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Una colossale enciclopedia del cinema desaparecida, prima di
essere pubblicata di Antonio Sassone
Il mistero dell'Enciclopedia desaparecida è percepito da chi scrive come una personale frustrazione. Forse si tratta di una patologia che si dovrebbe augurare a chiunque abbia a cuore la verità storica e l'onestà intellettuale .Le questioni sollevate potranno anche apparire irrilevanti e non meritevoli di attenzione. Tuttavia, colui che le ha sollevate prega le persone chiamate in causa, eventualmente informate sui fatti, di dare il loro contributo alla conquista della verità storica. Quale rilevanza può avere e quale interesse può suscitare una questione come quella indicata nel titolo , in un tempo nel quale delle guerre preventive, pur se cariche di problematicità morale, vengono scatenate per sentito dire e su tutti, alla fine, vince l'indifferenza? Quale attrattiva può esercitare il mistero che circonda la scomparsa di un'enciclopedia , in un tempo nel quale stimolano la curiosità solo i misfatti di gravità almeno superiore al genocidio? Se fossi costretto ad impegnarmi in una risposta , non continuerei a dare voce alla questione e tacerei. Nel corso del mio lavoro di ricerca storica sugli usi civili , privati e pubblici, di un edificio artistico, mi sono imbattuto in un sorprendente episodio di apparente malcostume scientifico-letterario risalente agli anni del fascismo e del secondo dopoguerra. Se l'episodio trovasse conferme fattuali e probatorie, si tratterebbe di uno dei più clamorosi plagi storico-letterari ed editoriali mai commessi in Italia e forse nel resto del mondo. Se i fatti, gli indizi, le congetture e le ipotesi conclusive che seguono meritano il tempo della loro presentazione giudichi il lettore . Senza essere stata pubblicata, ma con un editore annunciato, Ulrich Hoepli, è scomparsa improvvisamente un'enciclopedia del cinema, la prima del genere, in Italia e nel mondo. Contava oltre quattromila pagine, era divisa in cinque volumi e 44 sezioni, conteneva cinquemila voci e quindicimila illustrazioni, era stata elaborata in circa dieci anni di lavoro da più di trecento specialisti di tutto il mondo, organizzati a livello internazionale dall'Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa (IICE) di Roma, sotto la vigilanza del Ministro della Giustizia Alfredo Rocco, che era anche Presidente dell'Istituto, e sotto l'egida della Lega delle Nazioni da cui lo stesso Istituto dipendeva. Il progetto dell'opera era stato concepito sulla scia di un'iniziativa della rivista tedesca “Die Licht Bild Buhne” che nel 1928 aveva pubblicato un repertorio di termini cinematografici redatto dall'Institut fuer Kulturforschung di Berlino. L'idea venne fatta propria da Luciano De Feo, direttore dell'IICE, che nel 1929 promosse la realizzazione di un'Enciclopedia del cinema (ENCI) capace di raccogliere e sistemare tutto il sapere teorico e tecnico sviluppatosi nel mondo intorno alla giovane arte cinematografica. Dalla stessa fertile inventiva di De Feo, fin dal 1928 nacque l'idea di fondare a Venezia la mostra internazionale del cinema. Tra gli altri, collaborarono all'iniziativa editoriale personalità di prestigio come il tedesco Rudolf Arnheim, il francese Michel Croissac, gli italiani Francesco Pasinetti, Gianni Puccini. Avevano contribuito alla raccolta delle informazioni anche gli uffici studi delle industrie Agfa e Telefunken, l'Istituto nazionale di ottica elettronica di Firenze, il Museo storico del cinematografo di Los Angeles, il British Film Institut di Londra ecc. Questi fatti sono stati portati alla luce da chi scrive nel saggio intitolato Villa Falconieri - dalla borghesia nobiliare alla periferia del sapere (Armando, Roma, 2002), e dalla ricercatrice francese Christel Taillibert, docente di storia del cinema all'università di Nizza, nel suo libro dal titolo L'Institut International du cinématographe éducatif - Regard sur le rôle