|
|
Arte come messaggio di Antonio Stanca Promotore, insieme a Ginsberg, Corso, Kerouac, Burroughs, Orlowsky, della "Beat Generation", del movimento di cultura ed arte, cioè, che negli anni ’50 sorse in America, tra New York e San Francisco, ed assunse una posizione polemica, di rottura con la cultura ufficiale, accademica, con la società consumistica, la massificazione dei costumi in nome di un recupero, nella vita e nell’opera, di valori autenticamente umani, liberati da ogni convenzione o conformismo, da ogni regola contingente ed attenti ai richiami dell’idea, dello spirito, l’ottantaquattrenne poeta americano Lawrence Ferlinghetti ha pubblicato ora, presso Mondadori, un volumetto di 116 pagine dal titolo "Cos’è la poesia". Ferlinghetti, nato a New York nel 1919, vive a San Francisco dove gestisce una casa editrice. Oltre che poetica la sua attività è stata anche narrativa e drammatica ed opere precedenti, edite in Italia pure da Mondadori, sono il romanzo "L’amore nei giorni della rabbia", dove si narra di una particolare vicenda amorosa ambientata nella Parigi della rivolta sessantottesca, e la raccolta di versi "Un luna park del cuore" volta ad evidenziare ed accusare la mediocrità della vita dei nostri tempi, l’assenza in essa di stimoli che non siano immediati, concreti ed a contrapporre il valore, la funzione dei sentimenti umani, dell’arte che li esprime, in particolare della poesia. Questi temi ricompaiono nella suddetta recente opera: anche qui la creazione artistica, soprattutto poetica, viene preferita ad ogni altra espressione dell’uomo e la posizione si mostra ancor più convinta, più decisa giacché al poeta, che ha assistito alla tragedia delle Torri Gemelle ed al conseguente stato d’allarme diffusosi in tutto il mondo, sembra che in tale situazione soltanto un richiamo ai valori umani interiori e ad una poesia che li esprima e venga estesamente conosciuta ed assimilata dal pubblico tramite una trasmissione anche orale, possa riportare l’umanità ad una condizione di serenità e farle recuperare l’equilibrio perduto. All’arte poetica, quindi, Ferlinghetti assegna un compito, del poeta fa un protagonista dei tempi. "Cos’è la poesia" si compone di due parti: nella prima l’autore, tramite una serie di brevissimi componimenti in verso libero, indica quali dovrebbero essere i temi ed i modi della produzione lirica. Sono versi ma soprattutto enunciazioni, affermazioni, dogmi che non si mostrano attraversati da nessun dubbio e su questo tono si continua nella seconda parte dal titolo "Sfide per giovani poeti". Qui Ferlinghetti intende suggerire ai giovani che oggi si sentono attirati dalla poesia, inclini a produrla, le vie del fare poetico e, pertanto, riprende spesso gli argomenti precedenti circa il contenuto e la forma in poesia. Si potrebbe dire di una ripetizione o almeno di una continuazione come era necessario che avvenisse per un autore impegnato ad essere nel contempo teorico e precettore di arte poetica. Più d’ogni altro esponente della "Beat Generation" ancora in vita Ferlinghetti è rimasto convinto che l’arte è forza dell’idea, religione dell’anima e che l’artista è anche il suo banditore, che è suo impegno divulgarla, sensibilizzare, educare ad essa. Pertanto sia in "Cos’è la poesia" ( "Poesia è / notizie dalla frontiera / della coscienza", "Poesia è religione / religione poesia", "Sia poesia emozione / ritrovata in emozione", "Ogni poesia una temporanea follia / e l’irreale è il più realistico", "Dice l’indicibile / Pronuncia l’impronunciabile / sospiro del cuore", "Una poesia… sta in una pagina sola / ma può riempire un mondo e / sta bene nella tasca di un cuore", "Poesia è lotta continua / contro silenzio, esilio inganno", "Lasciate che un nuovo lirismo / salvi il mondo da sé ") sia in "Sfide per giovani poeti" ( "Siate poeti, non affaristi…", "Mettete in discussione tutto e tutti…","… Date alla vostra poesia ali / per volare sulle cime degli alberi", "Evitate la provincia, mirate all’universo", "Cercate di raggiungere l’irraggiungibile", "Resistete molto, obbedite meno") sia nella narrativa sia nel teatro è sempre possibile rintracciare la fiducia dell’autore nell’altezza e validità dell’arte, la sua convinzione di farne un messaggio da diffondere al fine di risolvere i problemi del mondo. Ferlinghetti è un artista che ha attraversato un secolo, ha assistito alle grosse trasformazioni avvenute nella vita individuale e sociale, nei rapporti tra individui e stati, ha constatato situazioni ancor più gravi di quelle che al momento della "Beat Generation" aveva combattuto insieme ai compagni di corrente, ha notato che molta letteratura ed arte hanno accettato le regole dei tempi, si sono concesse alle richieste del pubblico, sono diventate prodotti di consumo, sa che pur in simile stato di decadenza ci sono autori che hanno resistito e tra questi egli si colloca. Ma da questi va distinto perché non ha assunto una posizione di sdegnoso distacco da quanto lo circonda, non si è sottratto all’impegno, non ha ritenuto l’arte un privilegio esclusivo dell’autore bensì una comunicazione da trasmettere, divulgare, estendere al fine di muovere anche gli altri nell’operazione di recupero di quanto perduto. E’ un segno di coraggio se non di eroismo da parte del poeta americano giacché nonostante il confronto con la vita, la realtà, la storia sia impari egli mostra, come appunto in "Cos’è la poesia", che non smetterà mai d’impegnarsi e di sperare. In questo non è più o non soltanto l’artista, il poeta ma soprattutto l’uomo che non riesce a rassegnarsi all’idea di rinunciare a quanto lo ha fatto tale. |
La pagina
- Educazione&Scuola©