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Una drammatica ricerca
di Antonio
Stanca
E’
stato recentemente pubblicato da Bollati Boringhieri, con la traduzione
di Flavia Abbinante, il romanzo “Lasciami l’ultimo valzer” della
scrittrice americana Zelda Sayre Fitzgerald (Montgomery 1900-Asheville
1948). E’ il suo primo ed unico romanzo ed è comparso nel 1932. Si
dedicò pure ad un altro rimasto incompiuto ed a scrivere racconti,
novelle e articoli per giornali e riviste. Bellissima e inquieta Zelda fin da ragazza si era
fatta notare per atteggiamenti e comportamenti anticonvenzionali, per
aspirazioni diverse dal comune. A vent’anni aveva sposato lo scrittore
Francis Scott Fitzgerald dal quale avrebbe assunto l’altro cognome.
Francis era già famoso per lo straordinario successo ottenuto col primo
romanzo “Di qua dal paradiso” (1920). Avrebbe scritto ancora, avrebbe
riportato altri successi, alcune sue opere, “Il grande Gatsby” (1925),
“Tenera è la notte” (1934), sarebbero diventate classici per la
letteratura americana moderna ed alla moglie si sarebbe ispirato molte
volte per le sue protagoniste. Anche lei avrebbe attinto dal rapporto
coniugale, dalle vicende famigliari, dalla nascita della figlia, dalla
vita di questa, per la sua scrittura. Una coppia eccezionale, marito e
moglie americani entrambi autori che spesso sono anche i personaggi
delle loro opere. Il marito era noto mentre la moglie era alla ricerca
di affermazioni, di una maniera per liberarsi dal quotidiano, elevarsi,
trascendere, cercava l’arte, un’arte nella quale identificarsi. Il
matrimonio, la figlia non ridurranno tale bisogno di Zelda
né a questo serviranno i dieci anni di vita sfrenata condotta
insieme al marito tra l’America e l’Europa, New York e Parigi. Ricchi e
famosi per merito di
Francis i coniugi Fitzgerald saranno tra i protagonisti di quella
fervida vita mondana che nei “ruggenti anni venti” si verificò in tali
centri all’insegna dell’esuberanza, del protagonismo, dell’esibizione,
del lusso, dello sfarzo, delle serate di gala, dei balli, dei banchetti,
dei salotti letterari, degli incontri, scambi tra intellettuali ed
artisti di diversa provenienza. “L’età del jazz” fu detto in America
questo periodo di festa continua e i Fitzgerald lo vissero per intero.
Senza sosta fu la loro ricerca di ambienti, persone, situazioni,
emozioni, sensazioni nuove, diverse, particolari, senza limiti il loro
desiderio di farsi notare, apparire, essere presenti. Nella coppia, però, erano già comparsi problemi: col
tempo Francis vedeva sempre più ridotta la sua fama e cominciava ad
abbandonarsi a quell’alcol che lo avrebbe distrutto; Zelda, sempre
insoddisfatta, diventava vittima di ossessioni e si avviava verso quella
forma di schizofrenia che si sarebbe aggravata. Tornati in America, nel
1930 ci fu il suo primo ricovero in una clinica psichiatrica. Oltre che
nella scrittura anche nella
pittura, nella danza avveniva quella ricerca d’altro che l’aveva
inseguita da quando era ragazza, che non avrebbe mai trovato adempimento
ed avrebbe fatto ammalare la sua mente. Morirà nel Quando Zelda muore nel 1948 Francis è già morto nel
1940, finito dall’alcol. Solo e dimenticato era rimasto, “belli e
dannati” erano stati lui e la moglie, una leggenda era divenuta la loro. |
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