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Non un problema di Antonio Stanca E’ comparsa, a Novembre del 2008 presso Castelvecchi editore, una nuova edizione del breve volume “Conformisti” (La morte dell’autenticità). L’opera del novantenne Gillo Dorfles, pittore, critico d’arte, docente universitario di Estetica, studioso del costume, era stata pubblicata la prima volta nel 1997 da Donzelli.Dorfles è una figura di rilievo nel contesto della moderna cultura europea e molte delle sue numerose opere di osservazione sociale sono state tradotte in lingue straniere. In “Conformisti” ritornano alcuni degli argomenti centrali del Dorfles studioso del costume, cioè le gravi conseguenze apportate dalla moderna cultura di massa all’espressione dell’individualità, alla libera manifestazione della persona. Ci si è conformati in tutto, nei pensieri e nelle azioni, negli interessi e nei gusti, nel comportamento e nel linguaggio, nella vita domestica e in quella pubblica, nei bisogni e nelle aspirazioni. Totale è divenuto il conformismo dell’uomo contemporaneo, non si è accorto egli di aver perso ogni possibilità di essere vero, autentico, di aver rinunciato ad una personalità, ad una voce propria, distinta dal contesto. Che, tuttavia, non è unico, non è sempre e dovunque uguale ma distinto, frazionato in un’infinita serie di parti. Ognuna di queste riunisce un gruppo, una fascia della popolazione, da quella dei bambini a quella dei giovani, degli adulti, degli anziani e persino dei defunti, ognuna mostra come in ogni modo e tempo della vita si obbedisce oggi a quanto giunge dall’esterno, dalle mode, e si rinuncia alle esigenze intime, alle volontà personali. Anche nella letteratura, nell’arte, osserva il Dorfles di questo libro, si è arrivati a conformarsi a ciò che i tempi chiedono e tralasciare il proprio perché non permetterebbe di essere presenti sulla scena, porterebbe all’isolamento, all’esclusione. Allarmante è, pertanto, il quadro che emerge dalla lettura, una visione desolata che presenta l’umanità attuale divisa in tante sezioni, in tanti comportamenti, in tanti linguaggi, tutti imposti dalle circostanze e tutti accolti passivamente. Né il problema lascia intravedere qualche soluzione dal momento che non è visto come tale, non si pensa di risolverlo ma è considerato il modo migliore, l’unico per essere moderni. Qui la maggiore gravità del fenomeno! |
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