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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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La vita come destino

di Antonio Stanca

 

Ha esordito a ventinove anni, nel 1991, con la raccolta di racconti The Portable Virgin ma è rimasta quasi sconosciuta nonostante abbia scritto altri racconti, romanzi e saggi. La notorietà è giunta nel 2007, quando aveva quarantacinque anni ed ha vinto, col romanzo La veglia, il Man Booker Prize Award, il più prestigioso riconoscimento letterario per autori di lingua inglese. Si tratta della scrittrice irlandese Anne Enright che, nata a Dublino nel 1962, vive in questa città col marito e due figlie adolescenti e sta attendendo alla stesura di un nuovo romanzo ambientato nella Dublino del 2009 e impegnato a rappresentare la storia di un adulterio. Sarà questa la sua quinta opera narrativa e come le altre affronterà il tema della famiglia, dei problemi che in essa possono sorgere e rimanere senza soluzione, dei difficili rapporti che possono crearsi tra coniugi, tra questi e i figli, tra fratelli. Altri temi della Enright sono la religione, la sua osservanza o meno, e l’esplosione di istinti primordiali quali quelli del sesso o del potere. Sono motivi che rientrano nella tradizione letteraria irlandese ed in essa la scrittrice va inserita senza mancare di riconoscere che ha raggiunto una sua autonomia ed originalità e che si distingue ormai tra gli autori irlandesi contemporanei. Vera si propone di riuscire la Enright nella sua scrittura, autentiche vuole che siano le sue narrazioni, storie di vita vissuta intende rappresentare in tutti i loro aspetti compresi i più degradati, con esse persegue i suoi significati. Ne è prova il romanzo Il piacere di Eliza Lynch, di recente pubblicato da Bompiani con la traduzione di Sergio Claudio Perroni e comparso nella versione originale nel 2002. Nell’opera la scrittrice da una vicenda realmente accaduta intorno alla metà del diciannovesimo secolo ricava gli elementi necessari per la narrazione.

La bella ragazza irlandese Eliza Lynch appartiene ad una famiglia che per la grave carestia verificatasi nell’isola durante l’Ottocento è costretta ad emigrare. Saranno molti e diversi i luoghi dove i Lynch si rifugeranno e dove Eliza, giovanissima, andrà in sposa ad uomini maturi a causa dei problemi della famiglia e della volontà del padre. Una serie di fallimenti saranno questi matrimoni fin quando, a Parigi, il fascino e la sensualità della ragazza, che ora ha diciotto anni, faranno innamorare Francisco Solano Lopez, figlio ed erede del dittatore del Paraguay. Messa incinta da lui, decideranno di andare in Sud America ed Eliza si farà accompagnare dal suo medico perché l’assista durante il parto. I due saranno i veri protagonisti dell’opera, le loro voci la narreranno, diranno delle loro vite mosse da aspirazioni, desideri di successo e svoltesi, invece, tra nostalgie, malinconie e delusioni. Più a lungo del dottore resisterà Eliza. Mentre lui si abbandonerà all’alcol lei continuerà a credere possibile una vita diversa da quella condotta. La giovane età, la straordinaria bellezza, la passionalità, la forza dei pensieri, l’energia del corpo le faranno pensare che non sia possibile trovare ostacoli sul proprio cammino, che sempre e ovunque sarà la favorita. Intanto, però, non riesce a spiegarsi perché nella sua vita in Paraguay sia tanto avversata dalla famiglia di Francisco ed in particolare dalla madre e dalle sorelle, perché nonostante la nascita del figlio egli non la voglia sposare, perché nella sua e nella famiglia di Francisco ci siano tensioni tanto accese da indurre a vere e proprie crudeltà, perché la guerra tra Paraguay e stati vicini significhi solo strage, perché lei, la bellissima, la più bella, finisca col trascinare da sola, con le mani sanguinanti, verso le fosse della sepoltura i corpi del marito e del figlio uccisi dai nemici. Niente hanno potuto contro tutto questo i suoi pensieri, le sue convinzioni ed Eliza ha dovuto imparare che nelle famiglie, nelle case, nella vita, nella storia non sempre si può spiegare quanto accade, non sempre lo si può ricondurre alle aspettative.

La storia di una sconfitta è l’opera, di un fallimento che, pur se ritardato, frenato, infine è giunto, si è abbattuto sulla donna ed ha mostrato la vita come un destino che si compie contro ogni intenzione o volontà. Vecchia e sconosciuta rimane Eliza nelle ultime pagine di un romanzo dove era stata sempre capace, decisa, simile ad una forza naturale, alle luci, ai colori, ai cieli, alle acque, alle piante di quel Sud America che la Enright rende in tutta la sua suggestione grazie all’immediatezza, alla spontaneità di un linguaggio quanto mai ricco ed articolato. Una voce che non si arresta è quella della scrittrice, una voce che procede sicura tra infinite situazioni, che passa con facilità dalle bellezze della natura agli orrori della guerra, dalla tenerezza di certi pensieri alla volgarità di certe azioni, dal sacro al profano, dal passato al presente, dalla vita alla morte, dal bene al male, dalla regola all’eccezione, dalla ragione alla follia.

Niente rimane estraneo allo sguardo della Enright, tutto vi rientra, di tutto sa fare scrittura, tutto trasforma in messaggio.


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