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La
vita come destino
di Antonio Stanca
La bella ragazza irlandese Eliza Lynch appartiene
ad una famiglia che per la grave carestia verificatasi nell’isola
durante l’Ottocento è costretta ad emigrare. Saranno molti e diversi i
luoghi dove i Lynch si rifugeranno e dove Eliza, giovanissima, andrà in
sposa ad uomini maturi a causa dei problemi della famiglia e della
volontà del padre. Una serie di fallimenti saranno questi matrimoni fin
quando, a Parigi, il fascino e la sensualità della ragazza, che ora ha
diciotto anni, faranno innamorare Francisco Solano Lopez, figlio ed
erede del dittatore del Paraguay. Messa incinta da lui, decideranno di
andare in Sud America ed Eliza si farà accompagnare dal suo medico
perché l’assista durante il parto. I due saranno i veri protagonisti
dell’opera, le loro voci la narreranno, diranno delle loro vite mosse da
aspirazioni, desideri di successo e svoltesi, invece, tra nostalgie,
malinconie e delusioni. Più a lungo del dottore resisterà Eliza. Mentre
lui si abbandonerà all’alcol lei continuerà a credere possibile una vita
diversa da quella condotta. La giovane età, la straordinaria bellezza,
la passionalità, la forza dei pensieri, l’energia del corpo le faranno
pensare che non sia possibile trovare ostacoli sul proprio cammino, che
sempre e ovunque sarà la favorita. Intanto, però, non riesce a spiegarsi
perché nella sua vita in Paraguay sia tanto avversata dalla famiglia di
Francisco ed in particolare dalla madre e dalle sorelle, perché
nonostante la nascita del figlio egli non la voglia sposare, perché
nella sua e nella famiglia di Francisco ci siano tensioni tanto accese
da indurre a vere e proprie crudeltà, perché la guerra tra Paraguay e
stati vicini significhi solo strage, perché lei, la bellissima, la più
bella, finisca col trascinare da sola, con le mani sanguinanti, verso le
fosse della sepoltura i corpi del marito e del figlio uccisi dai nemici.
Niente hanno potuto contro tutto questo i suoi pensieri, le sue
convinzioni ed Eliza ha dovuto imparare che nelle famiglie, nelle case,
nella vita, nella storia non sempre si può spiegare quanto accade, non
sempre lo si può ricondurre alle aspettative. La storia di una sconfitta è l’opera, di un
fallimento che, pur se ritardato, frenato, infine è giunto, si è
abbattuto sulla donna ed ha mostrato la vita come un destino che si
compie contro ogni intenzione o volontà. Vecchia e sconosciuta rimane
Eliza nelle ultime pagine di un romanzo dove era stata sempre capace,
decisa, simile ad una forza naturale, alle luci, ai colori, ai cieli,
alle acque, alle piante di quel Sud America che la Enright rende in
tutta la sua suggestione grazie all’immediatezza, alla spontaneità di un
linguaggio quanto mai ricco ed articolato. Una voce che non si arresta è
quella della scrittrice, una voce che procede sicura tra infinite
situazioni, che passa con facilità dalle bellezze della natura agli
orrori della guerra, dalla tenerezza di certi pensieri alla volgarità di
certe azioni, dal sacro al profano, dal passato al presente, dalla vita
alla morte, dal bene al male, dalla regola all’eccezione, dalla ragione
alla follia. Niente rimane estraneo allo sguardo della
Enright, tutto vi rientra, di tutto sa fare scrittura, tutto trasforma
in messaggio. |
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