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Coelho scopre un antenato

di Antonio Stanca

Il sessantaquattrenne scrittore brasiliano Paulo Coelho, noto in tutto il mondo e più volte premiato per le sue narrazioni impegnate a cercare la via della verità, a richiamare ai valori dello spirito, a rappresentare la vita delle persone comuni tramite un linguaggio tanto semplice da giungere a tutti, nel 2007 pubblicò il breve volume “Henry Drummond. Il dono supremo” che ora è stato ristampato dalla casa editrice Bompiani di Milano (pp. 104, € 10,00).

Nel libro Coelho riporta il discorso che alla fine del diciannovesimo secolo il giovane scozzese Henry Drummond aveva fatto un pomeriggio in Inghilterra, in un giardino del Kent, ad un gruppo di persone che si erano riunite per ascoltare un famoso predicatore. Questi, stanco poiché da tempo era in viaggio per la sua opera di evangelizzazione, non si era sentito disposto a parlare ed aveva dato la parola ad un giovane che era tra gli astanti e che da poco era tornato dall’Africa dove aveva trascorso due anni sull’esempio di altri famosi viaggiatori del tempo che avevano creduto di chiarirsi così le ragioni, il significato della vita, di scoprire se stessi.

Quel giovane era lo scozzese Henry Drummond che, nato nel 1851 a Stirling, sarebbe diventato un famoso teologo e naturalista. Dopo aver viaggiato in America e in Africa, Drummond s’interesserà ai movimenti spirituali d’allora, a ventidue anni comincerà a pubblicare, insegnerà poi Scienze Naturali a Glasgow e nei suoi libri cercherà di combinare il darwinismo col  cristianesimo poiché era convinto che lo sviluppo dello spirito è il completamento di quello del corpo. Il discorso che Drummond pronunciò quel pomeriggio sarebbe diventato nel 1890, pochi anni prima della sua morte avvenuta nel 1897, il contenuto del suo libro “La migliore cosa del mondo”.

Quando, nel 2007, questo capiterà tra le mani di Coelho, che come il Drummond era alla ricerca di verità superiori a quelle contingenti, diventerà per lo scrittore brasiliano motivo di profonda riflessione, di ampliamento delle sue conoscenze in materia di morale nonché un’occasione per attualizzare il messaggio che conteneva tramite una pubblicazione dal titolo “Henry Drummond. Il dono supremo”.

Questo titolo insieme a quello originale, “La migliore cosa del mondo”, sono due definizioni dell’amore ed entrambe fanno parte dell’opera. Dell’amore in essa dice l’autore traendo spunto dalla Prima Lettera che Paolo scrisse ai Corinzi. Molto si sofferma sul significato dell’amore, sugli elementi che compongono questa virtù e molto ancora su come può essere appresa dall’uomo, su come si può imparare ad amare. Cos’è l’amore e come diviene dell’uomo: sono i temi principali del famoso discorso e del libro del Drummond ed entrambi si concludono estendendo il significato dell’amore, attribuendogli un’azione che non conosce limiti di tempo e di spazio, un linguaggio che non conosce confini.

Quando Drummond ebbe finito di parlare le persone presenti rimasero ammirate e non dimenticarono mai quanto avevano ascoltato. Anche Coelho era rimasto ammirato dopo la lettura del piccolo libro che quel discorso conteneva. Tanto ammirato da pubblicarlo nel 2007 al fine di rinnovare il suo messaggio e mostrare che esso era stato importante in quel cammino verso la verità che egli stava compiendo attraverso le sue opere. Ricorrenti sono, infatti, in esse personaggi impegnati a capire la vita, a cercare cosa li può aiutare nel viaggio che essa rappresenta.

Come il libro del Drummond anche i romanzi del Coelho non hanno conosciuto limiti alla loro diffusione poiché trattano dell’anima, delle sue verità e le mostrano possibili per ogni uomo, le riconoscono come le più importanti, le uniche delle quali ci si può sempre fidare e alle quali si può sempre ricorrere. Un lontano collegamento con quanto pensava, viveva, scriveva scopre Coelho in Drummond, un chiaro precedente ritrova nel suo libro-discorso e pubblicandolo ha voluto non solo rendere omaggio all’autore scozzese ma anche dichiarare la forza delle proprie convinzioni.


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