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Una religione per cambiare Dalla casa editrice Elle Di Ci è stato pubblicato il grosso volume (circa mille pagine) "Enciclopedia delle religioni in Italia" a cura di Massimo Introvigne, Pierluigi Zoccatelli, Nelly Ippolito Macrina e Veronica Roldàn, studiosi del Centro Studi sulle Nuove Religioni. Si tratta di un’opera che non si propone di spiegare o commentare ma soltanto documentare, nella maniera più estesa e precisa possibile, la situazione religiosa in Italia agli inizi del secondo millennio. E’ il primo studio che a tal riguardo viene realizzato e che ormai era necessario visto il particolare momento che il nostro Paese sta attraversando: sono molte e diverse le minoranze religiose presenti oggi in esso, interessano il due per cento della popolazione e tendono ad aumentare. Non sono da attribuire al fenomeno degli immigrati ed alle loro possibili influenze bensì all’effettiva condizione di alcune fasce della nostra popolazione. Se poi si tiene conto che tra i cattolici italiani esiste un’altissima percentuale, più del cinquanta per cento, che non è praticante e vive la religione "a suo modo", si deduce che l’attuale panorama religioso della penisola è quanto mai vario e articolato. Circa i nuovi culti va evidenziato che sono generalmente di origine sud-orientale, si diffondono tra gli strati sociali più popolari e coinvolgono persone non molto giovani, che vivono tra casa e lavoro e non partecipano del grosso movimento o dell’incalzante ritmo della vita moderna pur sentendosi da esso attirate. La nostra televisione ha accolto ed esaudito, in parte, tale attrazione impostando moltissimi programmi sulla partecipazione di persone comuni, sulla rappresentazione dei loro modi di vivere, pensare, agire. Tutto, anche quanto appartiene alla più semplice quotidianità, viene mostrato dal mezzo televisivo e trasformato in motivo valido per accedere alla pubblica attenzione, per inserirsi nel suddetto movimento, per soddisfare il diffuso bisogno di uscire dall’anonimato, di essere protagonisti. L’aspirazione a compiere qualcosa di diverso, a distinguersi, muove, in Italia, persone provenienti dagli stessi strati sociali a professare culti nuovi rispetto al tradizionale cattolicesimo. Per queste persone la religione non ha mai rappresentato un impegno, non è mai stata motivo di riflessione altrimenti saprebbero che essere religiosi significa credere in un’idea, che è un fatto soprattutto interiore e non può risolversi nelle pratiche particolari richieste da tali altre fedi. Chi a queste è interessato non si è mai posto il problema di Dio e il suo comportamento si spiega oltre che col bisogno di mostrarsi diverso anche con l’ormai diffusa tendenza ad evadere la regola costituita, a disobbedire, a rivoltarsi contro quanto ereditato, a rinnovarsi e col piacere che da tali azioni può derivare. Pasolini, nei suoi ultimi saggi, parlava di "scristianizzazione delle masse italiane" e dei loro diffusi "atteggiamenti antiautoritaristici" e "vagheggiamenti edonistici". Le diverse religioni e soprattutto quanto da esse comportato, cioè le pratiche di gruppo, i movimenti del corpo, i coinvolgimenti di persone e cose, sono un novità rispetto alla vecchia e passiva condizione alla quale obbligava la celebrazione di una messa cattolica, e soddisfano pienamente le suddette esigenze che ormai interessano le nostre masse popolari e che sono state rilevate dal poeta de "Le ceneri di Gramsci". Anche di una religione ci si può servire per cambiare, per essere nuovi, per sentirsi partecipi del ritmo dei tempi moderni! Cadono, in tal modo, le ultime resistenze opposte, nel nostro Paese, dalla tradizione, dai suoi principi, all’assalto della modernità: anche la religione, come precedentemente altri valori ideali giuntici dal passato, finisce col cedere al costume, alle sue richieste. Si conferma l’attuale condizione umana come sempre più presa da bisogni concreti, individuali, privati o di gruppo e lontana da quelli ideali, collettivi, di una società, di un’epoca. |
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