Feste d’Italia
di Antonio Stanca
Diecine,
centinaia, migliaia d’italiani, giovani e meno giovani, in casa o per
strada, di giorno e di notte, in paesi e città, hanno festeggiato, nei
giorni scorsi, la vittoria della nostra nazionale di calcio a Berlino
abbandonandosi alle più stravaganti manifestazioni di gioia. Queste sono
durate qualche giorno, si sono trasformate in un tempo di festa come da
anni non succedeva. Eppure la televisione, che ha fatto vedere, ha
allargato e rafforzato lo stato di esultanza, è quella stessa che non
smette mai d’informare delle gravi conseguenze che in Italia si
registrano a causa di problemi quali la mancata occupazione giovanile,
il costo della vita, l’imprudenza sulle strade, l’uso della droga.
Inoltre fa sapere in continuazione di episodi di violenza privata e
pubblica, di casi di corruzione, di clandestinità di ogni genere, di
scandali estesi ad ogni livello e ambiente sociale come, tra i più
recenti, quello relativo al mondo del calcio. Una grave contraddizione
sta vivendo questo dopo la vittoria ai mondiali perché sospeso si trova
tra i trionfi per alcuni ed i verdetti dei giudici per altri. E così
presso il pubblico avviene che molte delle persone che esultano vivono
situazioni di disagio se non di stento. Sembra difficile spiegare il
fenomeno ed invece basta pensare che tra gli strati sociali più modesti,
quelli che attualmente risentono di più problemi, il calcio ha sempre
trovato i suoi seguaci perché ha offerto loro la possibilità di vivere
una condizione diversa, superiore, di parlare d’altro, di entusiasmarsi,
di sentirsi attori, protagonisti ed, in caso di vittoria, primi, unici.
Se neanche la notizia di quanto di grave sta accadendo nell’ambito
calcistico italiano, neanche le pene alle quali sono state condannate
alcune squadre, neanche il pensiero d’essere stati aggirati, allo
stadio, per intere annate sono serviti a ridurre le espressioni di gioia
per i mondiali significa che per molta parte della popolazione italiana
il calcio è un modo per colmare dei vuoti, rappresenta un bisogno, fa
vivere.
Questa è una delle
spiegazioni ed un’altra starebbe nella crisi dei valori che da tempo ha
investito non solo quella italiana ma l’intera società occidentale. E
qui troviamo uniti poveri e ricchi, giovani e adulti fino agli anziani:
tutti ormai pensano di poter vivere una condizione di libertà nel
pensiero e nell’azione, tutti sono convinti di poter dire e fare come
chi detiene capacità intellettuali o possibilità economiche, come i
personaggi di primo piano ricorrenti sulla stampa o in televisione,
tutti vivono di gusti, di piaceri tra i quali quello dello sport,
seguito o praticato, sta accanto agli altri del cibo, del vestito, del
sesso, dello svago e di quanto il corpo richiede per sentirsi capace e
soddisfatto. Un mondo sempre nuovo, sempre alla moda vuole essere quello
attuale, un mondo senza impegni, sempre giovane ed ai giovani, ai loro
modi s’è adattata la famiglia poi la scuola poi la religione per dire
delle istituzioni che più avrebbero dovuto cercare di contenere il
processo d’impoverimento morale una volta scoperto che esso si celava
dietro il progresso e la modernizzazione dei costumi.
Di che meravigliarsi, dunque, se succede che, pur non essendo sicuri di
come andrà il giorno dopo, non si dorma per osannare un campione di
calcio? |