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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

L. CANALI, Fermare Attila. La tradizione classica come antidoto all’avanzata della barbarie, Bompiani

di Manuela Maiorano

 

Con questo libro L. Canali ribadisce con forza l’insostituibilità della cultura classica in una società in progressivo imbarbarimento. Attila, re degli Unni, rappresenta il distruttore di civiltà per eccellenza e, metaforicamente, i germi della barbarie che si annida tra di noi: “il mercato cinico e selvaggio, la pubblicità urlata, la televisione frenetica, violenta e gesticolante, la dismisura nei consumi, la fretta e l’approssimazione affaristica, le menzogne propagandistiche e i luoghi comuni della politica ….. la latitanza del buon gusto e del senso della misura, …. la cultura intesa come valanga di informazioni mediatiche”.

Le cause di tale indubbio processo di decadenza sono molteplici e svariate, ma la riduzione e, addirittura, la soppressione delle lingue e letterature antiche in molti dei nuovi licei aggrava la già disastrata situazione rafforzando l’idea nefasta secondo la quale la cultura non immediatamente utile sia un mero esercizio intellettuale.

Gli antichi sostenevano, invece, la necessità di coniugare l’utile e l’onesto: il bisogno di fantasia, di pensieri alti che possono nascere soltanto da una frequentazione disinteressata della letteratura è un bisogno imprescindibile dell’uomo. Canali sostiene che “una mente nutrita di alimenti intellettuali, non immediatamente utili, ma fecondatori della coscienza e della fantasia, quali sono quelli offerti dall’intera tradizione classica, risulterà infine giovevole anche ad ogni dottrina tecnico-scientifica erroneamente intesa, essa sola, utile e necessaria”.

Segue nel libro una carrellata di testi latini (tradotti quasi tutti dallo stesso autore) a dimostrazione dell’inesauribile attualità dei classici; il tema dell’eros spazia da Lucrezio a Catullo, a Virgilio, Orazio, ai poeti elegiaci, a Petronio, Giovenale, Marziale con passi che vanno al di là dei consueti itinerari scolastici. Il tema dello stato e della rivoluzione affronta il delicato periodo della fine della repubblica. Accattivante è la trattazione dell’invivibilità di Roma: gli investimenti nell’edilizia pubblica e privata, il fenomeno dell’urbanesimo, il problema dell’integrazione dell’estraneo e del diverso, l’invasiva presenza degli “extracomunitari”, i problemi di qualsiasi agglomerato urbano in confusa, febbrile, ma sempre feconda espansione.

Infine una raccolta delle sentenze latina in uso in italiano, tradotte e spiegate.

Il libro si conclude con un inconsueto Virgilio, cronista sportivo: nel V libro dell’Eneide i giochi funebri per la morte di Anchise si configurano come vere e proprie Olimpiadi italiche in cui si alternano la naumachia, il pugilato e la corsa.; il mondo dello sport antico si contrappone a quello appassionato e, a volte, violento del mondo moderno.

E’ una lettura agevole, scorrevole, non necessariamente rivolta agli addetti ai lavori, ma fruibile da chiunque. Di stringente attualità in rapporto ai piani di studio dei nuovi licei, di stimolo per i docenti che vogliono vivificare lo studio del passato svecchiando i metodi di insegnamento e riconciliando gli studenti con scelte e metodi che rendano l’antico più adatto al nostro tempo.

Fermare Attila” è l’imperativo categorico e il monito che giunge dalla lettura di questo libro a quanti siano convinti dell’insostituibilità dei classici come portatori di valori da recuperare in una generale e massiccia caduta di stile che sta coinvolgendo la nostra società.


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