du cinéma éducatif dans la politique internationale du fascisme italien, pagg. 401 (L'Harmattan, Paris, 2000). I due autori hanno cercato, separatamente e in tempi diversi, le tracce di questa colossale enciclopedia, rovistando gli archivi e le biblioteche di Ginevra (sede della Lega delle Nazioni), di Parigi, Roma e Berlino, sedi di istituti nazionali cooperanti con l'IICE, ma non hanno ottenuto alcun risultato. L'enciclopedia (ENCI), la cui ultimazione era stata certificata personalmente dal Ministro Guardasigilli Alfredo Rocco, sembra volatilizzata, desaparecida. Le garanzie sulla sua reale esistenza venivano confermate anche in sedi pubbliche come, ad esempio, il primo congresso mondiale sulla Televisione, promosso e organizzato sotto la responsabilità di Luciano De Feo e Alfredo Rocco, affidato alla presidenza di Louis Lumière e svoltosi a Nizza nel 1935. E' lecito instaurare una qualche relazione tra il mistero della scomparsa di questa ponderosa opera e una celebre e plurivoluminosa enciclopedia (10 volumi) dello spettacolo (ENCISPE) (e del cinema) apparsa in Italia tra il 1954 e il 1965 ? Quale utilità può avere la relazione, se uno dei due termini di confronto non è reperibile ? Diversi testimoni privilegiati e alcune situazioni oggettive di confronto possono essere considerati come degli indizi che incoraggiano a proseguire nell'indagine. Le dichiarazioni ufficiali di un ministro hanno il valore di una situazione oggettiva? Il ministro guardasigilli di allora, nel presentare anticipatamente l'opera alle autorità della Lega delle Nazioni, ne aveva celebrato l'originalità e i pregi, esaltandola come una degna concorrente dell'Enciclopedia britannica. Il ministro non può aver certificato, con tutto il peso della sua autorità, l'esistenza di un'opera inesistente . Oppure bisogna spingere il dubbio fino al punto di ritenere false non solo le dichiarazioni ufficiali di autorità governative, ma anche i numerosi documenti che hanno certificato l'esistenza dell'Enciclopedia del cinema? Una prima conferma sulla reale esistenza dell'opera viene da uno degli stessi collaboratori dell'ENCISPE, fondata da Silvio D'Amico nel 1944 e patrocinata dalla Fondazione Cini. Guido Aristarco, autore della voce "Rudolf Arnheim" di pag. 939 del vol. I, scrive: "Le sue (di Rudolf Arnheim) teorie vengono rielaborate nelle voci da lui scritte in Italia dal 1933 al 1938 per una Enciclopedia del Cinema che doveva uscire presso Hoepli a cura dell'Istituto Internazionale di cinematografia educativa". Mario Verdone ribadisce ulteriormente la notizia affermando: Arnheim "collabora anche a Cinema e con l'Istituto Internazionale della Cinematografia educativa per una Enciclopedia del Cinema, poi sospesa." (Antologia di Bianco e Nero (a cura di Mario Verdone, vol. I, Indice bibliografico, a pag. 951). Giulio Cesare Castello, redattore della voce "Puccini Gianni" (ENCISPE, vol. VIII, a pag. 575), scrive: "Nell'anteguerra (Puccini) si accostò agli studi cinematografici, lavorando alla progettata e non edita Enciclopedia del Cinema." I bombardamenti su Milano nella seconda guerra mondiale hanno distrutto quasi totalmente gli archivi della casa editrice Hoepli e cancellato ogni traccia della esistenza del lavoro di trecento specialisti di tutto il mondo che avevano contribuito a redigere 4500 pagine di scienza enciclopedica sul cinema. Esistono altre fonti cui attingere per scoprire la verità dei fatti? Decisivi a questo scopo potrebbero essere gli archivi personali degli eredi dei direttori , dei redattori della rivista INTERCINE e CINEMA , del direttore dell'Istituto internazionale di cinematografia educativa (attuale responsabile della casa editrice "il Pensiero scientifico Editore") o dei collaboratori dell'ENCISPE. Tali archivi esistono? Sono accessibili? Sta di fatto che gli stessi temi elencati nel sommario dell'ENCI trovano i loro interpreti e narratori in numerose opere monografiche e collettanee o realizzate da singoli