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Gli inglesi
di Barr
di Antonio Stanca
Cronista,
giornalista, insegnante, animatore culturale, redattore, scrittore di
saggi, romanzi e racconti è stato Robert Barr. E’ nato a Glasgow nel
1849 ed è morto nei pressi di Londra nel 1912. Da bambino era emigrato,
insieme alla famiglia, in Canada dove aveva compiuto gli studi ed
iniziato la sua attività di docente. Nel 1876 comincia a collaborare con
il giornale “Detroit Free Press”, lascia l’insegnamento, si trasferisce
negli Stati Uniti e diviene redattore del giornale. Nel 1881 si
stabilisce a Londra dove stringe rapporti con gli ambienti culturali
della città e con i maggiori autori del momento quali Jerome K. Jerome,
Arthur Conan Doyle e Rudyard Kipling. Insieme formano una comunità
letteraria, creano l’edizione inglese del settimanale “Detroit Free
Press” e perseguono gli obiettivi di una “stampa libera”, volta a
rinnovare le vecchie concezioni letterarie. Pure con loro sarà Barr
quando nel 1892 fonderà la rivista mensile “The Idler”, che avrà
successo per la novità dei contenuti e le libertà dell’espressione. Nel
1895, però, Barr lascia il suo impegno presso la rivista e si dedica
esclusivamente all’attività letteraria. In verità alcuni prodotti di
questa erano già comparsi negli anni precedenti, nel 1892 con “Le
avventure di Sherlaw Kombs”, dove molto abile si era mostrato l’autore
nel fare la parodia del famoso Sherlock Holmes del Doyle, e nel 1893 con
il primo romanzo “Nel bel mezzo di Allarmi”, dove aveva ricostruito, in
chiave comica, le vicende dello scontro avvenuto a metà ‘800 tra gli
inglesi e gli affiliati alla società segreta irlandese dei feniani che
erano contrari al dominio inglese sull’isola. In seguito Barr scriverà altri romanzi di carattere
storico, altri di carattere sociale, sentimentale mentre il genere
preferito per i racconti sarà quello poliziesco. Sarà uno scrittore
vario, prolifico il “corpulento e barbuto” Robert Barr quasi volesse
esprimere con la scrittura le energie del suo corpo, la forza del suo
spirito. La sua narrativa vuol dire di tutto e giungere a tutti e nella
vena umoristica trova il modo migliore per farlo. Questa, dovuta anche
al suo innato ottimismo, riduce ogni situazione e l’avvicina al lettore,
rende popolare la letteratura. Era quanto Barr si
proponeva nei saggi e tramite il giornale e la rivista ed un
esempio di tale aspirazione è il breve racconto “L’indizio dei cucchiai
d’argento” compreso nella raccolta “I trionfi di Eugène Valmont” del
1906 ed ora ristampato nella “Biblioteca di Repubblica – L’Espresso”,
Gruppo Editoriale L’Espresso S.p.A., Roma 2010, che particolare
interesse sta mostrando verso gli autori di lingua inglese. In esso
ritorna il protagonista dei racconti polizieschi di Barr, Eugène Valmont,
ex funzionario di polizia parigino e adesso investigatore privato a
Londra. Egli è così abile nel districare situazioni complicate da
essersi convinto di possedere qualità superiori agli altri e soprattutto
a quegli inglesi presso i quali è venuto a trovarsi e dei quali non
condivide molti gusti. Anche questa volta riuscirà a scoprire il
colpevole del furto di cento sterline grazie ad una logica ferrea e
attenta ad ogni particolare della situazione esaminata. Il francese
Valmont svela il malcostume degli inglesi e tramite lui è lo scozzese
Barr a scoprire i vizi, i difetti, le colpe della società inglese, ad
evidenziare il bisogno per essa di una regola, di una ragione diversa da
quella diffusa. L’Inghilterra che Barr aveva preferito come ultima meta
della sua vita e della sua fervida attività, l’Inghilterra dove tanto si
era adoperato per migliorare, rinnovare le condizioni culturali, tanto
aveva scritto, tanti rapporti aveva cercato con
intellettuali ed autori, era anche quella di una società rimasta
a lui estranea e che, perciò, avversava. Soprattutto nei racconti
sarebbe emersa questa avversione ed egli sarebbe divenuto
l’investigatore Valmont ed avrebbe denunciato i guasti di tale società,
si sarebbe rifatto di quanto essa gli era mancata, avrebbe vinto sugli
inglesi. |
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