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Rossana di Gennaro
“Insegnare i dettagli significa portare confusione. Stabilire le
relazioni tra le cose, significa portare conoscenza”
La
didattica delle lingue antiche si rinnova. Gli insegnanti di lingue
antiche possono finalmente avvalersi di un nuovo strumento per la
didattica. Nuovi modelli per
l’analisi e la didattica delle lingue antiche si propone di colmare
il divario ormai profondo tra i risultati della ricerca linguistica più
moderna e la pratica dell’insegnamento. Il volume, infatti, presenta per
la prima volta in lingua italiana ed in forma accessibile anche ai non
specialisti alcuni tra i più moderni modelli di analisi linguistica.
Perché i verbi di memoria del latino reggono il genitivo? Perché non
tutti i verbi latini hanno il supino? Perché alcuni verbi hanno solo la
forma media? Perché il latino e il greco ricorrono frequentemente al
dativo di possesso? Che peso hanno avuto i mutamenti culturali delle
popolazioni antiche sull’evoluzione linguistica? Si tratta di questioni
solo apparentemente irrelate ma in realtà strettamente interdipendenti
tra loro.
Mentre la ricerca linguistica negli ultimi anni ha fatto passi da
gigante, la didattica della grammatica italiana e delle lingue antiche
non ha conosciuto sensibili cambiamenti fatta eccezione per il tentativo
di sostituire all’analisi logica la grammatica valenziale. Le
grammatiche normative continuano ad essere costellate di anomalie ed
eccezioni, le regole continuano ad essere imparate a memoria e poco o
niente si comprende sui meccanismi che stanno alla base di molti usi
solo apparentemente irregolari. Ma una lingua è sempre qualcosa di più
di un complesso di regole e in essa arrivano a riflettersi anche la
mentalità, gli usi e costumi di un popolo tanto più quando se ne
analizzano storia ed evoluzione.
Nuovi modelli per l’analisi e la didattica delle lingue antiche
dimostra come il ricorso alla linguistica funzionale, alla linguistica
cognitiva, alla Role and
Reference Grammar e alla tipologia linguistica permetta la
comprensione di meccanismi sottostanti al funzionamento delle lingue
antiche rimasti finora sconosciuti. In questo modo, comportamenti
morfosintattici catalogati come anomali o eccezionali non solo trovano
una loro spiegazione rivelandosi perfettamente coerenti, ma permettono
di comprendere più a fondo la complessità del sistema linguistico di
appartenenza e i suoi processi evolutivi.
L’opera è strutturata in dieci capitoli che illustrano in modo chiaro i
diversi modelli e ne esemplificano l’applicazione ed è provvista di test
ed esercitazioni che al tempo stesso consentono di verificare gli
apprendimenti e offrono nuovi spunti di riflessione.
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