autori e pubblicate nell'arco di tempo compreso tra il 1937 e il 1947 . LUIGI CHIARINI e UMBERTO BARBARO legati alla rivista Cinema diretta da Vittorio Mussolini, firmano insieme i seguenti saggi: L'attore (1937) Problemi del film (1939), individualmente firmano Il Cinematografo (Chiarini,1935), Cinque capitoli sui film (Chiarini,1941), La regia (Chiarini,1946) Il film: soggetto e sceneggiatura (Barbaro 1939)) Anche FRANCESCO PASINETTI, che ha realizzato per conto dell'IICE numerosi documentari di contenuto scientifico didattico, pubblicava nel 1937 il saggio dal titolo Storia del cinema dalle origini a ogi; Umberto Barbaro , redattore della Rivista del Cinematografo prima e e di Cinema dopo, aveva tra i suoi collaboratori Mario Verdone, la cui testimonianza raccolta da chi scrive riconosce la plausibilità delle ipotesi qui formulate. Dove sono andate a finire le voci elaborate da Arnheim in cinque anni di lavoro? E i contributi degli altri trecento specialisti sparsi n tutto il mondo in quali fiumi sotterranei sono confluiti? E' lecito affermare che le prove indiziarie di cui questi interrogativi sono espressione non rimarrebbero isolate, se si andasse più a fondo nell'esame della questione ? Un contributo decisivo al disvelamento del mistero potrebbe essere dato dal celebre giallista Andrea Camilleri che, sotto la direzione di Francesco Savio , ha curato la redazione della sezione Cinema dell'ENCISPE. Anche Tullio De Mauro, che figura tra i membri dell''Ufficio di Revisione del vol. VII della stessa ENCISPE, forse può concorrere a far diradare le tenebre nelle quali è avvolta l'Enciclopedia del Cinema certificata a suo tempo dal Guardasigilli, Alfredo Rocco, e subito scomparsa in modo apparentemente inspiegabile. Ma l'uomo-chiave per il disvelamento del mistero avrebbe potuto essere Francesco Savio che nell'ENCISPE ha ricoperto il ruolo di direttore della Sezione CINEMA.. Savio discendeva da una famiglia che portava un nome tragicamente scomodo: era nipote di Alessandro Pavolini, il famigerato ministro della cultura popolare (MINCULPOP) e segretario del Partito nazionale fascista durante la Repubblica di Salò, fucilato a Dongo, subito dopo la cattura, il 28 aprile del 1945 . Di indubbia fede democratica ed antifascista, al pari di Luca Pavolini che scelse coraggiosamente di portare il nome d'origine come dirigente del Prtito comunista italiano e direttore dell'UNITA', il fratello Francesco PAVOLINI (1923-1976) si nascose dietro lo pseudonimo di SAVIO e nei rivolti di copertina dei suoi libri non indicò mai la sua data di nascita e fu sempre molto avaro di informazioni di carattere autobiografico. Perchè ? Forse perchè il suo vero nome aveva risonanze che nel secondo dopoguerra rischiavano di apparire politicamente repellenti ? Esibire in pubblico un nome così tragicamente scomodo, nell'esercizio di una professione come quella del critico cinematografico, così' esposta al pubblico giudizio, avrebbe potuto rappresentare un pericolo di insuccesso per la professione e forse non solo per quella . Il 26 dicembre 1974 , Savio scriveva: "Su tutti noi che ci crediamo vivi incombono enigmatici avvertimenti, oscuri preannunci di esilio.... La morte che è astuta e crudele non giunge quasi mai a cielo sereno. Si fa precedere da piccoli segni ."( Ivi, p. 194). Nel 1976, spedisce il proprio necrologio al Messaggero di Roma, "infila la testa nel forno della cucina a gas e si lascia morire" (Ibidem), affidando per sempre alle tenebre una delle chiavi del mistero riguardante l'enciclopedia desaparecida. Esistono altre copie delle chiavi? Chi ne è il possessore? La posizione-chiave di "Savio-Pavolini." nell'ambito del mistero dell'enciclopedia desaparecida potrebbe essergli stata , per così dire, trasmessa in eredità dal padre , Corrado Pavolini che,durante il fascismo era stato redattore e membro del comitato editoriale della rivista INTERCINE,organo ufficiale dell'Istituto internazionale di cinematografia