ultimo romanzo, Baol, Stefano Benni narra, tra l'altro, di una guerra, quella contro gli Shama, interamente inventata da appositi 'compositori di realtà', attraverso sofisticati computers, per la gioia ed il senso patriottico dei teledipendenti dell'ultimo decennio del millennio.
Davanti a questa guerra in cui ci sembra di sapere e vedere tutto, ma della quale i mass-media non ci hanno opportunamente mostrato ancora nulla, potremmo cadere nel rischio contrario.
Potremmo credere (molti vorrebbero che lo pensassimo) che si tratta solo di un nuovo, innocuo, gigantesco videogame, in cui un potenziale esplosivo, superiore a quello che mai la storia ricordi, caduto su spazi delimitati e densamente popolati, riesca ad evitare miracolosamente (scientificamente) case e persone.
Provo dolore e pena al pensiero di ciò che scopriremo
quando ormai sarà troppo tardi.