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Un caso complicato
(Tra arte e vita)

 

"Immensa nudità" è il titolo dell’ultima raccolta di versi di Gaetano Avena, poeta pugliese nato a Bitonto, in provincia di Bari, nel 1938 e per anni operante nel bergamasco dove ha insegnato Letteratura italiana e latina nei licei. L'opera è comparsa in Edizioni dal Sud – Modugno (Bari) – nel Marzo di quest’anno e contiene un numero limitato di liriche anche se di notevole lunghezza. E’ la prima volta, nella sua produzione, che il poeta si presenta col componimento lungo, genere in Italia già sperimentato e variamente realizzato da parte di autori soprattutto moderni. Ora, però, con l’Avena è dato assistere ad un’applicazione particolare di tale modulo stilistico giacchè mentre in altri poeti esso ha generalmente comportato una riduzione dei temi, modi, toni della lirica, un loro adattamento al livello richiesto dalla narrazione, alla misura del racconto, in "Immensa nudità" questo non avviene dal momento che l’autore mostra di non voler rinunciare neanche qui a quegli elementi o aspetti di contenuto e di forma che erano stati della sua precedente poesia. Come in quella pure in questa egli usa immagini fortemente espressive, crea suggestivi effetti di luce, colore, suono attingendo al mondo naturale, animale, vegetale, è spesso allusivo, si pone i problemi del senso, del significato della vita, della morte, di Dio, scopre collegamenti con eventi memorabili o personaggi emblematici del passato più lontano o più vicino, si dichiara erede ed interprete degli eterni ideali dell’umanità quali la bellezza, la verità, la purezza, l’amore, li ritiene assoluti e gli unici degni d’arte, sperimenta combinazioni linguistiche tra le più ardite onde fare della poesia la voce immediata dell’anima, il riflesso fedele dei sentimenti. Tuttavia anche questi come gli altri suoi versi risultano percorsi da una vena d’insoddisfazione, d’inquietudine, da uno stato di tensione che non permette loro di essere completamente o soltanto poesia, arte, di levarsi, cioè, su ogni contingenza, di assurgere ad una totale trascendenza poiché li frena facendoli cedere al risentimento, al rancore per qualcosa che nella vita di chi scrive è mancato o è rimasto incompiuto o è finito. Ne consegue un’opera in continuazione sospesa tra gli innalzamenti dell’idea ed i richiami della realtà e che generalmente assume il tono di un’accorata confessione, di un’aperta dichiarazione della pena sofferta da un artista che si sente escluso dai rapporti individuali e sociali, sconfitto dalle circostanze. "Immensa nudità" è l’ennesima espressione di un dolore, di un dramma già comparsi nelle precedenti raccolte, quelli dell’uomo solo nell’immensità della vita, dell’anima delusa da ogni tentativo di stare con gli altri. Di questa angosciosa condizione dell’Avena ci sono cause prossime quali l’incomprensione dell’opinione pubblica per la sua omosessualità e remote quali l’indifferenza del mondo moderno, sempre più invaso dalla materia, per i valori dello spirito di cui egli, poeta, si sente depositario. Rifiutato, ignorato da tutto e da tutti egli lotta contro tutto e tutti e fa della poesia le tappe di questo esteso e interminabile scontro. Un diario si potrebbe dire dei suoi versi, una registrazione fedele non di vicende o azioni ma dei pensieri e sentimenti a quelle conseguenti e sempre improntati all’amarezza, delusione, disperazione per una speranza tradita, una felicità interrotta, una possibilità svanita. Nella poesia, tuttavia, la tensione provocata da simile stato d’animo risulta piuttosto contenuta per via dell’elaborazione formale mentre nella prosa, tranne alcune brevi favole di carattere allegorico essa trabocca in rabbia, diventa violenza anche verbale, si trasforma in accusa diretta per un problema personale, in estesa polemica per una questione collettiva. Non c’è mai compromesso o rassegnazione in Avena ma solo conflitto tra sè e gli altri e la vita e il mondo chè "diverso", "unico" egli si sente tra la dilagante mediocrità. A questa vengono da lui opposti i valori dell’idea, della cui difesa si sente responsabile e la cui diffusione pensa che servirebbe per una vita ed una società nuove, liberate dall’immanenza e proiettate verso una dimensione superiore.

Una vita come l’arte persegue l’Avena senza accorgersi di essersi immesso in una lotta impari, in un contrasto senza possibilità di soluzione e di sacrificare, in tale affannosa e accanita contesa, molti di quegli esiti artistici di cui la sua poesia si mostra capace e che conseguirebbe se avvenisse quel distacco dalle "cose terrene", "quell’assenza" necessaria perché l’arte si manifesti nella sua pienezza. A tal fine serve che l’artista superi la sua individualità ed i problemi ad essa legati, ne faccia un elemento della propria maturazione e proceda in un percorso che li contenga senza manifestarli ad ogni istante ed ambisca a sviluppi diversi. Invece per l’Avena i suoi problemi sono sempre e tristemente presenti e da qui la tensione nelle sue opere. Più uomo che poeta si potrebbe dire di lui, più vicino alla vita, che lo tortura e che vorrebbe cambiare, che all’arte, che lo potrebbe redimere. Del resto non è facile trascendere o sublimare completamente un problema quando lo si vive come un dramma concreto, come un motivo di perenne incomprensione ed esclusione. Un caso complicato quello dell’Avena ed essendo la sua opera la traduzione di tale complicazione non si può che rimpiangere come sarebbe stata senza di essa.

Antonio Stanca

Roma – 30 Novembre 2000


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