Una
Chiesa in crisi
di Antonio Stanca
Nel
processo di trasformazione degli ambienti, nel passaggio dal vecchio al
nuovo verificatosi durante il secolo scorso e in particolare dalla
seconda metà di esso ai giorni nostri, la vita, la società, soprattutto
occidentali, hanno accolto con sempre maggiore entusiasmo e rapidità
ogni nuovo elemento o aspetto che sopraggiungeva fosse di carattere
materiale o morale, riguardasse il pensiero o l’azione. Si è tanto
progrediti da non riconoscersi più anche se a breve distanza di tempo,
la scienza e la tecnica hanno modificato il mondo come mai era successo
in precedenza. Non sono mancati e non mancano gli aspetti negativi del
fenomeno quali le guerre, le gravi, tragiche situazioni da esse
comportate, il malcostume oggi sempre più diffuso, la crisi sempre più
estesa dei valori dello spirito omessi, superati da quelli della
materia. E in crisi sono andate anche quelle forme di vita che dello
spirito erano la rappresentazione, l’espressione quali l’arte e la
religione. Se per l’arte si è proceduto verso una sempre maggiore
accettazione dei tempi fino ad aver rinunciato oggi quasi completamente,
tranne alcuni casi, a quanto per secoli s’è inteso per essa, circa la
religione il problema è più complesso. A differenza dell’arte la
religione non è di pochi ma di molti, di tutti e il confronto col nuovo
ha comportato e comporta una tale varietà di programmi e atteggiamenti
sia in sede istituzionale sia in ambito sociale e individuale da essere
diventato difficile distinguere con chiarezza. Quel nuovo che agli
inizi, nel secolo scorso, per la Chiesa cattolica sembrava il necessario
traguardo del cammino dell’uomo e che, perciò, andava da essa accolto,
col tempo si è identificato con quanto la religione ha sempre
condannato. Con gli anni la modernità è diventata negazione della
morale, dei sentimenti, sovvertimento di ogni ordine e quant’altro per
la Chiesa è sempre stato infrazione, peccato. Essa ha continuato a
condannare tali comportamenti una volta divenuti più estesi ma non ha
smesso di accogliere, comprendere quanto di nuovo, di diverso
contemporaneamente avveniva. E’ giunta, così, a vivere una grave
contraddizione dalla quale non mostra di potersi liberare: da una parte
accetta il progresso dall’altra ne biasima le conseguenze. Confusa è la
sua situazione e disorientati sono i fedeli perché privi di punti di
riferimento unici, inalterabili. Questi non sono costituiti soltanto da
principi ideali come l’esistenza di Dio, la vita dopo la morte, il
valore dei sacramenti, ma anche da regole di condotta, da modi di
pensare, essere, fare. E’ qui che la posizione non è chiara né si può
pensare che la Chiesa avrebbe potuto o possa mostrarsi intransigente di
fronte al processo di evoluzione. Un contrasto inevitabile quello nel
quale è venuta a trovarsi e inevitabile è pure il discredito che per
essa è conseguito. Tutto questo mentre altre religioni non sono per
niente disturbate nelle loro dottrine né presso i loro fedeli. Di altre
fedi ormai si parla con frequenza e con queste quella cattolica è
chiamata a confrontarsi: un altro motivo di debolezza per una religione
così importante da aver avuto, per secoli, una posizione centrale, quasi
unica. E’ una crisi sempre più vasta quella alla quale la Chiesa sembra
destinata poiché dovuta a problemi interni ed esterni. |