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Il vero Gesù * di Antonio Stanca
Alle domande dell’Augias il Pesce risponde mostrando non solo le proprie ampie, approfondite conoscenze ma anche quelle dei molti altri studiosi che cita e che sono contemporanei o del passato vicino e lontano. Ogni volta l’argomento risulta notevolmente ampliato, spiegato, chiarito dalle risposte dello studioso e queste muovono l’Augias verso altre, più particolari, domande. Si crea un movimento che va oltre la storia del personaggio in esame, Gesù, oltre la geografia della sua terra poiché accoglie anche quanto succedeva, si pensava, si faceva a distanza, quanto di leggendario, di mitico si è creato, è circolato intorno. Ci si ferma solo quando un principio, una verità, un valore appaiono raggiunti, acquisiti. La tendenza seguita da chi pone i quesiti è convinzione per chi vi risponde: prima che della Chiesa cattolica Gesù ha fatto parte di una famiglia fra le tante, è vissuto tra i villaggi, le strade, le piazze, le persone d’Israele, prima che idea di molti la sua è stata realtà di pochi, prima che Dio è stato uomo. E uomo ebreo che degli ebrei ha vissuto e sofferto la situazione storica del momento, l’occupazione romana della Palestina, ha risentito nei costumi, nella religione e in quanto da essa richiesto nei pensieri e nelle azioni. Gesù non è venuto, vogliono dimostrare i due autori del libro, per trasformare, sconvolgere quanto esisteva ma solo per migliorarlo tramite un messaggio di pace e di bene, per ridurre, eliminare i gravi disagi materiali e morali sofferti dal suo popolo. Egli era uno dei tanti predicatori ai quali allora in quei luoghi si assisteva e solo un caso è stato che la sua parola abbia avuto maggiore fortuna, un caso spiegato con i discepoli che l’hanno continuata, diffusa, difesa fino a farne un’altra religione. Gesù non ha avuto simili intenzioni, non ha pensato alla sua come ad una futura, nuova dottrina perché dal passato, dalla tradizione civile e religiosa del suo paese, dalle profezie della Bibbia, del Vecchio Testamento si è sentito ispirato, mosso a predicare, agire, soffrire. Voleva solo cambiare lo stato attuale delle cose come volevano tanti predicatori d’allora e come ad essi nemmeno a lui riuscì anche se a differenza del loro il suo messaggio non fu dimenticato ma riportato, scritto in tanti testi oltre che nei Vangeli, continuato fino ai nostri giorni, trasformato in una religione senza confini. Ma è successo pure che nelle scritture che seguirono di quell’antica figura e vicenda si siano persi i caratteri primari, distintivi, autentici, che molto sia stato cambiato, aggiunto secondo le convinzioni, le circostanze di chi scriveva. Questo Augias, insieme al Pesce, vuole segnalare nel libro su Gesù, vuole recuperare la nuda, semplice verità dei fatti ed essere riuscito in un compito così arduo è stato possibile solo con l’aiuto di uno studioso che non si mostra sorpreso da nessuna delle sue domande. Con facilità e chiarezza vi risponde e fa dell’opera un lavoro degno di nota poiché svolge in modo quanto mai semplice problemi piuttosto difficili e sui quali non si finirà mai di discutere. * in "Segni e comprensione"; Università del Salento; Maggio-Agosto 2008 |
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