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Una storia nascosta di Antonio Stanca Giornalista, scrittore, saggista, conduttore di programmi televisivi di cultura, incaricato di funzioni culturali in ambito nazionale e straniero, Alain Elkann, nato a New York nel 1950 da padre ebreo francese e madre italiana, ha recentemente pubblicato, presso Bompiani, il romanzo “L’equivoco”. Autore versatile e fecondo, ha affidato a Bompiani altri romanzi e racconti dai quali emerge che suoi temi preferiti sono quello del confronto, del rapporto tra la religione ebrea e le altre religioni e quello della condizione degli ebrei d’oggi. Anche ne “L’equivoco” ritornano questi motivi ma emergono lentamente e quando la narrazione è ormai da tempo avviata. Molto abile si mostra l’Elkann nel costruire una vicenda che diviene sempre più complessa e articolata fino a riuscire imprevedibile. Molto sicuro nell’uso di un linguaggio che, pur quando i contenuti si complicano, rimane chiaro, scorre con facilità, risulta sempre vicino a chi legge quasi si trattasse di una semplice comunicazione. In una ricca residenza di Torino, villa Lattes, l’anziano Mario vive una vita abitudinaria tra un maggiordomo, un medico, un fisioterapista, che si occupano di lui, ed un’amica con la quale intrattiene brevi rapporti da quando ha perso l’amata moglie Ada. Questa lo ha fatto erede della villa e di un vitalizio che gli fa pensare di trascorrere il resto della sua vita senza eccessive preoccupazioni. Ci sono, però, i due figli di Ada, Gioacchino e Tati, avuti dal primo marito, che non gradiscono Mario anche se lo disturbano poco dal momento che la loro presenza nella villa è saltuaria. Sarà l’arrivo inaspettato di Vanni, un vecchio compagno d’armi di Viareggio che Mario non vedeva da sessant’anni, saranno gli strani rapporti iniziati tra il vecchio Vanni e la giovane Tati e sarà l’improvvisa ricomparsa della sorella di Ada, Anna, da anni creduta morta, ad avviare un lungo, interminabile processo di ricostruzione del passato, a far emergere persone, vicende lontane, accadute intorno a Mario e a lui quasi completamente sconosciute. Spesso è stato Vanni al centro di tali vicende, di alcune è stato la causa: egli è l’intellettuale vissuto da nomade, ha frequentato i caffè della Roma letteraria d’inizio secolo, prima e durante il fascismo, al tempo delle grandi riviste, dei grandi scrittori e poeti italiani, ha conosciuto alcuni, di altri è stato amico, avrebbe voluto e forse avrebbe potuto diventare un artista ma ha perso molto del suo tempo e della sua concentrazione tra donne e svaghi di ogni genere. Ha, tuttavia, svolto una certa attività culturale ed ha saputo costruirsi, grazie anche alla bella presenza, una figura che interessava, affascinava: Ada ed Anna erano state sue donne, poi c’erano state altre donne e altre circostanze, poi erano venuti il fascismo, la deportazione degli ebrei, la guerra, l’armistizio, la resistenza, gli americani. Ci si era persi di vista ed ora, invecchiati, ci si ritrovava a villa Lattes a recuperare un passato che si svelava carico di equivoci. Si saprà che per un “equivoco” Ada ha sposato Mario, per un “equivoco” Anna è stata creduta morta, per un “equivoco” Vanni si è sentito per anni colpevole della sua morte, verrà alla luce tanta storia nascosta, con grande stupore Mario saprà che è venuto dopo tante cose, dopo tutto quello che era successo ai proprietari di villa Lattes, Ada, Anna e i loro genitori, tutti costretti a fuggire perché ebrei. Questo e altri disagi c’erano stati per loro ma solo adesso si stava sapendo tutto, solo adesso si stava capendo quante conseguenze avevano avuto quelle fughe, quanto erano costate a chi fuggiva, quante persone avevano coinvolto, cosa aveva comportato l’essere ebreo in un ambiente diverso dal proprio. Ad una verità che si estende sempre più si assiste leggendo l’Elkann di questo romanzo, ad una rivelazione che giunge a comprendere tempi, luoghi, eventi, privati e pubblici, dei quali non si sospettava nemmeno. Qui il significato dell’opera, mostrare la vita che esiste dietro semplici apparenze. |
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