educativa. Le bozze dell'ENCI, nel 1937, contenevano 15mila illustrazioni cinematografiche. Savio, come responsabile della sezione CINEMA dell'ENCISPE, ne firmò alcune voci, reperì e curò le relative illustrazioni che coprono l'intera storia del cinema mondiale dalle origini al 1938 e fino al 1958, Franco Cordelli e Emidio Greco, biografi di Savio, gli attribuiscono ,oltre che straordinarie qualità di critico cinematografico, competenze uniche ed esclusive di storia del cinema: "nessuno, neanche per sogno, metteva in discussione il Savio storico", "Savio sapeva molto, sapeva di sapere". (F. Cordelli-E. Greco ( a cura di), Il Mondo di Francesco Savio, Edizioni Falsopiano,2002, p. 10). Dopo aver consumato, a detta dei suoi biografi, il "tradimento" del clan Cecchi-D'Amico-Chiarini, in cui aveva trovato protezione, (Ivi, pp. 291- 4), si dedica alla critica cinematografica e alla storia del cinema; pubblica un fittissimo volume di oltre 450 pag. dal titolo Visione privata. Il film "occidentale" da Lumière a Godard , Bulzoni, 1972. Il libro ricchissimo di illustrazioni e di informazioni bibliografiche e documentarie di difficile reperimento anche per una nutrita équipe di collaboratori, segue altre sei pubblicazioni non meno voluminose della precedente, curate per le retrospettive della mostra internazionale del cinema di Venezia, tutte cariche di illustrazioni, uniche nel loro genere, straordinariamente documentate sotto ogni profilo: bibliografico, statistico, ecc. L'uscita di Savio dal clan Cecchi-D'Amico ha una qualche relazione con il mistero dell'Enciclopedia desaparecida? Molti degli autori firmatari delle voci destinate all''Enciclopedia del cinema erano anche assidui collaboratori di INTERCINE, rivista che, nel n. 3 del mese di marzo 1935 riportò nei dettagli il sommario dell'opera e che,secondo la testimonianza di Guido Aristarco continuò a pubblicare fino al 1938 le voci di estetica del cinema scritte da Rudolph Arnheim appositamente per la stessa Enciclopedia . Le citate testimonianze di Mario Verdone e Giulio Cesare Castello assicurano che, a quella data, l'ENCI esisteva ma non risultava pubblicata. I fatti e le congetture esposte in questo scritto sono state presentate come ipotesi indiziarie a tre esponenti del mondo culturale ruotante intorno all'Enciclopedia dello Spettacolo di Silvio D'Amico. Tutti e tre hanno riconosciuto la plausibilità delle ipotesi . Ma uno di loro si è preoccupato di mettermi in guardia: "Attento - mi ha detto - molti di coloro che tu accusi velatamente di plagio sono vivi e vegeti, gli altri , quelli scomparsi, hanno degli eredi che potrebbero non rimanere indifferenti. Se non riesci a portare delle prove convincenti, l'esempio di malcostume potrebbe essere tutto dalla tua parte. In tal caso, ti consiglierei di lasciar perdere." Il datore del consiglio è personalità di prestigio della scienza e della politica italiana. Egli è certamente all'oscuro delle possibili trame che avvolgono il mistero dell'enciclopedia del cinema desaparecida. Qui non si tratta di una caccia al plagiario, ma di una indagine tesa ad accertare le ragioni di quello che sembra un occultamento del prodotto intellettuale internazionale coincidente con il primo esempio storico di sistemazione del sapere universale riferito al fenomeno cinematografico, in tutte le sue espressioni, dalle origini al 1938. In ogni caso, se bisogna temere di correre dei rischi per aver formulato delle ipotesi plausibili sulla sorte toccata al lavoro pluriennale di trecento studiosi di tutto il mondo che certamente hanno dato vita ad un prototipo, ad un monumento del sapere enciclopedico di oltre quattromila pagine, garantito da un ministro Gurdasigilli e dalla Lega delle Nazioni, se bisogna temere di correre dei rischi per questo, allora non resta che diventare afoni e agrafi e seppellirsi vivi sotto i silenziatori di una dittatura e di una oligarchia massmediatiche. |
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