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Da Venezia un richiamo di Antonio Stanca
Dal rifiuto della realtà alla sua totale, incondizionata accettazione: è stato un processo lento ma inesorabile. Tuttavia pur nella situazione ormai creatasi succede che si torni a dire dei valori dello spirito in arte soprattutto da quando l’ambito culturale ed artistico si è esteso rispetto agli anni passati, da quando sono giunte sue espressioni da aree geografiche rimaste per molto tempo lontane e sconosciute perché depresse quali quelle sudamericane ed orientali, da quando si parla di “multiculturalismo” e sono stati ampiamente riconosciuti e premiati scrittori, poeti, pittori, registi ed altri autori provenienti da quelle aree ed impegnati, nella loro produzione, a trattare dell’anima, del sentimento, a fare dei loro personaggi degli interpreti esemplari dei valori dello spirito, a rappresentare situazioni ed ambienti diversi da quelli degli autori occidentali perché ancora legati all’idea ed alle sue manifestazioni. Un recente esempio del fenomeno si è verificato a Venezia dove, nella 62ª Mostra Internazionale del Cinema, registi ed attori orientali, in particolare cinesi, si sono distinti rispetto a quelli occidentali, europei o americani. Alla produzione di questi che si può dire fatta di luoghi comuni, diventata ripetitiva, di maniera, quelli hanno opposto un cinema che mostrava situazioni, eventi umani e sociali, nei quali valevano il pensiero, il sentimento, l’interiorità. Sono stati i film più applauditi e questo dimostra che anche presso il pubblico non si sono del tutto spente certe fedi, che sono le condizioni di vita a frenarle e ridurle visto che ricompaiono appena possibile. Non si deve, tuttavia, pensare che episodi come quello di Venezia possano modificare quanto si è consolidato nella produzione artistica occidentale, quanto si è definito nel rapporto tra questa e l’ambiente, ma si può dedurre di non essere ancora giunti ad una situazione unica, inalterabile e non è poco. |
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