Come vivere una negazione
di Antonio Stanca
Salvatore
Carachino di Galatina, in provincia di Lecce, vive da anni a Verona,
dove ha insegnato nelle scuole medie inferiori e superiori, e tempo fa
ha pubblicato, presso L’Autore Libri Firenze, il romanzo “Il professore
di lettere Luigi De Santis”. Si tratta della storia di un docente
pur’esso del Meridione d’Italia e vissuto ed impegnato nelle scuole di
Verona. Il Carachino ne ricostruisce la vita dai tempi della giovinezza
nel Salento, quando era uno scolaro tra i migliori, a quelli degli studi
universitari a Milano fino agli ultimi d’insegnante a Verona.
Particolare è la figura che emerge dall’opera, quella di un ragazzo
bravo a scuola che diventa un giovane e poi un uomo perennemente
incerto, combattuto tra pensieri contrastanti, mai convinto delle
proprie azioni. E’ la figura del debole, dell’ ”inetto”, di chi vive di
tanta interiorità da non riuscire ad agire all’esterno, a definire una
propria condotta, la figura che ha percorso tanta letteratura moderna,
il decadentismo, ha visto impegnati nella sua rappresentazione tanti
autori, italiani e stranieri, e sorprende ritrovarla dopo che il suo
periodo sembrava essersi compiuto. Carachino ripercorre, quindi, una
vecchia strada ma lo fa in modo particolare dal momento che
l’interiorità del suo personaggio non mostra di perseguire, come negli
autori decadenti, finalità spirituali, valori ideali tali da opporre al
mondo esterno, non diviene la sua scelta definitiva perché egli rimane
sempre a tentare, cercare quella vita concreta, reale che non riuscirà
mai ad ottenere. Continui sono, poi, nell’opera i rimandi alla
mitologia, alla storia, alla letteratura, alla filosofia, all’arte, ai
loro autori ed opere, dalle più antiche alle più moderne. A queste, ad
alcuni loro momenti, frangenti, il De Santis si riferisce per trovare
conferma ai suoi eterni dubbi, ai suoi fallimenti. Niente di quanto
voluto riuscirà egli a realizzare, sarà l’universitario sempre indeciso
sul metodo di studio, sulla preparazione degli esami, sempre sospeso tra
il pensiero di continuare e quello di lasciare, poi il docente insicuro
anche circa il proprio ruolo, la propria funzione, le proprie capacità.
Inoltre a quarantacinque anni è ancora solo nonostante abbia pensato e
pensi di vivere con una donna. Di occasioni c’erano state: durante il
periodo universitario si era innamorato di Luisa, bella e brava compagna
di studi, nel lavoro di docente era rimasto attratto dall’allieva Milena
ma non era mai riuscito ad esprimere i propri pensieri, a dichiarare i
propri sentimenti. Gli sembrerà sempre di essere in errore, in colpa, di
mancare di qualcosa, di avere qualche difetto, e rientrerà ogni volta in
se stesso, riprenderà vecchi pensieri, lontane immagini, recupererà quel
mondo che si è costruito durante la sua solitudine e per il quale la sua
cultura gli procurerà continue giustificazioni, gli fornirà elementi nei
quali riconoscersi e scoprire le ragioni del proprio vivere.
Nel romanzo il
Carachino insieme alla vita del De Santis fa scorrere il tempo di essa,
cioè lo scorso secondo mezzo secolo, da prima del ’68 agli inizi del
2000, mostra il protagonista informato di quanto avviene in Italia e nel
mondo senza, però, che ne risulti particolarmente interessato, lo
presenta in tante circostanze, private e pubbliche, lo fa stare con
tante persone, vecchie e nuove, vicine e lontane, non ne fa un tipo di
solitario che rinuncia al rapporto, allo scambio ma che li cerca
nonostante la difficoltà di riuscire in essi a causa di quelle
esitazioni, incertezze che sono divenute ormai la sua maniera d’essere.
A lungo si sofferma l’autore a rappresentarlo nel difficile,
interminabile, inconcludente rapporto con le due donne, Luisa e Milena,
anni universitari e anni d’insegnamento. In continuazione passa da un
rapporto all’altro, da un tempo all’altro, nei vari capitoli dell’opera.
Sempre uguale, tuttavia, qualunque sia la donna o il tempo, rimane il
comportamento di Luigi, sempre diviso tra diversi, opposti propositi.
Dopo i successi di scolaro la sua sarebbe stata una vita di soli
insuccessi, un fallimento senza soste, una negazione che nel passato
trovava la sua ragione di essere e di continuarsi. |