di Dario Cillo
L'argomento che stiamo per affrontare è per sua stessa natura particolarmente vasto e complesso. Sarà quindi necessario fare una breve premessa che indichi limiti, scopi ed intenzionalità di quanto verrà qui considerato.
Lo faremo attraverso alcune semplici domande cui corrisponderanno delle risposte più articolate e, nei limiti del possibile, esaurienti.
Il primo problema che dovremo affrontare sarà quello di inquadrare e comprendere il significato stesso dell'oggetto del nostro lavoro. In altre parole sarà necessario porsi la domanda:
Esiste poi un secondo ordine di problemi legato ad una delle caratteristiche, volontariamente od involontariamente, proprie del fatto poetico: la sua valenza essenzialmente educativa. Sarà quindi necessario chiedersi:
Un terzo ordine di problemi, legato alla domanda "Come si insegna la poesia?", affine ai precedenti ma con particolari caratteristiche di natura didattica, sarà più avanti sviluppato da altri colleghi.
1. Che cos'è la poesia
Come sempre la definizione di termini e, di conseguenza, di concetti troppo spesso usati e giudicati semplici proprio per la loro apparente domesticità (come, in campo estetico 'bello' e/o 'brutto', in campo morale 'bene' e/o 'male'), risulta sempre quanto mai difficile e articolata quando si cerchi di assegnare a tali lemmi una connotazione più precisa.
Un primo aiuto può venirci da un qualsiasi dizionario della lingua italiana:
a) In senso generale: arte e tecnica dell'esprimere in versi una determinata visione del mondo.
b) In senso estetico: lo stesso stile di un autore.
Queste prime informazioni sono certamente ancora insufficienti e troppo generiche e possono essere limitative, come nel caso di a) (vd. il concetto di prosa poetica), o al contrario, come nel caso di b), ugualmente valide per qualsivoglia genere artistico (per esempio 'la poesia di un brano musicale' o 'la poesia di un film', ecc.).
Più utile sembra il contributo che ci proviene da un rapido riferimento alla storia stessa della parola:
c) In senso etimologico: dal latino poesis a sua volta dal greco poiesis, nome d'azione di poiein che ha il significato di 'fare', 'creare'.
Ne deriva che la poesia ha insito fin dalla sua origine semantica un carattere prevalentemente operativo; l'atto poetico è innanzitutto un atto creativo e fattuale.
Si tratta chiaramente di una fattualità intesa in senso lato che ha anzi la necessità di essere accolta, ricevuta da qualcuno perché possa realmente manifestarsi, farsi 'cosa', realizzarsi.
Il solo processo attraverso il quale tale operatività si concretizza è la comunicazione.
Può essere utile a questo punto rivedere lo schema della comunicazione proposto da Roman Jakobson nell'Essays de linguistique générale (1963):
ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA COMUNICAZIONE 3) MESSAGGIO 4) CONTESTO O REFERENTE ----------------------------- 1) EMITTENTE >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> 2) RICEVENTE ----------------------------- 5) CANALE O CONTATTO 6) CODICE
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Lo schema sopra proposto potrebbe essere letto, nel nostro caso, nella maniera seguente:
"un determinato autore (EMITTENTE) usa la scrittura (CANALE) ed una particolare lingua (CODICE) per trattare, in una particolareforma (MESSAGGIO), uno o più argomenti per lui importanti (CONTESTO) che saranno letti ed acquisiti da uno o più lettori (RICEVENTE) che condividono la sua stessa lingua ed alcuni elementi fondamentali per comprendere ciò che egli ha scritto".
Così trasformato il nostro schema rimane sempre e comunque troppo generico e potrebbe essere applicato ad una qualsiasi narrazione in prosa o poesia di natura biografica, epistolare, critica ecc.
Per fare un ulteriore passo avanti dobbiamo allora far acquisire ad uno dei suddetti elementi un valore fondamentale in modo che la stessa comunicazione possa conseguire una sua particolare funzione:
FUNZIONI COMUNICATIVE 3) POETICA 4) REFERENZIALE 1) EMOTIVA --------------------------------- 2) CONATIVA 5) FATICA 6) METALINGUISTICA
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Nel quadro del suo modello delle funzioni comunicative Jakobson ci fa comprendere che ciò che garantisce la vera base di una forma poetica o, meglio, la sua funzione in un contesto comunicativo, è il rapporto indissolubile (principio di equivalenza) fra piano semantico (significato) e fonetico (significante) dei segni che formano il messaggio.
La funzione poetica e, quindi, la poesia come atto comunicativo si realizzano esclusivamente quando ad un determinato piano contenutistico corrisponde un altrettanto preciso piano formale.
Potremmo così concludere questa prima parte affermando che:
la poesia è una forma creativa di comunicazione tra individui, lontani nello spazio e/o nel tempo, ma riavvicinati da problematiche e contenuti che determinano forma e regole di talecomunicazione e ne sono a loro volta determinati.
Anche la nostra definizione pecca per genericità e non può certo considerarsi esaustiva, ma la sua elaborazione ci ha permesso di presentare ed isolare al tempo stesso alcuni problemi nuovi:
1) la poesia è un canale preferenziale ed unilaterale di comunicazione tra due soggettività (dall'EMITTENTE al RICEVENTE);
2) la poesia nel suo senso più ampio e complesso è un atto creativo (poièin);
3) la poesia consiste in un atto formale (MESSAGGIO) che ha però ragion d'essere solo in quanto portatore di contenuti costantemente e volutamente arricchiti dalla forma in cui sono presentati.
