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Solo favole? di Antonio Stanca
Ora, presso Robin Edizioni SRL, è comparso Antonio Gramsci, “Favole di libertà” (Le fiabe dei fratelli Grimm tradotte in carcere), un piccolo volume dedicato solo alle ventiquattro favole ed arricchito d’illustrazioni. Rispetto alla vasta produzione di carattere politico, storico, filosofico e letterario compiuta da Gramsci prima e durante i lunghi anni di carcere, questa è considerata una sua attività “minore” ed egli stesso, in una lettera alla sorella, non si era dichiarato molto convinto del valore che in tempi moderni e per bambini moderni potessero avere le favole. Ma se si pensa che nei suoi scritti egli aveva proposto e perseguito l’idea di una società e di una cultura che non rimanessero divise ma s’integrassero, aveva pensato ad una figura d’intellettuale che fosse “organica”, cioè perfettamente inserita nella società, che avesse la funzione di mediare tra le istituzioni e il popolo, si può supporre che la conoscenza e la diffusione di ciò che dal popolo viene come, appunto, le favole abbiano in Gramsci una spiegazione più ampia di quella del semplice esercizio o regalo. Inoltre i dubbi di Gramsci sul valore delle favole in tempi moderni quali erano i suoi potrebbero essere rimossi in tempi contemporanei quando si è arrivati a non distinguere più tra bene e male, a non segnalare una colpa, a lasciare impunito un reato. Nella favola il bene vince sempre sul male, la colpa viene sempre scontata e leggere oggi di questo potrebbe servire se non a far cambiare almeno a far pensare. |
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