AA.VV., La cura della vita nella disabilità e nella malattia
cronica, Castelplanio 2008, p. 112
La
"relazione di aiuto", la "relazione che cura", la "relazione tra curante
e curato" è il cuore della pubblicazione. Là dove il curato può essere
ricondotto al malato o al disabile e dove il curante può essere il
medico, l'operatore sanitario, l'educatore, il volontario, l'amico, il
parente.
Relazioni che rimandano ad una asimmetria, ad una impossibile parità.
L'invito è quello di vedere oltre la malattia, la limitatezza, la
disabilità, la patologia, per arrivare alla persona - alla donna e
l'uomo con un nome ed un cognome - con i suoi bisogni, i suoi desideri,
le sue necessità. Vedere oltre, questa è la richiesta, l'invito. Un
invito ai curanti perché in quel vedere oltre c'è anche un vedere dentro
di sé, volgersi verso i propri sentimenti ed emozioni. C'è una relazione
che cura e che guarisce anche quando, paradossalmente, davanti a noi c'è
una persona inguaribile. Quando l'altro cessa di essere una malattia,
una patologia, una insufficienza. Ricompare, allora, l'umano. Un umano
che ci mette davanti alle nostre difficoltà e paure - che possono
assumere la maschera del distacco, fino, a volte, alla supponenza - che
ci fa sperimentare più spesso l'impotenza. A volte ci viene richiesto
soltanto di esserci: presenti e silenziosi. L'incontro con la debolezza
e la sofferenza può diventare anche l'incontro con noi stessi con le
nostre fragilità e in-certezze; le nostre incapacità di ascolto. La
nostra paura di farci "spazi vuoti" per accogliere l'altro. Un incontro
che può condurci alla conoscenza dell'altro. Il testo, nel quale - vale
la pena ricordarlo - non c'è alcun rifiuto di competenze e
specializzazioni, vuole essere un invito a farci attraversare
dall'altro, a fargli posto, un altro che non deve scomparire dietro una
diagnosi o una patologia. Un altro che rendendoci meno sicuri e più
incerti, può restituirci, nei nostri ruoli, un po' di umanità. Di
questo, ci pare, c'è grande bisogno all'interno delle "istituzioni che
curano", siano esse ospedali, residenze sanitarie, servizi socio
educativi. Luoghi accoglienti e
non giudicanti; luoghi umanizzanti per gli stessi curanti.
Interventi di: Andrea Canevaro, Roberto Franchini, Vanna Iori, Ivo
Lizzola, Antonio Valentini, Riziero Zucchi.
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Moie di Maiolati (AN). Tel. e fax 0731.703327, e-mail:
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