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Camilleri ristampato di Antonio Stanca
Altre volte Camilleri si sposta, con le sue storie, nella Sicilia del passato ed anche in queste usa una lingua tra italiano e dialetto, continua con il tono ironico, lo stile semplice e scorrevole, il genere poliziesco. E intanto fa una ricostruzione, un recupero di vecchi luoghi, ambienti, usi, e procura all’opera una dimensione storica. Pure in questi romanzi c’è la sua Vigàta ma ripresa per quella che era nei secoli scorsi quando ancora si andava a cavallo, quando più marcata era la distanza, la differenza tra la Sicilia e il continente. Di tutto ciò “La mossa del cavallo” è un esempio di rilievo, è uno dei più riusciti romanzi storico-polizieschi del Camilleri. I tempi sono quelli di fine ‘800, il luogo quello di un paesino nei pressi di Vigàta, la circostanza storica quella della tassa sul macinato e della posizione illegale degli ottantadue mulini della zona, l’evento criminoso quello dell’omicidio di un parroco, il personaggio quello dell’ispettore Giovanni Bovara inviato per controllare la situazione dei mulini e trovatosi invischiato nel delitto. I potenti del posto, che vivono soprattutto d’illeciti, cercheranno di annullare le gravi verità scoperte dal Bovara riguardo ai mulini e all’uccisione del religioso ma alla fine la giustizia trionferà, il male verrà punito. Prima che si giunga a tanto, prima di concludere con il suo giallo, Camilleri riuscirà pure a far conoscere la vita di quella lontana Sicilia in ogni particolare, le condizioni criminali diffuse ovunque nell’isola, gli infiniti collegamenti clandestini sui quali si reggono. Ma facendo vincere il suo personaggio, qui e nelle altre opere, Camilleri esprime la speranza in un miglioramento di quelle condizioni, l’aspirazione a liberarle da vincoli secolari. Mostra di non arrendersi alla situazione, di non ritenerla inevitabile, rivela come le sue qualità di scrittore siano prevalse, il suo umanesimo gli abbia procurato una coscienza più ampia, superiore alla sola registrazione dei fatti. |
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