Tra due
realtà
di Antonio
Stanca
Nel
2008 fu pubblicato dallo scrittore americano Paul Auster
“Uomo nel buio”, romanzo che nel 2010 è comparso in Italia
tradotto da Massimo Bocchiola per conto della casa editrice Einaudi di
Torino (pp. 152, € 10,00). Auster è nato nel 1947 a Newark (New Jersey) in
una famiglia di agiate condizioni economiche, ha trascorso l’infanzia
nei sobborghi di Newark, a diciotto anni è andato a vivere con la madre
quando i genitori si sono separati. Iscrittosi alla Columbia University
si laurerà nel 1970 e fino ad allora e dopo sarà parecchie volte in
Europa, in particolare in Francia a Parigi. Per mantenersi farà il
traduttore, scriverà articoli, recensioni per giornali e riviste, atti
unici per il teatro, soggetti per film muti, pubblicherà poesie, aveva
cominciato a scrivere versi a dodici anni, presenterà un gioco di carte
da lui inventato alla Fiera del Giocattolo di New York, s’imbarcherà
come marinaio: di tutto farà, in molti posti si troverà durante un
vagabondaggio che durerà più di dieci anni e che non si concluderà
neanche col primo matrimonio con Lydia Davis poiché da questa si
separerà. Solo a partire dalla fine degli anni ’70, dopo che si sarà
risposato con Siri Hustvedt, Auster sembrerà approdare al “lavoro verso
cui intimamente” aveva sempre teso, la scrittura. Primi romanzi saranno
“Squeeze Play” e “L’invenzione della solitudine” ma il successo arriverà
nel 1987 con “La trilogia di New York” che comprende “Città di vetro”,
“Spettri” e “La stanza chiusa”. Con quest’opera la fama di Auster
supererà i confini nazionali e farà di lui il maestro del “giallo
filosofico”, di una narrazione, cioè, dove le situazioni, gli ambienti
risultano sospesi tra tempi, piani diversi, le persone private della
loro identità, perse tra indagini incomprensibili, isolate ed esposte ai
voleri del caso. Una maniera particolare per mostrare quanto avviene in
America lontano dai clamori della gran vita, dalle esibizioni di forza
militare, di potenza economica, per dire della gente che di tanto non
partecipa e per la quale vivere è un problema non solo economico ma
anche morale. Sono tante le circostanze che Auster vuole evidenziare con
i suoi romanzi, tante le persone che vuole far parlare da giungere quasi
necessariamente al suo particolare genere narrativo, ad una scrittura
che va oltre la realtà, oltre il presente, moltiplica le figure, le
azioni dei personaggi, accoglie gli innumerevoli risvolti che il caso
può assumere. Non è l’America dei poveri ma quella degli esclusi, di
coloro che hanno problemi di scambio, comunicazione, comprensione,
inserimento, affermazione, che non si ritrovano con gli altri tramite
valori comuni. In Auster ognuno rimane solo, procede per proprio conto,
cerca, forma la sua vita senza mai essere sicuro poiché molto di
diverso, di contrario gli succede di là da ogni previsione o
prevenzione. L’americano delle narrazioni di Auster è quello esposto a
continui pericoli, sospeso nel vuoto. La nota della sua scrittura è
quella degli ambienti enigmatici, dei personaggi isolati, delle vicende
accidentali, fortuite. Così in “Uomo nel buio”, dove l’autore vuole
mostrare come la solitudine, l’insonnia del vecchio critico letterario
August Brill, e soprattutto le gravi situazioni che di recente gli sono
occorse, la morte della moglie, l’incidente stradale che lo ha reso
invalido e costretto a vivere nella casa della figlia, la separazione di
questa dal marito, la tragica morte del fidanzato della nipote, lo
abbiano mosso ad immaginare di evadere da esse e scrivere un romanzo che
narri di una guerra civile scoppiata in America intorno all’anno 2000,
subito dopo le prime elezioni del presidente Bush. Quando la guerra è
cominciata da alcuni anni e molti danni ha apportato oscuri personaggi
si muovono per ordire un attentato che ad essa ponga fine. Hanno privato
della sua identità un cittadino americano e marito esemplare, Owen Brick,
perché hanno stabilito che dovrà essere lui a compiere l’azione
terroristica. Nonostante la sua iniziale contrarietà Brick perderà la
possibilità di decidere e sarà costretto ad ubbidire. Ma finirà ucciso
dai nemici prima che possa uccidere. Questo farà rientrare il suo
inventore Brill nella realtà, lo riporterà ai suoi rapporti con la
figlia, con la nipote, ai discorsi con esse, ai pensieri, ai ricordi di
quanto ha fatto e fa parte della sua vita. Vano è stato il tentativo di
evadere da questa, dai suoi problemi, di immaginare un’altra realtà. E’
stato un percorso lungo durante il quale i due piani, il reale e
l’immaginario, si sono alternati e a volte intrecciati mostrando di
avere gli stessi problemi. Alla fine, però, la verità ha vinto
sull’invenzione ed ha richiamato ai primi problemi.
Abile il linguaggio dell’Auster si è rivelato nel dire
di tante situazioni particolari, di tanti passaggi strani, nel rendere
aspetti così reconditi del pensiero, dell’animo umano. E’ un autore
attirato dalle trame intricate ma non vi rimane irretito ché riesce a
controllarle, costruirle ed esporle in modo che scorrano.
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