Nell’uomo
il rimedio
di Antonio Stanca
A
Marzo 2007 risale la terza edizione, nell’Universale Economica
Feltrinelli, de “Il corpo sa tutto”, breve raccolta di racconti della
quarantatreenne scrittrice giapponese Banana Yoshimoto. Figlia del noto
critico letterario e poeta Takaaki Yoshimoto nasce a Tokio nel 1964, nel
1987 si diploma in arte e letteratura presso la Nihon University di
Tokio, sostituisce il nome di Mahoko con quello di Banana, prepara i
primi racconti e intanto fa la cameriera. Nel 1988, a ventiquattro anni,
pubblica il romanzo “Kitchen”, col quale riporta un successo che supera
i confini del Giappone e che verrà tradotto in molte lingue. Nell’opera
la Yoshimoto rappresenta una parte della casa, la cucina, come il luogo
più importante di essa poiché più idoneo a ritrovarsi tra famigliari,
scambiarsi le proprie esperienze, confessarsi, riscoprire e rafforzare
gli affetti domestici. Compare anche uno dei temi che saranno propri
della produzione della scrittrice, quello della solitudine giovanile, e
si nota lo stile che rimarrà suo fino ad oggi e la renderà
inconfondibile. Semplice, chiara, scorrevole, fatta di periodi brevi e
intensi, sarà così la sua scrittura, sarà la traduzione letteraria di un
linguaggio attinto alle tradizioni popolari giapponesi, ai fumetti
manga. Ardua, invece, si mostrerà la Yoshimoto nei temi: la solitudine,
le sofferenze dell’età giovanile, l’amore, il sesso, i difficili
rapporti coniugali o tra genitori e figli, il lavoro, la malattia, la
morte saranno gli argomenti preferiti, quelli che la distingueranno nel
contesto della moderna letteratura giapponese poiché trattati per la
prima volta con coraggio e chiarezza. Anche nei racconti de “Il corpo sa
tutto” la Yoshimoto ritorna sui suoi contenuti e mostra il suo stile.
Anche qui in maniera libera, facile si dice di giovani, soprattutto
ragazze, che s’innamorano, si legano, si lasciano, si ammalano, di
genitori che non si capiscono, non comunicano, si separano, si scontrano
con i figli, di sorelle completamente diverse, di amiche che tradiscono,
di situazioni complicate, difficili, incomprensibili e, tuttavia, si
tende a risolverle, a trovarvi un rimedio. Pure quest’aspirazione della
Yoshimoto viene da lontano, dai suoi primi lavori, è un motivo che li
segna e contribuisce a farne un “caso” nell’ampio panorama della
letteratura contemporanea. In esso la scrittrice va considerata una
figura di rilievo fin dai tempi di “Kitchen” giacché le sue storie
superano i confini del posto dove sono ambientate, si estendono ai
problemi di ogni individuo e società dei nostri tempi, vogliono
denunciarli ma anche risolverli e, fatto ancor più singolare, cercano
nell’uomo, nelle sue qualità migliori, la possibilità di una soluzione.
La virtù come buon senso, ragione, misura, equilibrio, pensiero onesto,
sentimento sincero, generoso, affettuoso, amoroso, alla fine prevarrà
sul dramma, il bisogno di ritrovarsi, riunirsi supererà i contrasti, le
divisioni, le separazioni, il bene vincerà sul male, il vero sul falso.
Non è più un’opera di letteratura quella della Yoshimoto ma un messaggio
di altissimo valore morale e spirituale, un richiamo di carattere umano
e sociale, una voce che vuole giungere lontano, a tutti e per questo usa
parole semplici, chiare. |