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“… sogno California …” di Antonio Stanca
Pensato intorno alla metà degli anni Cinquanta, scritto in tempi diversi, pubblicato postumo nel 1985 ed ora comparso presso Einaudi, Stile Libero, nella traduzione di Alessandra Osti: è il romanzo breve “1933. Un anno terribile” dello scrittore statunitense John Fante (Denver, Colorado, 1909 – Woodland Hills, California, 1983). Fante è un americano di origine abruzzese, fa parte della seconda generazione di italo-americani e nelle sue narrazioni dice soprattutto della difficile condizione materiale e morale vissuta dagli immigrati italiani una volta a contatto con la realtà americana, del loro desiderio di riscatto dalla povertà lasciata, delle loro delusioni. Saranno questi i motivi ricorrenti nella sua produzione narrativa iniziata con “La strada per Los Angeles” nel 1935 e continuata con romanzi più riusciti quali “Aspetta primavera, Bandini” del 1938, “Chiedi alla polvere” del 1939, “In tre ad attenderlo” del 1952. Fante scriverà anche racconti ma giungerà a trascurare la scrittura per dedicarsi al cinema quale sceneggiatore. Tornerà a scrivere nel 1982, quando si vedrà dimenticato come scrittore e col romanzo “Sogni di Bunker Hill”, dettato alla moglie poco tempo prima di morire, recupererà la vecchia fama. In quest’opera comparirà quell’Arturo Bandini che era stato l’interprete di un intero ciclo di romanzi del Fante e nel quale lo scrittore aveva trasferito la propria condizione d’immigrato ed i relativi problemi. Di carattere autobiografico è, infatti, la sua scrittura, di genere realista con sfumature ironiche ed in prima persona viene resa: sono le caratteristiche che fanno del Fante un ottimo esempio di semplicità, verità, immediatezza, capace d’interessare subito il lettore. Anche il Dominic Molise di “1933. Un anno terribile” assomiglia ad Arturo Bandini, così avrebbe potuto chiamarsi. Anch’egli, come l’autore, è un italiano d’Abruzzo trapiantato in America e qui vuole emergere, superare la sua condizione di povero, di escluso e diventare ricco e famoso. Lunga e faticosa è stata la gestazione di quest’opera e tanto da far pensare che la versione pubblicata non sia completa, che altre idee avesse l’autore circa la conclusione, che difficile gli sia riuscita questa come era successo per l’inizio e lo svolgimento. Ma nonostante i problemi che lo hanno accompagnato il libro si offre quale ulteriore, indiscutibile testimonianza dei contenuti e dello stile di uno scrittore. Dal suo protagonista, Dominic Molise, come dal più noto Arturo Bandini, Fante ha fatto interpretare pensieri, sentimenti, azioni d’intere fasce sociali, di tanta gente che non solo da certe parti d’Italia ma pure da altri paesi del mondo, tra la fine dell’’800 ed i primi del ‘900, si era trasferita in America perché attirata dall’idea di cambiare la propria vita, di liberarsi dalla miseria, di cominciare di nuovo. Spesso questo risulterà difficile da realizzare poiché gravi delusioni riserveranno i nuovi posti e gli immigrati continueranno a trovarsi tra i disagi di sempre se non peggiori, confusi, disorientati si sentiranno, non sapranno più distinguere tra quanto lasciato e quanto trovato. Di tale fenomeno ha scritto John Fante nei suoi romanzi e così in “1933. Un anno terribile”. Qui è solo il diciottenne Dominic a sperare in una vita diversa, a credere di potersi inserire nel contesto americano, di affermarsi, di compire il passaggio dal povero Colorado alla ricca California, mentre la sua famiglia ha già accettato di vivere negli stenti e l’opera si conclude senza che niente di nuovo avvenga, senza che il sogno di Dominic si avveri e mostrando che il ragazzo ancora lo nutre pur tra molti ostacoli. Non di un anno particolare, quindi, ha voluto scrivere Fante in un’opera che ha percorso molta parte della sua vita, ma di una vicenda tra le tante dell’America di quel tempo riuscendo stavolta a fare di essa un altro esempio dell’eterno contrasto tra idea e realtà proprio dei giovani e di tanti romanzi non solo americani. Con un problema umano diffuso e con la sua letteratura il Fante si è collegato tramite il suo personaggio, ha superato i confini che dall’autobiografismo, dal realismo erano sempre derivati alle sue opere, si è rivelato autore tra i maggiori. |
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