Questi temi saranno al centro della nostra attenzione più avanti aiutandoci a cercare una risposta alla domanda: "Che cosa ci insegna la poesia?"
2. Che cosa ci insegna la poesia?
L'uomo ha adottato la poesia come uno dei primi strumenti per comunicare in forma artistica e con scopi educativi.
E' innegabile infatti che le prime grandi opere del passato come, a puro titolo di esempio, l'Iliade e l'Odissea, non avessero solo fini estetici o storici, ma si proponessero come veicoli di diffusione di particolari modelli pedagogici atti alla formazione dell'individuo e del cittadino.
Dobbiamo innanzitutto distinguere tra una poesia in cui tali particolari fini sono volutamente presentati come prioritari (poesia didascalica) da una in cui, al contrario, essi emergono, in maniera forse ancora più incisiva, proprio per il loro carattere inconscio.
Trascureremo di parlare in maniera separata della poesia didascalica, in cui il gioco didattico-comunicativo appare sin troppo evidente, per considerare invece gli essenziali e spesso inavvertiti risultati pedagogici che la poesia in genere riesce a raggiungere.
Abbiamo già accennato al particolare rapporto-vincolo che lega il soggetto 'autore' al soggetto 'lettore'.
Il primo elabora e trasfonde una serie particolare di stati d'animo ed emozioni personali in una 'forma poetica'; il secondo, una volta in contatto col prodotto del primo, deve procedere ad una serie di operazioni:
A) alla decodifica del messaggio poetico;
B) alla comprensione logica, estetica ed emotiva dello stesso;
C) alla risposta comunicativa che chiude e riapre in senso opposto la comunicazione.
Procedendo con ordine ci rendiamo conto che ad ognuno di questi momenti corrisponde uno specifico processo di istruzione e educazione.
Il lettore deve possedere, arricchire o acquisire:
A) competenze linguistiche, stilistiche e retoriche che gli permettano di affrontare la decodifica;
B.1) strutture logico-semantiche,
B.2) gusto estetico,
B.3) sensibilità emotiva che lo possano condurre alla comprensione;
C) strumenti atti a consentirgli di invertire la polarità della comunicazione diventando egli stesso EMITTENTE.
La poesia perde così, nel momento della fruizione, le sue caratteristiche di passivo 'oggetto' della creazione, manifestandosi come vero e proprio strumento educativo e, quindi, come 'soggetto' creativo.
La poesia diventa quindi:
A) educazione linguistica e stilistica:
il lettore acquisisce le regole fondamentali del fare poesia, il senso del suono e della grafia, comprende e fa proprie le scelte formali operate dall'autore;
B.1) educazione cognitiva:
tutti i processi cognitivi, dai fondamentali strumenti logici, al pensiero produttivo ed alla capacità di astrazione ed immaginazione (operazioni mentali astratte, pensiero convergente e divergente) sono ricostruiti e potenziati attraverso la comprensione della polisemia e dell'innata stratificazione del linguaggio poetico;
B.2) educazione estetica:
si sviluppa il senso del gusto ed una vera e propria educazione dei sensi che porta il lettore verso la comprensione del 'punto di vista';
B.3) educazione emotiva:
viene coinvolta l'intera sfera emotiva, sviluppata la capacità di comprendere le sfumature dei sentimenti e le ragioni dell'altro, facilitando il superamento dei preconcetti ed il rinforzo emotivo verso lo stesso testo e verso la lettura in generale;
la particolare combinazione degli elementi elencati in A) e B) crea poi nel lettore, grazie all'acquisizione dell'accordo tra significato e significante, la sensibilità estetica e la partecipazione emotiva, profondi ed istintivi legami mnemonici;
C) educazione alla creatività:
il lettore, distante dall'autore a livello spaziale e spesso temporale, è costretto per tal motivo, dopo aver sviluppato tutti gli strumenti sopra indicati per recepire il suo messaggio e nell'impossibilità materiale di procedere ad un ritorno comunicativo reale (feedback), a rielaborarlo in se stesso, a farlo proprio.
Questo particolare processo comunicativo 'spezzato' (comune in genere a tutte le opere artistiche e letterarie) mette in atto quella che abbiamo già indicato come una delle valenze fondamentali della poesia: l'essere per sua stessa natura un fatto creativo, inteso ora però non solo come 'oggetto' e 'soggetto' del fare poetico ma, ancor più, come 'stimolo' alla creatività.
E' questo il momento certamente più affascinante del 'fare' poetico.
Il lettore in possesso degli strumenti sopra indicati diventa a sua volta autore, la poesia si rigenera, rinasce da se stessa, il percorso ricomincia ed infinitamente si ripropone...
In una nota poesia, tratta dalla raccolta Foglie d'erba (Leaves of Grass, 1855), il grande poeta americano WaltWhitman (1819-1892), interrogatosi sul perché della vita, così si rispondeva:
in La casa della Poesia. Scrittori per gioco III, Liceo Pedagogico Sperimentale, Cisternino (Br), 1990
in Inter.net n. 72, ottobre 2001