Chi
può impedirmi di volare?
La scuola ha saputo trasformare le iniziali difficoltà in opportunità
per tutti gli alunni, i docenti e le famiglie.
Tra le numerose
iniziative attivate in tal senso, occupa un posto rilevante il Premio
Nazionale di Letteratura per ragazzi “Città di Bella”, destinato ad
opere edite per l’infanzia e l’adolescenza sui temi della
multiculturalità, nel corso del quale si susseguono incontri con autori,
anche stranieri, conferenze, dibattiti, laboratori e corsi di formazione
con esperti di intercultura.
Da questi incontri, da
queste esperienze di riflessione sulla diversità delle culture e sugli
elementi comuni che rendono la convivenza occasione di scambio e di
crescita, è nato il libro “Chi può impedirmi di volare?”.
I ragazzi hanno
frequentato il laboratorio di scrittura creativa dopo aver incontrato
più volte il Prof. Livio Sossi, docente di letteratura per l’infanzia
presso l’Università di Udine, la Prof.ssa Maria Luisa Albano, docente
di lingua e letteratura araba presso l’Università di Macerata, la
Dott.ssa Graziella Cormio Cresci, presidente dell’Associazione Tolbà di
Matera, raro esempio di editoria solidale e multiculturale in Italia.
L’esperienza ha
entusiasmato molto i ragazzi, perché l’approccio alla scrittura è stato
ludico e creativo. Da un’iniziale manipolazione delle parole, attraverso
giochi linguistici, acquisizione di modelli e strutture narrative da
testi di letteratura per ragazzi, si è passati all’ideazione di un
lavoro più complesso: un racconto sul tema dell’integrazione e
dell’amore.
L’idea è nata
dall’esperienza quotidiana degli alunni delle classi terze, dove erano
inseriti ben 7 marocchini. Vivere a contatto con un’altra cultura li ha
aiutati ad aprirsi a nuovi mondi, a confrontarsi e, talvolta, a
scontrarsi con idee, abitudini e stili di vita differenti.
Gli alunni stranieri
hanno raccontato la loro storia, fonte di dolore per l’abbandono degli
affetti più cari e di paura per l’ignoto che li aspettava in terra
straniera. Hanno espresso i loro timori nel trovarsi all’improvviso in
un ambiente molto diverso dal loro e “troppo moderno”, ma hanno anche
manifestato la gioia di amicizie nate e consolidate.
La creatività dei
ragazzi ha dato vita ad un racconto realistico ed originale, tanto da
suscitare emozioni forti e far riflettere sulle storie drammatiche che
spesso sottendono l’esperienza migratoria degli stranieri.
Gli alunni non erano
concordi sul finale da dare al loro racconto, per questo hanno deciso di
ideare due finali diversi, anche per offrire al lettore l’opportunità di
scegliere la conclusione più adatta alla sua sensibilità e al suo modo
di pensare.
Il racconto è stato
tradotto in arabo dai ragazzi marocchini per offrire a tutta la comunità
maghrebina, oltre cento residenti a Bella, la possibilità di leggerlo
agevolmente e di portare a tutti un messaggio di cooperazione e di
amicizia.
Mario COVIELLO
Intervista alla professoressa
Maria Luisa Albano, docente di lingua e letteratura araba nelle
Università di Macerata e Enna
In qualità di docente di lingua e cultura araba di
occupi da anni dei processi di integrazione del popolo mussulmano in
Italia. Dal tuo punto di vista a che punto siamo ?
