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Tra lo storico e lo scrittore di Antonio Stanca
L’opera è presentata da Alessandro Laporta e dopo una breve premessa del Contini giunge il suo lavoro. Questo costituisce la prima parte del libro e si compone di sei capitoli nei quali l’autore s’impegna ad introdurre il lettore alla seconda parte, cioè al Documento, al “Libro dell’Onciario di Supersano”. Si tratta dell’attestato di un censimento effettuato nel 1742, durante il periodo borbonico, e per il quale gli averi dei sudditi dovevano essere valutati in once. A volerlo nel Regno di Napoli, del quale la Puglia e Supersano facevano parte, era stato Carlo III di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V. Esso veniva dopo il Concordato del 1741 tra il re e la Chiesa dove si era stabilito che anche i beni ecclesiastici dovessero essere sottoposti ad imposta. Questa, in verità, doveva interessare anche le ricchezze dei nobili fino ad allora rimaste intoccate dalle tasse. Erano insorti nuovi bisogni che, uniti all’intenzione di ridurre un onere che gravava sulle classi più umili, avevano fatto pensare a questo tipo di censimento. Fu un’operazione complessa data l’estensione del Regno di Napoli, richiese molti esperti, coinvolse tante persone e non sempre e non ovunque ottenne i risultati voluti poiché in molti casi rimase incompiuta o non raggiunse chi sempre ne era rimasto lontano. A differenza di altri posti a Supersano il Catasto Onciario fu portato a termine nel 1752 e il suo rinvenimento presso l’Archivio di Stato di Napoli ha mosso il Contini in questa operazione. Sono stati rinvenuti anche altri documenti relativi all’Onciario quali il “Libro dell’Apprezzo”, il “Libro delle Rivele” e il “Libro dello Spoglio” oltre al “Catalogo Generale della Terra di Supersano”. “E’ il primo censimento generale dei beni e della popolazione supersanese nel 1742…” dice l’autore nella premessa ed esso gli consente di ricostruire, nella prima parte dell’opera, la vita del suo paese d’allora in ogni aspetto, dal privato al pubblico, dal religioso al politico, dall’economico al sociale, dallo storico al culturale. Niente manca di ciò che a Supersano avveniva durante la metà del XVIII secolo. I dati forniti dalla scoperta dell’Onciario hanno permesso al Contini di risalire ai tempi, ai luoghi, ai costumi, ai fatti del momento, di recuperare gli ambienti, le persone, le case, le strade, le piazze, le periferie, le famiglie, le classi sociali, i mestieri, i lavori, la condizione culturale, la posizione femminile della Supersano borbonica. Tutto, il paese e i suoi abitanti e le loro cose vecchie e nuove, vicine e lontane, riemerge senza assalire il lettore, senza sorprenderlo ma rendendolo gradualmente partecipe e riuscendo, così, ad incuriosirlo e coinvolgerlo fin dalle prime pagine. E’ la maniera propria dei narratori e ad essi può essere accostato il Contini di questo lavoro essendo egli riuscito a rendere un’indagine simile ad un racconto. Viene, poi, la seconda parte, quella documentaria, dove è riportato il testo del “Libro dell’Onciario di Supersano” ed anche in questo lavoro di trascrizione risaltano l’attenzione e la cura del Contini il quale, tuttavia, non si assume, come dichiarato all’inizio, la responsabilità della versione definitiva e la rimanda ad ulteriori approfondimenti propri o di altri studiosi. Seguono alcune tavole comprensive dei nomi dei luoghi, interni ed esterni alla vecchia Supersano, dei suoi abitanti ed un piccolo vocabolario utile a chiarire il significato di particolari termini usati nell’opera. Questa si conclude con un’ampia bibliografia che mostra come quello del Contini s’inserisca in un contesto di studi che esiste da tempo, ha interessato studiosi di diversa provenienza e formazione e mira a restituire alla storia quanto finora le era stato sottratto. |
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