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L’inclusione nella scuola
Parlare
di scuola inclusiva è fondamentale per chi si impegna nell’ambito della
didattica e della formazione della persona. I metodi pedagogici e didattici spesso vengono in
aiuto degli insegnanti, i quali hanno a disposizione un impianto
epistemologico importante che permette di individuare il metodo di
indagine educativa maggiormente congeniale alle esigenze del
gruppo-classe e del singolo bambino. Se certamente le strategie – note, apprezzate e
applicate dall’insegnante e dall’educatore – sono strumento fondamentale
per gestire le situazioni varie e problematiche che il lavoro scolastico
presenta, si corre comunque il rischio di perdere di vista il rapporto
diretto e personalizzato con il bambino e, soprattutto, con il bambino
che dimostra difficoltà più o meno marcate nell’ambito delle relazioni
di classe o sotto il profilo prettamente didattico e cognitivo. Ciascun caso “particolare”, infatti, sfugge per
molti aspetti ai programmi classici di inserimento scolastico e si
delinea come una situazione autenticamente nuova, rispetto alla quale la
Pedagogia Speciale può progettare strategie di intervento mirate ed
efficaci, mentre la Didattica Speciale scende nel campo proprio delle
competenze scolastiche e degli schemi di apprendimento. Nel libro a cura di Anna Maria Favorini,
Pedagogia Speciale e formazione
degli insegnanti. Verso una scuola inclusiva, Franco Angeli, Milano,
2009 leggiamo: “L’apertura alle diversità o almeno la loro accettazione
è la sfida che investe tutti. Ma nella scuola la sfida della diversità
deve significare valorizzazione della ricchezza che ogni diversità ci
propone anche se si trattasse di una ricchezza problematica e
interrogante. La sfida si fa dura quando le diversità di potenziali
ricchezze reclamano, ben oltre la socializzazione del
vogliamoci bene,
l’individualizzazione”. Il testo appena citato pone il progetto
dell’inclusione come sfida educativa, finalizzando l’impegno alla
valorizzazione delle possibilità proprie esclusivamente del singolo e
necessariamente diverse dalle potenzialità del gruppo o degli altri
singoli che compongono il gruppo. Se è vero che le nostre scuole sono sempre più
ricche di situazioni “individuali”, rappresentate non solo dai ragazzi
con problemi di apprendimento, ma anche dai ragazzi immigrati, portatori
di una cultura nuova o di una religione diversa dalla nostra, lo scopo
della scuola deve essere rivolto verso l’inclusione, attiva e partecipe,
dei soggetti portatori di una differenza.
È fondamentale
prevedere strategie e tecniche per l’insegnamento specializzato,
proporre l’analisi di situazioni paradigmatiche e fornire indicazioni
pedagogiche valide e importanti, prevedendo casi e problemi vari e di
difficile interpretazione, puntando sempre alla valorizzazione del
singolo e all’inclusione delle differenze nella molteplicità dell’unità
di un gruppo: si delinea così l’unico modo per un arricchimento
scolastico autentico e rispettoso delle potenzialità di tutti. Valentina Zaffino |
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