L'Italia, da paese di emigrati è divenuta terra di immigrazione. Ciò ha
creato problematiche vere per quanto riguarda le politiche di
integrazione. I fallimenti di grandi paesi come Francia e Inghilterra,
per quanto riguarda i processi di integrazione, e la creazione di luoghi
ghetto, come ad esempio Londonistan, impongono all'Italia uno sviluppo
diverso delle politiche tese alla integrazione degli immigrati nel
tessuto sociale. E' importante non cancellare l'identità islamica, le
tradizioni e i retaggi culturali dei nostri immigrati pur favorendo una
corretta conoscenza della cultura e delle tradizioni del paese che li
ospita. E' essenziale agire sulle cosiddette 'seconde generazioni', vale
a dire i figli di immigrati che sono nati e crescono nel nostro paese e
che devono acquisire il difficile concetto della pluralità di
appartenenza. Al momento ci sono varie iniziative al riguardo. Segnalo
quella attivata dalla Università Kore di Enna, dove attualmente insegno
Cultura Araba Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche, che
ha di recente siglato un accordo con la Unione degli Scrittori Arabi per
la pubblicazione, in versione italiana, di 100 opere della letteratura
araba contemporanea. Queste opere troveranno la loro distribuzione in
scuole e centri culturali perchè anche le seconde generazioni abbiano la
possibilità, nel proprio percorso formativo, di 'approcciare' la
letteratura del proprio paese di origine. In tal modo la letteratura
diviene uno strumento per la positivizzazione dei diritti
La donna araba in Italia nel suo processo di integrazione quali
difficoltà incontra e perchè ?
La donna araba proviene da un contesto islamico in cui viene purtroppo
negato il suo ruolo sociale mentre è molto pronunciato il suo ruolo
all'interno dell afamiglia, come moglie e come madre. Ciò, ovviamente, è
in contrasto con il ruolo attribuito alla donna occidentale che deve
occuparsi sì, della propria famiglia, ma che è anche tesa ad affermare
la propria posizione sociale. Il ruolo della donna rispecchia la
concezione islamica della società, una concezione ancorata al passato,
in cui la dimensione religiosa, in arabo 'din', è strettamente connessa
alla dimensione sociale. Ora il Corano, rivelato al profeta Muhammad nel
600 d.C., non è mai stato sottoposto ad un processo di ermeneutica, per
cui non sono state mai attualizzate delle norme che, oggi, sembrano
davvero anacronistiche ma che sono comunque alla base del vivere civile.
Hai raccontato nei tuoi libri " Il nuovo Iraq e il medio oriente "
Cantagalli 2007 e " Jamil e Jamila " Sinnos 2005 il mondo arabo. Ce li
vuoi presentare enucleandone le tematiche essenziali ?
I libri che ho curato, specialmente il saggio 'Il Nuovo Iraq' hanno
avuto lo scopo di dimostrare quanto il mondo islamico sia pluralista e
non monolitico. Basti pensare che il più grande paese islamico al mondo
è l'Indonesia, dove vi è una forma di democrazia impensabile, ad
esempio, in Arabia Saudita. Esiste anche un Islam d'Occidente, che è
quello che costituisce il vero retaggio dei nostri immigrati, e che, a
sua volta, è diverso da tutte le altre forme di Islam attuate nel mondo.
E' importante questa riflessione, proprio per attuare le politiche di
integrazione a cui accennavamo prima.
Per avvicinare le giovani generazioni al mondo mussulmano durante i tuoi
incontri nelle scuole utilizzi spesso le fiabe perchè ?
Prediligo, da sempre, il canale della fiaba poichè la fiaba è narrazione
per eccellenza e contiene il vero spirito di un popolo. La fiaba, più di
ogni altra narrazione, si presta ad attuare il dialogo interculturale,
vale a dire la costruzione del tratto comune, 'inter', tra le varie
culture. Il dialogo interculturale parte, appunto, dalle similitudini
culturali, più che dalle differenze (come sancite nel celeberrimo schema
di Vladimir Propp) ed evita i rischi del monoculturalismo, ossia
dell'affermazione assoluta di una cultura su un'altra come accade, ad
esempio, quando si parla della globalizzazione. La fiaba è utile
specialmente se correlata a personaggi ponte, quali Cenerentola o Giufà,
che sono presenti in più culture e che rappresentano, appunto, un ponte
tra le diversità
Hai favorito con i tuoi preziosi suggerimenti la nascita del racconto "
Chi può impedirmi di volare? "Perchè consigli la lettura di questo libro
?
'Chi può impedirmi di volare' è un testo che consiglio poichè, a mio
parere, centra in pieno ciò che noi definiamo una buona pratica
'interculturale'. E' un libro scritto a più mani, che contiene più
lingue, più linguaggi, più voci, e più punti di vista ed ha avuto il
merito di rendere protagonisti proprio i ragazzi delle seconde
generazioni, i figli di immigrati che saranno, a tutti gli effetti, i
nuovi cittadini di un'Italia che è sempre più multietnica.
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